La leggenda vuole che anche a Matteo Garrone venne richiesta, inizialmente, un sorta di indagine/documentario sui bagni pubblici dei sobborghi vesuviani.
Il docufilm evolse poi come Gomorra.
A Wenders fu commissionata una cosa simile per propagandare i nuovi bagni pubblici di Tokyo, installazioni avveniristiche ad altissimo tasso di design.
Ne è venuto fuori Perfect days.
E qui potremmo già parlarne in maniera pacatamente differente.
Hirayama, il protagonista, è appunto l’addetto alle pulizie di queste Tokyo Toilet, giapponese di mezza età mite e taciturno, metodico e generoso, che legge e ascolta classici, fotografa in analogico e si bea di un’apparente routine che gli concede però sempre punti di vista differenti: luci tra le ombre, atteggiamenti dei diversi passanti che osserva, piacevolezza nel giocare a tris con uno sconosciuto, partite che non concedono vittoria, ma solo la curiosità della costanza, l’osservare la varia umanità che gli si muove attorno: dalla depressa catatonica che gli pranza a fianco sulla panchina dei giardinetti, al senza tetto che pacioso contempla il mondo, al suo compagno di lavoro che nonostante l’aurea di stupidità si dimostrerà capace di una sensibilità particolare. Esemplare quando tira un fuori un bimbo rimasto chiuso e piangente in bagno seduto sulla tazza con tutti i pantaloncini.. strani ‘sti giappo!
Sapremo comunque poco di Hirayama, parlerà a sprazzi con la nipote insofferente e in temporanea fuga da una vita agiata ma vuota, e comprenderemo che anche lui li ha conosciuti dei mondi diversi, probabilmente crescendoci, e in cerca di fuga ha potuto scegliere (dettaglio da non sottovalutare), e comunque scansandosi la pulizia dei cessi degli autogrill di Modena sud o di Caserta Nord.
Penso allora ai tantissimi che non possono scegliere, di mondi ne incontrano uno solo, e di fughe ne sono concesse davvero poche.
Hirayama vive adesso, perché un’altra volta è un’altra volta. O magari lo è stata. Ecco uno dei punti di riflessioni più alti della pellicola, assieme a quella dello specchietto che indaga l’interno tazza.
Ora sta bene così, lo vedremo raramente contrariato, anche quando finisce la benzina, e non si capirà bene come risolve con pochi soldi e forse una delle sue preziose musicassette da sacrificare.
O verso la fine, quando non degnerà di uno sguardo le foto appena ritirate (forse le aveva chieste a colori..chissà..) sdraiandosi pensieroso..
Ma sono davvero minimi i disappunti cui far fronte quando la vita ti si dipana così regolare e senza scosse. Certo noi a Roma quando usciamo di casa guardiamo prima se l’auto c’è ancora, e solo poi alziamo gli occhi al cielo riconoscenti. Ma sono dinamiche differenti, lo ammetto.
Ma gliene invidio di situazioni, ad Hirayama. La macchinetta distributrice di caffè sotto casa, ad esempio, e quel traffico ordinato, dove in un breve frame si intravede una doppia fila di auto a passo d’uomo ed uno scooter che - invece di svicolare - è anche lui ordinatamente fermo tra un’auto e l’altra.
Forse il punto più zen di tutta la pellicola, non ci avete fatto caso vero?
Stavate decifrando i sogni in bianco e nero.. o cercando di capire se due ombre sovrapposte siano più scure di una sola.
Io invece avrei voluto sapere come ha fatto l’ex marito della proprietaria del ristorantino a trovare Hirayama così a caso, in riva al fiume.. ma non adesso, ci penserò un’altra volta.
Un film di apparenze, vero, e ricco di segnali subliminali da saper cogliere. Che magari a tanti sfuggono nonostante gli "oohh" di approvazione, visto che la mascherina al cinema continua ad essere una rarità, e non un segno di civile e rispettosa convivenza, e che le toilette delle sale seguitano a demotivare anche il più volenteroso degli addetti alle pulizie.
Tanti avevano detto di scorrere i titoli di coda fino alla fine per un ulteriore messaggio zen, ho approfittato per vedere se Viakal apparisse tra gli sponsor ufficiali, ma invece no, c’era però lo Skytree, la torre per telecomunicazioni inquadrata da Wenders circa 1650 volte, e che immagino disegnata da uno degli architetti delle latrine, magari quella con le pareti a vetri che si oscurano quando ti chiudi dentro. Inquietante.. se di botto diventa trasparente?
