domenica 21 febbraio 2016

LA BIBLIOTECA DEI LIBRI IMPOSSIBILI



Dai, vieni con me.. ti porto in un negozio che ti piacerà.. non crederai ai tuoi occhi...”
Quando Luca si fissava non c'era verso.. dovevi seguirlo altrimenti ti avrebbe tampinato per giorni
Ora era la volta di questa biblioteca dove sembrava si potesse esigere qualsiasi libro.. si, avete sentito bene.. qualsiasi libro fosse sgorgato dalla vostra fantasia, e richiesto al box informazioni, veniva comunque, e prontamente, recapitato tra le mani del richiedente.
Volevo stare al gioco e quasi al volo partorii una “Cronistoria dettagliata della raccolta di conchiglie di Napoleone a Sant'Elena”
Ed eccolo in un battibaleno, copertinato a fuoco, coi rilievi su cuoio vivo, è proprio la mia cronistoria... la prendo in mano tremante.. penso si accendano a brevissimo i riflettori di Scherzi a parte, ma non succede.
Apro la copertina, dentro pagine ingiallite e inserti a colori sbiaditi di conchiglie oceaniche, alcune con addirittura Bonaparte disegnato sorridente a fianco.. scorro qualche riga e mi sento perso, esiliato anche io, preso a tenaglia in un mondo che dovrei aver scosso solo io, tra i miei neuroni, giusto a sfidare le fandonie che racconta Luca.. ma ora mi sento impaurito quasi ...e con una quasi isterica voglia di controprova immediata.. ancora col tomo in mano e l'odore di pelle stantìa nelle narici, mi rivolgo al giovane commesso chiedendo se per caso sia in possesso della “Guida alle micro isole sfuggite all'area eruttiva di Santorini”. Mi guarda vagamente incupito, digita rapidamente sul pc e il sorriso torna a disegnarsi subito sul volto curioso. 
Si allontana un minuto e riappare con questa guida/atlante in un'edizione di inizio secolo, con copertina rigida e una serie incredibile di tavole topografiche alla minuziosa individuazione di un centinaio di - in alcuni casi giusto scogli -  isolette a pelo d'acqua, sfuggite alla caldera minoica di Santorini...


Ora stavo sudando. 
Luca più esterrefatto di me. Ringraziai e m'incamminai verso casa. Il potere era mio o la libreria era magica? O la suggestione stava giocando scherzi incredibili? Possibile che non avessi inventato proprio nulla chiedendo di quei due vecchi libri, guidato solo da memorie sopite, edizioni magari sfogliate in gioventù durante le mie scorribande in casa degli zii?
Certo se le proiezioni della mia mente tramutano in realtà sensazioni ed elucubrazioni interiori.. chissà a sfogliarli poi, questi libri, partoriti dal subconscio, quali sviluppi e rivelazioni avrebbero potuto mai mettere a fuoco..

Il giorno dopo chiesi “La Felicità non può nulla contro la Paura”, lo divorai in una notte.. mi ritrovai in pieno con quesiti e riposte, i corollari e le intransigenze, gli incagli e gli ostacoli bene allineati ad annunciare le impossibilità di una rappresentazione che ribaltasse gli assunti.
Domande in embrione che mi tormentavano l'anima si sviluppavano in un testo mai esistito, che solo un mio desiderio evocativo di chiarezza rendeva reali..

Tornai in libreria conscio del mio potere e chiesi:
Cosa devo fare per non perderla?”

Ma il libraio cortese, stavolta, cercò invano. Nulla era edito a quel titolo.
Forse qualcosa si stava smuovendo, stava macinando terreno e sogno.

Ma bisognava essere in due a scriverlo quel libro.
In due.





lunedì 15 febbraio 2016

FANTASMI



Oggi porto a passeggio i miei fantasmi al cimitero.

Si, ogni tanto reclamano aria di casa.. posso capirli.. sempre al cinema, a cena, per mostre, teatri e happy hour si rompono un po'..

Li porto anche al lavoro a dir la verità.. ma siccome voglio che stiano buoni mi rimangono insofferenti e si divertono a sabotare il distributore di bevande calde..

Oggi no. Al cimitero starebbero ore.. e quando dico che stanno per chiudere si fanno due gran risate e mi dicono che per loro non ci sono cancelli..

