“Un
odore ha preceduto il caos ed un altro sopravvivrà al mondo.
A
volte li percepiamo, il primo negli eccessi della fornicazione,
l’altro nel fragore della defecazione, quando ci dissolviamo e non
dipendiamo che dall’effervescenza di una chimica sottomessa alle
pieghe ed alle innumerevoli secrezioni dei nostri molteplici
alambicchi.
Per
quanto sia abbandonata a se stessa, se ci esercitiamo, niente di ciò
che accade nella nostra carne sfugge del tutto alla coscienza.”
(Marcel
Jouhandeau)
Immagino
che, metaforicamente o meno, l’articolo lasci perplessi, come anche
me del resto...
ma il concetto è pervaso comunque da una qualche perversa logica, ed è
indubbio che esista un livello di effetti
e comportamenti propri
dell’essere animale, ai quali ci abbandoniamo e che, in qualche
modo, ci nutrono.
Di fondo, continuo a considerare l’Autore troppo “avanti”, ed
io, inesorabilmente indietro.
E
tutta questa serie di premesse serve a ribadire che non riesco
comunque ad essere cosi crudo e materiale.
Magari
sbaglio.
Magari
difetta una sana dose d’intraprendenza mentale,
latita la famosa
“rottura degli schemi”.
Schemi
oscuri, ovviamente, perché il “pane al pane ed il vino al vino”
dovrebbe essere assunta come regola inderogabile per gran parte
della comunicazione, ufficiale e non, della nostra intelaiatura
sociale.
Ed
infatti, questa incapacità, va riflettendosi,
disastrosamente,
nel
quotidiano della vita vissuta e nei rapporti con gli altri.
Intimi
o meno.
Ma
tant’è.
Sicuramente
però, immagino che tanti, più o meno, illustri personaggi,
adusi
al giocherellìo alchemico - sia verbale che gestuale -
potranno
magari apprezzare tanta lungimiranza
su tutta la serie di fenomeni
(meta)fisio/biologici di cui sopra…
e chi non lo ammette, è sicuramente affetto da incurabile...