mercoledì 20 gennaio 2016

QUELLO CHE



Quello che scrive non sono io.
Perlomeno quello che scrive di desiderio, di rivoluzioni, di altre vite.

E' qualcuno che agita la mano, che scuote il cuore
che mi usa,
che vede e sente altro,
che accede a porzioni di anima
solitamente invalicabili

E ciò che scrive poi - questo non-io -
non riesco a leggerlo;

scrive dal profondo,
da angoli oscuri e di cose che non dovrei, o forse vorrei, sapere.

Quello che scrive lo leggo poi a fatica, scavando tra le righe,
reinterpretando e sorprendendomi, ogni volta.

Come volesse suggerire, ispirare.. ma avvertendo estrema fatica
.. preferisce eseguire direttamente lasciandomi basito

Credo venga da lontano, dove la memoria è ricordo sbiadito,
è magari un amico, più spesso un estraneo, che scommette su di me.
Avendo anche solo sentito parlare.. dei miei sogni..
delle speranze aggrappate a me.

Quindi non so chi state leggendo.

E non so cosa, come, mi rileggerò tra un po',
dopo aver pubblicato.




30 commenti:

  1. Francone, la tua sì che è una vita spericolata, che se ne frega di tutto.

    Ti abbraccio

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  2. Voghliamo bene a quello che scrive.
    Vogliamo bene a quello che non legge.

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  3. Anima irrequieta, mente in subbuglio.
    A volte non sappiamo cosa viviamo e vorremmo vivere. Ti auguro infinita serenità.

    ^.^

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  4. Una "sensazione" che mi capita di provare spesso.
    Soprattutto rileggendomi dopo anni.

    Non preoccuparti. Per quanto assurdo credo sia "normale".

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  5. So di cosa parli, è angoscioso.
    Mi è capitato di chiedermi chi fosso colei che vedevo nello specchio. E' angoscioso, ma poi passa e ti ritrovi.
    Cristiana

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  6. Penso accada spesso, a tanti di sentirsi sdoppiati. Due gemelli siamesi divisi alla nascita.

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    1. ..cerchiamo quasi i doppi.. i tripli... somatizziamo le solitudini.. anche loro a moltiplicarsi..

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  7. Amor, che lungiamente m’hai menato
    a freno stretto senza riposanza,
    alarga le toi retene in pietanza,
    ché soperchianza - m’a vinto e stancato;
    c’ho più durato - ch’eo non ò possanza,
    per voi, madonna, a cui porto lianza
    più che non fa assessino asorcotato,
    che si lassa morir per sua credanza.
    Ben este afanno dilittoso amare,
    e dolze pena ben si pò chiamare:
    ma voi, madonna, de la mia travaglia,
    così mi squaglia, - prèndavo merzede,
    che bene è dolze mal, se no m’auzide.
    Oi dolze cera con guardi soavi,
    più bella d’altra che sia in vostra terra,
    traiete lo meo core ormai di guerra,
    che per voi erra - e gran travaglia ’nd’ ave:
    ca sì gran travi - poco ferro serra
    e poca piog[g]ia grande vento aterra,
    però, madonna, non vi ’ncresca e grave,
    s’Amor vi sforza, c’hogni cosa inserra.
    E certo no gli è troppo disinore,
    quand’omo è vinto d’uno suo migliore,
    e tanto più d’Amor che vince tutto;
    però non dótto - c’Amor non vi smova:
    saggio guerrieri vince guerra e prova.
    Non dico c’a la vostra gran bellezza
    orgoglio non convegna e stiale bene,
    c’a bella donna orgoglio ben convene,
    che si mantene - in pregio ed in grandezza.
    Troppa alterezza - è quella che sconvene;
    di grande orgoglio mai ben non avene.
    Però, madonna, la vostra durezza
    convertasi in pietanza e si rinfreni;
    non si distenda tanto ch’io ne pèra.
    Lo sole è alto, e sì face lumera,
    e tanto più quanto ’n altura pare:
    vostr’argogliare, - donqua e vostra altezze
    facciami prode e tornimi in dolcezze.
    I’ allumo dentro e sforzo, in far semblanza,
    di no mostrar zo che lo meo cor sente.
    Oi quant’è dura pena al cor dolente
    estar tacente - e non far dimostranza:
    ché la pesanza - a la cera consente,
    e fanno vista di lor portamenti
    (così son volontieri ’n acordanza)
    la cera co lo core insembremente.
    Forza di senno è quella che soverchia
    ardir di core, asconde ed incoverchia.
    Ben è gran senno, chi lo pote fare,
    saver celare - ed essere signore
    de lo suo core quand’este ’n errore.
    Amor fa disvïare li più saggi:
    e chi più ama men’ ha in sé misura,
    più folle è quello che più s’innamora.
    Amor non cura - di far suoi dannaggi,
    ch’a li coraggi - mette tal calura
    che non pò rifreddare per freddura.
    Gli occhi a lo core sono gli messaggi
    de’ suoi incominciamenti per natura.
    Dunqua, madonna, gli occhi e lo meo core
    avete in vostra mano, entro e di fore,
    c’Amor mi sbatte e smena, che no abento,
    sì come vento - smena nave in onda:
    voi siete meo pennel che non affonda.

