domenica 22 giugno 2025

FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME

 


Evocativo sentirlo scandire in maniera enfatica: Fate Questo In Memoria Di Me - con esatta pausa tra una parola e l’altra - dal sacerdote che ha celebrato la Prima Comunione di mio nipote.
Una frase potente, autorevole, intensa, perentoria. Che profuma di comandamento e dono,  fondamento e principio del Sacramento dell’Eucarestia.
Frase eloquente e rivelatrice, pronunciata da Gesù durante l’Ultima Cena, immagino con l’originario afflato e veemenza di chi, ogni giorno, celebra messa, e chiave di volta di ogni futura celebrazione eucaristica, subito dopo la consacrazione del vino e del pane e immediatamente prima la distribuzione delle ostie consacrate.
Fate questo in memoria di me.
Parole che rappresentano da sole il fulcro mistico della Comunione e che rimangono impresse in un'atmosfera di magica sacralità.

Chiunque si avvicini alla Comunione può confermare la suggestione, l’importanza, il fascino e il caposaldo di queste sei semplici parole, invito a perpetrare fede, speranza, amore e, appunto, Comunione.

***

Passiamo ora a qualcosa di più terreno e profano ora, azzardando un’ardita metafora rispetto a quanto esposto sopra.
Sei andato a vedere con tre dei tuoi amici più cari la partita della squadra del cuore, una partita sudata e combattuta, che ti è rimasta bene impressa.
A fine partita, mentre uscite dallo stadio, dici ai tuoi tre amici:
“In fondo è andata bene, abbiamo vinto 1 a 0”.
I tuoi amici ti guardano tra il sorpreso e l'interrogativo dicendo:
“Veramente la partita è finita 0 a 0, non abbiamo segnato nessun gol!”.

Non saresti stupito del fatto che solo tu abbia visto un gol?
Un gol magnifico, tra l'altro che ha fatto esplodere lo stadio e consegnato questa magica vittoria agli annali di gloria della tua squadra?

Eravate  quattro amici  molto attenti alle fasi di gioco, e a fine partita solo tu sei convinto di aver visto la propria squadra passare in vantaggio e vincere, e gli altri, tutti e tre, seduti accanto a te, mentre assistono proprio allo spettacolo della loro squadra del cuore, non vedono il gol?!? Chi di questi ha preso un abbaglio?

Avevo accennato all’azzardo della metafora, ma è un po' per rendere fruibile e significativo quel che accade a quell’Ultima Cena:
un solo evangelista - su quattro -, fa caso a quella fenomenale frase, la portentosa, sublime, affermazione di Gesù, che pone le basi della Comunione:
Fate questo in memoria di me”.
Su tre dei quattro Vangeli canonici, non esiste traccia di questa meraviglia, di questa incredibile  testimonianza che annuncia uno dei miracoli più belli, ogni giorno  perpetrato nelle chiese di tutto il mondo.

Una frase che, semplicemente, non c'è. 

Vi siete mai chiesti come sia potuto accadere che il fulcro della Cena, quell’epilogo colmo di prodigio, l’invito a cibarsi di santità per tutta la vita, sia sfuggito a ben TRE evangelisti su QUATTRO? Pure ben presenti a quella cena.
Erano in bagno, erano distratti dalla cameriera, stavano parlando tra loro?

E come mai i tenutari e i curatori di quelle scritture non hanno tenuto conto, in seguito, della “piccola” contraddizione?
Forse non era ancora matura la potenzialità del Sacramento?
Divenuto, in effetti, consuetudine, SOLO centinaia di anni più tardi?

Certo diventa difficile aver fede senza prove, ma la fede autentica si dovrebbe alimentare proprio nel culto dell’enigma, della NON conoscenza, della NON supposizione.

Dovremmo fare a meno di tanti "aiutini". Il fedele attuale, ricolmo di particolari e certezze sulla vita di Dio e Gesù, potrebbe (saprebbe) farne a meno? Ne dubito.

Siamo ricolmi invece di infiniti dogmi e dimestichezze con le quali abbiamo fatto di Dio qualcosa di estremamente confidenziale, e pochissimo misterioso.

E il Mistero, quello vero, si sa, spaventa, e non rassicura affatto.  

