domenica 11 marzo 2018

IL FILO NASCOSTO (...MA NASCOSTO BENE)



Anderson adora le psicologie fragili, ed anche con questo bignamino dell'eros e thanatos vorrebbe sedurre attraverso una vicenda apparentemente forte, racchiusa come un messaggio tra le cuciture di un abito.

La storia è presto detta: Reynolds è un sarto rinomato, pedante, monotono e isterico, cura con la sorella androide un atelier presso il quale si servono nobili e reali, maniaco del lavoro, dedica ai rapporti sentimentali brevi fiamme coinvolgenti, per poi reimmergersi nel suo climax ideale tutto merletti, ricami e tessuti.
Un giorno incontra Alma, camerierina rupestre dall'aria assai albarohrwacheriana, che lo intriga a nuovi entusiasmi e corre a vivere con lui.

Ma il nostro (un Daniel Day-Lewis forse all'ultima esibizione attoriale, come da lui stesso annunciato da tempo) si stuferà presto e la nostra eroina Alma dovrà inventarsi qualcosa per legare a lei per sempre il capriccioso stilista.

Ora da più parti mi si parla di “capolavoro”, di “poesia”, di “incanto visivo”.

Faccio davvero fatica a percepirne anche in minime dosi.
Una storia iperbolica dove tutto oltrepassa il limite del “buon senso”, ad iniziare dal sarto morbosamente paranoico, passando per la sorella badante che gestisce rapporti ed economia aziendale, per finire alla nostra camerierina presentata inizialmente come sbadata e col tipico rossore guancesco delle fanciulline campagnole, ma pronta a mollare tutto al volo per dedicarsi al bel mondo del lusso e della moda.
A doveroso corredo: abiti orrendi (quello iniziale da Biancaneve, riproposto anche più tardi, un vero must dell'orripilant), musiche stucchevoli, colori appassiti a rendere le atmosfere baluginevoli, primi piani insistiti, particolari di pizzi, stoffe e trame.

Fai di me quello che vuoi ma fallo con delicatezza” questo il preambolo col quale Anna si dedica al sarto pazzariello, e lei, con la sua faccetta quasi sempre accigliata e spettinata, comprenderà di doversi sostituire come musa alla madre protettrice del nostro eroe, scomparsa da tempo, e della quale il nostro sarto conserva una ciocca di capelli nella giacca ad altezza cuore per averla “sempre accanto” (non indossando solo quella giacca, immaginiamo che abbia distribuito l'intero scalpo materno in tutte le sue svariate giacchette che indossa prima di cena, dopo cena, per la passeggiata, dopo il bagno, per la colazione e mentre disegna altri terrificanti vestiari).


E anche se quella frase di Anna preluderebbe a piccanti sequel, tranne qualche casto bacio, nulla sapremo mai di cosa accade nel segreto dell'alcova tra il sarto schizoide e l'ex cameriera senza tette, una sorta di cinquanta sfumature al contrario dove tutto sfuma tranne gli istericismi troppo spesso gratuiti di sarto e clienti.

Il tutto pervaso da una vaga sindrome di Stoccolma, dove il sarto strambo dalla guida demenziale e dalle colazioni ipercaloriche dovrà prendere coscienza della sua dipendenza da Alma, fino a quando le dosi di questo amore col bilancino diverranno letali.

Lo spettatore intanto potrà illudersi di aver assistito ad un capolavoro vicino tanto così all'Oscar, oppure prendere atto che gli eccessi non possono pagare, ne' in sartoria ne' dietro la macchina da presa, ma questo è Anderson del resto (Magnolia insegna), e anche questo un film “cucito su misura” per i suoi fans.



venerdì 23 febbraio 2018

VI GUARDO




Chissà quando sarei stato costretto a lasciare anche questo appartamento, ma tanto, di ancora liberi, ce n’erano a bizzeffe a Roma, case vuote come le vite di tanti di noi.

Ormai passo la giornata a spulciare dalla finestra, oppure a volte si esce: cinema, teatro.. ecco, quello si, mi appassiona ancora.. il cinema lo trovo eccessivo, anche se ne avevo seguito l’evoluzione con un certo interesse devo ammettere… ma se c’è una cosa che mi affascina davvero è viaggiare, in aereo soprattutto - Dio che sballo! -, oppure crociere, transatlantici pazzeschi, pieni di comodità e di luci e di sorrisi, vedere persone diverse, anche se dire “nuove”, per me, è quasi un azzardo...

