Rilancio un post di anni fa..
Invisibili ad un seppur piccolo resto del mondo che brama e gronda passione.
Rilancio un post di anni fa..
"Quando scomparirà la sensazione che la folla abbia torto?"
Stiamo riprendendo lentamente le attività, con l'aumento dei vaccini e l'abbassamento delle infezioni, tuttavia non spritzo, non cinemo, e neanche ristoranto.
Vi dirò di più: evito il minimo assembramento, cambio marciapiede in presenza di due/tre persone, non prendo nulla al bar, guardo storto quello dietro di me in fila al supermercato se si accosta troppo, quelli senza mascherina poi li tratto da untori, pure se in teoria hanno ricevuto già dodici vaccini.
Abbiamo perso certezze e dubitiamo di risultati positivi e veloci. Ci andiamo un po' tutti coi piedi di piombo ..oddio!.. per strada vedo scene di estrema leggerezza, le medesime che ci hanno ritrascinato nel baratro l'estate scorsa.. la differenza, sostanziale, è che si dovrebbe continuare a vaccinare a rotta di collo..
Ma per molti è dura comunque recuperare ritmi e abitudini.
Mi metto tra questi, anche se a malincuore.
Una trama intrecciata.
Otto puntate.
Ogni puntata il ritratto di uno dei protagonisti che apre nuove trame, altri punti di vista, in un disegno sempre più contorto ma che ti incolla allo schermo.
Tutto a flashbacks.
Richiami.
Dettagli.
Storie torbide.
Rivalse.
Vendette.
Incastri.
Accenni.
Tu resti dubbioso fino all'apoteosi finale incartandoti in diecimila supposizioni e soluzioni, pensandone una più del diavolo mentre il diavolo ne stava pensando una più di te.
Questi sono i thriller.
"Il costante pensiero di lei lo assorbe integralmente e ne annichilisce l'acume ma non la coscienza.
L'uomo dall'unico pensiero tende inconsciamente a sopravanzare le reali esigenze del soggetto nel suo mirino. Lo idealizza, esaltandolo.
Ed il solo, assurdo, pensiero di poterle fare del male, è sideralmente distante.
L'Amore consiste nell'augurare tutto il meglio alla persona Amata, anche in un altro eventuale segmento di vita che questa dovesse scegliere.
Perché Amore è qualcosa di sovrumano, di incredibile, quando lo è davvero. Non risponde all'istinto.
Un decorso patologico dove più nulla è lasciato al fato, dove l'amore cresce smisuratamente ma in cellule benigne.. "
In questo vorremmo si trasformasse l'Amore.
Ma continua a non accadere. La gente continua ad impazzire. Ad uccidere in nome di finalità distorte e malate. Gente che non comprende di esserlo, malata. Che si aggira tra noi.
Sorridente fuori, bacata dentro.
Ciò che distingue un normale fruitore di visioni da un fotografo, da un buon fotografo, a mio avviso, è qualcosa di più che un'angolazione o un punto di vista: è filosofia dell'immagine.
Il fotografo percepisce, con precisione, altro da quello che in tanti guardiamo inerzialmente, che in troppi subiamo passivamente senza sapere di poter entrare sul set.
Riesce a postarlo in fotografia, in una buona fotografia, a isolarlo dal contesto infondendogli vita a sé.
Ed il "non" fotografo, anche a risultato finale, con davanti un'immagine estrapolata dalla sensibilità dell'autore, non avvertirà comunque il disegno nascosto, le trame di luce, le immagini che hanno sollecitato il fotografo a puntare, inquadrare, scattare ed immortalare qualcosa che, un istante prima ed un istante dopo, in ogni caso, è tornata a dileguarsi.
Il buon fotografo, allora, deve creare un legame, un ponte, che solleciti il fruitore d'immagini, deve evitare la frattura e, anzi, fornire il biglietto d'ingresso allo stargate del fantastico.
Io ho mille difetti ancora. Ad esempio fotografo cose già immobili. Luoghi ed oggetti. Cercando di rubar loro l'anima. La ruberei anche a cose viventi, ma l'attimo che vorrei fotografare si dilegua sempre un attimo prima dello scatto. Allora "ripiego" sulla natura, sugli oggetti, sui particolari. Mia moglie dice sempre che anche dopo aver visionato decine di mie fotografie si potrebbe non capire in che paese siamo stati, tanto è l'accartocciamento sul dettaglio, sulla presunta anima da rubare.
Ad autocriticarmi impietosamente direi che se mi indicano la luna,
faccio un bel reportage sul dito..

