martedì 30 novembre 2021

ANCORA CENSIMENTO...


Sarò un disfattista, polemico, rompiballe, ditemi quello che volete ma una delle cose più inutili (burocraticamente parlando) viste in Italia da decenni a questa parte, è 'sta pantomima dei censimenti, porta a porta, a campione (peggio me sento!), online oppure fermando la gente per strada o rompendo le scatole a mezzo telefono ("Buongiorno, siamo del censimento, volevamo sapere quante volte prelevate 1000 euro al giorno?"). 

Ma davvero qualcuno pensa di ottenere risultati attendibili e, ancora meglio, utilizzabili?

In un paese dove ci si separa e si cambia residenza per far risultare prima casa la villetta la mare, dove ci sono un'infinità di barboni, poveracci, gente che dorme in roulotte o sotto i ponti (quando non crollano), e le buonuscite a chi sfascia le aziende, o i condoni a chi non paga le bollette; gente che non esiste praticamente, sconosciuta persino alla Agenzia delle Entrate, e gente che apre onlus e società fittizie facendo finta di non guadagnare,  e voi vorreste davvero "censirla" e "statisticarla"?

Gente che lavora a nero, gente che paga a nero, che vive con i leasing, che la nonna ottuagenaria c'ha tutto intestato, dal Porsche al fermacravatte; gente col triplo o quadruplo lavoro, con la pensione che non gli spetta, i soldi in Lussemburgo, i contributi evasi, con sei cognomi diversi, la residenza alle Canarie e lo yacht a Capalbio con bandiera maltese (come anche le navi da crociera).

E questi ancora giocano al censimento, oltretutto finanziandolo coi soldi dei pochi che pagano davvero le tasse.

Ma provate a censire quelli che escono col Rolex dalle gioiellerie del centro..  :(



sabato 27 novembre 2021

IL BEDLAM CLUB DI DAVIDE CONTI

 


Conosco Davide Conti dai tempi di FilmTv, dove redigeva recensioni che erano già piccoli romanzi.

Per Davide il  film è solo spunto. 

Lui coi film ci costruisce storie, imbastisce personaggi da fiaba.
Lui li fa i film, con la scusa di scriverne.
Mo' serve qualcuno che glieli gira.
Ma ci sta lavorando.

Intanto lo trovate anche sulla blogosfera:

Catarsi addosso  che è già un esplicito programma..

Ma torniamo al Davide scrittore, al suo costruire comunità.
Ecco un limite per me invalicabile.
Creare personaggi.
Io sono egoista nella mia scrittura. Parlo di me anche quando descrivo cose, figuriamoci dare vita a personaggi, sarebbero mie caricature, tutte identiche e posticce, in un ridicolo rispecchiarmi.

Davide no. Scova umanità stratificate e le paradossa tridimensionalmente: lui al tavolo mentre scrive e i personaggi su tela, o emersi dal marmo, o fluttuanti - meglio come metafora - sullo schermo di un cinema.
Perché lui li manovra come vitalissimi burattini, e questa cosa l'ho visivamente percepita durante la presentazione di Bedlam Club, il suo libro di avventure cinematografiche vissute da una banda di personaggi borderline.
 
Davide ha letto un capitolo, e la scena si è come materializzata, i suoi personaggi a galleggiare nell'aria della piccola libreria, a raccontarsi, a muoversi in autonomia coi tic, le manie, la preoccupazioni, le aspirazioni, i sogni, le goffaggini e le assurdità.
Una sceneggiatura più che un libro, non mi stupirà il vederlo un giorno su grande schermo.
Quello schermo che, in fondo, lo ha fatto arrivare alla ribalta, quando ha iniziato a recensire film in maniera anomala, con le sue storie strampalate applicate a gente come noi.
 
Esemplare il suo sbeffeggiarsi della serietà del mondo, applicando però un'anima viva a questo suo svirgolare, dotando ogni sua creatura di intensa umanità, esaltandone quegli eccessi che possono spaventare, ma anche farti sbellicare dalle risate, con un retro pensiero malinconico che bussa delicato nell'intimità di ognuno di noi.

