giovedì 19 gennaio 2017

EROI CONTRO


Mentre sbirciavo le evoluzioni di Jack Reacher (Tom Cruise in modalità Giustiziere) contro la rozzezza basica dei suoi avversari mi è balenata quest'idea balzana: 

ma se i nostri beneamati eroi, che spesso hanno a che fare con gentaglia tosta ma che giunta all'obiettivo finale, inevitabilmente sbraga più o meno dignitosamente di fronte all'eroe prestabilito, che è quello che, comunque, deve uscire vincitore, 
ebbene dicevo, se questi nostri eroi fossero iperbolicamente e tridimensionalmente (ma anche berlinescamente) per una volta messi in competizione l'uno contro l'altro.. 

chi se la caverebbe meglio secondo voi?

Io ho tirato fuori sette soggetti che in epoche (comunque moderne), e circostanze diverse, hanno divertito ed assicurato il lieto fine ai propri fans.

Ma se dovessero avere a che fare, l'uno contro l'altro?

Ed in omaggio alle quote rosa, c' ho infilato anche due intrepide tutto pepe...

A voi qualche idea di sceneggiatura effervescente, il compito di decretare un “vincitore superstite” ed anche l'invito a tirare fuori altri nomi che per abilità, carisma e doti eroiche, avrebbero potuto sopravvivere allo Scontro Finale. 
Qui la mia delirante trama intanto:

Nikita gira per il mondo curando per un cartello sudamericano il traffico di eroina (non lei eroina, ma proprio eroina eroina). 


Jack Reacher ogni tanto lo vedono in qualche outlet alla ricerca di una maglietta di ricambio ma di norma guarda la tv e copula con le cassiere (dell'outlet).


John McLane ha una birreria nel Bronx dove mesce solo birra scura a scanso di equivoci.


Martin Riggs (arma letale) è appena uscito dal manicomio dove si è fatto dieci anni per aver tentato di strangolare moglie, figlia, colf e suocera. 


James Bond è alle Bahamas dove passa il tempo al sole ed a bere scorpioni reggendo sul ginocchio un bicchiere di tequila, ma soffre una nostalgia fottuta per gli ascensori appena avviati da prendere al balzo. 


Frank Martin (transporter) vive in Italia e fa concorrenza ad Italo portando turisti in macchina da Roma a Milano (e viceversa) in meno di un'ora. 



Beatrix Kiddo (Kill Bill) infine, lucida la katana leggendo i superpocket di Moccia,  per di più in italiano. 



La storia è semplice: 

una vecchia zia di origine romane (pensavamo a Kathy Bates) rintraccia Jack Reacher sulle Pagine Bianche, l'unico posto dove aveva dimenticato di cancellare l'indirizzo e lo chiama a Roma per dare una lezioncina al pizzicagnolo di Via Ripetta che continua ad aumentare indiscriminatamente il prezzo del pecorino. 
Jack arriva a Milano perde la coincidenza e si affida a Frank Martin per arrivare a Roma, ad una stazione di servizio beccano Nikita che usa il bagno degli uomini e per evitarle noie con la Sicurezza (Sicurezza negli autogrill?!? .. ah ah..) la portano con loro.
 
Bucano una gomma ad Orte e mentre Frank la sta cambiando arriva Martin Riggs con un'autoarticolato e lo fa fuori sul ciglio della strada, Jack e Nikita smettono di pomiciare e partono all'inseguimento, giunti a Roma sul raccordo si perdono, chiedono aiuto ad un biondastro all'uscita Laurentina; si, è lui, Daniel Craig in arrivo dalle Bahamas per una vacanzina e che conosce Roma come le sue tasche, si offre di accompagnarli a Via Ripetta dove trovano la zia di Jack che discute col pizzicagnolo, un John McLane con pancetta (sia addosso che sul bancone), mentre Daniel Craig chiede se c'è un ascensore, dal retrobottega appare Beatrix Kiddo che con la katana affetta due etti di mortadella e con l'ultimo taglio di sguincio squarta Nikita che l'aveva guardata storta;

John McLane invidioso della maglietta di Jack gli lancia il taglia parmigiano e lo centra in fronte: sangue, urla ed effluvi prosciuttifici attirano dentro Martin Riggs che ha parcheggiato in piena Piazza del Popolo e facendosi scudo della zia dà una capocciata a James Bond e lo uccide sul colpo, tenta di far fuori anche McLane il pizzicagnolo, ma Beatrix lo fulmina con una katanata che tagliuzza a morte, in contemporanea, anche la zia di Jack. 

A questo punto John furioso prende la testolina bionda di Beatrix e la piazza nei 140 watt dell'affettatrice elettrica del negozio urlando: “Hai fatto fuori la mia miglior cliente!! Proprio ora che avevo deciso di tornare nel Bronx con la ricetta del secolo: birra al pecorino!!” ... 