In realtà vivere così tanto alla fine paga poco… forse con i tuoi perenni trenta o quarantanni.. poi però, spariscono tutti i tuoi affetti, le tue consuetudini, e quando sei cresciuto con Verga e Collodi.. a ritrovarti con Fabio Volo, ma pure con Camilleri, fai una fatica bestia.. fatica anche a passeggiare per i cimiteri, dove una volta pensavi avresti avuto un posticino tuo..

fai fatica oggi a festeggiare i duecentosessantasette anni.. anzi.. quel duecento di troppo ti debilita l’anima.. stanca la testa ed anche quel cuore che, invece, pompa che è una bellezza, immune a tutto, guerre, terroristi, tumori...

..e intanto vi guardo dalla finestra, a voi altri a termine, sempre di fretta, con gli sguardi occupati su display sempre più piccoli, incapaci di misurare una nuvola, di seguire un raggio di luce... sembra così breve il tempo per voi, e ve lo divorate ancor più famelicamente

... tempo inutile.. tempo sprecato... che le cose da vivere poi sono davvero poche e così effimere... le persone che ami ad esempio, le passioni che curi... e davvero poco, poco altro

quando mi accorsi che la mia vita si era cristallizzata rimasi di sasso.. grazie! Direte voi... ma non come quell'Highlander che ebbi occasione di vedere al cinema...a lui la vita si era bloccata a trentanni.. nel fulgore della forza e del desiderio.. l'avrei voluto vedere come me, a 67 anni anni.. non che non mi ritenga vispo e curioso, sia chiaro, ma a quell'età hai accumulato una stanchezza difficilmente biodegradabile, non la ricicli più ormai, te la porti appresso per quell'eternità che un gioco di destino bizzarro ha voluto concedere...

e si finisce per vivere di ricordi eterni, di rimpianti rimuginati, più che di futuro poco malleabile, seppur infinito.

Si finisce per osservare dalla finestra cosa ne fate voi, 
di quel poco tempo a disposizione...

lunedì 19 febbraio 2018

PERCHE' NON VOTERO'



Basterebbe specificare che sarò in vacanza.

Ferie programmate quando ancora la legge elettorale era in altissimo mare…
e quindi assolutamente in buona fede…

Ma ammetto anche che, a tutt’oggi, sono assolutamente felice dal potermi sottrarre a quello che si suol definire, notoriamente, come un obbligo.. etico.

Tempo fa Michele Serra, discutendo dell’opzione voto / non voto, giustificava il suo si, al voto, facendo appello soprattutto ad una motivazione base:

Se io non voto, saranno altri a decidere per me”

Nel senso che alle sorti del Paese non avrò contribuito con una mia precisa scelta.
Ma in quest’ottica, sarà solo chi ha votato la forza politica che risulterà vincente, ad aver realmente deciso.

E nel caso specifico, dove nessuno raggiungerà la soglia del 40% prevista dalla Legge Elettorale, a quali alleanze post voto potremmo dover assistere (oltre all’ennesimo Gentiloni d’ufficio)?

A quali giochi inediti, inauditi
e neanche ipotizzati mai fino al 4 marzo sera,
dovremo sottostare?

Si parla sempre con maggior insistenza di possibili patti PD - Forza Italia oppure Lega - M5S… e gli interessati non smentiscono con la necessaria fermezza la reale possibilità di questi “incroci magici”, spesso ibridi da paura… ecco, in questo caso, il nostro voto “etico”, la nostra volontà pre elettorale di scelta cosciente, non sarà forse calpestata in malo modo?

Ed a quale risposta etica risponderebbe, poi, il famoso “voto per il meno peggio”, al quale si appellano in tanti, tantissimi, proprio per tacitare una manifesta ripugnanza al sistema.
Quale risposta morale solletica - vorrei sapere - il votare “tappandosi il naso”?

Al contrario, un capo di governo, che dovesse trovarsi di fronte ad una ribellione di rilievo, vale a dire un’astensione dalle notevoli proporzioni - a prescindere dalle singole motivazioni del non voto - non sarebbe costretto a richiedere una revisione sistema elettorale e politico, prendendo atto e coscienza del malcontento popolare?

NON RECARSI ALLE URNE 
diventa quindi una scelta cosciente e legittima.

Un reale ed efficace “togliere” il potere

a persone e forze politiche che ne fanno un utilizzo improprio

Una presa di posizione, 
e non una “non scelta” come si accorano nel definirla, guarda caso all'unanimità, 
tutti i rappresentanti di partitoni e partitini.

