mercoledì 6 novembre 2013

TREND HORROR



In omaggio alle recenti recrudescenze horror che forse allieteranno le nostre sale operatorie.. ops! cinematografiche (ed il nostro immarcescibile Bradipofilms..), abbiamo spulciato tra le produzioni più efferate delle quali, tuttavia, media universali, database e software spider dei più importanti motori di ricerca, ignorano l'esistenza. 
Di seguito alcuni fulgidi esempi - spesso di nostri geniali artisti - frutto di onerosa ricerca tra i recessi più ascosi del web, non lasciateveli sfuggire!:




NON APRITE QUEL FRIGORIFERO
Micidiale mix di splatter alimentare. Uno stracchino scaduto da sette mesi fermenta germogli di vita biologica autonoma strangolando di effluvii malefici chiunque apra il frigo. L'epidemia si allarga a dismisura e la pandemia produce suppurazioni ricottate che riducono in caglio il contagiato (trucchi gore premiati al Nauseadance Festival). Non adatto ai colesterolici.



PARLAMENTARS
Orgia papponica al governo in seduta straordinaria, eccitati dal nuovo motto “E' libero tutto ciò che non è vietato”, 400 parlamentari assatanati si sbraneranno sugli scanni tra svolazzi ed olezzi di interiora, a camere operatorie riunite, in un delirio sanguinario di rara ferocia. Praticamente un déja vù.




28 GIORNI PRIMA (PREFINAL DESTINATION)
Il candido ragazzotto che prevede efferate sciagure, le architetta, in realtà, per poi poter fare la sua porca figura. Sempre con un mese di anticipo lo vediamo aggirarsi sugli scenari di devastanti carneficine (con Ustica e Bologna non poteva funzionare per i tempi troppo ravvicinati...). Rimarrà deturpato dall'esplosione del ferro da stiro che doveva far saltare la tintoria privata dei borsinisti di Wall Street. Film mai uscito perchè declassato da Standard & Poors da AAA-movie a B-movie



OGNI RICCIO UN RACCAPRICCIO
Sottoproduzione homevideo scartata dal mercato planetario. Una zanzara famelica ricreata sottovitro, e fuggita da un laboratorio di sperimentazione genetica, infetta una comunità di ricci selvatici di stirpe bastarda. Le conseguenze saranno, come da titolo, raccapriccianti; gli animaletti trasfigurati aculeiranno, succhiandosi litri di cervello con atroce, agopunturistica metodologia, l'intera regione.




CENTOCHIODI GORE
Seguito dell'originale olmiano con sempre protagonista Degan assurto a protagonista dell' exploitation gore, alle prese con la redenzione del mondo inchioderà con cento chiodi a cranio ogni sventurato sulla sua strada spargendo budella in ogni dove. 
La versione 3D sperimenta l'innovativo spargimento di frattaglie in platea.


LA CASA SULLA COLLINA DALLE FINESTRE NON DEDUCIBILI CON IL DL 446 PER IL RISPARMIO ENERGETICO
Cinque ragazzi persi nel bosco arrivano alla casa del titolo, quattro moriranno tra atroci torture, sventrati, scorticati, smolecolati e dati in pasto a pantegane ottuagenarie dalla dentatura sifonata, finendo orrendamente mutilati, ma sempre nell'ottica di un'eco compatibilità di fondo. Si salverà solo l'ultimo che, in qualità di consulente fiscale, garantirà al padrone di casa di intascare svariati milioni sfruttando deducibilità inenarrabili. 




CA-SAW-NOVA
Il più grande seduttore veneziano dal '700 in poi alle prese con uno scenario grandguignolesco: complice la sua passione per l'alchimia, rinchiude diverse dame della nobiltà lagunare, alla faccia degli inquisitori che lo braccano, in un raffinato prequel della famigerata saga Saw costringendo le sventurate in un torture porn da laidi contorni mentre sorseggia, con vista su navi da crociera in laguna, un gustoso proto Bloody Mary confezionato con piastrine scadute tra olezzi abominevoli percepibili in 4D .