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  8. Particolare questa sensazione di "sdoppiamento", quasi alienante in un certo senso... poi è anche interessante darle un'intepretazione, cioè, se ti senti quasi lo "strumento" di qualcosa, o qualcuno, oppure proprio qualcun'altro in senso assoluto....
    Dovremmo indagare, intanto è molto bello il componimento che tu, o chi per te, hai tirato fuori :)

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    1. Si Maurizio.. a volte più strumento.. ma credo anche che faccia comodo così... ;)

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  9. E' affascinante scoprire che spesso per non riconoscersi non c'è neanche bisogno di guardarsi allo specchio.
    Sentirsi strumento, hai ragione, a volte fa anche comodo davvero soprattutto se una volta che torni a capire chi sei e chi stai guardando o leggendo, ti accorgi che ti hanno portato dove volevi o dove dovevi.

    Un abbraccio ^.^

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  10. A Franchì, sei davvero una sorpresa: hai la capacità di spaziare dall'ironia all'introspezione più profonda. Entrambe le cose, difficilissime. Complimenti!

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    1. Grazie Silvana.. convivo con stati d'animo differenti.. donano equilibrio al folle che li ospita...

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  11. Ti commento da persona che "vive abitualmente sulla riva opposta alla tua": non so se mi è capitato di non riconoscermi nelle cose scritte o dette, tutt'al più le ho dovute ricontestualizzare (quando si è trattato di passato anche remoto) per ritrovarne il filo conduttore e la motivazione profonda.
    Però credo che sia una fortuna per chiunque avere quest'amico che porta alla luce, scrivendo o in altro modo, una parte altrimenti nascosta e silenziosa: tutto ci appartiene di noi e ce ne dobbiamo fare una ragione. E' indispensabile, così credo...o no?
    :-)

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  12. Benedico questo amico.. sempre... mi sbatte in faccia un sacco di verità.. altre me le piega docili sul comodino e accende l'abat jour, come invito.
    Grazie dell'analisi.. ;)

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  13. be' gioia ritieniti fortunata invece, il signorotto qui, altro che doppio...triplo e pure quadruplo...ci siamo capiti vero Franco Battaglia? il molestatore, il finto S.S., l'anonimo del cavolo da ipsy? vuoi che continuo o basta come spiegazione delle tue personalità ? ah dimenticavo il plagio...di scritti di altri
    presi da Facebook.
    buona serata, come vedi io non ho bisogno di nascondermi, nonostante non sono più una blogger.

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    1. Gradirei qualche prova oltre le calunnie mia cara.. e darmi del molestatore, dell'anonimo, del copione e anche del Silver Silvan mi sembra esagerato... preso un caffè poco napoletano oggi?

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  14. calunnia dici? che facciamo? il colpevole deve provare, a limite chiarisciti con te e la tua parte oscura, non io, che per parlare qui, adesso, evidentemente ho cognizione di causa.
    Poco importa a me, io so, punto!
    buona serata!

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  15. Dai i numeri? Stupefacenti di nuova generazione? Eppure abbiamo sempre interagito con discreta serenità.. com'è st'impazzimento ora? O qualcuno ti ha fregato le credenziali e vaneggia a nome tuo...

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  16. no, sono proprio io S. o Silvya vedi tu, poi è semplice, il mio accesso, se controlli, è da iPad, il numero di Ip è quello che compare cercando il mio ex blog, in quelle statistiche di Google...come constaterai sono io.
    niente numeri, me li giocherei :) ti pare? semplicemente ti ho osservato, dirai perché? ho i miei buoni motivi.
    stabilito che sono io, non vaneggio, non faccio uso di sostanze, buona continuazione.
    quello che dovevo dire (scrivere) ho detto.

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    1. Osservi male. E spari castronerie a vanvera.
      E il problema è evidentemente il tuo.
      Metti uno straccio di prova, o vai a infangare più in là.

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