Nel titolo le
meravigliose parole di Papa Francesco pronunciate appena l'altro ieri, 10 settembre 2013, in
occasione della visita al centro per rifugiati Astalli, nel cuore di
Roma.
Passata la
sorpresa ed il piacevole stupore legato alla lodevole iniziativa, a
bocce appena semoventi e riflettori ancora caldi, mi chiedo quanti
siano i destinatari delle parole del pontefice ad aver preso efficace
coscienza sull’effettivo da farsi.
Quanti non
abbiano considerato l’uscita del Papa una acchiappante boutade
dalla impraticabile realizzazione.
Quanti non
dimenticheranno presto le parole pontificie considerandole più che
altro una francescana esortazione al rimboccarsi le maniche più che
un atto di sfida al convenzionale utilizzo di strutture vaticane.
Quanti,
passati due o tre mesi, o anche un anno, immagineranno l’avvenuta
istituzione di un censimento relativo a queste montagne di monasteri
e conventi disabitati o dove, ancor più spesso, un paio di suore o
monaci mantengono in vita centinaia di metri quadri di locali
sicuramente meglio utilizzabili.
Cristianamente.
Bene.
Io ci torno
su tra un paio di mesi. Sperando ci torni pure Francesco.
Affinché
alle “sante parole” faccia seguito anche un qualche riscontro
oggettivo, ogni tanto...
Ciao Franco.
RispondiEliminaE' strano ma non figuravi trai blog che seguo.
Ho provveduto.
Conviene costruire una nuova abitazione che ristrutturare un convento. Costa moltissimo. I conventi fanno parte della storia del cristianesimo.
Ciao.
..intanto il Papa ha comprato "tessere telefoniche" per i migranti lampedusani... un passetto alla volta...
RispondiEliminaE' passato più di un anno. Non risulta un solo convento aperto in funzione dell'auspicio del Santo Padre. Bisognerà sequestrarglieli... ;)
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