martedì 7 marzo 2023

GRAND HOTEL

 


Si chiamava Grand Hotel e basta, non c’era il nome della città a precederlo o un comunissimo Ambassador  in rapida successione, e questo, a dispetto dell’apparente anonimato, aveva decretato le sue fortune.
Ci si incontrava per caso, per sbaglio o fortuita combinazione, oppure si rimaneva soli, coltivando indisturbati l’oblio dei propri dispiaceri; mai nessuno scandalo al Grand Hotel, denunce o controlli della contabilità, nessuna prenotazione online, offerte speciali e neanche recensioni.
Nel mega albergo dell’anonima città di riviera confluiva una miriade di personaggi in incognito; gente che voleva dimenticare, leccarsi le ferite, magari ricominciare; incontrare propri simili alla ricerca di identità stracciate, fare amicizia tra i fumi della favolosa sauna, scambiare pareri e sconcerti sulle guerre future al piano bar, confrontare la propria suite con quella del dirimpettaio, o anche solo permettere soggiorni di ricostituita armonia con la propria famiglia o col partner, finalmente non assediati dalla frenesia del mondo esterno, quello disordinato. 
Il Grand Hotel, con l’insegna confusa di vegetazione ordinata ed efficace, ambiva all’azzeramento delle differenze sociali, accomunava l’accoglienza creando un livello superiore, o quanto meno differente. Un terreno neutrale dove la colazione, i discretissimi camerieri, la piscina, l’ineccepibile reception, i rapidi ascensori, l’aperitivo in terrazza, rendevano con gli interessi quel relax “aspettativa principale” degli ospiti. E anche negli arredi e nello stile, i gestori avevano cercato di allinearsi ad un gusto convenzionalmente universale, che potesse sorprendere  ma anche  rassicurare allo stesso tempo, minimalismo e classico retrò potevano sconcertare o mettere a proprio agio negli spazi di collegamento e nelle camere, ma era d’obbligo un denominatore comune che rendeva gli ospiti dell’albergo cittadini di un paese neutrale: l’empatia che ognuno sembrava percepire in ogni particolare, ogni ansa di salone, menù di apericena o rettilineo di corridoio, il conforto del (ri)trovarsi in luoghi complici.
E così anche  il ribadito anonimato di questa narrazione alberghiera, che non intende prediligere affatto la classica e stereotipata avventura vacanziera, elevandola a singolo racconto, ma ne vuole evidenziare la sua Intera potenzialità (o l’accidentale inefficacia) rendendolo versatile, adattabile, conforme ai propositi e ai desiderata di ogni singolo ospite della struttura.
Non si tollerano aspre storie d’amore nel Grand Hotel, né liti furiose, svelamento di conti o estreme ratio, e non se ne conserva davvero memoria;  ammessi i cellulari ma con viva raccomandazione di limitarne l’utilizzo, favorito anche dalla apposita, procurata, assenza di copertura di rete; unico intento un riallaccio dei rapporti, il riscoprirsi senza ipocrisie, un donarsi gli arretrati, non esclusi addii definitivi, rese incondizionate, inquinamento dei propositi.  
Per questo sono qui a rendere omaggio massimo al Contenitore a dispetto del contenuto. Esiste solo un  pacato defluire di Tempo, quello con la T maiuscola, che scorre come sangue nelle vene, come un battito di cuore inarrestabile e che non obbedisce ad alcuna coordinata conosciuta.
Benvenuti al Grand Hotel, speriamo che il soggiorno sia di Vostro gradimento. Nessun documento grazie, solo carte di credito e una minima cauzione a garanzia della vostra felicità, sempre pensiate di esserne all’altezza:  l’autentica avventura, inenarrabile e quindi vero racconto grezzo, la mettiamo a disposizione  tra i benefit, a voi coglierla.  

 

domenica 5 marzo 2023

MACINARE ELIO

 


I Coldplay nel lettore avvolgono il condominio di note anomale e se la ridono dei miei attorcigliati pensieri della domenica col sole già alto a macinare elio.

