domenica 14 febbraio 2016

PERFETTI SCONOSCIUTI



Ci sono vite pubbliche, vite private, vite segrete. E vite ultra segrete.
Perfetti sconosciuti rende bene l'idea. E lo sliding doors applicato con perizia da Genovese incastra azioni e reazioni coniugando l'esagerato col possibile.
Infinita la filmografia che regola beghe familiari o di amicizia in un ambito teatrale come questa classica cena tra amici, occasione di incontro spensierata.


Qui l'aggancio alla deflagrazione lo offre la tecnologia che incombe sulle nostre vite. Sugli smartphone spesso c'è un altro io che muove le fila e tiene contatti tra noi e il mondo, un mondo abbreviato, un mondo a portata di tasto, che riduce distanze e silenzi, un mondo che può fare a meno di guardarsi dritto negli occhi. Ma che proprio per questo, spesso toppa.



Manca la misura umana a questo tenere tutto sotto controllo.

E mettere tutto in tavola, anche se sotto forma di gioco, come accade nel film, può rivelarsi devastante. E lo diventa.


Il manipolo di attori che si presta all'evento poi, risulta quanto mai azzeccato e in parte (forse qualche dubbio per il “mio” Edoardo Leo ogni tanto sprecato nelle caratterizzazioni che lo vedono - come in questo caso - poco intimista e troppo sbruffoncello), ma intanto mi godo un Giallini ai massimi livelli, Battiston e Mastrandrea che gigioneggiano a loro agio, e anche un reparto femminile a reggere degnamente botta (con la Foglietta un gradino sopra le altre).

Certo in questa serie di rivelazioni materiali, sfuggono motivazioni e necessità, sfugge la forma del desiderio, le ambizioni del cuore vengono addomesticate in fretta anche perché, concentrate in due ore, penalizzano, ma gettano il seme per un'analisi che può, che deve continuare.


Magari mentre scarichiamo applicazioni per la sim dell'anima, quella che tiene nascosta anche a noi i suoi traffici, "sconosciuti" a volte anche alle nostre sensibilità più profonde.

Ma quello è un altro film ancora..


Per ora teniamo stretta la mano al nostro amore mentre usciamo dal cinema col sorriso a pensare: “ma guarda questi che si inventano”.. 


domenica 7 febbraio 2016

THE HATEFULL EIGHT - L'ODIO CHE TRACIMA



Arduo il sunto di Tarantino, bisunto di sangue e odio. Western stufato e spezzatino. Camini a scaldare nella bufera, porte inchiodate alle bell'e meglio con la tormenta a scardinare da fuori.
Mentre dentro ci si scardina in tutt'altra maniera.
Alla Tarantino.





Più spezzatino che stufato in realtà. A tavola coi loro cucchiai tenuti a pala, e quelle ciotole fumanti di carne ribollita, ti viene in mente nonna papera e le sue leccornie, nonostante sappia nel tuo intimo che ogni boccone può strozzartisi in gola.
Spezzatino di ossa e uomini.


Un emporio claustrofobico, e fuori solo tempesta.
Tempesta di neve che sentiamo addosso.
Il gabbiotto cesso a cento metri. Con una corda a guida, sequenza che da sola vale un film.
Ma per cagarsi sotto basterà rimanere tutti dentro, in bunueliana memoria.



Tarantino gira da tutte le angolazioni, sfrucuglia ogni punto di vista.
Se esce dalla casa usciamo anche noi, viene da mettersi il cappotto. Se rientra c'accostiamo al camino a riprenderci dal gelo
Un buco di locale diventa esterno, spazio da riempire. Spazio da svuotare.


Spesso capita di non catalogare subito un fotogramma tanto è illuminante (“Da dove sta riprendendo?” è la domanda che ci si pone appena ripresi dallo stupore.. e il gioco di parole non lo scuso.. ci sta tutto).


Quindi non siamo noi a vedere il film.
Ma lui stesso a scovare in noi la capacità di scorgerlo.
Coi forward e i rewind, gli sfumati e i ralenty, i contro tempi e i contro spazi.
I dall'alto, i dal basso e i dal fuori.


I dialoghi cadenzati che scavano i personaggi e li scolpiscono tridimensionalmente, e noi spesso a non comprendere e a supporre, e far tesoro di input, silenzi, ghigni, metafore, ammiccamenti minacce, sospetti.. tutto tra piani di ripresa che si accavallano, o scorrono su binari che sfidano ogni ordine di logica visiva. 
I flash back ci proiettano indietro e avanti.
Siamo inchiodati in poltrona, e sballottati nello stesso tempo.

