Le
banche cadono sempre in piedi. Ecco il messaggio de La grande
scommessa. Niente lieto fine dietro ai magheggi finanziari per
arricchirsi velocemente sulle spalle di ignari investitori e
garantiti da agenzie di rating prezzolate. Parliamo della bolla
immobiliare del 2007che ha cappottato Wall Street, ma la cosa
peggiore è che la storia potrà ripetersi. All'infinito.
Il
film termina, infatti, illustrando un'altra obbligazione strutturata
sul modello di quelle spazzatura che mandarono in tilt il mercato
all'epoca, con la quale le banche ritentano azzardi finanziari
agghindati di triple A.
La
grande scommessa è quella di una serie di operatori finanziari che,
fiutando un crack imminente, decidono di andare controcorrente
sfidando l'incredulità generale e scommettendo su un'eventualità
ritenuta folle da tutti. Banche, giornali, esperti di settore e
opinione pubblica.
Ma
non vogliamo rivelare troppo.. la storia fila via frenetica e
arricchita dall'interpretazione magistrale di tre personaggi di
spessore: Christian Bale, Steve Carell e Ryan Gosling, oltre a un
Brad Pitt più defilato rispetto agli altri tre mattatori; Bale
certamente su tutti, nella schizzatissima caratterizzazione di un
geniale analista finanziario.
Altro
elemento che esalta l'impatto filmico è l'abbattimento della
barriera schermo/pubblico con gli attori che spesso si estrapolano
quasi dalla storia, parlando rivolti alla macchina da presa, per
semplificare e sviscerare particolari situazioni; da segnalare
inoltre il curioso intervento di elementi fuori contesto, rispetto
alla vicenda, che metaforeggiando dai loro ambienti, estranei alla
storia, semplificano i meccanismi finanziari rendendoli
simpaticamente fruibili anche al più profano degli spettatori.
(il
cameo dello chef Anthony Bourdain, che compara pesce e obbligazioni
strutturate, è un gioiello di cinema..)
Di
fondo ci si stupisce della voracità e dell'ingordigia di questi
Mostri Bancari che non guardano in faccia a nessuno, e rimaniamo
basiti verificando quanto sia minimo il riguardo per chi viene
coinvolto in massa in operazione ad altissimo rischio solo perché
c'è da vendere.
Tant'è
che alla fine della fiera, a pagare la crisi del 2008 furono
soprattutto le categorie meno abbienti perdendo casa e lavoro, gli
artefici del disastro se la cavarono quasi tutti.