L'HOSTEL DELLA GIOVENTU' BRUCIATA
Micidiale escalation di violenza gratuita in un alberghetto della Val di Susa, dove un, apparentemente innocuo, commercialista nano svizzero scatena la sua ferocia disumana dopo aver constatato l'assenza del bidet nella sua singola. Di notte devasterà col lanciafiamme l'intera regione deturpando e riducendo ad arrosticini umani soprattutto donne e bambini con effetti digitali da ribrezzo, e di giorno si finge un volenteroso attivista no-tav partecipando alle ricerche della carogna assassina, mentre saccheggia alberghi e bed & breakfast coi compagni di bisboccia.


LA LIBRERIA PROIBITA CHE NOLEGGIAVA I LIBRI SENZA LE PAGINE ALLA BIBLIOTECA DIMENTICATA DOVE I LIBRI PRESTATI NON TORNAVANO MAI
Horror, metafisico e metà trucido, dove le bibliotecarie spezzettate e strangolate vengono riconosciute solo dal segnalibro che divide il fegato dalla cistifellea.









sabato 2 novembre 2013

LA RIVINCITA DEL PIDOCCHIETTO...

Prendo spunto da una notizia della free press romana, che parla delle sale indipendenti romane, cinemetti da una sessantina di posti, associazioni private, miniclub; 


soprattutto salette parrocchiali che scovano ossigeno rigenerandosi e facendo ricca concorrenza a quei quei tre/quattro colossi di multisala (ed altri ne stanno sorgendo) che dettano legge sul territorio comunalprovinciale romano, 


smistando al volgo rassegne - o presunte tali - d'essai, cinema d'autore od anche solo residui di festival altrimenti impiazzabili.
Fanno veramente trend? Possono sopperire ad una richiesta di “cinema” che sempre più difficilmente si indirizza verso i circuiti convenzionali dove tra un po' (tra occhialetti 3D, pop corn e benzina) toccherà fare un leasing per assistere ad un film?


E che si è pure stufata di scaricare video approssimativi in rete dove audio e video presentano la stessa qualità dei superotto che giravamo nella preistorica infanzia?

Evidentemente si.

Il riferimento specifico è al Cinema Dei Piccoli, in piena Villa Borghese a Roma, che ha ricevuto dal Guinness World Records il riconoscimento di “cinema più piccolo del mondo” (record che sto insidiando direttamente nel salotto di casa mia, con la mia sala ad 1 posto: l'Uci Globe Lampur Theatre.. eh eh..):


Questo romano è un omaggio trasversale ai vecchi, puzzolosi, scricchiolanti pidocchietti parrocchiali che stanno vivendo una reale e proficua seconda giovinezza, a forza di rassegne più o meno di classe ed a prezzi realmente popolari.



Del resto ce la vedete una coppia di settantenni imbarcarsi in autentici viaggi per raggiungere l'ultimo grido di multisala, animata di famelico 3D, e sensorround in grado di fondere anche gli amplifon più testati?  Io mica tanto...  ;)




mercoledì 30 ottobre 2013

L'AQUILA: ZONA ROSSA 2009 - 2011 - 2013


Vibrazioni da scossa tellurica. Sensazione provata solo da lontano finora.
Da molto lontano. Ed anche se affievolita dalle distanze, sconcerta avvertire quell'assenza di stabilità, quella perdita di controllo pur infinitesimale rispetto a chi ha vissuto sulla propria pelle convulsi epicentri.

Stasera, invece, passeggio accorto, in prima persona, come un marziano sperduto, nel “dopo” L'Aquila.
Un dopo che oltrepassa i due anni. In un centro città cristallizzato.



E l'immaginario per quel disagio messo alla prova solo da sfumato rimbalzo, assale impietoso.

Una, due, più scosse pazzesche hanno rimescolato terra ed anima fossilizzando, poi, il Tempo a seguire.

Camminare in quel silenzio col solo rumore dei passi che assorda, i pensieri stessi che rimbombano, la bocca aperta e gli occhi increduli risuona anomalo, atmosfera da tracciolino di monte impervio, ma lì spesso c'è aria irrequieta a sfidare l'immutabile.

Non ora.



