domenica 5 febbraio 2023

RIVELAZIONI

Non avrei voluto, o forse dovuto, parlarne.

Ma alla fine ho pensato che tenere certe felicità solo per me, e non condividerle almeno sul blog, sarebbe stato un gesto egoista, e sono sicuro che tra di voi c’è chi merita di scoprire, prima o poi, luoghi simili.

Sapete già quanto ami le isole, e quante, e come, ne abbia celebrate qui sul blog.
Stavolta parlo di tre isole davvero meravigliose, fuori dai normali circuiti turistici, destinate alla discrezione, ad essere ammirate con estrema cura, gelose della loro privacy: sfuggono all’evidenza degli atlanti, si fanno gioco della vita mondana, complicano i tragitti, se ne starebbero volentieri esclusivamente custodite da risacche premurose, tramonti delicati, barriere insidiose.
Certe isole sono “note a piè di pagina della terraferma” ma acquisiscono personalità e autonomia, confondendo i venti e le rotte più insidiose.

Il paradiso è un’isola, ma anche l’inferno. (Judith Schalansky)

 Sono Zadamo, Kosnosira e Aloredu.


Zadamo

Zadamo è una minuscola isoletta al largo di Ventotene, rocciosa e impervia, con un’unica baia incantevole al riparo dalle correnti, raggiungibile solo con gommone da alcuni pescatori pontini che curano rifornimenti e accompagnano qualche spericolato turista; tre tipiche casette rosse e verdi sono l’unica residenza di una popolazione locale riservata e discreta, che comunica con un antichissimo idioma saraceno/napoletano in via di estinzione. L’unico sperone di roccia dove ancora possibile osservare  pironi e scogliatelle nel loro puntuale peregrinare migratorio.

Kosnosira

Kosnosira si perde nel vortice egeo tra Creta e Santorini, un prospetto vulcanico nel Fosso dei Ciclopi che emerge dal blu cobalto e può ucciderti di incanto con un solo tramonto infuocato, una mini ciclade dove non esiste approdo, non attraccano che barchini temerari, dopo ore di mare periglioso da Santorini meridionale, ma chi supera l’impudenza, gode di spiagge intonse, casupole di calce abbagliante con i loro introversi residenti, pesce incredibile, vegetazione intricata che mescola macchia mediterranea a ceppi arborei nordafricani.


Aluredu

Aloredu, a latitudini indecifrabili, sperduta tra atolli dimenticati, è rarissimo esempio di idrocultura naturale, le maree costanti che filtrano dal reef ne smolecolano la consistenza sabbiosa a volte per due/tre mesi,  ricreandola ogni volta diversa anche a poche centinaia di metri, sfruttando clima, vegetazione sommersa, fauna anfibia che sopporta ogni variazione morfologica complessa, le spiagge si disintegrano e riformano ogni volta grazie alle memorie geologiche delle sabbie, rigenerando nuove anse, dune irregolari e minime basse maree trasparenti.

 


giovedì 2 febbraio 2023

LATITANZA (DI COLUI CHE SI SOTTRAE)


Era latitante. Da un tempo indefinito. Aveva ingaggiato una lotta senza quartiere col presenziare, col manifestarsi, con l'esistere.
Gli avevano insegnato ad essere fantasma, al non destare il minimo sospetto, al non suscitare interesse, curiosità, attenzione.

Doveva sparire per rendersi sereno, non creare appigli, non fornire scuse, moventi, stimoli. Divenne un perfezionista del vuoto, dell'assenza, dell'impercettibilità.

E non mancava solo come presenza, avvertiva latitare tutto, dall'appetito al senso dell'umorismo, dal freddo pungente all'innamoramento.
Era un professionista ormai. Gli latitavano anche gli anni, gli ultimi dieci non si erano presentati al compleanno.. hai voglia ad aggiungerli.. iniziava a mancare ai suoi pensieri, alle congetture, ai calcoli, al dolore.

Quando decise, in un abuso di coscienza, di consegnarsi alle Forze dell'Ordine, non ricordava neanche cosa avesse commesso per costringersi a sparire.

