giovedì 2 giugno 2016

JULIETA ...Almodovar al minimo sindacale...

Mii.. te l'avevo detto de non compra' lo shampoo ar discount!!!!


Un pretestuoso Almodovar cerca di muoverci artatamente a commozione con materiale posticcio (il soggetto del film non è suo ma della scrittrice Alice Munro) cospargendolo di ulteriore fuffa mielosa.

Ma tu vai letto con l'amore mio per caso?
Io?!? Che Dio me furmini!

Soltanto la postilla finale con la quale si asserisce che devi perdere un figlio per comprendere quanto hai fatto male sparendo a tua madre, fa capire quanto siano scemi figli, amiche e registi, con in cima la colf acida (Rossy de Palma, “bruttezza” tipica almodovariana) origine di tutti i gratuiti casini che vorrebbero animare questa gracilissima pièce.

Brutta ma simpatica? No. Pure acida...
Il film che vorrebbe celebrare l’ineluttabilità e la catarsi del dolore legato agli abbandoni (tutti si abbandonano in questo film.. solo io non ho abbandonato la sala..) affastella strani figuri attorno alla Julieta giovane (Adriana Ugarte)  che diverrà di botto cinquantacinquenne (Emma Suarez) con un coup de théatre degno del Mago Zurlì.


Mi perdoni l'ardire.. ma sa' che è una bella gnocca?

Una passerella d’ansia ruspante spalmata a secchiate.. l’amore improvviso, una figlia rimasta presto senza padre e la sua fuga, inquietante quanto assurda, dalla mamma, che sa solo di drammino da fiction sudamericana.




Che rottura di scatole...
Almodovar coltiva batticuore casareccio fregando la maggior parte della platea che non guarderebbe mai fiction, ché fa troppo casalinga depressa, ma al cinemello domenicale riesce a bersi anche di peggio  trincerandosi dietro l’alibi della firma altisonante… come con questo Almodovar al meno del minimo sindacale che tiene in ballo questa Julieta mai abbastanza credibile nelle sue rassegnazioni, nei suoi capricci, nelle variazioni d’umore.. nel subire situazioni al limite come colf insopportabili (e inutili, se ci fate caso..) senza riuscire mai a cucire uno straccio di legame, di complicità, di amore filiale, di amicizia e rispetto reale, anche con la stessa Ava, amica in teoria molto intima (anche del compagno in realtà) che le rivelerà piccoli e grandi segreti praticamente solo a fine film.

Cucù!!
Che poi non ce l’ho con Almodovar, poveretto.. se la gente apprezza ‘sta robetta… non è certo colpa sua…

 

sabato 28 maggio 2016

EDITOR



"Buongiorno sono Franco Battaglia"

Buongiorno a lei.. ma.. io sono Franco Battaglia!

"Oh certo lo so.. ma io sono in veste di editor.. sono qui per correggerle la vita.."

Oddio.. credo di poter fare da solo..
poi lei.. anzi tu, scusa.. chi saresti? il mio alter ego versione psicoanalitica?

"No, non ci siamo.. io sono un correttore.. lei salva in bozze i suoi intendimenti e io ci metto le mani rendendole la vita degna di un bestseller..

Mai pensato di averne bisogno... 

"Le assicuro che se sono qua è perché la sua bozza di vita è andata in allarme, presenta falle notevoli, aspettative disattese, desideri repressi, progetti confusi.."

E che avresti in mente? Resettarmi forse?

"No, ma intanto capire dove vuole arrivare, aprire sempre nuovi files è interessante, ma bisognerebbe chiudere e salvare il pregresso, in modo da non lasciare troppe macerie in giro: io aiuto a rimuovere il rimovibile"

Ma se neanche io ho le idee chiare.. in base a quali parametri mi indirizzeresti di qua o di là?

"Io non indirizzo: evito compromessi, smaltisco rimorsi, snellisco rimpianti, definisco le pause, sfrondo e disintralcio, sono un telepass virtuale"

Ho capito ma.. mi sembra di capire che mi sto parlando addosso...

"E' decisamente diverso, io mi trovo in posizione privilegiata, sovrintendo, ho la visione del percorso, un tomtom che genera algoritmi attendibili esaminando il passato e cerca di garantirle una strada più agevole, segnalando burroni, crisi di scarsa autostima e autovelox"

E se mi piacesse schiantarmi da solo.. o scorgere luce in piena autonomia?

"Padronissimo.. rinuncia però al visto di conformità che la solleverebbe da ogni ulteriore rimpianto" 

Ok. Rinuncio. Al visto.

martedì 24 maggio 2016

CARAVAGGIO EXPERIENCE PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI ROMA FINO AL 3 LUGLIO 2016

Non siamo noi a vedere un Caravaggio passivo.
Stavolta è lui a sbucare tridimensionalmente da pareti e pavimento, animato da ardita vitalità, a farci annusare olio e tempera dalle sue tele; ingrandito, frazionato, sfumato, dettagliato, avvolgente.