Incredibile.. non ci sono più i fantasmi di una volta...


domenica 14 febbraio 2016

PERFETTI SCONOSCIUTI



Ci sono vite pubbliche, vite private, vite segrete. E vite ultra segrete.
Perfetti sconosciuti rende bene l'idea. E lo sliding doors applicato con perizia da Genovese incastra azioni e reazioni coniugando l'esagerato col possibile.
Infinita la filmografia che regola beghe familiari o di amicizia in un ambito teatrale come questa classica cena tra amici, occasione di incontro spensierata.


Qui l'aggancio alla deflagrazione lo offre la tecnologia che incombe sulle nostre vite. Sugli smartphone spesso c'è un altro io che muove le fila e tiene contatti tra noi e il mondo, un mondo abbreviato, un mondo a portata di tasto, che riduce distanze e silenzi, un mondo che può fare a meno di guardarsi dritto negli occhi. Ma che proprio per questo, spesso toppa.



Manca la misura umana a questo tenere tutto sotto controllo.

E mettere tutto in tavola, anche se sotto forma di gioco, come accade nel film, può rivelarsi devastante. E lo diventa.


Il manipolo di attori che si presta all'evento poi, risulta quanto mai azzeccato e in parte (forse qualche dubbio per il “mio” Edoardo Leo ogni tanto sprecato nelle caratterizzazioni che lo vedono - come in questo caso - poco intimista e troppo sbruffoncello), ma intanto mi godo un Giallini ai massimi livelli, Battiston e Mastrandrea che gigioneggiano a loro agio, e anche un reparto femminile a reggere degnamente botta (con la Foglietta un gradino sopra le altre).

Certo in questa serie di rivelazioni materiali, sfuggono motivazioni e necessità, sfugge la forma del desiderio, le ambizioni del cuore vengono addomesticate in fretta anche perché, concentrate in due ore, penalizzano, ma gettano il seme per un'analisi che può, che deve continuare.


Magari mentre scarichiamo applicazioni per la sim dell'anima, quella che tiene nascosta anche a noi i suoi traffici, "sconosciuti" a volte anche alle nostre sensibilità più profonde.

Ma quello è un altro film ancora..


Per ora teniamo stretta la mano al nostro amore mentre usciamo dal cinema col sorriso a pensare: “ma guarda questi che si inventano”.. 


domenica 7 febbraio 2016

THE HATEFULL EIGHT - L'ODIO CHE TRACIMA



Arduo il sunto di Tarantino, bisunto di sangue e odio. Western stufato e spezzatino. Camini a scaldare nella bufera, porte inchiodate alle bell'e meglio con la tormenta a scardinare da fuori.
Mentre dentro ci si scardina in tutt'altra maniera.
Alla Tarantino.





Più spezzatino che stufato in realtà. A tavola coi loro cucchiai tenuti a pala, e quelle ciotole fumanti di carne ribollita, ti viene in mente nonna papera e le sue leccornie, nonostante sappia nel tuo intimo che ogni boccone può strozzartisi in gola.
Spezzatino di ossa e uomini.


Un emporio claustrofobico, e fuori solo tempesta.
Tempesta di neve che sentiamo addosso.
Il gabbiotto cesso a cento metri. Con una corda a guida, sequenza che da sola vale un film.
Ma per cagarsi sotto basterà rimanere tutti dentro, in bunueliana memoria.



Tarantino gira da tutte le angolazioni, sfrucuglia ogni punto di vista.
Se esce dalla casa usciamo anche noi, viene da mettersi il cappotto. Se rientra c'accostiamo al camino a riprenderci dal gelo
Un buco di locale diventa esterno, spazio da riempire. Spazio da svuotare.


Spesso capita di non catalogare subito un fotogramma tanto è illuminante (“Da dove sta riprendendo?” è la domanda che ci si pone appena ripresi dallo stupore.. e il gioco di parole non lo scuso.. ci sta tutto).


Quindi non siamo noi a vedere il film.
Ma lui stesso a scovare in noi la capacità di scorgerlo.
Coi forward e i rewind, gli sfumati e i ralenty, i contro tempi e i contro spazi.
I dall'alto, i dal basso e i dal fuori.