Ma era divenuto talmente bravo che in Commissariato non lo videro neppure entrare.


lunedì 30 gennaio 2023

ANCORA SCAURI

 


Quando scrissi "Non cambiano i luoghi, forse neanche il tempo scorre. Sono i nostri occhi che viaggiano famelici a ritroso",
parlavo di Scauri.

Se vai in vacanza estiva nello stesso luogo per sessant'anni circa, anche solo un mese l'anno (Settembre, che diventa il tuo mese feticcio), quel luogo è giocoforza testimone della tua crescita, delle tue scelte: amori, lacrime, gioco, paure, passioni, sconfitte, meraviglie, fobie, curiosità, legami. 

E a me succede di non poterci più ricapitare ogni volta senza scombussolarmi, senza subire lo scossone del "viaggio nel tempo", scorgere persone che non ci sono più, tornare ad età irrimediabilmente perse.
Sulla strada, lungo il tragitto per il mare, scorgi già il traguardo, percepisci odori, avverti scenari, magiche quinte mai del tutto riposte.

Se non hai memoria vivida a sostenerti, certi luoghi che ti appartengono, cui sei appartenuto, ti squarciano dentro appena arrivi, aprono scrigni chiusi di cui altrimenti non possiedi combinazione.
E la chiave la trovi ora ad ogni angolo di via, lembo di spiaggia, ricamo di orizzonte.

E non riesco ad essere felice di questo nastro che sbobino nell'anima, perché la nostalgia non funziona nella stessa maniera per tutti.


Stamane avvertivo come aria di Settembre.

Atmosfera pulita, fresca, silenziosa.

Una sensazione amata, di tenera smobilitazione,

come  riva di quieto mare,

con gli ultimi ombrelloni chiusi,

le scie lente di pescatori,

rade bancarelle di mercato

con l’uva e i fichi a farla da padroni. 

E io a passeggio controsole, a godermi il tepore,

l’aroma di caffè e di ciambelle calde e fragranti,

in quell'aria.

A Scauri.


Il lungomare che raccoglie sospiri, l'amaro col ghiaccio sul molo che tiene la luna appollaiata all'orizzonte, le cozze in guazzetto, i tramonti che finiscono dritti su Ponza e sempre una vagonata di passato da tenere vivo coi piedi a mollo, ma tutto questo può farti anche male. Mi fa male, procura bellezza indicibile ma anche nostaglia assurda. 




Sguardi che scorgono quello che c’è,

sottraendo ciò che era,

in un viaggio dove la memoria

gioca sporco col presente.

Sono i nostri occhi macchine del tempo,

che grattano mille riverniciature,

rivivono giochi, baci, pedalate...

vedono locandine di cinema

davanti vecchie arene ricoperte di edera,

riconoscono mare mosso

di infinite intemperie,

mentre è solo onda quieta, ora,

a creare brusio indistinto.






venerdì 27 gennaio 2023

TRAIN DE VIE


Giornata della Memoria al cinema: Train de vie

Assimilabile a La vita e' bella anche se pervaso di una genialita' diversa, tragicamente comica, con un percorso apparentemente giocoso ma, a differenza di quello benignano, alla ricerca continua di un sorriso non rassegnato. 

Di un respiro da sostituire alla disperazione.

Qui la tragedia e' esorcizzata in partenza, siamo in piena arte della commedia, non si sopravvive soltanto al sistema perverso ma lo si scardina dall'interno, non ri resiste appena a galla solo per non affogare, ma si ribaltano tutte le regole e si dettano nuovi ritmi. 

Il gioco lo conducono i deboli e sono gli altri che dovranno adeguarsi. 

Un affresco sempre vivo che tiene in ansia fino alla fine, con trovate coraggiose e mai banali, che sostituiscono le lacrime di ruolo a sorrisi di speranza.

Un humor yiddish all'altezza dei migliori Allen e Coen, a disinnescare il dolore per presentarlo in tutta la sua assurdità.



 


martedì 24 gennaio 2023

CORSIVO E STAMPATELLO

 


Su uno degli ultimi Venerdì di Repubblica, un interessante articolo sulla sempre più rara attitudine umana ad attuare forme di scrittura amanuense, con il corsivo destinato addirittura ad estinguersi nel mondo. 

