Ai miei esordi postai questo simpatico rovello immaginario, frutto della mia simpatia verso i doppi e i tripli, i multiversi, la capacità di guardarci da fuori (che può divenire scuola di coscienza, oltretutto), di divaricazione delle sensibilità e delle infinite possibilità che la nostra fantasia può suggerire.
Lo ripropongo ora.
C'é qualcuno riflesso nello specchio, accanto a me.
Mentre un altro Io, al mio fianco, guarda sorpreso la duplice figura reputando estranea e, verosimilmente, in eccesso, la mia/sua immagine echeggiata dalla parete rilucente.
Ora trovo singolare non solo il soggetto riflettente e la sua doppia traslazione figurata, ma anche quest'altro avulso, bizzarro riverbero con le mie sembianze, che crea un quadrilatero imbarazzante.
Sono fuori da corpo ed immagine, sento aliene le mie membra fisiche erette davanti lo specchio, e smisuratamente lontana quell'accozzaglia di tratti disegnati sulla parete d'un acquoso diafano, pronti a minacciarle, ed infine assurdamente distorto che una mia idea riesca a riprodursi come entità straniera, indistinta e vaga, ombra nell'ombra, fantasma tra i fantasmi, iconografia pura.
Inorridendo poi, a tal punto, da far dileguare di botto l'allucinazione estranea, come fosse stata solo un miraggio distratto, riqualificandola, infine, pura e singola effigie su di un ormai docile cristallo appeso al muro, che comunica, ora, solo coordinate familiari al cervello - quasi impazzito - allocato nella mia simpatica scatola cranica formato multiplex.
Dove sarà finita la duplice figura? In una sceneggiatura di Nolan?