Eccolo Bedlam, un manicomio geniale, del quale alla fine vorremmo tutti far parte, a poter ragionare di cuore.


giovedì 25 novembre 2021

STRAPPARE LUNGO I BORDI (ZEROCALCARE PURE IO)


Ovvio che un salto dalla nicchia - nicchia per modo di dire - alla ribalta Netflix, potesse costare un grosso carico di critiche riguardo la nuova serie di Zerocalcare. Critiche a 360 gradi, di tutti i generi e i calibri. Insomma Zerocalcare come i Maneskin o il covid.
Importante è che si prenda posizione. E allora dai.. 

Cheppoi era tipo quanno annavi a scola che cercavi de strappa' un fojo dar quaderno e mai 'navorta una che te venisse dritto, poi arivava er solito compagno de classe, un bambacione che sarebbe diventato 'n cervellone ar cienneerre, e te diceva: "basta che appoggi un righello e il foglio si strappa per bene". Mo' non te vojo dì che dovevi considerallo 'na specie de coscienza, no, emmanco er grillo parlante perché sai quante vorte l'ho spiaccicato sur muro quanno fiatava, e forse si, era mejo 'n'armadillo, che armeno quello, se provavo a spiaccicallo sur muro, me dava du pizze (mo' nun te saprei di' se margherite o stocaxx, però..)

Zerocalcare ha colpito per la vitalità di infinite soluzioni stilistiche, per la capacità di agghindare mille stereotipi di freschezza narrativa (come la pizza all'Ultima Cena, genio!) e tutte le altre convenzionali quotidianità, dai fili intricati dietro al ripiano tv, al divano "b", alle pippe mentali sull'arrivare in aeroporto sei ore prima (questa è tutta mia, infatti rivendico er copirait), al rincoglionimento della sveglia fino all'immancabile tormentone (s'annamo a pija er gelato?)

E parliamo di uno Zerocalcare messo per la prima volta a disposizione del grandissi-missi-mo pubblico, quindi esposto a chi neanche sapeva chi caxx fosse prima, o a chi ne aveva usufruito solo a piccolissime dosi, ed anche a chi ci ha riscoperto BoJack Horseman e perché no, pure Pinocchio. 

Ovvio che arrivasse a tsunami, infrangendosi su vasta scala e procurando critiche e reazioni tra le più diverse. 

E ovvio anche che tanti non abbiano somatizzato appieno, dando di matto sin dalle prime sollecitazioni, e archiviando la serie come illeggibile o improponibile  (tipo come pure er Frecciarossa Roma Biella). Insomma i no - Zerocalcarex.

..dell'anima(delimeiolimortaccitua..)

C'è chi si è lamentato per il linguaggio, l'incomprensibilità della parlantina romana e del montaggio troppo veloce (in effetti in vago contrasto con la fruizione più pacata delle tavole disegnate) e il carattere grezzo e panearpane messo in mostra; non percependo, giocoforza, un messaggio profondo e sensibile, la precarietà della crescita, l'essere "fili d'erba" sbatacchiati, il nostro poco ascoltarci cercando ogni volta una scusa (come con l'esemplare metafora del "freddo" in treno), e magari anche lo sdoganamento di artisti come Apparat, in teoria lontani dal pop e dal punk che hanno cresciuto Michele Rech, in arte Zerocalcare.

Ma alla fine quante volte abbiamo tentato abbiamo tentato di schiacciarla come un grillo parlante qualsiasi la nostra personale "coscienza armadillo"?! Ora, almeno, risparmiamo di counselor.. ;)

E comunque sia, permettetevi almeno di stupire.
Permettiamocelo.
C'era anche questo tra i messaggi di Zerocalcare: permettiamoci di esistere, di dire la nostra anche sbagliando. 
Spesso ne vale la pena. Deve valerla.

Strappare esattamente lungo i bordi,
nun po' mai riusci' alla prima botta...
(senno' vattene direttamente ar cienneerre, ma popo subbito!) 


 

mercoledì 24 novembre 2021

E.I.T.R.D. DA UN'INIZIATIVA DI DANIELE VERZETTI

Edizione speciale.
Ma comincio ad aver paura sia tutto inutile. 


Continuano a morire donne, ma non se ne viene a capo.
Spunta l'ipotesi dell'emulazione. Vi ricordate l'ondata di suicidi tra soldati di leva? O il lancio di sassi dai cavalcavia?

Si decise di non parlarne più all'epoca. Funzionò.

Forse impietosa e oscurantista come decisione, ma se servisse a salvare vite? Ben venga.