Da noi (r)esiste alle elementari ma già alle medie inizia la contaminazione con lo stampatello.

Io ci scrivo da un'infinità di anni, in stampatello, credo di essere stato tra i precursori dell'abbandono del corsivo nella mia classe e ricordo i rimproveri a riguardo.. di certo con gli anni ho elaborato uno stampatello così personalizzato e illegibile da sfuggire spesso all'esatta interpretazione del medesimo scrivente ;)

P.S. e anche questo post, come diversi altri, è stato vergato a mano (penna e bloc notes) prima di acquisire una natura interpretabile sotto forma di ormai convenzionali pixels..

Voi come scrivete di solito.. avete abbandonato carta e penna?

sabato 21 gennaio 2023

HO SOGNATO COSE STRANE

 


Ho sognato cose strane.
Non saprei dirvi esattamente,
perché faccio fatica a ricordare appena sveglio,
ma l’impressione è sempre come di provenire
appena in tempo dalla "dimensione sogno"
per svegliarmi sorpreso:
stavo davvero sognando.
Credo capiti a tanti, viaggiare per mondi e tempi,
vestire strano o magari combattere, volare anche,
guidare astronavi,
fare il segretario alle riunioni di condominio,
attraversare deserti,
o anche solo prendere un caffè sotto la torre Eiffel;
e conversare anche, scrivere di notte,
canticchiare un motivo,
pubblicare libri di successo,
rubare quadri e dipingerne altri,
giocare un Mondiale,
pagaiare a perdifiato o riparare orologi,
o forse solo collezionarli.

Ho sognato cose così strane da scriverci un blog.
Ma non ora, ora è tardi.
Vorrei solo dormire.
E sognare. 


martedì 17 gennaio 2023

SANDRONE


 

Era un drone di ultimissima generazione. Potente, silenzioso, sensibilità ai comandi, ottiche pazzesche, estrema versatilità di manovra acrobatica.

Un unico difetto. Soffriva di vertigini.

Avrebbe dovuto abbandonare il volo, ma l'onta sarebbe stata insopportabile, e quindi escogitava sempre qualcosa per vanificare i test di controllo e verifica.

Tutto sommato, fino ad un centinaio di metri sopportava il vuoto, e le sue capacità acrobatiche meravigliavano a tal punto gli operatori di volo da non far neppure notare quei pur vaghi sbandamenti.

Quando a Sandrone (nomen omen) venivano sollecitate altezze proibitive, chiudeva gli occhi (o meglio i circuiti ottici) e cercava di planare quieto respirando con calma. 

In quei frangenti, a terra, giungeva ovviamente un segnale cieco e su questa anomalia si stava studiando ma l'apparente "guasto" sembrava attribuibile a semplici interferenze atmosferiche.

Ma non poteva durare, lo avrebbero dismesso e sbattuto in magazzino o, peggio, smontato utilizzando i componenti sani come ricambi per droni più efficienti. 

Quindi un giorno, librato nei cieli azzurri di Mont Saint Michel, a rimirare l'arcangelo Michele, posto al culmine di una delle più fascinose chiese del mondo, spalancò gli occhi: si beò per un istante eterno dell'incanto sottostante, mise a fuoco in lontananza la bassa marea come a volerle ingannare, le vertigini; ma la felicità di scorgere meraviglia pura durò pochi secondi, traducendosi subito in fatale stordimento.

Sandrone perse all'istante resistenza all'aria così come ogni altra confidenziale coordinata di volo, si avvitò in picchiata ma, facendo appello alla sua perizia funambolesca, intuì un ultimo pertugio tra gli archi gotici rampanti dell'abbazia, come mai prima nessun velivolo, e pur schiantandosi a oltre 120 orari, la scatola nera  filmò ad eterna memoria la fantasmagoria di quei rari frames di azzardo tra sfida scriteriata, arte sublime e futuro cangiante;
un'evoluzione destinata a padroneggiare fugacemente traiettorie fino ad allora solo ipotizzate.
E nessun accorto montaggio potè mai scorgere il sorriso di dio. 
Lì in prima fila.