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sabato 2 maggio 2020
venerdì 1 maggio 2020
PUNTI DI VISTA
Sentivo parlare dei diversi punti di
vista dai quali osserviamo il mondo.
Mondi diversi quindi, diversissimi.
Ognuno a rispecchiare il nostro
carattere, le nostre aspettative,
i nostri traguardi, le felicità , le
aspirazioni, i desideri;
e le gioie respirate, le soddisfazioni
percepite, le tristezze temute,
le malinconie in agguato.
Mille mondi diversi, dicevamo.
Minimalisti e cauti, oppure selvaggi e
sfrontati.
Ad ognuno il suo, si potrebbe dire.
Eppure il mondo quello è.
Sempre uguale.
Ma è vero che ognuno può percepirlo
diversamente, interpretarlo, utilizzarlo in maniera differente. Subirlo o
cavalcarlo. Esaltarcisi o deprimersi.
Coglierlo in pieno o schivarne gli
effetti.
Fare surf o lambire la risacca al
tramonto o veleggiare in pieno oceano, sono tre modi per vivere quello stesso
mare, e ce ne sarebbero altri diecimila, sicuramente, di rapportarsi con quello
stesso elemento.
E lo vediamo ora, in quarantena, con tanti - troppi - affaticati, quasi spaventati, dalla propria costante, ingombrante, compagnia.
Un mondo che si sta riprendendo i
propri spazi, dilatandosi fuori da confini dove era costretto: per dirne solo
una, i sentieri di primavera rigonfia, dove non sta più transitando anima
umana.. a breve faticheremo a distinguerli, la vegetazione se li ringhiottirà
serenamente vorace… ed i cieli sgombri di aerei?
L’aria tersa e pulita? Le
città senza più smog… magari era una pausa necessaria, per distoglierci
dall'assurda corsa al budget, dall'ormai fisiologica incapacità di
sorprenderci..
Perché comunque il mondo non siamo noi.
Brilla di luce sua, di fiato autonomo.
Siamo solo ospiti, spesso scortesi e distratti, e troppe poche volte attenti, curiosi e meravigliati.
Io, ad esempio, l’oceano, lo
continuerò a vivere stupito.
Meglio se affacciato da una MSC...
domenica 12 aprile 2020
LA FASE 3
Uno degli interrogativi che più tengono banco (oltre a di cosa parlerà La casa di carta 5) è se l'attuale stato di calamità ed ansia, riuscirà a cambiare le nostre sensibilità, i nostri stili di vita, il nostro approccio col prossimo, con le nostre necessità basilari.
Ebbene, secondo me no.
Ripiomberemo nelle nostre disdicevoli abitudini, continuando a farci del male.
Dimenticheremo presto gli eroi malpagati della nostra derelitta sanità.
Non pretenderemo il raddoppio degli ospedali e delle terapie intensive,
voteremo chi acquista aerei da guerra e sommergibili nucleari.
Senza contare chi continuerà a morire di fame, che ce ne fregava poco già prima.
Abbandoneremo di nuovo i nostri vecchi in strutture lager.
Ci occuperemo ancora e solo dei nostri budget, del portafoglio, della concorrenza,
del profitto, della ricchezza. A danno di chiunque.
Ce ne fregheremo delle attuali mancanze, assenze, depressioni e, anzi,
cercheremo di godercela ancora più freneticamente.
Ovviamente spero di essere smentito.
Specialmente dal prosieguo della Casa di Carta.
sabato 11 aprile 2020
LA CASA DI CARTA (PESTA)
Finalmente anche io, complice ovviamente questo virus
che impazza, ho potuto completare le prime due serie, con rapina alla Zecca di
Stato spagnola, che animano la celebrata telenovela targata Netflix, avventurandomi
anche nelle due stagioni successive ..
Una serie che prende pieno e facile spunto dal
famosissimo Inside man, di Spike Lee,
(anche lui non esente da vistose toppe di sceneggiatura), con rapinatori
e rapinati - volenti o nolenti - tendenti alla facile ibridazione e che
persegue un solo, più volte dichiarato, leitmotiv: guadagnare tempo, che ai ladri serve per riuscire nelle
loro malefatte tamponando gli interventi della polizia, e agli sceneggiatori
per allungare il brodo con trame e flashbackes sempre più contorti per arrivare
almeno ad un'altra una decina di serie..
Che dire.
Del resto, se con un minimo di storia riesco a
racimolare attenzione fin oltre l’inverosimile,
così come accade in tanti campi - politico, economico, sportivo, sociale
-, perché questo non dovrebbe accadere nell’ambito dello spettacolo? Nonostante
si voglia narrare non di fantascienza, ma
di teorica, perseguibile, realtà..
Ma allora, direte voi, se fa tanto ridere ‘sta fiction,
come mai ti sei visto oltre trenta episodi ?!?