Io devo ancora capire se, salvo la poesia innegabile e la bravura di lui, mi è piaciuto o meno. Nel dubbio, un giro nei pulitissimi cessi giapponesi me lo rifarei.
RispondiEliminaA me ad esempio le contrazioni di sorriso sul finale le ho trovate un esercizio da scuola di teatro un po' sterili..
EliminaL'ho visto l'altro giorno e mi è piaciuto tantissimo. Ogni gesto, ogni persona coinvolta nella storia del film e ogni paesaggio mi verrebbe da dire che ha una sua dignità un suo senso di vita.
RispondiEliminaNell'interprete principale, come negli altri attori, non c'è la benché minima aggressività o provocazione ma, al contrario, c'è la continua ricerca di comprensione della vita. La mia compagna, (un po' di anni fa a dire il vero) seguiva degli insegnamenti del Buddismo Giapponese, ha visitato alcune città del Giappone e mi ha spiegato che molte persone e la vita che fanno è proprio così come visto nel film.
Aggiungo che ho un nipote sposato con una ragazza giapponese e da qualche anno vive a Tokyo e ogni volta che vengono in Italia a trovarci sembrano spaesati e anche un po' colpiti dall'aggressività che trovano in Italia.
Questo non significa che anche in Giappone non ci sia aggressività (pensiamo alla caccia delle balene) ma ho molta stima e rispetto per quel mondo descritto anche nel film.
Un salutone e bel post
Mi farebbe piacere che si possa cogliere davvero il messaggio del film, pur costellato di giapponeseria mitologica di facile presa. E come scrivo nelle rece basterebbe constatare quanti dentro una sala (ma anche in metro o al supermercato) con tosse e raffreddore tengono, ora, adesso (e non un'altra volta) la mascherina in viso o si approcciano ad un nostrano bagno pubblico col fiero intento di lasciarlo pulito come lo trovano. L'episodio che cito, breve e intenso, dello scooter in fila con le altre auto, lo hanno notato in pochi. Una punta davvero zen di filosofia pura, una mentalità che ci sfugge e che il nostro Hirajama fa sua. Sfugge però anche un altro particolare. Hirayama ha potuto scegliere. Lo ha provato uno degli altri mondi dei quali parla alla nipote. E ha scelto quello mimimalista della quiete e dell'attenzione. A quanti è concesso questo privilegio? Insomma un film furbetto che instrada ma non so quanto contagi se la gentilezza non sieda già accanto a noi, ospite fissa.
Eliminachissà quanto ce invidiaveno i burini A NOI de Roma, quanno che veniveno a trovacce ed usavano i vespasiani
RispondiElimina..e certo li lasciavano mejo de come so' ridotti adesso. ;)
EliminaMe ne ha parlato bene una mia amica. Potrei proprio farci un pensierino. Ma noi andiamo poco al cinema. Si vedrà....grazie per la recensione!
RispondiEliminaUn film che esalta gentilezza, ma come commentavo sopra, vale solo per chi ne fa già buon uso.
Eliminaè un piacere leggere questa recensione a prescindere che poi si vada a vedere il film.
RispondiEliminalm
Però sarebbe interessante parlarne con chi lo ha visto, quali sono le reali impressioni percepite, cosa è sfuggito, cosa è rimasto impresso.. io ho voluto guardarlo con l'occhio meticoloso del protagonista.. e non mi hanno comunque colpito tanti particolari, tanti rituali, ripetizioni e quindi anche le lacune dove Wenders forse rischiava di perdersi volendo calcare la mano. Mi viene addirittura il dubbio che lo scooter in fila con le auto sia stato ripreso casualmente..
EliminaL'ho trovato pieno di grazia e sensibilità.
RispondiEliminaBello davvero. Una favoletta certo, ma che delizia di favoletta. La bellezza delle piccole cose, di più ancora: la grandezza delle piccole cose.
EE poi le musicassette che bellezza, e che invidia visto che le mie di quando ero ragazzo stanno cedendo ascolto dopo ascolto.... Altro che sti cazzo di emmepitre!