Quindi McLane vincitore.. del resto era il mio preferito prima di iniziare.. eh eh..
Il regista avrebbe dovuto essere Woody Allen in omaggio alla sua tendenza a girare gialli strampalati, ma aveva incassato già tutti i sussidi dal Comune di Roma per l'ultimo suo capolavoro.. una chance potrebbe averla anche Béla Tarr solo che insiste per far guidare a Frank Martin un carrettino col cavallo... ora vediamo che si può fare... 
 

martedì 17 gennaio 2017

CAOS


Pioveva, e mi riparai sotto la tettoia.

Avrei dovuto attendere almeno un'altra mezz'ora buona,
ma preferii prendere il blog delle 18, 45.


Almeno ero sicuro di trovare post.


sabato 14 gennaio 2017

COSA CI RACCONTIAMO

Si. Cosa ci raccontiamo alla tastiera, davanti al video, O mentre passeggiamo consci di una vita regolata al secondo. Squadrata al centimetro. Non nel senso che tutto sia programmato e prevedibile. Quello no. Altrimenti sarebbe quasi noiosa.
Oddio, neanche.. perché se ce la siamo immaginata, ci piacerà pure.. quindi lavoro, casa, moglie, viaggi, figli, soldi, sorrisi, amici.

 Poi il lavoro ti annoia, cambi moglie, cambi casa, di figli non se ne parla, viaggi ma non dove vorresti, i soldi si spendono, i sorrisi si fabbricano, gli amici chissà,

E cosa ci raccontiamo alla tastiera, cosa scriviamo, cosa ci leggiamo dentro, cosa svendiamo, e cosa negoziamo fino alla fine, cosa vorremmo davvero, cosa ci fa paura, cosa ci blocca,

Poi leggi e ti dici.. ma la pubblico 'sta cosa? E poi le domande? E le risposte?

Ma te la pubblichi pure dentro? Nel senso... te la leggi dopo che l'hai scritta? O è colpa sempre di quell'editor che abita da te... quello che ti corregge le telefonate, le risposte, le carezze, le bugie,

Quell'editor che vorresti essere davvero, e invece lavora coi voucher e soltanto dentro il tuo cervello,
niente ferie, mai un po' di riposo. Ti accartoccia i sogni e te li lancia come un padrone col suo cane.

Vai, raccogli e riporta qua.

Cosa ci raccontiamo davvero?...
azz,, devo sbrigarmi.. se l'editor s'accorge che sto facendo da solo...    

CINEMA DISTOPICO













Normalmente dicesi distopico di cinema vagamente incartato tra futuro ed alterazioni del passato o che narri, comunque, in maniera tormentata, di uno stato sociale alterato o alterabile.

In questa ottica, lo sforzo cui mi sono sottoposto sorbendomi consequenzialmente Mr.Nobody e The lobster, indica - grosso modo - il grado di distopia che cerco di iniettarmi a grosse dosi, l'inconscia insoddisfazione del reale cui appartengo, e la frequente delusione nel valutare che, comunque, i modelli proposti, forse non valgono per niente la pena di rivoluzionare il convenzionale acquisito.



Mr.Nobody scimmiotta Sliding doors in modalità futuristica, The lobster ridicolizza i rapporti umani mettendo a nudo primordiali bisogni singoli che prevaricheranno sempre la coppia.

Colin Farrell in una delle sue massime espressioni espressive


Il primo ci narra di un centodiciottenne nel 2093, ultimo esempio di vita umana non alimentata artificialmente e senza possibilità - ormai normale - di una vita eterna. L'arzillo vecchietto, intervistato, ci racconterà - magi(distopi)camente - delle sue infinite vite passate, a seconda che nasca da una o da un'altra famiglia, che segua il padre o la madre dopo il loro divorzio, che sposi o meno una delle tre ragazzine che gli fanno il filo.

Jared Leto, invece, in una delle sue.


Ottime alcune trovate tecniche e di montaggio, noiosetto tutto il resto, déjà vu in troppi casi, citazionistico allo spasimo, alla lunga disarmante.
Paragonato anche a Cloud Atlas, il quale potrebbe essergli debitore in diversi frangenti, ma che spettacolarizza a livelli decisamente superiori.
Ecco, forse questo latita in Mr. Nobody, il voler spettacolarizzare ma col budget ridotto al minimo sindacale.



The lobster al contrario si frega con le sue stesse mani, volendo stupire ad ogni fotogramma, cercando di mettere a nudo istinti a noi sconosciuti, o meccanizzando natura, impulsi e inclinazioni cui normalmente diamo un peso relativo.
Stravolge quindi la normalità dei comportamenti evidenziandone altri che non riusciamo a farci appartenere, anche noi seduti comodamente davanti un film e inclini, solitamente, a giustificare eventuali derive registiche.
Fino a che il troppo non stroppi, però.




Ora, mi chiedo, dopo questa indigestione distopica... dovrei riguardarmi La vita è meravigliosa? Il prototipo della distopia formato famiglia..



venerdì 13 gennaio 2017

CALVARIO (2014)



Un film di religione estrema, potrei dire.