C'e' un guasto nel mio cervello e non riesco ad analizzare con calma, fatico ad individuare spessore e coordinate della vita che ti si sbrogliano addosso.

Come voglia di autoanalisi (che è pure un bel risparmio di presunti professionisti dell’inconscio), ma in realtà sarebbe così tutto bello chiaro, mancano solo le istruzioni sul come affrontarlo il “bello chiaro”, altresì detto l’inevitabile.

Ma se davvero lo fosse ben venga, offriremo tè e pasticcini, abbiamo alternative? Nasconderci, sparigliare le carte, fuggire via facendolo rimanere pure male, a questo inevitabile? Sia mai.. rendiamolo partecipe, magari non è così antipatico come lo si dipinge.

Allora alzo il volume, accendo il pc e vado sul blog...musica e chiacchiere?
Perché no?... ma c’è un finale da lasciare dopo il punto?

Che uno comprenda di essere alla fine, o meglio, sposti gli occhi con la voglia di scrivere lui, o di scoprire altro, o comprendersi finalmente in quella fase di autoanalisi.

Insomma il passaggio - apparentemente semplice - da fruitore a creatore, che magari mette voglia di fare qualcosa, qualsiasi cosa: leggere, scrivere, lavare i piatti che aspettano nel lavello, andare a spasso per blog sconosciuti o magari mettere su un cd.

 E non necessariamente Coldplay, dai.  ;)

venerdì 3 marzo 2023

GIANLUCA GORI

Molti si chiederanno chi è. 

Un attore. 

Su fate uno sforzo e cercate di capire a chi assomiglia, dove lo avete già visto. 

O vista.

Vabbè, ve lo dico, quello in foto è Drusilla Foer.

La impersona dal 2012 ormai, senza soluzione di continuità.

Praticamente una Signora Coriandoli, ma più seria.
E praticamente
 tutti conosciamo Maurizio Ferrini, attore comico che ogni tanto coriandoleggia.

Non conosciamo affatto Gianluca Gori, ormai in fase immersiva,
full time, nei panni di Drusilla.
Personaggio dal quale probabilmente neanche Gianluca si aspettava questo successo incredibile e che lo costringe al continuo fake, al falso reiterato.
Alla cessione a tempo indeterminato di personalità.

Lo immagino Gianluca al mattino, allo specchio, chiedersi quanto durerà, se quello che pensa può essere raccontato solo da una signora non icona gay, non trans, non drag queen, ma in realtà solo un uomo che recita una parte infinita, uno che la sera mette via trucco e tacchi per tornare Gianluca.
Per sempre meno tempo però.

Non vorrei essere nei panni del suo psicanalista.  


mercoledì 1 marzo 2023

L'AMORE CHE FINISCE

 


Non possiamo continuare così, davvero non ce la faccio più

E vuoi lasciarmi adesso, dopo una vita a girarmi attorno?

E’ ora di cambiare tragitto.

Non puoi volerlo davvero, dove credi di andare?

Non lo so ma voglio uscire da questo circolo vizioso dove ho perso tutto ormai: tempo, prospettive, direzioni..

Ti ho legato a me, come un centro gravitazionale..

Basta ho mal di testa, ti prego.. trovati un altro!

No.. tutti gli altri mi prendono alla leggera, con me fanno giusto un giro, e poi via, per altre strade..

Credo proprio che riprenderò il mio percorso
e spero davvero tu sia l’ultima rotatoria che incontro.


lunedì 27 febbraio 2023

LA STRANEZZA

Ci voleva questa deliziosa pellicola per rituffarmi con veemenza e disarmante esattezza  tra le memorie del mio amato teatro
- seppur amatoriale - .

Un estratto di vita di Pirandello (impersonato da un misuratissimo Toni Servillo), famoso fino al 1921 soprattutto per la sua letteratura e perseguitato da un immaginario teatrale che lo renderà immortale.

Il suo ritorno in Sicilia per la morte della sua vecchia balia, favorirà l’incontro con due cassamortari che si dilettano in recitazione, coinvolgendo l’intera comunità con le loro tragicommedie, sia sul palco che nelle trame di vita reale.


