sabato 9 gennaio 2016

CHIESA DI SANTO SPIRITO IN SASSIA


Entro come a cercare una risposta, perché in tanti, troppi, in questi ultimi tempi, fanno riferimento a questa chiesa, tra Via della Conciliazione e l'ospedale del Santo Spirito.
Mi narrano di sogni e speranze, di vite iniziate, di storie spezzate, di sogni avverati, di ambizioni incomprese, di speranze modellate, di cuori gonfi di sorriso.



Una cascata di affreschi e luci, addobbi matrimoniali in allestimento, percorro il corridoio laterale fino al Gesù Misericordioso,
un Dio di immensa fiducia inginocchiato a sorreggere la nostra stanchezza”.




Scopro una Chiesa di canto e preghiera, fuori piove delicato, e nelle arterie scorre emozione calda ora..
i raggi che dal costato del Cristo illuminano ancor più Santo Spirito, rappresentano sangue e acqua, vitali per noi, dettati a Santa Faustina, come la scritta Gesù confido in te.

In chi altrimenti?

Gesù è per mano con me, come quella volta a Torino quando volevo scorgerlo solo dietro una teca, ombreggiato su un telo magico, come ora che cerco i suoi occhi tra quei raggi che irradiano luce.
Ma è intorno che la luce si sprigiona ed emana nuovo colore.
Lo avverto nella preghiera che echeggia, nell'ora di cantilenante adorazione estatica che trasforma in musica le litanie recitate.
Come se la chiesa comunicasse in risposta, come essere accolti e portati in visita. Ospiti eterni.



Cerchi una risposta perché è per quella che sei qui.
Facciamo domande noi uomini, chiediamo nelle difficoltà.
Mai che si venga a ringraziare della nostra felicità.
Mai che si venga a dividere la serenità.

Voglio, vorrei, condividere pace invece.
Confido in te Gesù.



mercoledì 6 gennaio 2016

OPERAZIONE U.N.C.L.E. (2015)

 


Mettete in mano Il ponte delle spie a Guy Ritchie, ed ecco a voi la perfetta sherlockolmizzazione della Guerra Fredda, un'eccentrico frullato di atmosfere bondiane, miranti sempre all'eccesso, dal duello rusticano al fioretto verbale, dall'esaltazione del colore al clima dei brillanti anni sessanta, passando per la battuta frizzante e lo sfregolìo di personalità.


Tutta la cupezza di un periodo tesissimo trasformata in thriller sopra le righe tendente alla goliardia pura pur in presenza di crimine e morte, ma tutto permeato dalla consueta maestria e gioiosa irriflessività ritchieana, che inverte i tempi, sconquassa i montaggi, seziona lo schermo, decelera e impenna, combina addirittura le note di Peppino Gagliardi in una epica scena action movie che esalta la potenzialità dei contro tempi cinematografici.


La forzata complicità tra una brillante spia statunitense e uno schematico agente del KGB, volta a sgominare una banda internazionale che mira al possesso di armi nucleari, innesca un plot teso e divertito, che ricorda inevitabilmente i contrasti di carattere di Watson e Holmes e non rinuncia ai cari meccanismi che caratterizzano Ritchie fin dai tempi di Lock & Stock.


Il vintage esasperato, le location ricercate, l'azione frenetica, la sceneggiatura effervescente fanno il resto.. perlomeno fanno dimenticare facilmente certi pretenziosi 007 ormai decisamente alla frutta...


giovedì 31 dicembre 2015

BUON 2016!!


Questo appena trascorso lascia ferite, squarci e dubbi.
Cose, viaggi, luoghi e persone belle anche, anzi bellissime.

Ma casini innanzitutto.

Per il 2016 prevedo gatte da pelare
E come si pela una gatta non lo trovo manco su Google.

Buon Anno amici..
qui, intanto, ci si rimbocca le maniche alla Dado




SANSEVERO E IL CRISTO (RI)VELATO


Barocca e massonica la Cappella Sansevero di Napoli, per altro sconsacrata?

Non ci interessa.

Quello che conta è la pelle d’oca quando mai crederesti.
Fuori un’entrata discreta, quasi ad attutire la curiosità.
Ma appena varcata la soglia la Cappella ti avvolge, ti prende per mano e ti trascina a se, le dimensioni ridotte generano un fenomeno simile.
Se nella Cappella Sistina ti senti circondato dallo stupore, gli spazi ampi e le altezze attutiscono questa sensazione.




La pudicizia di Antonio Corradini (1752)

Sansevero ti abbraccia stretto invece, lambisci quei marmi ricamati, le pitture che tracimano da ogni dove, un barocco ricco e ridondante ma incredibilmente gotico nei fraseggi di scalpello e negli affreschi di contorno.
Cotto napoletano a terra, a completare memoria accennata di azzardi labirintici.


Il Disinganno di  Francesco Queirolo (1752)

Vieni letteralmente assalito da un’orgia di splendore, uno tsunami di arte assoluta che lascia col fiato mozzato ovunque tu volga lo sguardo.
Quello che conta è lo smarrimento dei tuoi occhi annichiliti da bellezza senza pause; il particolare ti chiama, ti circonda e ti veste il cuore di emozione.

Non usciresti più.

Vaghi da un angolo all'altro, da una cappellina a un mausoleo, dall'altare a sculture neanche mai lontanamente osservate e immaginate... 
e il Cristo Velato in mezzo a dominare.



Un Cristo incredibile, di una leggerezza aerea, temi che una folata d’aria possa denudare quel corpo, quel marmo trasparente.





