sabato 2 dicembre 2017
mercoledì 29 novembre 2017
CHI HA PAURA DELLE FAKE NEWS?
Queste
vituperate fake news (notizie false) che stanno preoccupando l'intero
mondo a me divertono un sacco invece... ho trovato addirittura
eccessiva, e quasi fuori luogo, la condanna delle medesime da parte
dell'irriverente banda di LERCIO, che ne racconta di bellissime e praticamente ci campa...
ora,
condannare le finte foto di nostri ministri al funerale di Riina, o
prendersela con chi traduce Putin mentre accusa Renzi per
l'esclusione dell'Italia dal mondiale, è davvero, puerilmente, sciocco.
Ancora
più sciocco di chi si beve tutte le fake news del mondo... e quando
ci casco anche io... complimenti agli autori!!!
pensiamo
solo che si progetta di legiferare contro questa goliardica
impertinenza, invece di occuparsi del lavoro che manca, delle pensioni
chimeriche, del deficit che tracima...
qui c'è gente che per accaparrare voti promette 80 euro a cani e a porci (e per i cani anche tasse più basse), pensioni a 1000 euro anche alla casalinghe!!!...
venerdì 24 novembre 2017
I CANCELLI DI SCAMPIA
Gestire
la scuola a Scampia stava diventando come una missione in terra
aliena: un luogo dispensatore di cultura e umanità, avvertito dai
locali quasi come una limitazione alla libertà ed un ostacolo da
eliminare, o almeno contenere.
Aprire
una cristalleria nella giungla sarebbe stato meno folle.
E
a Gaetano era venuta un'idea ancor più folle.
Quel
bidello che sembrava aver trovato una collocazione definitiva come a
somatizzare il suo passato per nulla limpido, un continuo esporsi
sulla linea di confine tra illegalità e di piccoli lavoretti
saltuari ed inevitabilmente a nero e con essi l’incostanza, la
rabbia e l’ insofferenza che ne derivavano.
Una
veste finalmente “autorevole” proprio in quella scuola
spericolata, nel bel mezzo del quartiere più temuto, con lui a
regolare accessi e uscite, gazzarre e urla di corridoio.
Aveva
parlato col Preside, il vecchio Prof. Spaziale, uno affatto dedito
alla causa: avrebbe solo voluto passare quei pochi anni di servizio
che ancora gli rimanevano, vicino casa. Insisteva da tempo col
Ministero, era stufo di Pescara e di quel mare finto, dei tramonti in
campagna col mare buio, e questi ingrati, alla fine, proprio per
zittirlo, gli avevano proposto cosa? Scampia! Proprio a lui! Certo
non ci aveva messo poco a tacere i mille scrupoli.. ma ora era vittima dell’insubordinazione e della strafottenza, e quando Giacomo l'aveva
buttata là: “Mettiamo i cancelli ai piani, le chiavi le tengo io,
evitiamo le fughe di metà mattinata, e gli ingressi dei non addetti,
dei mariuoli che vogliono solo vedere cosa c'è da rubare”.
Invece
di ribadirgli che stavano in una scuola, non in un carcere di massima
sicurezza, si era arreso all'evidenza. “Ok, proviamo”.
Il
Ministero gli aveva dato carta bianca: “Inventati quello che ti
pare” sembrava fosse scritto tra le anonime righe in burocratese
con le quali lo avevano investito di una mission impossible.
E
così, ogni santo giorno, Gaetano disciplinava i varchi, faceva
entrare chi ne aveva diritto e faceva uscire solo a fine lezione o
per necessità giudicate davvero serie.
Scuola
o carcere non faceva differenza nella sua testa. Bisognava fare sul
serio.
C'era
da costruire un futuro, e bisognava essere forti e tosti.
Più
tosti di quelli là fuori.
Più
tosti di quanto non fosse mai riuscito ad esserlo lui.
E
anche se professori e studenti storcevano il naso, lui si era preso
quella briga, spalleggiato dal Preside e da pochi altri insegnanti.
Il
bello è che sembrava funzionare.
Nel
suo peregrinare tra piani e classi, davanti alla III G Gaetano ci
passava spesso, gettando un occhio curioso.
Perché
in quella classe c'era un solo studente, Lorenzo, che sembrava
resistere. Che stava resistendo.
Dopo
un inizio di anno scolastico scorbutico, con l’arrendersi arrogante
e spocchioso degli altri sette compagni di classe e di strada -
comunque sempre troppo pochi - l’aula si era addirittura ridotta ad
un solo elemento; ma Lorenzo si stava lentamente convincendo come la
scuola davvero potesse essere l’unica soluzione possibile per
poterlo affrancare da un futuro a senso unico.