Semplice: la serie attira, avvince, scorre, è ricca di
colpi di scena, invenzioni ed escamotages, svariati espedienti ed una
effervescenza che non lascia respirare, rarissimi i tempi morti (almeno nelle
prime due serie), nonostante si finisca per forza di cose col diluire
situazioni e pathos; i personaggi sono molteplici, poliedrici, interessanti
e particolari (anche troppo), anche se
tutti più o meno isterici e schizofrenici, e tutti con il loro fascino (tranne
Arturito ..che personalmente avrei ammazzato nel prologo della prima puntata…)
nonostante siano assemblati con criteri che neanche il più savio dei capobanda
avrebbe mai scelto (fortissima la premessa che nessuno doveva conoscersi e
nessun legame affettivo avrebbe dovuto compromettere la missione...ahahah…) ma
tant’è..
le vuoi fare una quarantina de puntate (tra serie 1,
2, 3, 4 e oltre..)?!
Qualcosa ti devi pur inventare..
Ed ecco il punto…
quando “crei” colpi di scena a ripetizione finisci con
lo scadere nell’assurdo, nell’impossibile, quando non addirittura nel ridicolo…
e si riesce con lo svilire anche le non poche botte di pura genialità,
annacquandole con tante, davvero troppe, situazioni scoordinate, ridicole e grossolane…
quando i richiami al mitico Tarantino diventano troppo
frequenti fino a perdere di ogni mordente, specialmente coi reiterati “stalli
alla messicana” dove nessuno spara mai e
anche se qualcuno spara al massimo ci scappa un ferito..
quando il modello Robin Hood ancora riesce a far
proseliti anche solo facendo passare per lazzaroni governi centrali e BCE...
quando il ritmo da telenovela prende il sopravvento..
quando ti rendi conto che oltre i mitici otto
iniziali, c’è un manipolo di “non protagonisti” che risolve di tutto e di più
(da fuori) cavando castagne dal fuoco a ritmi industriali e che sarebbero,
quelli sì-, in grado di eseguire ogni direttiva senza, nell’ordine:
innamorarsi, dar di matto, rimorchiare gli ostaggi,
trasgredire i compiti, nutrire sensi di colpa, diventare nostalgici,
ingelosirsi, litigare con i compagni …
ecco, quando accade tutto questo, diventa un peccato
perché a lungo andare, si deprezza inevitabilmente il molto di buono scaturito
dalla fantasia degli autori e tu che, comunque, lo conservi quell’attimo di
buon senso, finisci per mandare tutti a cagare…
perché arriva il momento in cui non puoi più concepire
come mai i cecchini degli assalti speciali siano sempre e comunque degli
incapaci che col fucile in mano ci
prendano una volta su dodicimila, che non ti capaciti come il Nostro
(l’ineffabile cervello della mega rapina), riesca sempre a trovarsi al posto
giusto, nel momento giusto e che se anche in difficoltà se la cavi
costantemente per il rotto della cuffia, nonostante che dopo una ventina di
puntate la cuffia si stia miseramente sbrindellando e più che altro, ci si
arrampica volenterosamente sugli innumerevoli specchi forniti dalla regia, e
ormai non fai più affidamento neanche sui servizi spagnoli tutti composti da
tanti piccoli gianniepinotto, che vanno sputtanandosi l’un l’altro senza
soluzione di continuità...
Perché anche la “sospensione dell’incredulità”, vale a
dire quel fenomeno che coinvolge chi - a dispetto di qualche situazione tirata
molto per i capelli - si lascia trascinare piacevolmente da una storia
intrigante, ha comunque i suoi limiti…e non ci mette molto a diventare "insulto all'intelligenza".
Ma questa botta di lucidità non illumina tutti, pochi anzi, in verità, perché
la maggioranza si accontenta, finisce col tifare per i più deboli, si
affeziona, e come in una gigantesca sindrome di Stoccolma, chiamata in ballo a
più riprese, per giustificare ripetuti voltafaccia, il pubblico inizia ad amare
i “bandidos”, e come in una cieca nemesi, finisce col parteggiare per loro
permettendogli qualsiasi nefandezza sceneggiaturiale.
Questo alla fine accade ne La Casa di Carta.
Storia di rapine infinite, dove i “cattivi” la
svangheranno sempre, come in un Diabolik qualsiasi, fino alla diciassettesima
serie dove ruberanno tutti gli Arcangeli dal Paradiso, convertendo San Pietro
in angelico rapinatore paladino dei diritti terrestri...
venerdì 27 marzo 2020
AL TEMPO DEL CORONAVIRUS
Al massimo, e neanche troppo tempo fa, su incredibili storie di virus devastanti, popolazioni decimate, o superstiti allo stremo, potevamo guardarci un film, o leggerci un libro.
Ora cominciamo a pensarci, anche se ancora vagamente, in fila al supermercato, attenti a non toccare nulla di anche solo sospetto coi nostri guanti di lattice, e la mascherina ad addomesticare respiro ansioso.