Una “non scelta” che, purtroppo (per ora),
è destinata a rimanere ancora arma spuntata,
ma che di fronte al panorama di ingovernabilità che si prepara dal 5 marzo…

inizierà - voglio sperare - a godere di nuova e diversa considerazione.






domenica 18 febbraio 2018

LA FORMA DELL'ACQUA THE SHAPE OF WATER




Una fiaba delicata, in forma liquida, immersa di sogno acquatico, a metà tra un film sincronizzato e un inabissamento in apnea.

Una strizzatina d'occhio a tutto il diverso possibile, dall'handicap al gay, dal mostro al razzista ipocrita, dal politico carogna al militare idiota, oltre a richiami sparsi a mezzo mondo cinematografico con spazio anche per l'unico inserto, a mio avviso completamente fuori registro, di balletto lalalandesco assolutamente affrancabile nell'economia già ricca di occasioni di riflessione e spunti comunque originali.

Ottimi tutti gli interpreti a cominciare dal sadicamente schizzato “uomo che risolve” Michael Shannon, alla tenerissima Sally Hawkins che comunica splendidamente con il linguaggio dei segni, ai comprimari Richard Jenkins (il vicino di casa gay) e Octavia Spencer (la collega di pulizie nera), per non parlare ovviamente del mostro anfibio, semidio proveniente dall'Amazzonia, amante di uova e gatti, dall'occhietto gentile e scattoso, il pistolino a scomparsa e le pose tra lo spiderman e il felino soffiante.

Una pellicola che scorre via elegante nella sua fragilità di fondo, specialmente se si azzecca l'approccio e l'esatta sospensione dell'incredulità.

Una storia d'amore tanto improbabile quanto coinvolgente, per la quale è impossibile non fare il tifo, visto anche l'altissimo tasso di caproneria degli “antagonisti” (con l'eccezione della spia sovietica, animata da ben altri valori che quelli politico/militari), una parentesi di cinema che intriga e trascina, con parentesi di alto effetto cinematografico, come l'esordio sommerso o l'amplesso metaforico tra due gocce d'acqua, ampio preludio a tutto ciò che sarà.



mercoledì 14 febbraio 2018

FENOMENO MONTALBANO (IL RITORNO)





Non faccio fatica ad identificare nei milioni di gaudenti spettatori montalbanesi, una gran parte degli spettatori sanremesi.

Un po’ perché il giallo camilleriano sta al thriller esattamente come le canzonette sanremesi stanno alla musica, un po’ perché la membrana cerebrale dello spettatore medio non deve essere sollecitata più di tanto.

Nello specifico caso del valoroso commissario di Vigata, deve essere sottoposta a due ore e venti di commediola travestita da giallo intrisa principalmente di personaggini folcloristici, padellate in testa, avvocati che girano senza mutande, immaginazioni voyeristiche del nostro Montalbano, gente che sviene al rallentatore, rapimenti senza senso, l’immancabile Catarella…

tutto scende di livello, irrimediabilmente…



domenica 11 febbraio 2018

ECCO SANREMO. TANTO PER RIMARCARE.




...direi pochissime parole a riguardo...

- la canzone che vince copiata di sanissima pianta (pure il testo!!)

- gli ospiti che rimarcano la differenza tra chi gareggia e.. la Musica vera

- la Hunziker che rimarca la sua appartenenza a Striscia la Notizia

- Baglioni che rimarca la sua inadeguatezza

- Favino che rimarca che sa fare le smorfie.

venerdì 9 febbraio 2018

PER TORNARE BAMBINI...


.. a volte basta tremendamente poco, ed una delle volte in cui mi accade (e dove ovviamente mia moglie non può assolutamente lasciarmi solo…), è quando facciamo raccolta dei buoni pasto e ci infiliamo in uno dei (non più) tanti supermercati dove vengono accettati al 100%,  e per acquistare qualsiasi cosa.


Ecco, questa apparente convinzione per cui la spesa sarebbe “aggratis”, mi trasforma in un essere decerebrato, uno che non ha mai visto nulla di esposto e soprattutto che non ha la più pallida idea di cosa sia indispensabile e cosa superfluo.

Mi ritrovo catatonico tra gli scaffali come un bimbo tra giocattoli e cioccolate, in preda ad arraffamento compulsivo di cose, robe e svariati articoli per i quali mai e poi mai avrei speso una lira neanche sotto tortura, e nonostante la saggia consorte mi marchi a vista, e tenti  di non farmi riempire il carrello delle stranezze più inutili e degli alimenti più improbabili, non riesce mai 
- mentre svuotiamo il carrello alla cassa - 
a non stupirsi di come sia riuscito a inserire tra carta igienica e latte scremato, del sushi di balena, della maionese di quinoa o del filetto di cammello in barrique.