Esperienza
incredibile, cinema come respiro, di corsa da una sala all'altra,
senza tregua, calandosi in pochi istanti in storie, mentalità, modo
di girare e interpretare per forza di cosa, diverse; spesso agli
antipodi, perché non scegli il genere, non scegli gli attori, non
scegli il regista, non scegli la storia.
E'
il film che sceglie te.
E
tu devi cambiare pelle velocemente, camaleontizzarti, non per
adeguarti a quello che vedi - sia chiaro questo -, ma per fornire la
maggior lucidità, freschezza e imparzialità possibile.
Entriamo
come spugne nuove di zecca in ogni sala, pronti ad assorbire, e col
senno di poi, anche a fucilare regista e pellicola, ma solo dopo
esserci concessi anima e corpo a ciò che ci viene offerto.
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..file pazzesche ma pazienti.. |
E tutti i film in lingua originale, spesso con doppi sottotitoli in inglese e italiano - anziché confondere - aiutano a cogliere sfumature, atteggiamenti, tensioni, che a volte il doppiaggio interpreta diversamente o comunque in altra maniera.
E
così le sorprese, le delusioni, la meraviglia, ma anche la noia, e lo stupore, si moltiplicano e creano spessore a questo Festival, a questo modo di
assorbire cinema. Un tour de force di grande impatto e di estremo
arricchimento.
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Non solo cinema... se magna pure... ;) |
Perché
per qualche ora consecutiva siamo fuori da ogni altra distrazione,
siamo completamente dedicati alla settima arte, che ci tiene in pugno
e fa di noi ciò che vuole.
Diveniamo consci anche di un differente ed alterato scorrere del tempo, estranei al medesimo, refrattari alle distrazioni
perché per la stragrande maggioranza siamo un pubblico di single, in
completa osmosi con lo schermo e la macchina cinema.
Ma
siamo noi a volerci immergere in questa parentesi magica..
..e non smetteremo mai di ringraziare..
..anche quando in sala sei tu e lo schermo. E' capitato.
Ed è bellissimo.
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..e alla fine anch'io sul red carpet!!! |
...e direttamente dal Festival.. ecco la recensione di un film fantastico, che raccomando di cuore:
I,
TONYA
Mockumentary
di estremo livello cinematografico, una contaminazione realtà/
fiction studiata con cura certosina.
A
cominciare dall’episodio prescelto, esattamente non tra i più
edificanti della storia sportiva: la pattinatrice Tonya Harding
coinvolta nell’ideazione di un pessimo gesto intimidatorio nei
confronti di una sua diretta concorrente alle Olimpiadi del 1994.
Facile
esaltarsi e fare cinema su un fatto vero, con protagonista un eroe,
come accade ad esempio per il comunque ottimo Stronger.
Più
complicato entrare nelle pieghe dello spirito di personaggi
controversi e tecnicamente negativi, come Tonya Harding, con “un
biopic che sembra girato dai fratelli Coen”, solo per citare
Variety.
Ho
amato questo film, e questa pattinatrice sbalestrata, talentuosa, di
bassissima estrazione sociale, autentica, coraggiosa, trasgressiva e
maltrattata; e rude, maleducata, sgraziata.. tranne quando volava sui
suoi pattini raggiungendo vette altissime, la prima a tentare un
triple Axel - salto pazzesco piroettando ed atterrando praticamente
al buio - cosa che le altre non azzardavano neanche in allenamento.
Uno
sport dove troppo spesso è protagonista un'apparente grazia
pat(t)inata, e dove le giurie guardano alla spirituale, elegante,
incorporeità dei movimenti, proprio quando Tonya irrompe con la sua
potenza e la sua energia, il fumo e il rock duro, a spezzare riti e
consuetudini.
E
ci si infila così nella sua vita sregolata, tra mirabolanti
interviste da docufilm, con una mamma paranoica e protagonista
(l'incredibile Allison Janney), un marito violento e pazzoide, ed un
contorno di personaggi tutti borderline, che creano film nel film,
con i loro eccessi ed i loro caratteri.
Una
donna dapprima osannata, che in attimo ha avuto contro l’America
intera, l’intera opinione pubblica; ed un film che tenta, e riesce,
a fartela amare.
Margot
Robbie non solo splendida attrice, ma anche produttore; si affranca
del suo ruolo da sex symbol sfornando una prestazione attoriale
pazzesca, tra pianti isterici, cazzotti, urla liberatorie, mesi sui
pattini a studiare.
Non
mi meraviglierei affatto se il prossimo Oscar fosse suo.
Un
triple Oscar anzi: film, Margot Robbie e Allison Janney.
Altro
che Olimpiadi.