Dopo
quasi sette mesi in compagnia della nuova, e permanente, protesi in
titanio al posto della testa dell'omero destro, e sventata una nuova
operazione a causa di un'infezione alla protesi medesima, eccomi finalmente all'appuntamento con la riabilitazione in acqua, che doveva iniziare, senza contrattempi, già a Settembre.
Nel
frattempo fisioterapia al lumicino, per scongiurare ogni focolaio di
infezione, e antibiotici a palla per tre mesi.
Ma
vi sto annoiando. Era di una sensazione che volevo scrivere.
Mi
avevano avvisato che la terapia in acqua ha del miracoloso, quasi bere
una pozione magica, in un certo senso.
Gesti
soltanto teorizzati - in condizioni normali - diventano realizzabili
grazie all'effettiva perdita di peso, immersi in acqua, che
alleggerisce ogni resistenza e rende incredibilmente docili i
movimenti, è quasi un volare e, per chi come me, amante del mare, è
abituato a sentirsi a casa, in acqua; è come un ritrovare se stessi, legami forti, consapevolezze che in sette mesi si erano come
assopite quando non dissolte.
Il
deltoide, il muscolo che permette di alzare il braccio in alto e
lateralmente, è ridotto a uno straccetto logoro.
Ma
già ieri, al primo appuntamento in piscina, mi brillavano gli occhi
assistendo ad una vitalità impensabile fuori da quella dimensione... è stato un
tornare bimbo, un riassaporare antichi entusiasmi, e alla fine,
riattraversando tutta la vasca per guadagnare la scaletta di uscita, anche l'approcciare un paio di bracciate - tentativo subito
appesantitosi di dolore vivo - , mi ha comunque riempito di gioia,
vera, di ricontatto con una realtà fino allo scorsa estate normale
routine, passionale consuetudine...
Sono
uscito dalla mia prima piscina con la stessa felicità del tizio che
ha attraversato la Manica a nuoto la prima volta.
Euforicamente
orgoglioso.
Godiamoci
sempre le piccole cose, quelle che ci sembrano serenamente alla
portata di mano (o di spalla).