Uno spirito metateatrale che coinvolge a differenti livelli, e Roberto Andò lascia con maestria che il cinema partecipi attivamente alla moltiplicazione dei piani di lettura.
Il teatro non si ferma sulle scricchiolanti tavole di palcoscenico, respira altri copioni anche dietro le quinte, evoca storie appese nel foyer, abbatte la quarta parete sfaldando ogni immaginario divisorio, la platea finisce col possedere il palco e respirare gli attori,  e i tormenti del Pirandello, rivoluzionario drammaturgo, sembrano attingere proprio da questo verista e pulsante teatro amatoriale, dove anche i catalogati Ficarra e  Picone si esaltano in irrequietezza e improvvisazioni, offrendosi come spaccato di sofferenza reale mista alla catarsi recitativa, sovrapponendo riso e meditazione, sfogando le rabbie, gli insuccessi, le angosce ma cullando al contempo sogni e ambizioni.

Linee narrative che si intersecano negli occhi e nella mente di Pirandello, nobilitando un diritto d’autore sconosciuto, traendo spunto e linfa dalle vicende del piccolo microcosmo siciliano, rimanendo così affascinato dalle sue sensazioni da portarsele dietro, invitando i deus ex machina magari ad assistere alla sua prima, in un crescendo di sorpresa che lascia libera interpretazione a diverse chiavi di lettura, come si conviene a questo nuovo teatro che macina evoluzione.

E l'apparato cinema si riserva anche ulteriori soddisfazioni, miscelando con sapiente perizia luci, costumi e atmosfere, sospendendo lo spettatore tra sipari e controcampi, ma anche un particolare spaccato di società dell'epoca.

Forse la stranezza de La stranezza, è che non ne ho trovata affatto.


domenica 26 febbraio 2023

OSTRONI

 


Gli Ostroni sono stati un’antichissima popolazione mesopotanica, sopravvissuta alle carestie e alle pestilenze postcicloniche.
Tuttavia, meticolose ricerche genetiche post
 casuale segnalazione successiva a normalissime analisi del sangue, hanno appurato l’esistenza di un probabile discendente superstite

A campione, infatti, alcuni geni prelevati - previa autorizzazione del donante - vengono incanalati in una banca dati, e la bioinformatica, che negli ultimi tempi ha fatto passi da gigante nell’indagine di sequenze di particolari dna, rileva ogni analogia e traccia di caratteri e cromosomi risalendo ad origini praticamente certe. 

Ora, alla luce di tali rivelazioni, siamo in grado di comprendere come già in epoche remote anche gli Ostroni fossero così osticamente riluttanti verso le primarie per l’elezione del Segretario del PD. 


venerdì 24 febbraio 2023

VEGAN

 


Sono un hamburger vegano.
Non sono fatto di ciccia vera, ma di tofu, seitan, quinoa.. mi fanno ruvido come fossi un bovino doc, mi colorano come carne da macello, mi disegnano come quelli gustosi di McDonald’s, se mi do’ un pizzicotto, anche lo spessore ricorda quelli originali.

Il messaggio è: ecco il tuo hamburger, ma stai sereno, non stai uccidendo nessun animale, mangi vegetale al 100%.

A me procura fastidio proprio quando mi addentano e poi dicono:
“Bah! Tutto sembra meno un hamburger!”

Ma perché mi compri allora, mi cuoci a fuoco vivo e mi spruzzi pure la salsa barbecue? Mangiati direttamente la soia!!

La domanda è: se sei vegano perché hai bisogno che i tuoi vegetali abbiano forma e consistenza animale? Ti stai forzando? In realtà mangeresti una salsiccia alla brace o una fiorentina al sangue? Vuoi comunque soddisfare il tuo immaginario assetato di carne quasi cruda?

La risposta di solito è: vogliamo invogliare i più restii, quelli che magari vogliono cambiare ma gradualmente, immaginando comunque di mangiare ancora carne convenzionale.

Tipo: nuotereste in una piscina vuota perché avete paura dell’acqua?

Sono un hamburger vegano con seri problemi di identità,
ora vado dalla psicologa,
spero mi faccia stendere sulla griglia.