E
teneva duro assieme al coinvolgimento, all’interesse che lo
contraddistinguevano, la voglia di conoscere, di costruire qualcosa
di diverso da un futuro senza sbocchi.
Al
termine del consueto giro, Gaetano aveva deciso per una mossa davvero
intrepida: fermarsi in quella classe, dapprima come per rassicurare
quella prof che sembrava disperatamente attaccata a quell'ultimo
studente rimasto, da non perdere assolutamente, da tenere custodito
come una rarità; eppoi anche stuzzicato dalle sue lezioni, da
quell'esprimersi fluido; era come affascinato da storie che aveva
sempre sentito solo da lontano, materie sfiorate, una mitologia di
sapere lontanissima dal suo vivere troppo spesso alla sola insegna di
una cruda materialità: ruvida legge di strada.
Anche
la prof. ssa Bilardo, che sapeva quanto Gaetano si prodigasse
affinché le lezioni avessero regolarmente corso, si preoccupava ed
era felice di quella sua - teoricamente anomala - sensibilità.
Gaetano era sempre un po’ orso, interloquiva con pochissime parole,
teneva sempre le distanze, ma più per paura di non essere
all’altezza, che per quell’arrogante distacco che spesso filtrava
dagli indigeni scampiesi.
Notava
le assenze e sottolineava i suoi timidi interventi.
E
la “prof” era una che ci credeva invece, ci credeva davvero.
Napoletana
orgogliosa e verace, come una vongola di mare aperto, filtrava
invidia e pregiudizi e li ricacciava in gola a tutti. Con un solo
sorriso.
Quella
scuola l’avrebbe edificata lei se avesse potuto, ora che ci era
entrata, i suoi ragazzi ne sarebbero usciti a testa alta.
Ci
aveva messo l'anima in quell'istituto, affezionandosi a quella decina
di scapestrati, anche se la maggior parte stava fuggendo via, come i
suoi mici raccolti in strada.
A
maggior ragione in quella III G dove era rimasto solo Lorenzo.
Gli
voleva un gran bene. Voleva bene alla sua riservatezza, ai suoi
silenzi, a quel seguirla incantato tra Storia e Geografia, Poesia e
Matematica...
E
anche a Lorenzo, unico superstite di quella strana classe, faceva
piacere che il bidello assistesse alle lezioni, lo faceva sentire
come di esempio, e spesso lo andava a cercare lui per i corridoi, gli
piaceva averlo in classe per certi versi e pensava di dover sfruttare
e - in qualche modo - già restituire, le occasioni che gli venivano
porte. Lorenzo si stava ergendo a paladino di un futuro incerto,
contro un futuro che di certo dispensava solo apparente vita facile.
Vita
a perdere.
Era
una scuola in trincea, con una guerra silenziosa di sottofondo, e
dietro i cancelli si combatteva per una causa comune, una speranza
tutta da costruire.
La
sera poi, Gaetano spesso si ritrovava davanti alla sua vecchia
macchina del gas, magari a cuocere una paio di uova, ripensando ad
un’altra giornata volata via, all'eco dei cancelli, ai sorrisi di scherno e sfida e a quei concetti di logica e
aritmetica che tentava di carpire
e quando Lorenzo gli si avvicinò
piano. Quasi neanche lo avvertì:
“Papà..
però glielo dobbiamo dire alla prof.. almeno sa che perdo un sacco
di tempo a farti ripetizioni la sera...”
Gaetano
voleva custodire per se quel segreto, aveva cresciuto Lorenzo da
solo. La madre li aveva abbandonati entrambi con il piccolo appena
nato e lui non si era mai sentito all’altezza di un compito
destinato ad una mamma, ma quel figlio fortemente voluto era
diventato l’unica forma di riscatto. Costantemente in conflitto con
la sua vita, con le amicizie maledette, errori su errori.
Non
voleva che Lorenzo ripercorresse le sue orme.
Doveva
essere un padre ideale. Non come esempio da seguire.
Ma
esempio da evitare.
Gaetano
andava in “controtendenza”. Sarebbe stato lui a seguire le orme
del figlio. E Lorenzo sembrava ascoltarlo, almeno per ora; non si era fatto irretire
dal fascino della malavita, quella sindrome di “gomorra” che
sembrava imperversare eccitando le nuove generazioni, anziché
indurle ad una revisione di pensiero.
Voleva uscirne. E non da solo.
giovedì 16 novembre 2017
A VOLTE CI SI APPROSSIMA...
A volte ci si approssima ad altri bloggers come fossero ormai persone di casa, persone che da tempo segui e leggi come una rassicurante abitudine, li avverti sulla tua frequenza e la cosa ti rassicura e ti autorizza anche al vago contraddittorio, alla replica, al neanche velato dissenso, in qualche caso.