Attorno solo un presepio silente, vicoli colmi di fantasmi, ragnatele saldate, polvere incollata.
Anche nelle vie (ri)aperte radi passanti in rapido, distratto, transito.
Senza sguardi.
Del resto, anche se sgrani gli occhi per un qualcosa mai visto, non sei tu ad osservare.
E' quel presepio dal fiato interrotto che ti spia l'anima e ti scava dentro.
Un mondo bloccato a quel 6 aprile che brucia le percezioni, che chiede perché.



Strade scorticate, un Titanic sommerso nell'aria immobile anch'essa, dove avverti, remoto eppure prossimo, un incantesimo di tracce appese, clamore e suono di città viva, strepito, musiche, frenesia cittadina, voci, movimento come sotto cenere; tutto stoppato nell'abbandono, insegne spente, vetrine sospese, portoni incatenati, finestre come bulbi oculari svuotati, su facciate mute.

Vita murata.

Un'impotenza di energia che sembra (ri)chiedere spazio e nuova dimensione quasi cosciente di non potercela fare.



L'Aquila che non crolla”, leggi su miriadi di manifesti - come a darsi nuova forza - che germogliano tra gli spigoli crepati in quell'ammasso di nulla che non batte ciglio;
ancora su come per un ultima, eterna, sfida a definitiva memoria.

Non crolla ma neanche respira.

E mentre sei attutito d'irreale, un solitario battito d'ala di piccione intimorito dal tuo osare riecheggia in un vuoto cosmico.

Vuoto che ti si è scavato dentro.




Volevo fotografare.
Ero partito come per una gita. (“vado a fotografare le macerie”).
Non ce l'ho fatta.

E torno un po' maceria anch'io.
Marte andata e ritorno.
Scosso dentro e fuori.

Nessuna fotografia (mia)

Ma nulla che potrò comunque dimenticare.


p.s. scrivevo queste righe due anni dopo il sisma, nel 2011, in una sorta di visione incredula ed allucinata. 
Non sono più tornato a L'Aquila, ma testimonianze mi parlano di impotenza e rassegnazione. 
Tra progetti e promesse anche il Mit di Boston ci sta mettendo le mani, ma i tempi sembrano biblici...  
che rimanga (definitiva) memoria, intanto.


martedì 29 ottobre 2013

LENTA DECADENZA, LENTISSIMA...




Proprio in queste ore, in Parlamento, si sta votando per decidere se la decadenza di Berlusconi sarà proposta in forma segreta oppure palese. 
Moltissime le riserve in merito, e parecchi i tentennamenti visto il reale timore di doppiogiochismi - in entrambi i sensi - da parte di svariati deputati.


In quest'ottica, nasce spontaneo un ulteriore dilemma: come votare ora, per decidere se la decadenza dovrà, poi, essere votata palesemente o segretamente?


Votando in maniera palese risulterebbe chiaro che chi si esprimesse per la segretezza avrebbe dalla sua molteplici additamenti di potenziale voltagabbana, tutelato dal successivo voto segreto; 
chi votasse per il voto manifesto sarebbe un indubbio sostenitore della decadenza senza timore di dovere svelare particolari congetture.


Sarebbe il caso, quindi, di decidere, con un'altra votazione anteriore, se votare palesemente o segretamente anche la decisione per eventualmente, poi, stabilire il voto finale nascosto od esplicito, in modo tale da evitare imbarazzi a chi tema di essere indicato come artefice di questa o quella posizione, in maniera arbitraria, già con un paio di votazioni di anticipo.

Non è escluso poi, data la delicatezza della votazione e dell'argomento che mina l'intero sistema politico nazionale, soprattutto agli occhi della comunità mondiale, nonché la fottuta strizza di quelli che mai vorrebbero far sapere cosa voteranno (anche in riunione di condominio), che si ricorra ad un'ultima 
pre-votazione che indichi, stavolta, in maniera decisiva ed insindacabile, 
se la votazione, per la votazione, per la votazione per la decadenza di Berlusconi, debba avvenire in maniera dichiarata o riservata.

Rimaniamo in spasmodica attesa.


Ma trovandoci, ahinoi, in Italia e tra politici italiani, 
ci aspettiamo di tutto (ed anche di peggio) 

NUOVI FOLLETTI...


Allora pizza stasera?”

Grazie! Verrei pure, ma stasera c’ho riunione di appartamento.
Appartamento?! Vorrai dire condominio?”