Un altro elemento che viene fuori è il silenzio di chi, attorno a queste vittime, sa e non parla.

Il nostro silenzio quindi, di chi si gira dall'altra parte, di chi non vuol mettersi in mezzo. Di chi sente un urlo e alza il volume del televisore. Di chi vede la vicina con gli occhiali scuri e non chiede come sta.
A volte basterebbe una telefonata, senza doversi per forza esporre.
Quel 1522. Numero antiviolenza, lo passiamo fare anche noi, se abbiamo più di un fondato sospetto.

Insomma io credo ci si debba muovere davvero. La solidarietà, anche questa nostra serve a poco se non ci ascolta nessuno, se magari becchiamo anche l'approvazione di chi poi, a sera, tratta un congiunto a pesci in faccia.

Perché la cosa peggiore è che in tanti ancora crediamo di non far parte del problema.  



 

lunedì 22 novembre 2021

APOLOGIA DELL'AMICIZIA

"Chi si ama viene difeso ad oltranza.

Sull'amico/a si riversano frustrazioni, inconfessabilità, 
pulsioni, rabbie, sfoghi, debolezze.

Chi si ama viene perdonato ad oltranza.
All'amico/a viene perdonato a scadenza, a gettone,
a discrezione, ad umore.

Chi si ama è privilegiato, a prescindere dalla corresponsione.
La corresponsione dell'amicizia è sempre pretesa e non ammette falle.

L'amico/a deve comprendere, capire tutto al volo, sopportare
e non rompere il caxx.

In soldoni: l'amore è cieco, l'amicizia ci vede fin troppo bene"


Scrivevo queste parole nel 2016, probabilmente scottato da qualche disavventura.
Gettavo fiamme sulla fatica di sopportare in amicizia.
E mi sentivo dalla parte della vittima.

La riprendo oggi, perché in amicizia ci si può ritrovare all'improvviso a essere dalla parte sbagliata, rendersi conto di "pugnalare alle spalle" con estrema imprudenza, leggerezza, stupidità. Sul web o dal vivo. A voce o per messaggio.
In amicizia, in confidenza, può capitare che spesso sfugga la delimitazione del confine, si confonda l'attacco con la difesa, e il sentirsi offesi o anche solo piccati, divenga a sua volta, offesa.

E quindi oggi la leggo al contrario e mi metto nei panni di chi a volte la fa troppo facile senza tener in adeguato conto motivazioni e sensibilità di chi subisce angherie e attacchi, anche se poi non voleva essere affatto quello il proposito.

Di fatto c'è che l'intenzione va sempre valutata, e una persona di buon senso deve capire quando sta andando oltre, quando può comunque far male o anche solo procurare fastidio. Deve valutare il suo modo di essere e non dare per scontato che tutti siano sulla sua magari cervellotica lunghezza d'onda.

Per fortuna, se c'è terreno fertile, volontà, intelligenza e soprattutto anche un voler tenere alle persone, i
l malinteso si chiarisce. 

Sempre. 


sabato 20 novembre 2021

CLAUDIO D'ALEO - AGGRAPPATO ALLA POESIA

 


Claudio scrive con un cuore stracciato, lo cura e lo ricuce dopo mille devastazioni. Ha il mare che spinge accanto, vento mediterraneo ed una terra ricchissima di storie da raccontare.

“Rincorro l’aquilone di ciò che non siamo”

Una natura prorompente, selvaggia e delicata, di spuma tempestosa o di alba lieve, di uccello che plana  o  buio che inghiotte.

“Foglie che sbattono piano sulle dune del cuore”

Ma racconta soprattutto la sua, di storia, intrisa di rimpianto, rimorso, amore.

“Ti affido l’imbrunire di tanti giorni passati a cercarla tra i sassi”

Amore perso e da ritrovare, amore che regola ogni rotta di vita, ogni sospiro perso, ogni memoria che sussulta dentro.



Baciata dal sole
ci parla a voce alta, senza nascondere nulla, come coglie anche il nostro Riccardo Giannini, giornalista e blogger, nella sua appassionata introduzione. Spalanca le braccia alla poesia più intima e più disperata, ma aprendo scenari di bellezza e libertà.

“Ascolta i rimbrotti del mare quando si rivolge alle stelle”

Una libertà che lo scrivere, questo scrivere figlio di necessità impellente, di comunicazione chimica,  rende universale, riversandolo sul mondo.

