mercoledì 18 luglio 2018

A MONDIALI SPENTI...



Si lo so, orfano dell'Italietta calcistica, a questo Mondiale russo avrei voluto vedere Belgio e Croazia in Finale; primo perché paesi piccoli e dalla gloria pallonara quasi sconosciuta, secondo perché in grado di offrire un gran bel calcio, pieno di ritmo e ricami. 

E invece c’è andata, e pure a vincere, quella profittatrice della Francia, non per caso protagonista di un calcio definito “all'italiana”, attendista e parassita.

Un Macron sempre signorile festeggia misuratamente

E’ vero. L’ho odiata. La Francia. 
Ma contro le mie beniamine (Belgio e Croazia), avrei odiato tutti allo stesso modo, forse un po’ meno la Spagna, che se la sarebbe giocata, al contrario di questa Francia passiva ed amorfa (nonostante zeppa di talenti sprecati), in attesa solo di un errore avversario…


Deschamps insiste nel dire che comunque i Campioni per quattro anni saranno loro, ma dimentica (anzi, fa finta) che l’Olanda, cui rubarono il titolo nei lontani ‘74 e ‘78, è da tutti considerata vincitrice morale di quei Mondiali.

Da quest’anno, al club dei rapinati,  si aggiunge la Croazia.

A pieno Titolo.








mercoledì 11 luglio 2018

IL SACRIFICIO DEL CERVO SACRO


Era un po' che non mi dedicavo al cinema, ed in particolare a film di non facile accesso, questa pellicola mi attirava perché sentivo parlarne molto bene. 
Quindi, delusione ancora maggiore.. ma è bene sviscerarne il senso e il messaggio, qualora ci fosse.


Quest’Angelo sterminatore dei poveri ha fatto breccia nell'immaginario di tanti.
Probabilmente affascina l’elementare meccanicità dei dialoghi, questa algidità tracimante di tutto e tutti; l’inespressività latente, la lentezza, le carezze e gli abbracci tentati, il sesso asettico, le case spoglie, mani splendide e poi il sacro e poi l’illogico.
La scena iniziale ad esempio: operazione a cuore aperto con la telecamera fin dentro le valvole cardiache sanguinolente e pulsanti.
Quel cuore che però latita per tutto il resto del film.

Lanthimos si piace e si compiace. Ma solo lui.
Tutti gli altri gli stanno sulle scatole, e probabilmente anche noi spettatori.
Sul primitivo - ma sempre sulla breccia - do ut des, si intesse tutto il film, in un crescendo di dramma grottesco che propone il suo massimo exploit nella roulette russa finale.
Una chicca tale che, al confronto, i rigori tra Russia e Croazia diventano uno psicodrammone.


Nei personaggi di questo sacrificio comune (anche nostro intendo) non ce n’è uno che reagisca poco cinematograficamente, rispetto all’idea di cinema che Lanthimos cerca di sdoganare.
Uno che rispecchi un barlume di sana umanità, spesso sembrano essere usciti dagli studi accanto, dove si gira Westworld: automi umanizzati dal vocabolario base. 
Ci si muove a strappi, alludendo a metafore e simbolismi, dove servirebbe semplice coscienza, e non tragedia casareccia.
Sono tutti in linea col regista, che probabilmente è in linea con un oracolo personalizzato.

Una scena per tutte, quella dove Colin Farrell cerca di introdurre a forza un cornetto appena sfornato nella bocca del figlio inappetente, mentre la moglie - e madre - guarda senza reagire. Ci vuoi lasciare basiti, Lanthimos? Fai apparire Polifemo.. non ci stava poi così male.
Bunuel con le pecore e Lanthimos con l'inquietudine degli Dèi.


Richiami a destra a manca, Ifigenia stracitata, faccette kubrickiane già viste e riviste, figli che si pentono, montaggi geometrici, riprese sbieche, musiche lancinanti stile allarme di gioielleria offesa.
In questa saga che si aggrappa alla mitologia più risaputa, impazzano i segni premonitori, il Fato e i sacrifici riparatori, in un ritorno alla grezza preistoria che rende spoglio ed inutile ogni sentimento, che fa carne da macello di ogni spiraglio introspettivo, priva volutamente di spessore ogni partecipante alla sarabanda e, anzi, lo fa reagire in maniera comicamente surreale, rendendo inutile la visione a chi volesse misurarsi con le proprie reazioni di fronte ad avvenimenti teoricamente possibili, finché non si sbraga nel sovrannaturale.

Può capitare, a te medico, di sbagliare ed uccidere, come in questo caso, un tuo paziente, e può capitare di rendere meno disastrosa, come in questo caso, la vita dei familiari. 
Ma se la persona che ha perso la vita è putacaso lontano parente di qualche particolare abitante dell'Ade... hai poco da cercare rimedio...


Comunque ad una precisazione finale ci tenevo anche io: che tutti mangino gli spaghetti scotti come Martin, possiamo sfatarlo una volta per tutte, rendendo di nuovo quell’aurea di sempliciotta umanità alle oscene forchettate del testimone della volontà divina.


martedì 3 luglio 2018

LOADING...



Una locuzione ormai familiare ai nostri giorni.

Carichiamo il pc. Le foto nel cloud. Il cellulare.
Bagagli e benzina nell' auto.
La compagna di aspettative.
I panni in lavatrice.