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| "Figa 'sta cosa che se gira solo all'alba e al tramonto" "Eh si..c'avemo tutta la giornata libera!!.."! |
Alla
fine rieccoci all’ennesimo film sui loop che stanno tornando di moda, anche se
qui il loop è più spazio che temporale. La sessantenne Fern, vittima della
recessione, perde lavoro, casa e marito (cancro) praticamente in una botta
sola. Prende su la sua poca roba e con un fatiscente van e si appresta ad un
tour del precariato facendo la stagionale in uno stabilimento Amazon
(inquietante, a proposito, il siparietto sui parametri di sicurezza aziendale,
proprio in coincidenza con l’Oscar ed una morte accidentale in uno stabilimento
di Alessandria), raccoglitrice di barbabietole, operaia mineraria, tuttofare in
un fastfood, staff in un campeggio delle montagne rocciose. “Lungo la strada” conoscerà tante persone
che - alla faccia delle immensità statunitensi - reincontrerà regolarmente ad intervalli ripetuti, nel cerchio perfetto
di questo vagare ciclico, dividendo scampoli di malinconia.
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| "certo n'asciugatrice avrebbe fatto comodo..." |
I
nomadland, in parte evoluzione degli hippy, volenti o nolenti, ci sono sempre
stati, ma quelli che forse fanno più scalpore, fanno la spola tra Times Square
e Central Park, senza neanche un van a disposizione. I nomadland della Zhao
sono tutti al limite: malati terminali, abbandonati dalla famiglia, con un
fardello di figlio suicida. Fern li incontra tutti di striscio anche se a
ripetizione, ne vuole condividere il sorriso ma non donare confidenze, e
neanche un panorama di natura in solitudine, da sola con i propri spettri. Forse le fa paura quell'aria di famiglia arruffata, i falò a raccontarsi, la sera, la mattina col thermos del caffè in giro per il buongiorno. Non era questo che voleva.
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| "..ao se sta fa' 'na certa.. " |
Poi capitano i contrattempi, una ruota che fora, un motore che fonde (ma siamo solo alla lontana dalle parti di Into the wild, un altro che aveva abbandonato la vita agiata, ma non la carta di credito), e allora non resta che una sorella lontana cui chiedere un prestito. La ospiterebbero pure ma c’è come un’acredine nei confronti del mondo che le si è rivoltato contro, e che contagia entrambe (“sei sempre stata irrequieta”).
In
fondo aveva solo una piccola casetta prefabbricata dell’azienda, un lavoro
semplice, un marito da amare.
Toltole
questo, rimane un vagare stordito.
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| "..almeno nel Missouri mettevano qualche manifesto.." |
E quando sul finale del film, nella casa di Dave, altro nomade riconciliatosi con la famiglia, dove potrebbe rimanere per un nuovo inizio, la vediamo aggirarsi e sbirciare i giocattoli di un bimbo mai avuto e sistemare la sedia di una sala da pranzo ora deserta ma abituata ad ospitare, comprendiamo che è solo il senso dell’incompiuto a renderla inquieta e animare, tuttavia, il suo futuro.
Nell’ennesimo
loop, ulteriore giro di giostra, ripassa dal suo vecchio ufficio deserto e
polveroso, poi nella sua casa abbandonata, tristemente vuota ma con un giardino
sul retro affacciato sul “deserto, deserto e ancora deserto”. Quel deserto che
nessuno potrà sottrarle.
Tuttavia, sono sicuro, la scena che ha consegnato l’Oscar a Frances McDormand è quando siede alla guida di un caravan ultratecnologico in esposizione, e inizia a muovere il volante imitando con la bocca il vroom vroom del motore e un clacson stridulo da far invidia ai migliori brucomela di Disneyland..
non per nulla è la sig.a Coen, e
sotto sotto se la diverte un mondo..
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| "..e mo' chi glielo dice che non c'ho manco la patente!!!.." |
Se c'è una condanna e un colpevole, coperto da vecchie trame politiche, riesce a svangarsela all'estero, al pari di certi gerarchi nazisti al loro tempo, non vedo perché, qualora il Paese che li "ospiti" si decida a restituirli, si debba procedere con "No, grazie, abbiamo perdonato".
Perdonare è un conto. Dimenticare un altro. Fare finta che nulla sia successo, un altro ancora.
E non stiamo parlando di sciocche ripicche tra ragazzini stupidi.
Stiamo parlando di Storia, di Giustizia, di Libertà, di Persone morte per garantirla.
Ora questi rifugiati non li voglio impiccati a testa in giù.
Ma semplicemente in galera.