Giocavamo a pallone in strada, quando le auto le contavi sulle dita di una mano ogni mezz’ora, quando le uniche ad
infastidire davvero erano quelle dove si ficcava sotto un pallone male indirizzato.
Passavamo ore a divertirci. Per porte i
cancelli di rampe di garage condominiali quasi dirimpettai.
Il fiato lo facevi sulla via, il dribbling lo creavi in un fazzoletto
d’asfalto.
Erano campionati, tornei, intere Champions League ancora da venire; citavamo
campioni brasiliani, tedeschi, inglesi. C’era un’aura esotica nelle movenze,
nell’entrare nei personaggi emulati, oltre ad entrare come banditi sulle
caviglie avversarie.. ci credevamo davvero.
Eppoi c’era il vini e olii dove dissetarci di spuma e gazzosa..mamma mia, ho
citato tre robe introvabili oggi: vini e olii, spuma, gazzosa: e alla spina! Che
goduria ragazzi.. ed é proprio di questo vini e olii che volevo raccontarvi.
Un episodio di quelli che rimangono nitidi in testa,
come accaduto ieri.
Questo negozio era proprio di fianco uno dei
cancelli che fungeva da porta di gioco, era fornito di porte a vetri e di
vetrate scorrevoli in alto, che lasciavano giusto un mezzo metro di apertura
per consentire un ricambio d’aria nelle giornate afose.
Noi eravamo mediamente attenti perché ci rendevamo conto che colpire una
vetrina con una pallonata avrebbe potuto generare danni e conseguenze
negativissime ma quel giorno eravamo belli infervorati e quando partì quel tiro
sbilenco forse sapevamo tutti che era stata sganciata un’atomica sul
quartiere.
Rimanemmo immobili a fissare il pallone che s’impennava filando
dritto ed esatto nel pertugio lasciato dallo scorrevole in cristallo aperto.
Calò un silenzio tombale, un immobilismo da terrore puro, per un istante
infinito nessuno fiatò, nessuno pensò, nessuno ebbe coscienza della tragedia,
poi il panico ci rianimò e sparimmo tutti, perlomeno a distanza di sicurezza da
qualsiasi rappresaglia potemmo immaginare in quell’istante eterno..
Tutto questo in davvero un tempo infinitamente grande e insieme incredibilmente
breve.
Ora io non ricordo un prima o un dopo, ma negli
occhi è rimasto solo quella palla che s’inabissava nel negozio di vini,
bottiglie, vetri.. e noi come a non voler avvertire alcun suono di frantumi,
sfacelo, delirio.
E forse non ce ne furono.
Ma l’immaginario percepito corrispose
alla fine del mondo, di tutti i mondi possibili.
Scorgemmo solo lui, il sig. Mario, proprietario
avvelenato sulla porta, col pallone tra le mani e la minaccia delle minacce:
“dovete sparire, e questo non lo vedete più” indicando ovviamente il SuperTele
ora in suo definitivo possesso.