..o meglio, non vuole essere una ricetta di quelle che spesso si leggono, tipo la tortina allo zenzero o lo spaghettino al dente della nonna campagnola.
La mia è stata una botta di filosofia gastronomica, l'affrancamento definitivo dai vincoli lavorativi, l'azzardo verso scenari fino ad ora inconcepibili.
Iniziamo a cucinare sul serio, con la pensione, ma non un biscottino qualsiasi, bensì l'emblema del Natale di gola, l'archetipo di ogni dolce: il panettone.
Qualcosa di stra complicato ed elaborato, non tanto per la preparazione (anche se vi voglio senza impastatrice e senza planetaria) ma per la pazienza e la dedizione.
24 ore di delicato accudimento per incordare la pasta e farla riposare ad intervalli precisi.
Una corte accorata e spietata. La lusinga degli ingredienti, l'adulazione di tutto il tempo necessario, le coccole di sguardi attraverso il forno, le ore piccole senza neanche un accenno di sonno.
Non vi darò ingredienti, pesi, misure, qualità di farine, consistenza dei canditi, eccellenza del burro.
Nulla di tutto questo.
Non serve materiale per creare un preparato che hai sempre, e solo sognato, uscisse dal tuo forno
Serve amore.
Q.B.