E' in quel caso che testi la solidità di un rapporto, quando puoi permetterti di non pettinare i capelli nel verso consueto, quando evidenzi quella che per te può essere una stortura, e di contro, quando riprendi in considerazione una tuo principio perché qualcuno fa notare che hai scritto una corbelleria, o comunque pone un accento che avevi bypassato o non considerato a sufficienza.
Questo dovrebbe certificare la validità di un blog. Dove ci si mette in gioco, dove ci si espone.
Dove ci si confronta.
In alcuni casi, invece, ci si trova davanti persone che al massimo possono accettare quieto assenso se non tenue compatimento.
Una sorta di silente platea con divieto di opinione.
Ricordo a costoro l'esistenza di Word.
Validissima e compiacente alternativa al blog interattivo.
martedì 14 novembre 2017
IO COMPRO SU AMAZON
Ho
seguito curioso gli ultimi servizi ed articoli sulla “filiera” di
consegne Amazon, il servizio di acquisti online che sta soppiantando
i vecchi metodi di acquisto.
Ammetto
di essere un abituale acquirente Amazon, ma non mi avvalgo più del
servizio Prime, quell'opzione specifica che ti fa arrivare l'acquisto
in ventiquattr'ore.
Questo
da quando mi è arrivato un “driver” trafelato alle sette di
sera, che doveva uccidersi per arrivare in tempo utile e aveva ancora
due consegne da fare.
Ho
scoperto (e compreso) che il mio “capriccio” innescava un
meccanismo micidiale che prevedeva come ultima rotellina della
consegna, postini e driver con compiti proibitivi.
Certo
Amazon ha direttivi e criteri di marketing che dettano legge.
E ormai è
l'algoritmo che decide per noi: quali messaggi, e di quali amici, farti
apparire su facebook, quali fondi farti acquistare in banca, quali
biscotti farti venir voglia di mangiare in mille pubblicità subliminali o meno, o di
quale colore dovrai farti i capelli il prossimo Natale.
Subiamo
influenze indicibili e apparentemente innocue.
Nel
mio piccolo, Prime può andare a farsi fottere.
Comprerò
ancora su Amazon,
ma
non voglio che si uccidano per consegnarmi un pacco.
domenica 12 novembre 2017
PADOVA PER NOI...
![]() |
..bici e portici.. |
Il
“per noi” del titolo è un “per noi”
cittadini metropolitani, della capitale, ad essere ancora più essere precisi, la città
Eterna, Roma, meraviglia delle meraviglie, quel posto dove farsi
uscire gli occhi dalle orbite per la Bellezza che tracima da ogni
angolo.
Se
sei un turista.
E
a “noi” che non siamo turisti e viviamo Roma, con il traffico, il
caos, le distanze paurose, i tempi biblici, la monnezza, il
disordine, l'inumanità, il disinteresse, le capocciate, le
inferriate pure al settimo piano...
![]() |
..acciottolato.. |
..può
capitare di trovarsi un weekend catapultati a Padova, con poco più
di tre ore di treno veloce, a calpestare l'acciottolato che ti massaggia i piedi, nel
silenzio di quiete irreale, quella che ti fa percepire le bici, le
chiacchiere leggere delle persone che sfiori, l'acqua placida dei
canali ad un ritmo slow del quale avevi perso ogni traccia..
può
capitare di ammirare un concentrato di arte e bellezza in un fazzoletto di quartieri, dalle volte
di Giotto ai palazzi medievali alle piazze che si inseguono una dopo
l'altra fino a perdersi nelle viuzze di riviera con i loro immancabili portici..
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..quiete a pedali.. |
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La Basilica di Sant'Antonio riflessa in un laghetto dell'Orto Botanico |
..può
capitare di sorseggiare uno spritz come da nessun'altra parte, e poi
infilarsi in un dedalo di quartieri a caccia di osterie tipiche, attraversando o costeggiando navigli sempre inseguiti dall'eco dei nostri passi.. rumori desueti che le
nostre città seppelliscono costantemente di chiasso molesto.
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Imperdibile spritz al Pedrocchi |
Ecco..
Padova per noi è una parentesi di incredibile ritorno all'umanità,
un immergersi nel reticolato urbano e nel tessuto umano, chiedere
informazioni, curiosità, e ricevere sempre cordiale disponibilità,
anche solo provare il piacere immenso di ottenere sempre e
regolarmente la precedenza sulle strisce pedonali.. pensa un po' di
cosa va a stupirsi un alieno che arriva da Roma...
![]() |
Prato della Valle |
![]() |
Prime castagne... |
giovedì 9 novembre 2017
E la Festa (del Cinema) fini'...
