Cicladica
anomala, per dimensioni almeno, circa 40 km di larghezza e 80 km di
lunghezza.
Seicento
kilometri di macchina, in dieci giorni, per spulciarla tutta,
non sono pochi.
Ma
ne è valsa la pena. Godere degli innumerevoli siti archeologici,
delle spiagge deserte, dei paesini isolati irti di vicoli, degli
scorci di montagna pura, rimane spettacolo schietto, riservato agli
amanti di quella Grecia che riesce ad affascinare con poche
pennellate, con i suoi odori, i tornanti sul vuoto, le risacche
trasparenti, il cibo fantastico.
In
quest’ottica irrita tutta quell’orda di turisti che addirittura
riesce a passare le vacanze in piscina, oppure si ammucchia nelle
poche spiagge accessibili o a sgomitare in taverne iperaffollate, e
che non troverai mai per i viottoli sognanti e imbiancati di paesini
oltre i trenta km dall’hotel di residenza.
Da
un lato meglio: certi paesaggi rimangono a nostra esclusiva
disposizione. Dall’altro delude la vastissima mediocrità dell’idea
di turismo che pervade un incredibile numero di “viaggiatori”.
Un
esempio per tutti: quasi tutte le isole cicladiche, hanno una
capoluogo, con un porto ed un golfo ed una miriade di negozi e
ristorantini a rendere brulicante di vita il paesaggio bordo mare, e
tutti questi paesi hanno una roccaforte, denominata kastro, con
dedali di intricati vicoli caratterizzati dalla tipica architettura
cicladica, e quindi volte, archi, strettoie, scale e sottopassi;
improvvisi slarghi e repentini affacci… ebbene, il 90 per cento del
turismo, si limita alle zone sovraffollate, luccicanti di tavolini,
negozietti e souvenirs.. rari quelli che si avventurano nella
“storia”, nel caratteristico, nell’originale tessuto di vita
isolana, di respiro calmo, di odori e silenzi, di chiesupole e
ispirazioni…
ma
come ribadito prima, meglio… almeno la marmaglia non rovina il
paesaggio, ma dispiace anche che persista tanta ignoranza e
superficialità in chi comunque viaggia e si muove, “credendo” di
vedere e conoscere…