I dialoghi cadenzati che scavano i personaggi e li scolpiscono tridimensionalmente, e noi spesso a non comprendere e a supporre, e far tesoro di input, silenzi, ghigni, metafore, ammiccamenti minacce, sospetti.. tutto tra piani di ripresa che si accavallano, o scorrono su binari che sfidano ogni ordine di logica visiva. 
I flash back ci proiettano indietro e avanti.
Siamo inchiodati in poltrona, e sballottati nello stesso tempo.

In frenetica diligenza o in un emporio dove solo il tempo è cristallizzato.


Eppure il plot non reclama importanza.
Per quanto di mega thriller si tratti. A tutti gli effetti.
Morricone disegna la sua musica scolpendola su un crocifisso in legno che parla sotto la neve, in un incipit che inchioda l'occhio assieme a quei polsi e fa capire che ci rimarrà giusto la preghiera. 
A tutti rimarrà forse solo una preghiera.


La storia di cacciatori di taglie ed ex combattenti di guerre civili si intersecano e vomitano - letteralmente - su ipocrisie e nuovi orizzonti di vita.
Fanno a pezzi un passato di lotta fratricida, di razzismo ancora fresco, di odio e vilipendio.
Si uccide in un amen, ci si commuove per una lettera, si tradisce e si ama.

Tutti contro tutti. Tutti contro tutto.



Tarantino che pesca e disegna (col sangue) almeno una Jennifer Jason Leigh monumentale, angelo evocato con le ciaspole per ali, e un Samuel L. Jackson da urlo, anche quando le sue sentenze le sospira appena.

Ma tutti gli “otto odiosi” si riveleranno lentamente, col freddo e la condensa che entrano in sala, come se indossassimo occhialini da 3D, col tiro di carrozza a sei cavalli che ci fruscia neve fresca addosso.


Lentamente. 
Come melassa che cola, come sangue a rapprendersi.

"...voi neanche immaginate...  "

giovedì 4 febbraio 2016

CARNEVALE IN LAGUNA



Stordimento e soggezione per queste maschere veneziane .. e uno dei momenti più intensi ed evocativi è il sabato mattina in piazza San Marco: si parte in vaporetto col buio in tasca, sbarchiamo davanti un Palazzo Ducale ancora assopito e accompagnati da un'alba grigio cenere ci sorprendiamo tra decine di figure che compaiono come dal nulla a bordo laguna, 


sotto i portici, accostate ai parapetti dei ponti, e si prestano all'occhio curioso e ammirato, al servizio fotografico.. 





integrandosi alla perfezione in un contesto magico.. trucchi che non sorridono, algidi, compassati..
spesso si accompagnano tra loro ma sembrano come estranee, corpi fluttuanti in una storia ricreata per loro. 
E per noi.



Maschere neutre.. impassibili.. a comunicare solo il loro tempo antico di secoli, i costumi a sorridere per loro.. e i toni che ravvivano l'alba uggiosa, 




mano a mano che la luce inizia a brillare negli occhi di questi personaggi fuori da ogni collocazione.. misteri anonimi di sapiente bellezza..



..attorno i canali e le stradine fuori circuito.. le calli nascoste, i dedali di viottoli che sbucano in improvvisi campi silenziosi,
piazzette incredibili.. disegnate a pastello in una quiete irreale..
perché l'assenza di rumore è uno dei sogni più - ossimoricamente - eclatanti di Venezia


il placido defluire dell'acqua nei canali cattura l'attenzione di chi attraversa la città che galleggia, o sbuca da un improvviso ponte gettando l'occhio su prospettive nuove, unendo idealmente incroci e crocicchi,


ci si infila in vicoli ciechi che piombano direttamente in acqua, acqua che comanda, acqua che tracima, rinsalda, coccola.. acqua che detta i tempi...



i ritmi del muoversi
come lente cadenze di un soffermarsi a bordo canale..


di un respirare dai parapetti in ferro battuto...





palazzi ordinati, facciate severe sommerse tra nebbia e acqua immobile.. fondamenta liquide sorrette solo dai riflessi



archi di ponte a suggerire vicoli.. lungo canali a respirare crepuscolo incartato dai riverberi d'acqua sonnacchiosa


..e poi - improvvisa - appare una maschera.  Impassibile.
Sembra sia lì ad attendere.
Inalterabile nelle sue forme.. nel suo offrirsi a flash e scatti discreti
...nel suo disponibile, e nel contempo austero, mostrarsi..