Particolare del velo


Cristo velato di Giuseppe Sanmartino (1753)

Resti a bocca aperta, fiato sospeso, a esplorare ogni millimetro di questo Dio velato da una mano umana, ma divina anch'essa.



Un’opera purtroppo ancora troppo sconosciuta, che emana luce e purezza, che incanta e stupisce.

Noi ancora senza meta per la Cappella, ubriachi di grazia, e un senso di quiete interiore che sorriderà per ore.. 





domenica 27 dicembre 2015

IRRATIONAL MAN (IL TRAMONTO DI WOODY...)


Rieccolo Woody Allen. Ci spiattella un altro simil Match point, piaciuto tanto, tra l'altro, a tutti quelli che pretendono da un thriller la stessa rigorosità di una commedia brillante.
Un Phoenix dalla panza ipnotizzante, Professore di Filosofia Spicciola (si, quella degli aforismi di Facebook..) depresso e stanco della vita, ingarbuglia caso e casualità, romanticismo e disperazione, uscendo dalla fase noir della sua vita grazie a una botta da Giustiziere della notte.


Il problema base è questo: Woody abbandona sempre più spesso la sua matrice naturale per giocare al thrillerista casareccio.
Non una sola volta riusciamo a sorridere in questa pellicola. Sorridere dei drammi, delle nevrosi, dei tic, degli stop della vita.
Una delle magie di Allen era proprio questa: la sdrammatizzazione della tragedia.
Gli è rimasta l'esaltazione del tormento, del disagio, dell'inadeguatezza.
Ma anche della profonda inadeguatezza, a supportare un meccanismo thriller che renda il film accettabile. Almeno da quel punto di vista.
Se c'è una cosa che fa sorridere, in questi Allen new style, è la pressapochezza che tracima copiosa. Ma è sorriso amaro, del quale avremmo fatto volentieri a meno.

...facce spara' a noi, dai.. 

Il resto è fuffa chiacchiericcia, dal fumo pseudo filosofico (“c'è differenza tra il mondo teorico e la vita vera” ma dai!?.. ) al telefilmetto ricco di personaggini piatti e scontati come un panettone postnatalizio.
L'Allen di vent'anni fa avrebbe terminato la pellicola lasciandoci piacevolmente sconvolti... niente di tutto questo.
Ci adeguiamo pedissequamente al delitto e castigo dostoevskijano senza neanche una traccia del mitico Super Allen del quale siamo, in cuor nostro, ancora follemente innamorati.
E continueremo anche in futuro, solo in nome del suddetto immenso amore, a correre al cinema in attesa di antiche, luminose scintille.


Ma i delitti perfetti, per favore.. lasciateli a Hitchcock.

"Certo come avrò fatto a innamoramme de te co' quella panza..."
"E si perchè tu con quelle gambettine rinseccolite..."
 

sabato 26 dicembre 2015

IL PONTE DELLE SPIE


Spielberg se ne esce tomo tomo cacchio cacchio col suo bel filmone di spie e contro spie, congiure, sotterfugi, doppi e tripli giochi.. tutto a stridente contatto col sogno americano, Lealtà e Libertà garantite a tutti, indistintamente. 
Amici e nemici.
Due lati della stessa medaglia che faticano a convivere, anzi, fanno storcere il naso a parecchi.. paladino di questa crociata un Tom Hanks in grande spolvero, dal sorriso affabile e i modi piacevoli, sornione e discreto quanto basta, tosto e deciso quanto serve, specie quando c'è da trasmettere una convinzione, un sentimento, un principio.
Un film sui diritti riconosciuti all'essere umano. A prescindere. 
Un precetto sempre valido.
Se ci mettiamo a ragionare come loro, svalutiamo i nostri ideali, svendiamo la nostra visione di vita, quella che riteniamo valida, non possiamo insegnare più nulla”.


Un film compassato anche, verboso, claustrofobico, chiacchierato e manierato, scontato per certi versi ma che ci cala in un'epoca realmente vissuta di guerra fredda.. quando parecchi fragili equilibri si reggevano solo sul tenere sulle spine il nemico; con un bluff, con una promessa, un patto.
Blocco occidentale contro blocco orientale. Tutto un frenetico agitarsi sotto traccia solo per scoprire cosa trama l'altro, uno starsene maniacalmente accorti, all'apparenza, gestendo alleanze e infiltrandosi tra le linee nemiche sotto forma di Grande Fratello.


Ma Spielberg non si limita solo all'affresco nebbioso, all'elogio dello stratagemma: in una scena da manuale - cinque minuti cinque - ci incolla alla poltrona e ci proietta sullo schermo nel dramma di un pilota spia americano abbattuto mentre, a bordo del suo aereo, tenta di infiltrarsi in territorio sovietico.
Una scena che si beve da sola tutti gli effetti dell'ultimo clownesco Star Wars.


Tanto per sottolineare: io sono Steven Spielberg,  faccio Cinema.. voi altri.. non lo so.. 

  

giovedì 24 dicembre 2015

Buon Natale...




Buon Natale di tempo che ci scivola tra le dita
senza un'idea di cosa doverne fare

Buon Natale a chi va a messa una volta l'anno. Questa.

Buon Natale di regalo a noi stessi, ancora curiosi di scartarlo.

Buon Natale a quelli che fanno piangere,
a chi fa soffrire senza neanche pensarci troppo

Buon Natale a chi riesce a liberarsi di tutti i sorrisi

Buon Natale a chi è felice con quello che ha
senza vivere all'inseguimento costante

e Buon Natale

a chi è stanco di natali buoni.