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Bologna porticata |
L'occasione
l'ha fornita la visita alla mostra della Golden Age, pittura
fiamminga del 1600, con ospite di punta Vermeer e la sua ragazza
dall'orecchino di perla; non avevo mai visitato Bologna - grave
mancanza - e la scoperta è stata piacevole e ricca di sorprese.
Come anche la conoscenza reale, dopo cordiali scambi virtuali, di Marilena de il mio blog in uno zaino , sensibile e generosa rappresentante di questa città ospitalmente festosa.
Un
weekend di completo tour de force, usufruendo di un vasto centro
storico totalmente pedonale, e la possibilità di visita ad
innumerevoli chiese (diverse aperte anche all'ora di pranzo),
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S.Maria dei Servi |
dal
gotico al rinascimentale, e palazzi medievali, neoclassici e liberty
in armonico accordo con le sue torri svettanti
a proteggere quel
manto di storia formicolante; percorrendo in lungo e largo una delle
assolute peculiarità del tessuto urbano bolognese: quarantadue
chilometri di portici che ci accompagnano quasi senza sosta anche
quando l'intreccio cittadino diventa più impervio ed articolato.
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S.Francesco |
nomea fondamentalmente dovuta ad una delle
Università più antiche del mondo; e la città pullula, infatti, di
frizzante ed irrequieto studentame multietnico; e poi ritrovi,
enoteche, pub, locali all'avanguardia tutti a
creare un clima intrigante e godereccio
(e da qui l'altro meritatissimo appellativo
di grassa, attribuibile ad una cucina decisamente gustosa che, almeno
con le sue paste ripiene e i suoi ragù, non teme rivali al mondo),
ma non mancano neanche angoli come di placida provincia trapiantata, e
parlo ad esempio del complesso di Santo Stefano,
S.Stefano |
un grappolo di sette
chiese concatenate, unite
da cunicoli, logge, volte e chiostri
mozzafiato; un angolo di pace paradisiaca in una delle piazze più quietamente ricamate della città
E
poi lei, quella fantastica ragazzina dall'orecchino di perla:
entro nella sala
dedicata, approfittando di un momento meno affollato, mi avvicino, e
lei, giuro, sembra guardare proprio me: “Eccoti”, le leggo negli
occhi luminosi che ribaltano bagliore tutt'attorno, come se la luce
non fosse magicamente dipinta ma emanasse, di vita propria, da quel
piccolo rettangolo.
E
rimango lì incantato coi suoi occhi puntati nei miei, quasi attendesse me... e io tra l'estasiato e l'intimidito, come se anche gli
altri potessero accorgersi di questa premura nei miei soli
confronti; e non me ne vorrei andare..
ma esco alla fine, e ricadere, ancora inebriato,
nell'artificio convenzionale delle altre tele,
sottolinea ancor più
questo appuntamento che rimarrà indelebile...