lunedì 18 marzo 2024

MI RISVEGLIO

 


Mi risveglio dentro una bottiglia. Leggo dall’interno cinot retaw e ci metto un po’ a capire cosa ci faccio miniaturizzato e - immagino ma credo di percepirlo da contorni familiari - dentro un supermercato.
Prima fila nello scaffale di svariate bibite. Stranamente non sono agitato, come fossi lì da tempo, in un liquido amniotico che rimembra rassicuranti origini. Respiro come un anfibio preistorico, l’acqua mi reca sollievo col tepore di piscina termale, nervi e muscoli si distendono e mi guardo attorno a 360 gradi come la circolarità della bottiglia permette agevolmente.
Fosse stato chinotto forse mi sarei agitato di più, con la vista offuscata, ma questo chiarore, per quanto indistinto, stranamente mi rasserena e non mi crea inquietudini sulla vicenda.
Come fossi avvezzo, in altri tempi e luoghi, a radicali metamorfosi e paesaggi inverosimili.

Mi danno fastidio le bollicine però.
A trovarlo un dermatologo adesso..

 

mercoledì 13 marzo 2024

PAST (E POST) LIVES

https://caffediriky.blogspot.com/2024/03/past-lives-il-film-rivelazione-la.html?sc=1710319221982#c18996281191654425

Oggi sono onoratissimo ospite dell'amico Riccardo Giannini e del suo blog Abcd Il Caffè di Riky assieme a Bonigol, in un interessante scambio di vedute sotto forma di recensione parallela del film Past Lives, pellicola coreana al cinema in questi giorni. 


Lo scambio, il confronto, l'apprendere e il relazionarsi, sono una delle caratteristiche arricchenti dei blog e di un modo di fare social in maniera libera, consapevole, disponibile, pacata, costruttiva.

Davvero felice che simili occasioni di collaborazione e interazione possano continuare a moltiplicarsi e rendere i blog opportunità di scambio e cooperazione in un clima di sostegno e serena ricerca reciproca.

Grazie ancora a Riccardo e Bonigol! 


sabato 9 marzo 2024

RETORICA


Mi hanno detto che sono retorico, io che pensavo di essere solo permaloso, rancoroso e spesso un po' rompicoglioni.

Retorico con l'accezione moderna, quella decisamente meno nobile, colpevole di ampollosità e ridondante di luoghi comuni.

Mi scorro in svariati post nel blog e non riesco a scorgermi privo di contenuti o, peggio, banalmente infarcito di frasi fatte.
Ma ovviamente non conta la propria opinione riguardo ciò che si scrive, ma il percepito altrui.

Mi difendo dietro l'errata interpretazione, che però scaturisce sempre da un mio preciso affermare, quindi, comunque, sarei io a suggerire fraintendimenti. 

Ma ecco che mi rileggo, ora, e mi trovo noiosamente, e stizzito, ad arringare in mio favore.

Forse hanno solo colto uno di quei lati oscuri che da soli facciamo fatica ad evidenziare, come quando scorgo la mia calvizie incipiente dentro un ascensore con le pareti a specchio.. ahah

mercoledì 6 marzo 2024

POVERE CREATURE!

 

L'oca è quella a destra

Come ne La Favorita - decisamente di altro livello -, gli uomini di Lanthimos sono  sempre creature eccentriche e bislacche, e anche stavolta, non vanifica la regola il team centrale formato da: scienziato e chirurgo svalvolato, studente ingenuo,  mentore abietto e, dulcis in fundo, marito vannuccizzato.

In mezzo Emma Stone che decisamente giganteggia, sparando eccessi all’impazzata,  da pupa capricciosa e robotica fino alla sua definitiva, seppur davvero elementare, emancipazione, chiave del film, dove opera a cervello aperto e sorseggia drink conscia della sua autonomia e del suo raggiunto potere.

Nel mezzo scenografie mozzafiato, ricami surrealisti e colonna sonora di grande impatto, ma l’evoluzione di Bella resta legata a stereotipi di libera e confusa sessualità meccanica (“non dovremmo scegliere noi i clienti?”)  mentre non avvertiamo nessun afflato sentimentale se non un sussulto alla notizia della malattia del padre/creatore.
Bella si dimena (letteralmente) tra le sue (s)coperte, si commuove addirittura per le ingiustizie sociali, sciorina aulicamente  a pappagallo nuovi vocaboli, balla gli ormai immancabili balletti marca Yorghos, si affeziona forse, ma non si innamora mai, rimane “libera” e si arricchisce di soldi e concetti “socialisti” istillati dalla “collega” nera “politically correct”, come nero anche il tipo in nave vestito da bignamino filosofico.