Abbiamo ancora le nostre case calde e comode, le nostre tv multicanale, i nostri frigo stracolmi, i nostri cellulari tentacolari, adatti a raggiungere ogni angolo di globo terracqueo.
E se dovessimo fare, a poco a poco, a meno di tutto? Novelli naufraghi di un’epoca ingrata, o forse solo stanca della nostra ingordigia?
Riusciremmo, non dico a sopravvivere, ma semplicemente a ricominciare da capo?
Dimenticare comodità e privilegi, in un universo alla Mad Max?!
Mettere da parte delicatezza e sensibilità… che pure ci hanno condotto ad una fine ampiamente annunciata?
Dove abbiamo sbagliato? A che punto esattamente?
Quando ci siamo accorti del punto di non ritorno?
Temiamo più il passeggio solitario, ora, o l’incontro remoto con un altro sopravvissuto?
Lasciatemi penna e carta almeno, anche se temo seccherà la prima, si polverizzerà la seconda...
e rimarrò col ricordi, con una memoria che blocca la creatività inibendo il nuovo e lo sconosciuto.
L’uomo primitivo aveva un vantaggio. Tutto era scoperta, tutto era rivelazione, tutto era il massimo, fino al livello successivo, allo step - anche casuale - di un nuovo traguardo.
Ai noi regrediti appare complesso anche l’uso del pollice opponibile,
ora che ci si è opposto l’intero universo.
Oh!.. ecco.. tocca a me entrare al supermercato…
fammi aggiungere in lista penne e quaderni.. hai visto mai...
domenica 12 gennaio 2020
SONO TORNATO, UN PO' COME IBRA...
Buongiorno, buona domenica, buon anno...a tutti!
A quelli che mi hanno cercato e a quelli che no, a quelli che sapevano fossi comunque vivo, soprattutto da facebook o instagram, e a quelli che "ecco un altro che ha mollato"..
Avrei potuto mettere uno di quei cartelli che fanno trend, tipo Blog in manutenzione,
ma in realtà l'unico davvero in manutenzione era il pc assieme alla nostra nuova casa.
per ora sono ancora in affitto, ma la voglia di riapparire era troppa, nel frattempo, vacanze, anni nuovi, ristrutturazioni frenetiche, scelta di mobili, faretti, tinte lavabili... nuova vita lavorativa, approdo a Windows 10...
una gattina incantevole a casa dei miei... (che si guadagna la copertina)
insomma belle cose... ma manca il blog, e mancate voi, ma tramite cell al massimo io riesco a facebookare... quindi si riparte, piano ma decisi... un po' alla Ibra... ;)
A quelli che mi hanno cercato e a quelli che no, a quelli che sapevano fossi comunque vivo, soprattutto da facebook o instagram, e a quelli che "ecco un altro che ha mollato"..
Avrei potuto mettere uno di quei cartelli che fanno trend, tipo Blog in manutenzione,
ma in realtà l'unico davvero in manutenzione era il pc assieme alla nostra nuova casa.
per ora sono ancora in affitto, ma la voglia di riapparire era troppa, nel frattempo, vacanze, anni nuovi, ristrutturazioni frenetiche, scelta di mobili, faretti, tinte lavabili... nuova vita lavorativa, approdo a Windows 10...
una gattina incantevole a casa dei miei... (che si guadagna la copertina)
insomma belle cose... ma manca il blog, e mancate voi, ma tramite cell al massimo io riesco a facebookare... quindi si riparte, piano ma decisi... un po' alla Ibra... ;)
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Lei è Tabata...la padrona del mondo.. |
giovedì 1 agosto 2019
L'INTERMEDIO DEI SESSANTA...
..e alla fine eccoci anche a questo compleanno.
Tempo di valutazioni, stime, somme? Macchè.. semmai tempo frenetico, irrequieto..
Se, ad esempio, a trent'anni si guarda alla pensione come roba da vecchi,
da capolinea, da fine dei lavori (ma proprio tutti),
arrivandoci così, animati da mille interessi e passioni,
la si vede come una chimerica Liberazione ed una gioiosa opportunità,
una dimensione di piena fibrillazione.
Il cambio di casa potrebbe deprimere chiunque, a noi ci sta esaltando.
Oppure il prenotare una crociera su una nave ancora in cantiere.
O continuare a scrivere, muoversi, scoprire, conoscere, leggere e sognare...
e proprio in questa ottica, per non tediarvi troppo, vi lascio una delle mie ultime creazioni augurandovi una splendida estate e meravigliosi post...
Le piccole cose
devono sfuggirti
come sabbia tra le dita.
Un grazie, uno scusa,
una risposta prima della domanda,
il sorriso che stai già restituendo,
gesti fragili come fruscii;
la voce che può accarezzare
anche al telefono
il pre, e l'occuparsi,
sempre insieme.
Piccole, inavvertibili, cose.
Che ci puoi riempire una vita,
pur credendo di
non aver fatto nulla.
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