I soldi nel portafoglio e la vita di debiti.
Lo scaffale, di libri non letti e il collega, di lavoro.
Carichiamo il carrello.
E di parolacce chi ci taglia la strada.

Carichiamo i colori in Photoshop,
ci carichiamo di cianfrusaglie,
ci caricano di imposte.

Un perenne loading in attesa che tutto vada a regime.
Facendo il pieno di frenesia, scadenze, budget, acquisti.

Carichiamo files e scarichiamo video.
Segniamo sul notebook le prossime uscite,
il prossimo spettacolo, il prossimo volo,
il prossimo viaggio.

Apriamo connessioni
e chiudiamo porti.



Una nave è al largo, anch’essa in loading.
Ma stasera, quest'ansia, non possiamo caricarla.

Stasera siamo di happy hour.


sabato 23 giugno 2018

PROCIDA: L'ISOLA PAZIENTE




Procida ti cattura con una finestrella che sbircia la strada,
con i panni stesi ad abbronzarsi,
i colori pastello mischiati alla rinfusa, ma dalle cromie sempre incredibilmente in tinta.
Con i suoi abitanti che ti raccontano e consigliano subito in confidenza.




Procida ti cattura di folate di aria fresca, di panorami vicini ma distanti un mondo,
da Capri al Vesuvio a Ventotene;

Ischia poi, è un’ombra imponente, ma rotonda, impacciata, faticosa.

Procida, invece, la misurano in passi:
con meno di mille si va da un mare all'altro, dall'onda mossa alla risacca paciosa, dal tramonto che incide, all'ombra quieta.





Procida ti indirizza con le sue strette vie, tra sipari di mura alte, indice di antica ritrosia e difesa estrema, culto della fortezza, retaggio di architetture benedettine e borboniche.

Non c’è auto che non paghi pegno a questi spigoli di strada, viottoli angusti di pareti e colori, che portano sempre, irrimediabilmente, ad un mare.




Le chiesette no, sono un massacro kitsch, sbaroccate indegnamente, quasi tutte di un giallino smorto, che poi qualcuna ci si esalta pure, nello sfavillio di colori di casette e barche.. ma non si può avere tutto: la pace di Corricella, dove cenare nel silenzio più assoluto, una chimera per cittadini come noi, consumati ormai da ogni tipologia di rumore,




il passeggio sulla sabbia nera dove le uniche orme solo le nostre,
la discesa a mare per scoprire un faro,
il viaggio in barca per raggiungere un ristorante,



un attraversare l'intera isola con la notte che guadagna spazio, per godere di tutte le stelle...
non si può avere tutto.. ma Procida ci prova.. e ci riesce..






martedì 12 giugno 2018

UNA GIORNATA AL MAAM





Chi viene al MAAM si espone allo spaesamento.
Ex salumificio e mattatoio Fiorucci, la fabbrica dismessa diviene raccolta di anime diseredate.
Un Museo che vive e respira.
Non per nulla molti degli artisti che espongono qua, sono reduci da andata e ritorno sulla Luna, per loro stessa ammissione, e quindi godono di Soggiorno Transitorio Sulla Terra.
Ecco perché le loro opere stralunano.





Il MAAM abbraccia il mondo, con le sue storture, le meraviglie, i disastri, la morte, i colori.
E ce lo riversa addosso.

Sotto forma di urlo, sospiro, silenzio, ferita, parola, immagine... prospettiva inattesa.



Come una nave che pulsa vita e che nessuno vuole accogliere, il MAAM si ricrea porto e rifugio.
Una nuova babele dove le lingue del mondo si comprendono attraverso l'Arte e il Sorriso.

Dove i bimbi giocano a calcio, e ogni giorno è come un Mondiale e possono sedersi a tavola con le pietanze di ogni latitudine.

Palestra di rivoluzione in una vera Metropoli(z) che non ha paura di misurarsi col Futuro



Museo abitato, zona "meticcia", coacervo di etnie e fucina di frenetiche attività creative in quotidiano divenire.





Panni stesi e street art, volti di luce che girano in bici tra il work in progress delle installazioni.

Tutti in gioioso, reciproco, sostentamento.



Il museo dell'Altro e dell'Altrove, riuniti in un nucleo di autonoma vita propria, su questo territorio neutro, a forma di mondo intero, ecco perché al MAAM si respira universalmente, ci si ubriaca di una dimensione vicinissima al sogno, si esce dal  mondo convenzionale, per far parte - in un lunghissimo istante - della sua evoluzione.







 


sabato 9 giugno 2018

DOLCE DORMIRE...



Ma voi quanto dormite?
Esattamente quanto e come raccomandano i guru dei welfare più evoluti?

Con la sveglia consigliata tra le 6, 30 e le 7,30?!?

Io dovrei cambia’ lavoro per esempio… ahahah


E state accorti alla qualità del vostro sonno?

Oppure sbragate sul divano con la tv accesa come faccio io,
inizialmente entusiasti della nuova “serie” che vi ha intrippato,
ma subito dopo abbattuti da un’imponente cecagna?!

Che poi, i maghi delle nuove - e di gran trend - consulenze aziendali, consigliano pure di non addormentarsi davanti la tv perché questa inibirebbe il rilascio di melatonina (che serve per favorire il sonno..)
Nessuna contraddizione?! Boh!!..

Io da mo’ che ho esaurito la fase REM
Sono da tempo alla fase COLDPLAY
(anche se c’è chi giura che pochi altri fanno dormire come loro...)