 


6 commenti:

  1. Oggi Corpus Domini...non posso mancare a questo invito.
    Anche se quella frase “Fate questo in memoria di me” non è stata riportata da tre evangelisti su quattro, ciò che stupisce non è tanto l’assenza nel testo quanto la sua presenza nel gesto, nella trasmissione viva e instancabile di un rito che ha attraversato i secoli come un fiume carsico, invisibile alla penna ma potentissimo nelle mani e nei cuori. È come se gli evangelisti muti su quella frase avessero comunque obbedito al comando, non con l’inchiostro ma con la carne, con la vita, con la comunità che si sarebbe poi raccolta attorno a quel gesto, quel pane spezzato, quel vino condiviso.
    E allora forse è proprio qui che si cela la potenza della fede: non nel dire, ma nel fare; non nella dottrina scritta, ma nella memoria incarnata. Quella frase che manca, in realtà è stata gridata da secoli attraverso ogni celebrazione eucaristica, ogni altare, ogni piccola chiesa di paese e ogni cattedrale maestosa. Forse il silenzio dei tre non è una dimenticanza, ma una misteriosa conferma: non serve che tutto sia scritto se tutto è stato fatto.
    E la fede vera, quella che si aggrappa non alle certezze ma al Mistero, riconosce questo: che qualcosa può essere talmente sacro da non aver bisogno nemmeno delle parole per sopravvivere. Basta il gesto. Basta farlo. In memoria di Lui.

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  2. "Vi siete mai chiesti come sia potuto accadere che il fulcro della Cena, quell’epilogo colmo di prodigio, l’invito a cibarsi di santità per tutta la vita, sia sfuggito a ben TRE evangelisti su QUATTRO? Pure ben presenti a quella cena?

    Sono tra quelli che non se l'è chiesto ,boh questione di fede o fiducia avrò sbagliato credendo in una "memoria" che ancora oggi è presente e viva ?Forse però "fate questo in memoria di me" nella Prima Lettera ai Corinzi (11:24-25) potrebbe essere un "aiutino" per chi menziona di dover vivere il Mistero facendone "mistero"stesso su ciò che è sfuggito ad altri tre evangelisti ,che sono stati portati sul campo a giocare a palla prigioniera.
    Buona giornata Franco:)

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    1. Bella questa immagine dei tre evangelisti portati a giocare a palla prigioniera mentre Luca prendeva appunti… quasi a dire che il Mistero, per mostrarsi, non ha bisogno di mettersi in fila davanti ai cronisti. E in effetti, forse non è tanto una questione di “dimenticanza” o “svista”, quanto di fiducia nel fatto che certe parole, se sono vere, trovano comunque la strada per restare, se non sulla carta, nei gesti, nel cuore di chi le ripete ogni giorno senza nemmeno sapere da dove arrivano esattamente. Hai ragione: quella “memoria” continua ad agire, viva, concreta, nonostante le omissioni. O forse proprio grazie ad esse. Perché così il Mistero non si fa spiegare, ma solo vivere. E magari anche un po’ sorridere, tra un Vangelo e una partita a palla prigioniera.
      E in fondo, cosa celebra il Corpus Domini se non proprio questo? Un gesto che resiste al tempo più delle parole, una presenza che continua anche quando il racconto si fa frammentario. Un’assenza che nutre. Un silenzio che parla. Buon Corpus Domini, davvero.

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    2. "...quella “memoria” continua ad agire, viva, concreta, nonostante le omissioni. O forse proprio grazie ad esse. Perché così il Mistero non si fa spiegare, ma solo vivere. E magari anche un po’ sorridere, tra un Vangelo e una partita a palla prigioniera"

      Certo che si e ringrazio per aver colto lo spirito sorridente e contagioso, con cui è ancora possibile uno scambio costruttivo tra vedute differenti.
      Grazie a te e buona domenica a tutti .

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  3. Posso dire la mia, a parte il significato che ogni credente dà a quello che Gesù dice nell'ultima cena, poso personalmente interpretare che la frase "fate questo in memoria di me" sia il completamento di tutto il percorso del Dio in terra, ricordarci di fare tutte le azioni buone che ci ha insegnato. Senza guardare quello che gli evangelisti hanno poi scritto. Buona domenica Franco.

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  4. I fatti vengono rapportati per tre evangelisti (tutti tranne Giovanni) ma forse la frase esatta non venga detta più che per Luca (non lo so, credo di aver letto che tutti gli altri tre riportano la frase). La cosa importante è che Giovanni non dice che ciò non sia accaduto.

    podi-.

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