Fare soldi ricostruendo dopo avwer distrutto, un classico dell'ipocrisia umana travestita da generosità. Pianificare ricostruzioni mentre stanno ancora distruggendo, diabolico. :(
Credo che ci siamo affrettati a prendere la decisione; come quando Spagna e l'Eurocamera ha riconosciuto l'autoproclamato presidente venezolano Guaidó oppure Edmundo González e anche lo Stato Palestinese...
Parlano di ricostruzione come se bastasse rimettere in piedi un muro per ridare vita a chi ci è rimasto sotto. Ma i morti non si ricostruiscono, non hanno appalti, non portano profitto. Rimangono lì, sotto le macerie o sotto terra, a ricordarci che l’unica cosa davvero irreversibile di questa guerra è la morte. Forse è per questo che, prima o poi, troveranno il modo di quotare anche loro in borsa.
Bisognerebbe scrivere un ' " Ode all' insensatezza umana " e poi inserirla tra i libri di scuola. Per quel che mi riguarda provo un vero malessere fisico oltre me mentale nel vedere tanta distruzione e tante vite perdute. E tanta rabbia verso quelle menti malate che progettano, inseguono e realizzano tutto ciò.
Parliamo, parliamo sempre, come se le parole potessero fermare le bombe. Ma i nostri commenti, se non accompagnati dall’azione, hanno il peso di un granello di sabbia, non in una spiaggia ma nel deserto, dove il vento li disperde senza lasciare traccia. I nostri antenati hanno lottato per la libertà e l’uguaglianza: Spartaco che si ribellò pur sapendo di morire crocifisso lungo la via Appia, gli schiavi neri che spezzarono le catene cantando inni di dolore e di riscatto, i martiri di ogni tempo che scelsero la verità invece della menzogna, da Socrate al Cristo crocifisso perché aveva osato dire che l’uomo non vive di solo pane. E noi oggi? Parole. Parole senza sangue, senza sudore, senza sacrificio. È scritto nei Salmi che “la bocca dei giusti medita sapienza, e la loro lingua parla giustizia”; ma qui non basta più meditare o parlare, bisogna agire. È ora di lottare davvero, come i profeti che gridavano contro i potenti, come i partigiani che scelsero i monti invece del silenzio. Iniziamo con gli under 70.000 di Fracatz, perché servono giuristi, economisti, strateghi, uomini e donne che sappiano non solo scrivere ma anche colpire dove serve. Perché la verità è questa: se non lottiamo, se non mettiamo a rischio la nostra pace apparente, siamo già morti pure noi, anime essiccate come ossa nel deserto di Ezechiele, e non basterà nessun soffio di parole a ridarci vita se non siamo noi i primi a scegliere di risorgere.
Molto lineare la cosa...
RispondiEliminaFare soldi ricostruendo dopo avwer distrutto, un classico dell'ipocrisia umana travestita da generosità.
EliminaPianificare ricostruzioni mentre stanno ancora distruggendo, diabolico. :(
Infatti
Eliminama la" ricca conferenza" è sulla ricostruzione mica sul cessate il fuoco? Tutto normale.
RispondiEliminaun abbraccio
eos
^-^
EliminaTemo che "ricostruire" non si faccia più con quello spirito di rinascita, ma come modalità di vita sulla pelle dei propri simili.
RispondiEliminaCredo che ci siamo affrettati a prendere la decisione; come quando Spagna e l'Eurocamera ha riconosciuto l'autoproclamato presidente venezolano Guaidó oppure Edmundo González e anche lo Stato Palestinese...
RispondiEliminapodi-.
Parlano di ricostruzione come se bastasse rimettere in piedi un muro per ridare vita a chi ci è rimasto sotto. Ma i morti non si ricostruiscono, non hanno appalti, non portano profitto. Rimangono lì, sotto le macerie o sotto terra, a ricordarci che l’unica cosa davvero irreversibile di questa guerra è la morte. Forse è per questo che, prima o poi, troveranno il modo di quotare anche loro in borsa.
RispondiEliminaBisognerebbe scrivere un ' " Ode all' insensatezza umana " e poi inserirla tra i libri di scuola.
RispondiEliminaPer quel che mi riguarda provo un vero malessere fisico oltre me mentale nel vedere tanta distruzione e tante vite perdute.
E tanta rabbia verso quelle menti malate che progettano, inseguono e realizzano tutto ciò.
E’ il teatro dell’assurdo, ricostruire senza smettere di distruggere.
RispondiEliminamassimolegnani
Ci sono delle persone che maltrattano gli uomini, uccidono e distruggono e poi si inginocchiano e pregano Dio: sono i potenti della terra.
RispondiEliminaMi infastidisce la profonda ipocrisia. Che dirti di più. Ciao Franco.
RispondiEliminaquesto per mantenersi attivi nelle braccia ma non nel cervello
RispondiEliminaOrmai non mi meraviglia più niente:-(((
RispondiElimina
RispondiEliminaParliamo, parliamo sempre, come se le parole potessero fermare le bombe. Ma i nostri commenti, se non accompagnati dall’azione, hanno il peso di un granello di sabbia, non in una spiaggia ma nel deserto, dove il vento li disperde senza lasciare traccia. I nostri antenati hanno lottato per la libertà e l’uguaglianza: Spartaco che si ribellò pur sapendo di morire crocifisso lungo la via Appia, gli schiavi neri che spezzarono le catene cantando inni di dolore e di riscatto, i martiri di ogni tempo che scelsero la verità invece della menzogna, da Socrate al Cristo crocifisso perché aveva osato dire che l’uomo non vive di solo pane. E noi oggi? Parole. Parole senza sangue, senza sudore, senza sacrificio. È scritto nei Salmi che “la bocca dei giusti medita sapienza, e la loro lingua parla giustizia”; ma qui non basta più meditare o parlare, bisogna agire. È ora di lottare davvero, come i profeti che gridavano contro i potenti, come i partigiani che scelsero i monti invece del silenzio. Iniziamo con gli under 70.000 di Fracatz, perché servono giuristi, economisti, strateghi, uomini e donne che sappiano non solo scrivere ma anche colpire dove serve. Perché la verità è questa: se non lottiamo, se non mettiamo a rischio la nostra pace apparente, siamo già morti pure noi, anime essiccate come ossa nel deserto di Ezechiele, e non basterà nessun soffio di parole a ridarci vita se non siamo noi i primi a scegliere di risorgere.