Venezia si agghinda di macchie di colore pennellate di venature malinconiche, e ci strappa meraviglia dall'anima e dagli occhi...



mercoledì 20 gennaio 2016

QUELLO CHE



Quello che scrive non sono io.
Perlomeno quello che scrive di desiderio, di rivoluzioni, di altre vite.

E' qualcuno che agita la mano, che scuote il cuore
che mi usa,
che vede e sente altro,
che accede a porzioni di anima
solitamente invalicabili

E ciò che scrive poi - questo non-io -
non riesco a leggerlo;

scrive dal profondo,
da angoli oscuri e di cose che non dovrei, o forse vorrei, sapere.

Quello che scrive lo leggo poi a fatica, scavando tra le righe,
reinterpretando e sorprendendomi, ogni volta.

Come volesse suggerire, ispirare.. ma avvertendo estrema fatica
.. preferisce eseguire direttamente lasciandomi basito

Credo venga da lontano, dove la memoria è ricordo sbiadito,
è magari un amico, più spesso un estraneo, che scommette su di me.
Avendo anche solo sentito parlare.. dei miei sogni..
delle speranze aggrappate a me.

Quindi non so chi state leggendo.

E non so cosa, come, mi rileggerò tra un po',
dopo aver pubblicato.




martedì 19 gennaio 2016

LA CORRISPONDENZA

"..ihih...v'ho fregato pure 'sta vòrta.."

Alla base un'idea forse intrigante (come anche nel precedente La migliore offerta, del resto). Un professore di astrofisica, colpito da male incurabile, passa gli ultimi tre mesi di vita che gli sono stati diagnosticati, a mettere su un sistema di mail, video, floppy disk, messaggi, lettere e corrispondenza cartacea,  a scadenze ben precise, da far recapitare alla giovane studentessa - con la quale intrattiene da sei anni una relazione extraconiugale -;  ma tutto dopo la sua morte, ad intervalli puntuali ed in concomitanza con episodi che scandiranno la vita a venire della turbata fanciulla rimasta senza il suo amante/mentore.


Idea allettante, annunciavamo in apertura, peccato non si faccia mai riferimento alla palla di cristallo...si, quella dove maghi e fattucchiere spulciano il futuro, cosi da sapere esattamente dove come e quando la nostra donzella, dopo la morte dell'altro.. andrà a cena o in biblioteca, o farà visita al nido d'amore luogo di tanti incontri, o inseguita per strada dalla TNT con missiva alla mano, oppure il giorno esatto in cui prenderà la laurea, o deciderà di ricomporre i rapporti con la madre tornandola a trovare... 


ma perché no? Prevedendo anche quando e se si scoccerà di ricevere tutta questa corrispondenza postdatata che la tiene sospesa e vincolata a un trapassato, che vuole mantenersi zombie contro ogni evidenza e chissà per quanto tempo; e pure il momento in cui si pentirà magari di questa scelta folle - di non sentirlo più - e vorrà ripristinare i collegamenti tra il presente e quel posticcio aldilà, fornendo anche oscure password. 
E in questo azzardatissimo sfidare il futuro, sorvoliamo pietosamente sugli ignari personaggi coinvolti, che si presteranno senza fiatare a questa patetica commedia rendendo possibile tutto il teatrino del melodramma preconfezionato.
Insomma.. la fantascienza ce fa un baffo a manubrio... e tra i tanti buchi neri citati quello di una sceneggiatura a dir poco pretenziosa appare come il più percepibile di tutti, anche a occhio nudissimo.
E pensare che Tornatore sul lavoro passa per uno scrupoloso, dall'approccio rigoroso e maniacale, probabilmente ha letto troppi Camilleri convincendosi che allo spettatore coinvolto emotivamente vada in pappa il cervello e lo si possa turlupinare in tutte le salse.
Chissà se digitare “basta” undici volte sia sufficiente a non fargli girare più scempiati thriller...