Bella può abbandonare anche un altare per continuare a scoprire, ma guai a volerla rinchiudere. Una complessità sbandierata che tenderebbe a far fuori preconcetti e falsi moralismi sguazzando nel voler sorprendere a tutti i costi, e mentre tecnicamente riesce, rimane impaludata nel messaggio rudimentale del corpo come passepartout.

Alla fine un po’ tutte povere creature ‘sti personaggi, lo scienziato manomesso da piccolo che giustamente si rifà col resto del mondo, il sordido avvocatucolo che si scandalizza, il fidanzatino che abbozza sempre, il marito già capra prima del trapianto, Emma stessa, che magari nei panni della maitresse ipertatuata (e non di strafiga), avrebbe dovuto computare da capo le sue stime di sopravvivenza.

E poi c’è Felicity!! La nuova ragazzetta automa sperimentale (“avete creato un mostro!”).. quando la portiamo a Parigi?  ;)

 


sabato 2 marzo 2024

CONCA INERME

 


Arrivo al mare
e mi accoglie sabbia rappresa,
i rami degli alberi a elemosinare foglie,
vuoto di colore, anche il cielo come emaciato.

Chiedo aiuto al cuore:
mormora che a stento pompa sangue.

Monti in lontananze senza alcuna cima
quasi grattugiati da un vento stanco e irregolare.

Oceano conca inerme,
case buie su terra inaridita
come di apocalisse muta.

E pulsazioni stanche,
pensieri opachi
un sibilo scomodo per un’ultima riga
ben sapendo che non lo sarà.

martedì 27 febbraio 2024

IL SUPPLENTE

Era in classe e nessuno se lo filava.
Il destino del supplente.

Lo aveva fatto tutta la vita in fondo.
Suppliva con sagacia e senso della misura alla mancanza di cattedra fissa, ma anche di un amore definitivo, di viaggi imperdibili, di tempo da dedicarsi.
Questa particolare predisposizione lo elevò, un giorno, a  supplente di ruolo.
Ovviava ad ogni tipo di assenza: ritardi cronici, voli cancellati, carenze di requisiti, pizze esaurite, vuoti sia di solitudine che di memoria.

Partecipò ad un corso di specializzazione universitaria su Supplenza Estrema, e il giorno dell’esame su “Turnover e conseguenze” supplì al ritardo della commissione d’esame interrogandosi da solo ma, genialmente, tra lo stupore degli astanti, si bocciò, per non farsi sfuggire l’opportunità del poter supplire al mancato superamento dell’esame.

Gli riuscì alla perfezione. Laurea ad honorem. Opportunità di lavoro multiple.
Qualificato nel sostituire financo la propria, personale, assenza.

In pochi riuscivano, in realtà la maggioranza dei candidati si eclissava ineluttabilmente senza colmare alcuna inconsistenza, sottolineando semmai, una palpabile manchevolezza.

Giuseppe però veniva da anni di gavetta, un supplire pacato e silenzioso che tappava buchi con discrezione e pazienza.

Anni di scuola e precariato costante a forgiarne abilità e doveri.

Non sarebbero stati pochi gli studenti a poter serenamente giurare di averlo avuto in cattedra nel medesimo istante, ma in classi e scuole diverse.

Lui col suo registro e il suo - perfettamente delineato - non esistere.

venerdì 23 febbraio 2024

PRIMA DANZA POI PENSA

L'assurdo, Beckett, lo ha provato sulla propria pelle. Quando a processo, il tizio che lo accoltellò, interrogato sulle motivazioni di quel gesto inconsulto, disse che non sapeva spiegarsi perché lo avesse fatto.

Un assurdo reale che fornì al drammaturgo il concetto strategico per le sue opere, oltre a stabilire un legame profondo con la donna che diverrà sua moglie.
Un episodio cruciale. L'agire al di là del fine.
La chiave di lettura di Aspettando Godot non è il Godot che non arriva, ma l'attenderlo: scenario e tempo che scorrono solleticando appena il palcoscenico.
La precarietà come ragione di vita. Una vita frammentata, avventurosa, indecisa, insofferente.. gli studi, i viaggi, le nuove patrie, l'insegnamento, le traduzioni, le conoscenze illustri, la passione, i tradimenti, l'impegno da rivoluzionario.
Abbandonare l'insegnamento propedeutico proprio a quel "non indicare", a lasciare tutto sospeso, un nulla palpabile e protagonista.

Un tormento continuo che chiederà conto proprio il giorno del ritiro del Nobel (mai ritirato in realtà), e Beckett spaventato dal traguardo ambito e temuto allo stesso tempo, si farà rapire dal suo alter ego e, come in Finale di partita, proverà a riordinare i pezzi della sua vita, come su una scacchiera maltrattata; la fuga dalla madre l'amore convulso e la ricerca di un successo che lo spaventava; non il finale però, un focus teso solo a distrarre. 

La vera partita, paradossale e sarcastica, la gioca l'autore.
A noi non rimane che assistere.