Non come Passion di Gibson, dove dal sangue potevi intravedere i trigliceridi, e neanche come L'ultima tentazione di Cristo di Scorsese, dove la fantasia soccorreva un Dio terreno.

In Calvario c'è l'uomo creato dal Signore, con tutte le sue derive, il prete immolato a Dio, con tutte le sue paure.
La ricerca e la catalogazione di tutti i valori possibili, alla scoperta di quelli, forse, perduti.
C'è un fare il prete in maniera scomoda, dove per salvare il salvabile bisogna di nuovo arrampicarsi sul Golgota, ripercorrere l'intero calvario, e magari scappare, infine, lasciando a Dio e al vento l'ingrato compito, oppure sostituirsi a lui maneggiando poche parole, pochissimi sacramenti.



E qualche virtù desueta.

Come il perdono, ad esempio. 
Che non si insegna. Non si tramanda. Non si lascia in eredità. Si indica al massimo, si disegna nel vento di una scogliera brulla, si cerca negli occhi di chi ti vuole bene davvero.

Fare il prete dove tutti ti odiano, dove pensano tu non possa servire, oppure implorano, a loro modo, che tu li redima tutti, indicando vie maestre, che li tolga d'impaccio. 
Ma non è così. Non così semplice almeno.

Specialmente dove tu stesso stai faticando, per capire a cosa servi, e come puoi servirlo, tutto quello che ancora non capisci, che ti sfugge, e fai fatica a disegnarlo, o solo a scorgerlo, anche negli occhi e nell'animo di chi ti ama da vicino.

Sei un prete solo contro tutti, e quando le difficoltà aumentano, anche contro te stesso.
Vorresti mollare. Fuggire via.

Anche se hai sparpagliato sul terreno con attenzione, accorto a non sprecare un solo seme. E il seme deve morire per portare frutto.
Per far si che una virtù, seppur desueta, trovi nuova linfa.




lunedì 9 gennaio 2017

CHEFBLOGGER... - POST.. + PAST!!



Cucino  in seguito a crisi deliro/compulsive. A sogni ritenuti - chissà - irrealizzabili.



Mi immergo in sapori, colori, odori.. e spariglio le aspettative.


Come un chiedere aiuto al genio sopito...


..al connubio tra  sensualità del gesto  e sua  rappresentazione..


come se si stesse affrescando, o (de)scrivendo,  una percezione..



..e invece stiamo ai fornelli.. a dipingere tonalità di gusti..



.. a descrivere sfumature di memorie,,



... come se un dedicarsi al cibo.. sia propedeutico a svelarne l'arte..


..la delicatezza, il ricamo di un'aroma,
Quella sensazione potente che vaga in una miriade di sapori...

sabato 7 gennaio 2017

DEADPOOL IL CONTROSUPEREROE




Se penso che in migliaia attendono già ora l'ottava edizione di stucchevoli e riciclati Star Wars, o infinite repliche di gnoccolosi X-Men, di avariati Avengers, di supereroi e mostriciattoli dimenticati nei cassetti Marvel... mi chiedo davvero come mai ci si è messo tanto a tirar fuori questo super-supereroe che si beve e berrà tutta la concorrenza da qui all'infinito?...

Un eroe smemorato e pasticcione, parolacciaro, maniaco e goliardico come vorremmo esserlo tutti noi. 


Comunque un Marvel doc, ma senza nessuna spocchia, senza tormenti, senza freni, senza fronzoli, che brutalizza nemici, spettatori e produzione, prende per il culo tutti e ci trascina a salvarci dal convenzionalismo noioso di tutti questi supereroi stitici e dannatamente fotocopiati. Forse si vergognavano un po'?



Deadpool ci tira fuori dalla melma qualunquista e io ho riccamente goduto della carnevalata in atto, degli sguardi in camera, degli effetti specialissimi, dei ralenty, delle musiche astronomiche, degli ammiccamenti, delle volgarità, delle millemila citazioni e delle autoprese in giro, degli Xmen ridicolizzati (l'uomo di latta e l'algida/infuocata Addams), delle alternanze di montaggio, degli incantevoli personaggi di contorno, dal tassista indiano alla vecchietta cieca che monta mobili Ikea con la quale coabita Deadpool, dal Ryan Reynolds, suo malgrado contorno pure lui, in una splendida performance a metà tra The Mask, Hancock e Jackie Chan.



Certo il monoespressivo cattivo di turno risulta forse l'anello debole della catena, ma assorbito e somatizzato serenamente dal ritmo del film, dai cambi di marcia, dall'evoluzione, dai retroscena, dal coinvolgimento, dalla splendida fusione di macabro/demenziale/comico/sentimentale che non permette mai cali di tensione, come ti adagi un attimo ti sbalza di carreggiata e ti richiama al disordine imperante.



Insomma, come da “copione”, fanculo tutti quelli che non l'hanno gradito. Aspettate i vostri soporiferi Star wars e tutti gli X-men preconfezionati.

Io aspetto Deadpool 2 ..sperando che confermino anche quella stragnocca della Baccarin...