No no.. proprio appartamento... sono convocato dai miei folletti.
Ma dai!.. folletti!?.. mo’ convocano pure le riunioni?!
Ma che stress!!.. ma di che c’hai da fa co' Luisa..”

Ma no, davvero!.. eppoi che stress vuoi che sia.. mi animano ancor di più la casa - che già adoro cosi com’è -, .. e pure la vita..



fatto sta che la settimana scorsa è arrivato un nuovo folletto
e adesso c’è un po' di maretta...
- certo, chissà perché mi sembra cosi naturale parlare dei miei folletti mentre immagino tutte facce vagamente esterrefatte... -


insomma, i miei gnometti indigeni, i “residenti”, per cosi dire, l’hanno accolto si, ma con qualche riserva...
Intanto non li avevo avvertiti, ed in realtà neanch’io sapevo della nuova venuta, tutto sommato l’iniziativa è stata di mia moglie, Lulù; e poi perché il nuovo arrivato, oltre ad essere straniero (si chiama Vorwerk) se la tira anche un pochino... 


vero è che al suo posto c’era già un altro Vorwerk, ma era un elfo residente di vecchissima data, uno ormai di famiglia, sempre al seguito, pacioso, di quelli che non s’intromettono mai, non alzano mai la voce, dove li metti stanno; quasi un pezzo d’arredamento che non s’è mai impicciato delle dinamiche follettistiche di queste nuove generazioni, e non aspirava certo a farlo...



questo nuovo invece si è portato un sacchetto di roba appresso e sembra voglia rivoltare casa, in più è apparso subito piuttosto elettrico, insomma uno facile a farsele girare e che te le canta senza filtro, oltretutto mi dicono che sia un maniaco della pulizia e gli altri, da questo punto di vista, sono vagamente refrattari.


Del resto, se posso ancora attaccare quadri, mensole e ficcare qualche mobile in casa (oltre ai soprammobili), 


figuriamoci se posso fare storie per dei folletti monelli che s’infilano dappertutto e si appendono in ogni dove, sbirciano cassetti e frigo, dalle posate all’ hard disk, mischiano i panni stesi e fanno sparire di tutto, dal sale all'erba cipollina, giocano a nascondino tra il forno e la lavatrice, non lasciano nulla e nessuno in pace, non gli sfugge una virgola e quando scoprono che si parla di loro, alla faccia di un'atavica riservatezza, non dissimulano affatto un certo compiacimento ...



di conseguenza, preso atto di questo “radicamento territoriale”, hanno messo su il loro club, delimitato la zona (tutta la casa praticamente, intesa anche come “volume”) e pretendono di poter vagliare le new entry...
hanno da ridire, ad esempio, perché sembra che questo Vorwerk, di folletto abbia solo il nome, e sia, invece, solo un ammasso di plastica e circuiti..

Ma allora, dov’è il problema?! Ho replicato.



Il problema è il copyright, non è che il primo che transita possa spacciarsi per “folletto” e noi tutti contenti.

Esistono tradizioni, pedegree, costumi, certificazioni... istituiremo una follett-tax, siamo già riuniti in bicamerale (due in camera da pranzo/soggiorno e due in camera da letto) e stasera, per la riunione, notificheremo la decisione.
Intanto l’abbiamo interrogato Vorwerk, ma sembra che senza corrente non accenni ad offrire alcun contributo, oppure è cosi supponente che ci ignora bellamente... insomma, o lui o noi!”




Be’, stasera verrà anche Luisa in riunione e quando proporrete il fatidico dilemma, conosco già la sua risposta:

Va bene, scelgo voi 


e mando via Vorwerk... ma ad una condizione: tutti i giorni toccherà a voi lavare, spolverare, sgrassare, pulire, spazzolare, aspirare, lucidare, smacchiare...




Immagino già l’unanime risposta:





Tutto sommato c’è posto anche per Vorwerk in questa casetta.. benvenuto amico folletto!!”

domenica 27 ottobre 2013

I FANTASMI SAREBBERO APPARSI


Non era più il caso che la conversazione languisse ai bordi di un cul de sac senza neanche l’incanto di un’impennata, di una sorpresa, d’una, seppur vaga, logica.


