giovedì 12 settembre 2013

"ACCOGLIAMO I RIFUGIATI NEI CONVENTI CHIUSI"


Nel titolo le meravigliose parole di Papa Francesco pronunciate appena l'altro ieri,  10 settembre 2013,   in occasione della visita al centro per rifugiati Astalli, nel cuore di Roma.


Passata la sorpresa ed il piacevole stupore legato alla lodevole iniziativa, a bocce appena semoventi e riflettori ancora caldi, mi chiedo quanti siano i destinatari delle parole del pontefice ad aver preso efficace coscienza sull’effettivo da farsi.


Quanti non abbiano considerato l’uscita del Papa una acchiappante boutade dalla impraticabile realizzazione.
Quanti non dimenticheranno presto le parole pontificie considerandole più che altro una francescana esortazione al rimboccarsi le maniche più che un atto di sfida al convenzionale utilizzo di strutture vaticane.


Quanti, passati due o tre mesi, o anche un anno, immagineranno l’avvenuta istituzione di un censimento relativo a queste montagne di monasteri e conventi disabitati o dove, ancor più spesso, un paio di suore o monaci mantengono in vita centinaia di metri quadri di locali sicuramente meglio utilizzabili.
Cristianamente.


Bene.

Io ci torno su tra un paio di mesi. Sperando ci torni pure Francesco.




Affinché alle “sante parole” faccia seguito anche un qualche riscontro oggettivo, ogni tanto...


3 commenti:

  1. Ciao Franco.
    E' strano ma non figuravi trai blog che seguo.
    Ho provveduto.
    Conviene costruire una nuova abitazione che ristrutturare un convento. Costa moltissimo. I conventi fanno parte della storia del cristianesimo.
    Ciao.

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  2. ..intanto il Papa ha comprato "tessere telefoniche" per i migranti lampedusani... un passetto alla volta...

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  3. E' passato più di un anno. Non risulta un solo convento aperto in funzione dell'auspicio del Santo Padre. Bisognerà sequestrarglieli... ;)

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