Ci
sono vite pubbliche, vite private, vite segrete. E vite ultra
segrete.
Perfetti
sconosciuti rende bene l'idea. E lo sliding doors applicato con
perizia da Genovese incastra azioni e reazioni coniugando l'esagerato
col possibile.
Infinita
la filmografia che regola beghe familiari o di amicizia in un ambito
teatrale come questa classica cena tra amici, occasione di incontro
spensierata.
Qui
l'aggancio alla deflagrazione lo offre la tecnologia che incombe
sulle nostre vite. Sugli smartphone spesso c'è un altro io che muove
le fila e tiene contatti tra noi e il mondo, un mondo abbreviato, un
mondo a portata di tasto, che riduce distanze e silenzi, un mondo che
può fare a meno di guardarsi dritto negli occhi. Ma che proprio per
questo, spesso toppa.
Manca
la misura umana a questo tenere tutto sotto controllo.
E
mettere tutto in tavola, anche se sotto forma di gioco, come accade
nel film, può rivelarsi devastante. E lo diventa.
Il
manipolo di attori che si presta all'evento poi, risulta quanto mai
azzeccato e in parte (forse qualche dubbio per il “mio” Edoardo
Leo ogni tanto sprecato nelle caratterizzazioni che lo vedono - come
in questo caso - poco intimista e troppo sbruffoncello), ma intanto mi
godo un Giallini ai massimi livelli, Battiston e Mastrandrea che
gigioneggiano a loro agio, e anche un reparto femminile a reggere
degnamente botta (con la Foglietta un gradino sopra le altre).
Certo
in questa serie di rivelazioni materiali, sfuggono motivazioni e
necessità, sfugge la forma del desiderio, le ambizioni del cuore
vengono addomesticate in fretta anche perché, concentrate in due ore,
penalizzano, ma gettano il seme per un'analisi che può, che deve continuare.
Magari
mentre scarichiamo applicazioni per la sim dell'anima, quella che
tiene nascosta anche a noi i suoi traffici, "sconosciuti" a volte
anche alle nostre sensibilità più profonde.
Ma
quello è un altro film ancora..
Per
ora teniamo stretta la mano al nostro amore mentre usciamo dal cinema
col sorriso a pensare: “ma guarda questi che si inventano”..