mercoledì 16 luglio 2025

SIAMO DEFINIBILI IN PERCENTUALE?


Siamo definibili in percentuale? E quali elementi farebbero parte del cast? Siamo un tutt’uno bilanciato, oltre i consueti componenti fisiologici?

Possiamo variare in sensazioni, reazioni, atteggiamenti; considerarle come solitamente consideriamo elementi realmente palpabili come piastrine, globuli e linfociti, al pari di glicemia, colesterolo o fegato iroso?

Possiamo soppesare i pensieri, i desideri, le pianificazioni?
Sono una percentuale consistente del nostro essere, o attingiamo abbondantemente a sollecitazioni esterne quali invidia, rivalità, competizione, ambizione?

Possediamo una percentuale calcolabile, variabile, influenzabile di bontà, un tot di amore, una grammatura di benevolenza a riempire caselle virtuali?

Agiamo secondo coordinate e dinamiche dettate dall’educazione e dall’esatto convivere, o teniamo chiusi a chiave impulsi,  movenze, comunicazioni?

Quanto teniamo per noi? In che percentuale nascondiamo verità coscienti, in che più o meno velata misura, ci sfuggono ambizioni, desiderata e ambizioni.
Potremmo davvero mapparci in percentuali quasi esatte, corrispondenti?

Siamo sufficientemente bravi, buoni, onesti o giochiamo a crederci?
E quale percentuale attribuiamo a queste attitudini?
Saremmo capaci di stilare un diagramma in proposito, svelando obiettivamente i numeri che pensiamo?

Ad esempio, se la bontà fosse universalmente inserita in un range di analisi tra 50 e 70, stupiremmo di risultare a 44? O avremmo ipotizzato un 82?
E quale analisi, poi, potrebbe rivelare l’esatta obiettività di tali misurazioni?
Quali statistiche, quali algoritmi, quali parametri sarebbero all’altezza di decidere cifre attendibili, e in base a quali criteri di giudizio, soprattutto?

Vabbè, il metodo l’ho inventato io, quindi i valori sono decisamente attendibili: frutto di maturità, estenuanti esperimenti induttivi e deduttivi, perizia, conoscenza, decisioni prese, esperienza formante di vita (ahah..).
 Vi allego le mie analisi, entro in clinica giusto qualche giorno a monitorare sette/otto valori fuori norma (quelli con gli asterischi):

PRESTAZIONI                  ESITO                VALORI DI RIFERIMENTO

SERIETA’                             *             15                                25 -  45
BONTA’                                *             44                                50 -  60
PASSIONE                                          38                                20 -  40
INTUITO                              *             0,79                            0,80 - 1,15
INFLUENZA                        *              0,64                           1  -  1.60
COSCIENZA                        *            1,20                             0,90  -  1,10
IRRITABILITA’                    *            2,10                             1  -  1,50
GRADEVOLEZZA                             0,96                             0.80 -  1
ISTINTO                                             48                                40 - 50
EQUILIBRIO                        *            61                                75 - 85
APERTURA MENTALE      *           326                               150 - 200
EMOTIVITA’                        *           0,81                              0,10 -  0,50
LINGUAGGIO                                    181                              150 -  190
INTELLIGENZA                  *           1,21                              1,30  -  1,50
SOCIALITA’                                          26                              20 - 30

Come si può notare dalla ricca presenza di asterischi, sballo un sacco di valori, probabilmente devo aver calcolato male i parametri.. ahahah

Insomma..non vi fidate mai di un solo gabinetto d’analisi..


11 commenti:

  1. Anch'io Franco sballo in parametri, ma diciamo che ognuno è fatto a modo suo, e le analisi fatte da un posto all'altro variano, ma i valori nostri sono sacri, che siano giusti o sbagliati per gli altri, a prescindere delle analisi.
    P.s postato la mostra non femmina del mostro😂

    RispondiElimina
  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Questo commento è stato eliminato da un'amica estremamente sensibile che mi ha spiegato in privato i motivi. Io lo avevo trovato sensato e pertinente invece, e la ringrazio pubblicamente per la sua delicatezza, assicurandola ancora che una mappatura di sentimenti e caratteristiche personali, giocata così a sensazioni, serve soprattutto ad alleggerire l'approccio. Approccio che fin troppi tentano di rivestire di sussiego fasullo.