Una molteplice immersione, unione epidermica e sensoriale in 57 capolavori scomposti e riassemblati che attraversano tutta la storia artistica del pittore.
Una ubriacatura di sensazioni che innumerevoli proiettori intrecciano ai nostri sguardi rapiti, luci ed ombre affusolate, coadiuvate da superfici sfalsate che non offrono mai un appiglio convenzionale, un riferimento statico, e musiche ispirate che creano ulteriore scenografia tra dipinti vivi, liberi dalle loro cornici, a rimbalzarci luce, colore e potenza. 







domenica 22 maggio 2016

"SCRIVERE COME VIA D'USCITA" Erri De Luca



Scrivere come riparo, come fuga e scontro. 
come un passeggio in riva al mare che ti renda parte di esso, 
una speranza di vita estrema che ci si agita dentro,

come far prendere vita a un sogno 
addomesticandone gli svolazzi, 
prendere per mano qualcuno che non c'è 
avvertendone comunque il tepore sulla pelle,

Scrivere come un arzigogolo di prospettive 
colte sulla mappa segreta del cuore,
un qualcosa forse lontano da un battito di palpebra 
ma comunque sulla esatta strada del luccichìo di altrui pensieri. 

A volte è solo premura scorticata via a frenarci.

Ognuno sceglie il suo castigo.



















giovedì 12 maggio 2016

PE' STRADA ...CON EMERGENCY





PE' STRADA con Emergency, 

sorridendo con acrobati e saltimbanchi, trampolieri e funamboli, teatranti, musicisti e mangiafuoco, ma anche col pensiero a quanta sofferenza tenta di attenuare e curare nel mondo questa organizzazione, che dal 1994, coi suoi ospedali fissi e mobili, agisce in una ventina di paesi teatro di guerra, contrapponendo proprio oggi,  un altro  teatro possibile, fatto di pace e sorriso, il tutto in uno scenario 
- quello dei Fori Imperiali - 
che lascia senza fiato assieme a questi artisti di strada accorsi da tutta Italia per una serata da non dimenticare... 
dedicata ai meno fortunati.









Ecco cosa c'era al posto dell'Altare della Patria...  tutto distrutto...

mercoledì 11 maggio 2016

RADIO CLANDESTINA



Ascanio Celestini, col suo defluire vocale che tracima dal palco e ci colma di sensazioni, regala un'emozione incredibile, riesce a commuovere e farci sorridere, seppur amaro, avvolgendoci di mille storie che si accavallano attorno ad un'unica, folle, storia: 
l'eccidio delle Fosse Ardeatine.


Si parte con un dispaccio di agenzia: freddo, breve, terribile.
Il 23 marzo 1944 i partigiani uccidono, in un attentato a Via Rasella, 32 soldati tedeschi, un altro, ferito, morirà nella notte successiva.
La rappresaglia sarà terribile e immediata. Il giorno dopo verranno giustiziate dieci persone per ogni tedesco ucciso. 330 persone che diverranno 335.

Ci vuole una vita per uccidere 335 persone.

Ogni anno, nella commemorazione , vengono nominati, elencati, tutti i nomi di quei morti.
E ci vuole un sacco di tempo solo per citarli, per ascoltarne l'eco.

Pensa ad ammazzarle. 
Trecentotrentacinque persone. 
- sottolinea Celestini -
Quanto ci vuole. 

Uno per uno con un colpo in testa.
A cinque a cinque, in una cava abbandonata sull'Ardeatina.
Dove noi oggi transitiamo a passo d'uomo, per il traffico.

Una montagna di morti che si ammucchiavano.
Una montagna di morte assurda.

E' una storia narrata coi ricami dei contorni, dei bambini da allontanare, dei tedeschi che ritardano, di Hitler che voleva uccidere cinquanta persone per ogni tedesco morto, dei manifesti che chiedevano ai partigiani di presentarsi per risparmiare la strage. Manifesti mai fatti stampare.

Mille storie attorno a  morti per caso. A guerra praticamente finita.
Storie che non dovremmo mai stancarci di ascoltare.

Noi che ci si lamenta sempre.
Per il traffico soprattutto.
Sull'Ardeatina non ne parliamo proprio.




sabato 7 maggio 2016

LA PAROLA NOIA




C’è una donna che non conosce monotonia,
una donna che ha sempre qualcosa da fare.
La donna dal sorriso perenne
che inonda il mondo del suo viso luminoso
e trasferisce incanto e meraviglia
a chi riesce a viaggiarle accanto.

La donna che ha sempre qualcosa da fare
-        e che non conosce il significato della parola noia     -
osserva e custodisce,
si prodiga senza fermarsi un attimo,
abbraccia e rigenera,
soggioga ed insegna,
esprime sogni di fervida fantasia 
a ritmo continuo,
per lei e per chi
non riuscirà mai a viaggiare
a quel suo ritmo fatato.