In frenetica diligenza o in un emporio dove solo il tempo è cristallizzato.


Eppure il plot non reclama importanza.
Per quanto di mega thriller si tratti. A tutti gli effetti.
Morricone disegna la sua musica scolpendola su un crocifisso in legno che parla sotto la neve, in un incipit che inchioda l'occhio assieme a quei polsi e fa capire che ci rimarrà giusto la preghiera. 
A tutti rimarrà forse solo una preghiera.


La storia di cacciatori di taglie ed ex combattenti di guerre civili si intersecano e vomitano - letteralmente - su ipocrisie e nuovi orizzonti di vita.
Fanno a pezzi un passato di lotta fratricida, di razzismo ancora fresco, di odio e vilipendio.
Si uccide in un amen, ci si commuove per una lettera, si tradisce e si ama.

Tutti contro tutti. Tutti contro tutto.



Tarantino che pesca e disegna (col sangue) almeno una Jennifer Jason Leigh monumentale, angelo evocato con le ciaspole per ali, e un Samuel L. Jackson da urlo, anche quando le sue sentenze le sospira appena.

Ma tutti gli “otto odiosi” si riveleranno lentamente, col freddo e la condensa che entrano in sala, come se indossassimo occhialini da 3D, col tiro di carrozza a sei cavalli che ci fruscia neve fresca addosso.


Lentamente. 
Come melassa che cola, come sangue a rapprendersi.

"...voi neanche immaginate...  "

giovedì 4 febbraio 2016

CARNEVALE IN LAGUNA



Stordimento e soggezione per queste maschere veneziane .. e uno dei momenti più intensi ed evocativi è il sabato mattina in piazza San Marco: si parte in vaporetto col buio in tasca, sbarchiamo davanti un Palazzo Ducale ancora assopito e accompagnati da un'alba grigio cenere ci sorprendiamo tra decine di figure che compaiono come dal nulla a bordo laguna, 


sotto i portici, accostate ai parapetti dei ponti, e si prestano all'occhio curioso e ammirato, al servizio fotografico.. 





integrandosi alla perfezione in un contesto magico.. trucchi che non sorridono, algidi, compassati..
spesso si accompagnano tra loro ma sembrano come estranee, corpi fluttuanti in una storia ricreata per loro. 
E per noi.



Maschere neutre.. impassibili.. a comunicare solo il loro tempo antico di secoli, i costumi a sorridere per loro.. e i toni che ravvivano l'alba uggiosa, 




mano a mano che la luce inizia a brillare negli occhi di questi personaggi fuori da ogni collocazione.. misteri anonimi di sapiente bellezza..



..attorno i canali e le stradine fuori circuito.. le calli nascoste, i dedali di viottoli che sbucano in improvvisi campi silenziosi,
piazzette incredibili.. disegnate a pastello in una quiete irreale..
perché l'assenza di rumore è uno dei sogni più - ossimoricamente - eclatanti di Venezia


il placido defluire dell'acqua nei canali cattura l'attenzione di chi attraversa la città che galleggia, o sbuca da un improvviso ponte gettando l'occhio su prospettive nuove, unendo idealmente incroci e crocicchi,


ci si infila in vicoli ciechi che piombano direttamente in acqua, acqua che comanda, acqua che tracima, rinsalda, coccola.. acqua che detta i tempi...



i ritmi del muoversi
come lente cadenze di un soffermarsi a bordo canale..


di un respirare dai parapetti in ferro battuto...





palazzi ordinati, facciate severe sommerse tra nebbia e acqua immobile.. fondamenta liquide sorrette solo dai riflessi



archi di ponte a suggerire vicoli.. lungo canali a respirare crepuscolo incartato dai riverberi d'acqua sonnacchiosa


..e poi - improvvisa - appare una maschera.  Impassibile.
Sembra sia lì ad attendere.
Inalterabile nelle sue forme.. nel suo offrirsi a flash e scatti discreti
...nel suo disponibile, e nel contempo austero, mostrarsi..



Venezia si agghinda di macchie di colore pennellate di venature malinconiche, e ci strappa meraviglia dall'anima e dagli occhi...



mercoledì 20 gennaio 2016

QUELLO CHE



Quello che scrive non sono io.
Perlomeno quello che scrive di desiderio, di rivoluzioni, di altre vite.

E' qualcuno che agita la mano, che scuote il cuore
che mi usa,
che vede e sente altro,
che accede a porzioni di anima
solitamente invalicabili

E ciò che scrive poi - questo non-io -
non riesco a leggerlo;

scrive dal profondo,
da angoli oscuri e di cose che non dovrei, o forse vorrei, sapere.