      Elimina
  3. Le statistiche, le percentuali, le variabili numeriche... non mi hanno mai affascinata.
    Penso di non essere richiudibile all'interno di uno schema.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Gli schemi e i numeri tocca sorbirceli.. non credo che ordini per il bar a sentimento?
      Sarebbe bello ma decisamente poco funzionale.. tu dici: vabbè ma almeno i sentimenti lasciateceli scorazzare liberi!.. e non posso darti torto.. ;)

      Elimina
  4. i gabinetti, almeno 2 ormai, ma quando si tornerà in campagna se ne farà a meno

    RispondiElimina
  5. E allora figuriamoci se riusciamo a compattarci politicamente, quando non troviamo nemmeno coerenza dentro noi stessi. Come si può pretendere unità nazionale, visione condivisa, senso civico comune, se già nel singolo individuo convivono pulsioni contrapposte, valori fuori soglia, percentuali impazzite tra istinto e coscienza, tra irritabilità e benevolenza? Se la bontà personale è al 44, l’equilibrio al 61, ma l’apertura mentale schizza a 326…(di sicuro superiore a Fracatz) :))) ecco spiegata l’impossibilità strutturale di creare un “popolo coeso”. Siamo una nazione composta da cittadini in perenne squilibrio bio-emotivo, con esami clinici dell’anima che nemmeno il miglior laboratorio riuscirebbe a interpretare. Ogni governo si illude di gestire l’Italia come fosse un sistema razionale, quando invece dovrebbe chiamare un’équipe di psichiatri, poeti e tecnici di laboratorio. In realtà, la vera Costituzione è scritta nel sangue, nei desideri e nelle paure di ciascuno, e cambia ogni giorno, ogni ora. Ed è proprio per questo che non è spiegabile razionalmente un comportamento collettivo tanto rinunciatario, tanto passivo, tanto arrendevole. È una resa profonda, silenziosa, firmata da quasi tutti noi senza neppure leggere le clausole: la resa al disincanto, all’impotenza, al “tanto non cambia nulla”. Una resa che addiziona paure e sottrae coscienza. Salvo una piccola minoranza, gli under 70.000, che ancora si interrogano, che tengono viva la fiammella del dubbio, che non si sono fatti anestetizzare dalla normalità. Il resto, cioè noi, fluttuiamo tra il “sì, ma” e il “però dai”, con il diagramma politico che coincide perfettamente con quello clinico: tanti asterischi, intuizione sotto soglia, irritabilità alle stelle e zero anticorpi contro la rassegnazione. Non siamo più cittadini: siamo cartelle cliniche ambulanti con dentro un referendum perenne tra coscienza e quieto vivere. E non vinciamo mai.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Eppure vinciamo quando mettiamo alla berlina carattere ed emozioni, riuscendo a fornire loro un taglio secondario, manovrarle come un globulo bianco irrequieto, e poi ammansire e rieguilibrare il tutto solo appellandoci alla nostra grande maestria di autocontrollo. Ovvio non ci riusciamo sempre, ma già il provarci è mezza vittoria, comprendere quanto siano altre le cose importanti, le necessità, i bisogni primari. Tu da diversi post denunci arrendevolezza e sciatteria nei confronti di un mondo che ci tratta a pesci in faccia, e ti vedo bendisposto alla rivoluzione totale e globale. Apertura mentale altissima anche per te, poi c'è da fare i conti con la realtà e con quel disincanto, non a caso fuori tabella. Ma studiamo per una lieve ma significativa inversione di tendenza, scrollandoci la nostra mitica indolenza almeno su un blog. Per ora.

      Elimina
  6. Beh non sono messo meglio di te, allora tienimi un posto in clinica che almeno ci facciamo due chiacchiere :)
    massimolegnani

    RispondiElimina
  7. Non siamo misurabili con delle percentuali.
    Ogniuno di noi è diverso e unico, in base alle esperienze vissute.
    Forse le percentuali andrebbero calcolate tenendo conto anche di questo parametro

    RispondiElimina

Sottolineature