Consigliatissimo
Strano che uno spirito accorto e paragnosta come te non abbia fatto caso ai tanti corto circuiti a falsare tutta l'atmosfera. Ad esempio lui che si arrabbia quando gli dicono che rimarrà senza collega per un turno (e che collega poi..davvero insostituibile!..). Oppure lo immagino la mattina che si scassa la distributrice di caffè proprio sotto casa.. ;)
EliminaLui che si arrabbia, ma non per questo si tira indietro. L'ho sentito vicino, che noi fessacchiotti facciamo proprio così 🙄
EliminaEcco.. nel "fessacchiotto" mi ci sono ritrovato, ma senza avere la coscienza della bellezza del mondo in pugno.. tan'tè che la proprietaria del bar tra le braccia di un altro lo induce ad una ubriacatura inusuale.. ;) poi tante mini parentesi para..gnostiche.. come il barbone "tocco", il disagiato mentale. la depressa nei giardini, il malato terminale.. cose che accadono, ma non a lui.
EliminaRecensirò anch'io a breve... Sarà il nostro solito confronto a distanza!
RispondiEliminaMi interessano le interpretazioni.. perché specie in questo caso si è badato paradossalmente poco alla sostanza, e molto al messaggio.. ma le circostanze sono fondamentali: la scelta autonoma, i bagni praticamente di lusso, il passato di certo non disagiato, l'ascolto e la lettura di musica e libri indirizzati da un'educazione di livello. Non sono elementi da sottovalutare.
EliminaImmagino da noi un poveraccio che ha pulito da sempre i cessi della Stazione Termini, con Sabrina Salerno in cuffietta e la sera Topolino sul comodino. Certo ne puoi uscire, ma viecci a farne un film zen, caro Wenders..
Che dire...il leggere mette voglia di scendere in città e andarselo a guardare.
RispondiEliminaDalle tue parti ci stanno cinema in lingua originali?
Piace ripassare l'inglese: prima mi guardo il film in italiano poi in lingua originale.
Guarda è un film di immagini. Dialoghi ridotti ai minimi termini. Puoi vederlo pure in giapponese coi sottotioli in coreano del sud ;)
EliminaUn film all'apparenza scomodo, ma sostanzialmente troppo comodo, direi..
RispondiEliminaNon so ancora se ne voglio parlare anch'io in un post. Se non sarà così tornerò qui a dirti la mia ;)
RispondiEliminaRitrova prima tu, la voglia, manchi già troppo dal tuo blog ("adesso è adesso, un'altra volta è un'altra volta"); poi ti aspetto qui.. ;)
EliminaAlla fine l'ho scritto e domani lo pubblico: qua dico solo che io avrei la stessa preoccupazione tua se dovessi accomodarmi in una di quelle cabine con i vetri oscuranti :D
EliminaIo al cinema tendo sempre ad addormentarmi, figurati avere la tua capacità di critica!
RispondiEliminaQui i primi venti minuti sfidano di brutto... ;)
Eliminapulizia latrine spesso durante il servizio militare.
RispondiEliminascuola delle vanità.
quella sì che era leggenda :)
lieto e vago giorno
Ah che ricordi.. altro che bagni avveniristici.. ahahah.. lì lo zen era la sopravvivenza al sergente.. ahah
EliminaMa quanto sarà lento questo film? Ero in dubbio se andare o meno a vederlo domenica scorsa e poi ho deciso per The Miracle Club. Che tra un bagno nell'acqua santa e altro mi ha divertito abbastanza;)
RispondiEliminaCredo tu abbia scelto bene.. anche The holdovers ottima pellicola.. con attori che recitano davvero.. ;)
EliminaCiao Franco.
RispondiEliminaForse sono distratto io e di mio... ma dopo aver letto e (per scrupolo) riletto (aggiungerei con attenzione) la tua rece di questi giappo (usando le tue abbreviazioni), mi chiedo:
.. Ma dove sono questi "Perfect Days"?.. Cosa sono questi "Perfect Days"?
Non vorrei essere irriverente ma non li ho colti..
Saluti.
A.
Il "giorno perfetto" è quello del protagonista, assolutamente soddisfatto di routine e ciclo abitudinario - lavoro, cura, cibo, musica, lettura, hobbies - peccato che alla fine l'amore manca pure a lui e solo qualche nobile d'animo eccessivamente integralista non se ne sia accorto.
EliminaNon sono molto per i messaggi subliminali, per il"vedo e non vedo". Non son sicuro che sia il mio genere.
RispondiEliminaNon è che ci sia molto "non vedo" qui. Anzi, te lo fanno vedere e rivedere.. ;)
EliminaOggi la mia recensione... buona domenica.
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