A. interruppe K. che avrebbe continuato, altrimenti, a discorrere sconnessamente di presunte filosofie applicate a vite estreme e rassegnate con analisi, deduzioni e contro analisi.


Guardò K. con viso sicuro ed un particolare tono di luce che il tramonto agli sgoccioli gli disegnava distrattamente addosso.

Chiuse gli occhi stanchi di guardare giornate vuote, colmate dal nulla di chiacchiere impalpabili. Spalmò ancora un po’ di silenzio tra se e ciò che K. attendeva detto e rivelò un’inguardabile verità:

i fantasmi sarebbero apparsi di nuovo. 


Ad incrociare il tuo sogno preferito, uccidere la passeggiata migliore, disturbare la meritata quiete, ubriacare la tua speranza, deviare l’autobus, sgasare la tua coca; avrebbero ritardato le tue pratiche, intasato le arterie, disperso le chiavi.

Quei fantasmi che non incroci, fai finta di non vedere, non consoli, non tieni per mano, non ascolti sfuggendone l’ombra sulla parete.
K. esterrefatto rimase di sasso. 


Appena una trama sorpresa dal suo occhio laconico ed incredulo. 
Rise poi, schernendosi, ma tornò a casa tra strani rumori in fondo alla via, e lo sfumato, sgradito sospetto, di essere seguito, ma anche sopravanzato, sorvolato, quasi invaso.
                                                          

Accese la tivù ma questa non ne volle sapere, cucinò alla svelta e distrattamente piatti sempre accuratamente evitati, si immerse in letture anomale di libri che mai avrebbe creduto di possedere.

Socchiuse gli occhi solo dopo la mezzanotte rimanendo, tuttavia, pesantemente sveglio, come in guardia, come ad attendere filosofie di salvataggio applicate a vite estreme, che da sguscianti nubi afose potessero svelare, infine, analisi, deduzioni e contro analisi. 


Ma la veglia, ora, stava dispensando solo palpabili e densi, pensieri preoccupati.


venerdì 25 ottobre 2013

GAME 6



Quantomeno singolare che questo film sia stato prelevato sulla medesima bancarella, ed allo stesso irrisorio prezzo (1 euro), del ciofechissimo Somewhere di matrice sofiacoppoliana.


Ancor più singolare constatare come, su FilmTv, non goda di uno straccio di recensione, e non abbia mai goduto né di Leoni né di Palme e neanche di passabile distribuzione ma, alla fine, in veste di saldo di fine stagione, sprigioni tutta la sua accattivante potenzialità strizzandomi l'occhio vispo di Michael Keaton, che si fa bello di una pungentissima sceneggiatura di Don de Lillo.



Nicky Rogan (Keaton), è un commediografo tormentato.
Da se stesso, dalla moglie che gli chiede il divorzio, dalla figlia che vorrebbe un dialogo, da un critico carogna che potrebbe stroncarlo, dalla squadra di baseball per cui tifa e che va da schifo, dall’anziano padre che gli ha ispirato la commedia, dagli amici che lo sobillano, dall’attore principale che non riesce ad imparare la parte, da una New York intrigata di traffico e dall'innumerevole etnia di tassisti erranti...



La storia è un curioso street movie a bordo di svariati taxi attraverso il variegato tessuto metropolitano newyorchese, e ripercorre la vigilia di una sofferta prima teatrale, anche per la casuale, quanto malcapitata, contemporaneità della partita più importante dei Red Sox, dei quali Nicky è malatissimo tifoso .




Il tempo snocciolerà via tra prove, incontri incrociati dove tutti avranno a che fare l’uno con l’altra; e cosi lo spaccato di vita del critico più temuto, la figlia disillusa, le prove teatrali agli sgoccioli, la moglie riottosa, la partita risolutiva ed imperdibibile, tutto interferirà pesantemente su Nicky in uno screziato panorama osservato da diversi punti di vista fluttuanti che avranno modo di convergere amalgamando sport, teatro e vita privata, 




e mettendo in luce le curiose interdipendenze che, nostro malgrado 
(ed a nostra insaputa, direbbe più di qualcuno..), 
ci regolano la vita.