Quello che scrive lo leggo poi a fatica, scavando tra le righe,
reinterpretando e sorprendendomi, ogni volta.

Come volesse suggerire, ispirare.. ma avvertendo estrema fatica
.. preferisce eseguire direttamente lasciandomi basito

Credo venga da lontano, dove la memoria è ricordo sbiadito,
è magari un amico, più spesso un estraneo, che scommette su di me.
Avendo anche solo sentito parlare.. dei miei sogni..
delle speranze aggrappate a me.

Quindi non so chi state leggendo.

E non so cosa, come, mi rileggerò tra un po',
dopo aver pubblicato.




martedì 19 gennaio 2016

LA CORRISPONDENZA

"..ihih...v'ho fregato pure 'sta vòrta.."

Alla base un'idea forse intrigante (come anche nel precedente La migliore offerta, del resto). Un professore di astrofisica, colpito da male incurabile, passa gli ultimi tre mesi di vita che gli sono stati diagnosticati, a mettere su un sistema di mail, video, floppy disk, messaggi, lettere e corrispondenza cartacea,  a scadenze ben precise, da far recapitare alla giovane studentessa - con la quale intrattiene da sei anni una relazione extraconiugale -;  ma tutto dopo la sua morte, ad intervalli puntuali ed in concomitanza con episodi che scandiranno la vita a venire della turbata fanciulla rimasta senza il suo amante/mentore.


Idea allettante, annunciavamo in apertura, peccato non si faccia mai riferimento alla palla di cristallo...si, quella dove maghi e fattucchiere spulciano il futuro, cosi da sapere esattamente dove come e quando la nostra donzella, dopo la morte dell'altro.. andrà a cena o in biblioteca, o farà visita al nido d'amore luogo di tanti incontri, o inseguita per strada dalla TNT con missiva alla mano, oppure il giorno esatto in cui prenderà la laurea, o deciderà di ricomporre i rapporti con la madre tornandola a trovare... 


ma perché no? Prevedendo anche quando e se si scoccerà di ricevere tutta questa corrispondenza postdatata che la tiene sospesa e vincolata a un trapassato, che vuole mantenersi zombie contro ogni evidenza e chissà per quanto tempo; e pure il momento in cui si pentirà magari di questa scelta folle - di non sentirlo più - e vorrà ripristinare i collegamenti tra il presente e quel posticcio aldilà, fornendo anche oscure password. 
E in questo azzardatissimo sfidare il futuro, sorvoliamo pietosamente sugli ignari personaggi coinvolti, che si presteranno senza fiatare a questa patetica commedia rendendo possibile tutto il teatrino del melodramma preconfezionato.
Insomma.. la fantascienza ce fa un baffo a manubrio... e tra i tanti buchi neri citati quello di una sceneggiatura a dir poco pretenziosa appare come il più percepibile di tutti, anche a occhio nudissimo.
E pensare che Tornatore sul lavoro passa per uno scrupoloso, dall'approccio rigoroso e maniacale, probabilmente ha letto troppi Camilleri convincendosi che allo spettatore coinvolto emotivamente vada in pappa il cervello e lo si possa turlupinare in tutte le salse.
Chissà se digitare “basta” undici volte sia sufficiente a non fargli girare più scempiati thriller...




sabato 16 gennaio 2016

LA GRANDE SCOMMESSA (VINTA..)



Le banche cadono sempre in piedi. Ecco il messaggio de La grande scommessa. Niente lieto fine dietro ai magheggi finanziari per arricchirsi velocemente sulle spalle di ignari investitori e garantiti da agenzie di rating prezzolate. Parliamo della bolla immobiliare del 2007che ha cappottato Wall Street, ma la cosa peggiore è che la storia potrà ripetersi. All'infinito.
Il film termina, infatti, illustrando un'altra obbligazione strutturata sul modello di quelle spazzatura che mandarono in tilt il mercato all'epoca, con la quale le banche ritentano azzardi finanziari agghindati di triple A.

La grande scommessa è quella di una serie di operatori finanziari che, fiutando un crack imminente, decidono di andare controcorrente sfidando l'incredulità generale e scommettendo su un'eventualità ritenuta folle da tutti. Banche, giornali, esperti di settore e opinione pubblica.


Ma non vogliamo rivelare troppo.. la storia fila via frenetica e arricchita dall'interpretazione magistrale di tre personaggi di spessore: Christian Bale, Steve Carell e Ryan Gosling, oltre a un Brad Pitt più defilato rispetto agli altri tre mattatori; Bale certamente su tutti, nella schizzatissima caratterizzazione di un geniale analista finanziario.


