Mettete
in mano Il ponte delle spie a Guy Ritchie, ed ecco a voi la perfetta
sherlockolmizzazione della Guerra Fredda, un'eccentrico frullato di
atmosfere bondiane, miranti sempre all'eccesso, dal duello rusticano
al fioretto verbale, dall'esaltazione del colore al clima dei
brillanti anni sessanta, passando per la battuta frizzante e lo
sfregolìo di personalità.
Tutta
la cupezza di un periodo tesissimo trasformata in thriller sopra le
righe tendente alla goliardia pura pur in presenza di crimine e
morte, ma tutto permeato dalla consueta maestria e gioiosa irriflessività ritchieana, che inverte i tempi,
sconquassa i montaggi, seziona lo schermo, decelera e impenna,
combina addirittura le note di Peppino Gagliardi in una epica scena
action movie che esalta la potenzialità dei contro tempi
cinematografici.
La
forzata complicità tra una brillante spia statunitense e uno
schematico agente del KGB, volta a sgominare una banda internazionale
che mira al possesso di armi nucleari, innesca un plot teso e
divertito, che ricorda inevitabilmente i contrasti di carattere di
Watson e Holmes e non rinuncia ai cari meccanismi che caratterizzano
Ritchie fin dai tempi di Lock & Stock.
Il
vintage esasperato, le location ricercate, l'azione frenetica, la
sceneggiatura effervescente fanno il resto.. perlomeno fanno
dimenticare facilmente certi pretenziosi 007 ormai decisamente alla frutta...
E' un soggetto troppo abusato anche se può essere fatto bene.
RispondiEliminami sa tanto che l'ultimo 007 non ti è piaciuto...
RispondiEliminaFrancuzzo, mi hai riportato alla mente un film 🎬"Operazione San Gennaro" ...cambiando i fattori...purtroppo il risultato cambia...eccome se cambia!
RispondiEliminaSarà, ma a me non ispira più di tanto.
RispondiEliminaA Franchì, ma quanto sarai bravo? Voto: 8 e mezzo + 2 (giusto per rimanere in tema cinematografico!)
RispondiEliminaMa quanto sei carina? Voto 9 ;))
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