“Il sogno era sempre quello
 amarti”

Un amore è per sempre, più diamante del famoso slogan, un amore lo accarezzi tra le mani e a volte credi non fuggirà mai, ma d’un tratto ti resta ciò che imprimi con carta e penna, ciò che svuoti dal cuore.

“Amor che non sei qui e pulsi dentro”

Siamo a caccia di bellezza tra questi versi spasmodici, ci aggrappiamo anche noi alle grida e ai sussurri, al rammarico, alla possibilità di rinascita anche, di resurrezione quasi.

“Nuvola sorprendimi cielo rapiscimi”

E’ come se tu bramassi rifugio e nuova linfa nei tuoi versi, per tua stessa ammissione, per come scrivi di istante in istante, in proiezione fatale verso il futuro, seppur costellato, ancora, di passato indelebile

“Esisti in me lontana da me”

Purtroppo, e spesso, dobbiamo perdere ciò che crediamo nostro indissolubilmente, per acquisirne la reale essenza, la presenza potente e irrinunciabile, quel dolore fitto come nebbia ora, che ci si conficca nel petto ed in ogni sogno residuo

“Nel dubbio torno a chiedermi chi sono”

Noi che ti leggiamo invece, Claudio caro, sappiamo che sei un’anima che vaga creando attesa e vita ovunque, forgiando parole e tremori, nuovi orizzonti da sfiorare. Anche dove non sembra più esserci spazio e nuova fortuna.

“Non c’è traccia di te tra i pastelli del giorno”

Sei in spasmodica ricerca, costante sogno messo alla prova, una prova del nove rigiocata tenacemente, un lancio di dadi inalterato e cocciuto verso il destino che ti ha manovrato a tua insaputa.

“Succede che quando ti penso il mare diventi neve”

Un mare scuro a volte, un mare che ricorda la perdita e tutte le sue sfumature orribili.

Ho vissuto la morte
la conosco”

Ma si convive, si sopravvive, si impara a vivere di nuovo, e racimolare esperienza dolorosa, amalgamata a mille tramonti, infinite risacche, estenuanti voli di gabbiani erranti.
Esistono mancanze che riempiono più di una presenza, ossessionano il vuoto, creano eco dove anche la fisica negherebbe.

“L’amore bussa tra nubi
che sbattono sui lampi”

Sottolinei le alchimie tra chi scrive e chi legge, senza trascurare le alchimie di chi scrive in preda alla memoria feroce, e le alchimie perverse di chi ama e si ama, tuttavia, e deve far fronte a mille difficoltà, paure, perché si può avere paura delle felicità, del volare alto, del non essere riusciti a portare la nave in rada, oltre quella tempesta furiosa, oltre quelle onde pazzesche che gridavano mentre già tutto, dentro e attorno, era maceria.

“S’è chiuso piano l’uscio di casa”

Ma può riaprirsi, e nuova luce inondare le più fitte oscurità.

"Cerco ora in un vetro appannato
le frasi d'amore che m'hai regalato"

 

 

mercoledì 17 novembre 2021

PUBBLICITA' IN CASSETTA


Leggevo della nuova frontiera circa la vecchia, vituperata pubblicità in cassetta. I volantini che spesso ci nascondono alla vista la posta vera.

Sono un nostalgico, come potrei non esserlo, avendo iniziato le mie primissime esperienze lavorative proprio ficcando migliaia di volantini in migliaia di cassette della posta. 
Mai avrei detto che 45 anni dopo ancora avrei visto le cassette rigurgitare carta..

Nel servizio sullo scorso Venerdì di Repubblica si parlava comunque di evoluzione, di QR code sui volantini che rimandavano ad una informazione digitalizzata ed evoluta, di un ormai ristretto campo di utilizzo della pubblicità cartacea riservata soprattutto al commercio alimentare, ma credo che l'utenza di una certa età sia ancora acchiappabile a mezzo volantino piuttosto che con una campagna digitale, anche se Google massacra i maroni a rotta di collo.

Diciamo che la vecchia, amata cassetta della posta fa ancora - nostalgicamente - il suo sporco lavoro e finché verrà regolarmente inserita nei prospetti anche delle case più modernizzate e automatizzate, il vecchio e stropicciato volantino pubblicitario di carta riciclata non abdicherà affatto, anzi.