Se fantastico tanto, se immagino molto, se sogno spesso ad
occhi aperti, credo che una buona parte di responsabilità la possa attribuire a
quattro libri che hanno “stregato” (è il caso di dirlo) la mia adolescenza,
insegnandomi il mondo del fantastico,
facendomi entrare in confidenza con tutto un immaginario sempre sfuggito
alle regole e alle convenzioni razionali.
Parlo dell’Enciclopedia della Fiaba, Edizioni Principato,
anno 1959.
Nata con me.
Con questo mondo favolistico sono cresciuto, ho imparato a leggere, a viaggiare pur rimanendo comodamente seduto, a conoscere altri mondi ed altre creature.
Il prototipo della fantascienza, o più semplicemente: fiaba.
Dove mille
mondi si intersecano, dagli animali parlanti agli oggetti magici; dalle
vecchine sagge agli eroi senza macchia, dalle pozioni miracolose ai passati remoti passando per
fate, gnomi e folletti; da paesi che mai e poi mai avrei immaginato, assieme
alle loro popolazioni, fino alla mitologia, dalle Russie alle Americhe, fino all’Oriente più
lontano, di saga in leggenda fino a librarmi, completamente rapito.
Mille allegorie e mille morali, ad insegnare la vita.
Se mi sento spesso, quasi oppresso da tanta realtà incresciosa riconosciuta tale da un mondo ingrato, è perché io viaggio.
Il checkin è ad ogni nuova pagina, e basta una penna per volare, comunque, alto.