Necessaria premessa: quante volte abbiamo anche solo pensato: "Vorrei vivere su di un'isola deserta"? Quante volte abbiamo avuto la tentazione di mollare il mondo come lo conosciamo per rifugiarci dove tutto collimasse col nostro istinto, o forse anche solo una nostra temporanea ma potente voglia di quiete?
Ecco.. un posto così esiste davvero, e senza bisogno di solcare oceani..vicino Viterbo, e ancor più vicino alla celebre Civita di Bagnoregio, si ergono i resti di un borgo fantasma, abbandonato negli anni 50 a seguito frane e terremoti.
Borgo cui ora la Proloco cerca di restituire aliti di vita, riesumando resti e memorie, sistemando pareti pericolanti, facilitando percorsi che lo rendano di nuovo palpitante e testimone della vita di un tempo.
Uno sforzo a titolo gratuito perché, al contrario della più gettonata Civita, a Celleno si entra senza pagare alcun biglietto d'ingresso, e visto che non riscuote affatto la grancassa del turismo telecomandato - per fortuna direi -, a Celleno puoi davvero riscoprirti solo in mezzo ai vicoli, puoi dare un'occhiata al te stesso che spesso non riesci a scorgere in mezzo alla folla, sulle spiagge incasinate, o su una nave da crociera.
Siamo accolti dagli spettri, silenzi gonfi, che fischiano nelle orecchie e sul cuore; portoni sul nulla, chiese direttamente sul cielo del paradiso. Mura che stanno su direttamente per sfida a Dio.
Il guardiano di questi luoghi lavora gratis.
Io pagherei.
Tavole imbandite ad attendere pastori di ritorno, macchine per cucire a guardia di rammendi eterni, dondoli che cullano il tempo, fragile ed infinito, brocche in attesa di riversare acqua di fonte, aria cristallizzata dove le mosche disegnano traiettorie indisturbate.
Il paese non c'è ma respira, e a tendere bene cuore e orecchie, sembra di viverlo in una giornata come le altre.. sembra poter accogliere chi vorrebbe fuggire dal caos indeterminato di vite confuse, frettolose, insensate.
Celleno è una scommessa forte. E' puntare tutto sapendo di poter perdere, ma anche una speranza di vincita totale, su noi stessi e i nostri calendari, le scadenze, le prospettive, il futuro che crediamo di poter pianificare.
Celleno è un tempo sbagliato, una riga che non è andata a capo, una risacca che si è fermata a parlarci.