Esperienza
incredibile, cinema come respiro, di corsa da una sala all'altra,
senza tregua, calandosi in pochi istanti in storie, mentalità, modo
di girare e interpretare per forza di cosa, diverse; spesso agli
antipodi, perché non scegli il genere, non scegli gli attori, non
scegli il regista, non scegli la storia.
E'
il film che sceglie te.
E
tu devi cambiare pelle velocemente, camaleontizzarti, non per
adeguarti a quello che vedi - sia chiaro questo -, ma per fornire la
maggior lucidità, freschezza e imparzialità possibile.
Entriamo
come spugne nuove di zecca in ogni sala, pronti ad assorbire, e col
senno di poi, anche a fucilare regista e pellicola, ma solo dopo
esserci concessi anima e corpo a ciò che ci viene offerto.
![]() |
..file pazzesche ma pazienti.. |
E tutti i film in lingua originale, spesso con doppi sottotitoli in inglese e italiano - anziché confondere - aiutano a cogliere sfumature, atteggiamenti, tensioni, che a volte il doppiaggio interpreta diversamente o comunque in altra maniera.
E
così le sorprese, le delusioni, la meraviglia, ma anche la noia, e lo stupore, si moltiplicano e creano spessore a questo Festival, a questo modo di
assorbire cinema. Un tour de force di grande impatto e di estremo
arricchimento.
![]() |
Non solo cinema... se magna pure... ;) |
Perché
per qualche ora consecutiva siamo fuori da ogni altra distrazione,
siamo completamente dedicati alla settima arte, che ci tiene in pugno
e fa di noi ciò che vuole.
Diveniamo consci anche di un differente ed alterato scorrere del tempo, estranei al medesimo, refrattari alle distrazioni
perché per la stragrande maggioranza siamo un pubblico di single, in
completa osmosi con lo schermo e la macchina cinema.
Ma
siamo noi a volerci immergere in questa parentesi magica..
..e non smetteremo mai di ringraziare..
..anche quando in sala sei tu e lo schermo. E' capitato.
Ed è bellissimo.
![]() |
..e alla fine anch'io sul red carpet!!! |
...e direttamente dal Festival.. ecco la recensione di un film fantastico, che raccomando di cuore:
I,
TONYA
Mockumentary
di estremo livello cinematografico, una contaminazione realtà/
fiction studiata con cura certosina.
A
cominciare dall’episodio prescelto, esattamente non tra i più
edificanti della storia sportiva: la pattinatrice Tonya Harding
coinvolta nell’ideazione di un pessimo gesto intimidatorio nei
confronti di una sua diretta concorrente alle Olimpiadi del 1994.
Facile
esaltarsi e fare cinema su un fatto vero, con protagonista un eroe,
come accade ad esempio per il comunque ottimo Stronger.
Più
complicato entrare nelle pieghe dello spirito di personaggi
controversi e tecnicamente negativi, come Tonya Harding, con “un
biopic che sembra girato dai fratelli Coen”, solo per citare
Variety.
Ho
amato questo film, e questa pattinatrice sbalestrata, talentuosa, di
bassissima estrazione sociale, autentica, coraggiosa, trasgressiva e
maltrattata; e rude, maleducata, sgraziata.. tranne quando volava sui
suoi pattini raggiungendo vette altissime, la prima a tentare un
triple Axel - salto pazzesco piroettando ed atterrando praticamente
al buio - cosa che le altre non azzardavano neanche in allenamento.
Uno
sport dove troppo spesso è protagonista un'apparente grazia
pat(t)inata, e dove le giurie guardano alla spirituale, elegante,
incorporeità dei movimenti, proprio quando Tonya irrompe con la sua
potenza e la sua energia, il fumo e il rock duro, a spezzare riti e
consuetudini.
E
ci si infila così nella sua vita sregolata, tra mirabolanti
interviste da docufilm, con una mamma paranoica e protagonista
(l'incredibile Allison Janney), un marito violento e pazzoide, ed un
contorno di personaggi tutti borderline, che creano film nel film,
con i loro eccessi ed i loro caratteri.
Una
donna dapprima osannata, che in attimo ha avuto contro l’America
intera, l’intera opinione pubblica; ed un film che tenta, e riesce,
a fartela amare.
Margot
Robbie non solo splendida attrice, ma anche produttore; si affranca
del suo ruolo da sex symbol sfornando una prestazione attoriale
pazzesca, tra pianti isterici, cazzotti, urla liberatorie, mesi sui
pattini a studiare.
Non
mi meraviglierei affatto se il prossimo Oscar fosse suo.
Un
triple Oscar anzi: film, Margot Robbie e Allison Janney.
Altro
che Olimpiadi.
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