Ma lo propaganderò comunque come qualcosa di visionario, lontano dai Lynch o dai Lanthimos - mai stati nelle mie corde -, in grado di catturarmi totalmente.
Mi lascia a bocca aperta già la prima auto che sfoglia il tempo attraverso la grande e luminosa finestra della sala con camino, accennando subito un montaggio strepitoso ad intersecare finestre di dialogo tra innumerevoli epoche di narrazione, rendendole fluide, compatibili, essenziali.
Una sfida alla relatività subito chiara.
Ennesima prova magistrale di Zemeckis, che provoca le convenzioni e il déjà vu,
elargendo suggestioni e commozione con una tecnica di regia colma di finissime
chicche, come il controcampo che sfrutta il temporaneo passaggio di una
specchiera davanti la camera fissa.
Ricercato e creativo.
Una storia millenaria di futuro che si accavalla con la tecnica più elementare
che esista. La camera fissa e la storia a srotolarsi, affamata di eventi, e io affacciato allo schermo, cinema frenetico nel cinema immobile, come una
finestra di fronte alla finestra, e mille riquadri ad intersecarsi voraci,
impietosi, veloci, curiosi e i protagonisti ad inquadrare, metterci sogno,
avvertire ordine e disordine, emozione, rabbia, attesa, disagio e lo spettatore
a riconoscersi. Avrei forse dedicato più spazio alle storie parallele, quelle
che spazio temporalmente precedono e seguono Tom Hanks e Robin Wright, ma comprendo
la scelta di non pungolare oltre un livello di attenzione già ampiamente
sollecitato.
Sottile ed estroso.
Dal magma originario fino allo schermo piatto HD, quel riquadro di mondo concepirà passioni, desideri e rimpianto; si chiederà, come ci chiediamo tutti noi, cosa sarà del futuro, e lo disegnerà sapientemente, calpestando sempre la medesima porzione di mondo, identico palcoscenico ad ospitare nuove messe in scena.
E penso anche io, mentre digito al pc, a chi è stato seduto prima di me, in quella che ora è la mia casa, e chi vi sognasse in precedenza, quali prati ancor prima, quali scenari pieni di vento e tramonti, ma sempre con un colibrì curioso, a vivere l’istante, renderlo eterno.
Il finale è pazzesco. Solleva dalla poltrona dove Zemeckis mi aveva avvitato e sconquassa l’occhio, ormai disabituato, in un piano sequenza che d’improvviso riempie la vista, il cuore, e l’intero schermo, velato di lacrime.
Wow, bellissima recensione Franco. Ho letto qualcosa in giro, lo vedrò sicuramente. 😘 Grazie!
RispondiEliminaSpero ti affascini. ma ne sono praticamente certo.
Eliminaho letto fino a "un film che sto glorificando" :-) . Lo guarderò sulla fiducia e poi continuerò con la lettura della rece :-)
RispondiEliminaStavolta non sono di parte. Di più. ;)
Eliminarecentemente ti ho letto stroncare altrove un film con Abbatantuono che altri avevano osannato, quindi questa tua esaltazione, di un film che peraltro non conosco, ha un sapore genuino, quasi (positivamente) infantile che mi fa bene sperare sul valore della pellicola.
RispondiEliminamassimolegnani
ahah.. cosa ho stroncato con Abatantuono? ..ammetto che sto diventando esigentissimo al cinema, ma pure in tv.. e quando mi incanto, mi incanto davvero.. sarà l'età.. ;)
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