Altro elemento che esalta l'impatto filmico è l'abbattimento della barriera schermo/pubblico con gli attori che spesso si estrapolano quasi dalla storia, parlando rivolti alla macchina da presa, per semplificare e sviscerare particolari situazioni; da segnalare inoltre il curioso intervento di elementi fuori contesto, rispetto alla vicenda, che metaforeggiando dai loro ambienti, estranei alla storia, semplificano i meccanismi finanziari rendendoli simpaticamente fruibili anche al più profano degli spettatori.
(il cameo dello chef Anthony Bourdain, che compara pesce e obbligazioni strutturate, è un gioiello di cinema..)



Di fondo ci si stupisce della voracità e dell'ingordigia di questi Mostri Bancari che non guardano in faccia a nessuno, e rimaniamo basiti verificando quanto sia minimo il riguardo per chi viene coinvolto in massa in operazione ad altissimo rischio solo perché c'è da vendere.
Tant'è che alla fine della fiera, a pagare la crisi del 2008 furono soprattutto le categorie meno abbienti perdendo casa e lavoro, gli artefici del disastro se la cavarono quasi tutti.


E prosperano tuttora, all'ombra di meccanismi perversi che tuteleranno sempre e soltanto i poteri forti.






domenica 10 gennaio 2016

QUO VAD0? (e che vordì? 'Ndovado. Ar cinema. A che vede'? Checco Zalone. Lassa perde)

"...meee..."
Mentre Woody Allen almeno, prima di iniziare a campare di rendita, la sua brava decina di film eccezionali, l'aveva pure girata.. il Checco nazionale ha tirato i remi in barca quando ha visto che per riempire 1300 sale bastava schioccare le dita.
Con questo Quo vado? si limita al cospicuo minimo sindacale di due battute due + una canzoncina una.
Siamo in linea con la borsa di Pechino: recessione totale e incontrollata.
Del resto chi scrive è tra gli otto milioni e passa di spettatori che se l'è cuccato subito.. ma il bonus di fiducia cieca termina qua.

"..mee!!.."
Continuerò a vedere indefessamente Woody Allen nonostante le sberle a ripetizione degli ultimi anni.. Zalone, a mio personalissimo avviso s'intende, ha esaurito tutto il credito a disposizione.
Je toccherà torna' a fa ride davvero se pretende che paghi ancora il biglietto.
Il bello è che sarà costata pure tanto questa pellicola che vaga da sud a nord del mondo, cerca di confezionare messaggi moraleggianti, darsi un tono da pellicola seriosa ed attenta a fenomeni sociali che fanno trend come la (dis)occupazione, la famiglia allargata, lo sfascio politico..

"..meeeee!!!!"

ma se vado a vede' Zalone prima di tutto mi devo sganasciare.
E se accade una sola volta Checco ha fallito la mission.
Con qualsiasi messaggio infarcisca la linea demenziale di base.
Anche schernendosi, poi, di non voler fare sociologia (ma forzando, con deciso cattivo gusto, pessime battute sugli handicap).

"..meeeee!!!!!..."

Due anni di preparazione senza che Zalone si faccia corrompere da pubblicità o special televisivi, si narra di step maniacali sulle battute sottoposte prima a bambini, poi all'alta società barese e infine al mercato rionale, tutti e tre pugliesi però, e forse è lì che non ci sprovincializziamo più di tanto - dubito che oltre la variante di valico abbiamo (sor)riso molto del suo me reiterato -.

"..me!!."
Non è che si condanni il luogo comune o il sistematico sbrindellamento dello stereotipo, ci mancherebbe.. ma Zalone, esaltando l'italiano medio stultus, s'impantana ormai in cliché ripetitivi e pochissimo originali accantonando spesso la sua verve genialoide che lo ha reso celebre.. qualche anno fa la scenetta del guardare letteralmente le spalle di una che dice “tu devi guardarmi le spalle” sarebbe stata scartata a priori, oggi aiuta a incassare 37 milioni di euro... sconfortante..

"..meee....!"

tant'è che l'unica vera battuta sulla quale mi sono cappottato (la comunicazione di sfratto a due vecchietti in baita con allusione all'alta velocità), mi sa che è pure sfuggita a diversi spettatori dallo standard ricettivo medio/basso..
Se in più dovessi ammazzarmi per le pugnette agli elefanti o i salami rifilati sulla scrivania al capo del personale saremmo veramente in discesa libera verso i cinepanettoni più deprimenti e a quel punto mi tengo ben stretti tutti gli Edoardo Leo del mondo (anche quando cazzarano perdendo punti pure loro..)


"meee..  Tènghe u prengepìizzie mmòcche.."
(traduz: comincia a piacermi... )