Questo
sequel, paradossalmente, paga pegno proprio in ciò che fa, del
primo, un capolavoro assoluto.
Vale
a dire l’irriverente e impietoso sbertucciamento dell’intero
mondo Marvel (ma pure Fox, DC, Sony..condito di consunti e tediosi
supereroi, mutanti, soggetti da baraccone e compagnia cantante).
Ebbene,
Deadpool sembra invece assoggettarsi a sentimentalismi ormai
consuetudinari anche negli sfrenati mondi fumettistico/fantasy:
dall’istinto paterno al desiderio di metter su famiglia con l’amata
Vanessa, mentre la sequela di combattimenti tra mutanti e affini che
si menano di santa ragione, rischia di riempire troppo gli spazi a
danno del “personaggio” Deadpool, che nasce e prospera, appunto,
nell’intento di ridicolizzare e anestetizzare l’effetto “gran
caciara”, cavallo di battaglia dei supponenti e noiosissimi
Guardiani, Avengers, X-men etc etc
 |
"Lei pensa che sia bello come Franco Battaglia..." |
Tant’è
che stavolta, per sganasciarci davvero dalle risate, dobbiamo
attendere le scene clou a cavallo dei titoli di coda, con Deadpool
che mette le mani sull’apparecchietto per viaggiare nel tempo e
sistema prima un po’ di casini avvenuti nel film, ma non perde
occasione per lasciare a bocca aperta il Wolverine di X-Men le
origini e far fuori il Ryan Reynolds che legge soddisfatto il
copione di Lanterna Verde…
Ovvio
le citazioni abbondano quasi a livello di Ready Player One, e
l’utente non particolarmente avvezzo alle dinamiche
fumettoidi/supereroistiche degli ultimi anni farà fatica a cogliere
richiami, immagini e mettere a fuoco cammei e livelli più o meno
segreti ma, ripeto, a me è mancata la costante irriverenza,
l’insolente scorrettezza del primo, logorroico, Deadpool, messo in
minoranza dallo sconquasso e dalla elementarità di combattimenti non
tutti di livello (del resto il regista è lo stesso di John Wick,
e più di tanto non gli si può chiedere: certi duelli sembrano
quelli dei 5 dita di furore anni ‘70, dove i quindici
cattivi arrivano sempre uno per volta..)
 |
"Cannibal e Ford... occhio a cosa scrivete ... " |
La
storia ha un suo perché, con Cable il terminator tornato indietro
dal futuro (con l’apparecchietto citato prima) per eliminare un
mutante cicciotello e scorbutico, che una volta pasciuto e cresciuto
gli farà fuori la sua amata famigliola, e Deadpool dovrà salvare
capra e cavoli in un processo di elaborazione del lutto e redenzione
dei cattivi distantissimo dagli schemi degli attualissimi e invadenti
counselor da discount.
Ma
le parentesi migliori restano quelle con l’istituzione della
X-Force, il reclutamento e il successivo annientamento di supereroi
dai dubbissimi poteri (si salva Domino, supereroina che come dote
super ha la ...Fortuna. Potete ben immaginare come se la cavi fino
alla fine…) e le rassicuranti certezze, superstiti del primo
episodio; dal tassista indiano aspirante supereroe alla esilarante
coinquilina cieca, ai poteri rigeneranti che gli permettono la
“ricrescita” di tutti i pezzi che malauguratamente gli “partono
via” durante le sue (dis)avventure e alla sua chiacchiera
micidialmente cinica e sboccata (non per nulla nella sua apparizione
in X-Men le origini appare
con la bocca cucita) e questa peculiarità deve rimanere un punto di
forza dei suoi film, assieme agli accartocciamenti di montaggio in
slow motion, agli abbattimenti della quarta parete, alla sua
canzonatoria capacità di prendere in giro tutto il mondo, quello
normale e quello “super”, a partire da se stesso.

Questo è il
Deadpool che amiamo.
Fanculo Logan e ogni
altro mutante.
Per
loro può bastare lo spazio di una citazione.