Volevamo forse smarcarci dal
Venerdì Santo ieri, andando a vedere Il condominio dei cuori infranti?
Direi proprio di no.
Anzi, abbiamo
percorso la nostra personalissima Via Crucis flagellandoci appresso a questa
operetta minima(lista) che affoga le proprie debolissime velleità attorno a
storielle di comunissimo condominio (dove giusto l’astronauta precipitato fuori
rotta smuove l’utente medio dal torpore registico), caratterizzate dal vuoto
stilistico e dalla presunzione, ecco, la grassa presunzione di voler narrare “ad
ampio respiro” i disagi e i tormenti interiori di umanità spicciola e
disadattata con tre parabolette surreali
che ci sfracassano i gabbasisi fin da subito, dove la volontà di coniugare la
battuta a contrasto con la malinconia che pervade questi spiriti soli, anche se
gomito a gomito con le più sfaccettate umanità, si infrange sull’incapacità
della produzione di convincere questo regista disturbato a farci massimo tre corti da cinque minuti l’uno, con
questi tre inserti di noiosa ripetitività, di riprese fisse, di chiacchiericcio
tedioso e importuno, di situazioni che il paradosso lo superano e lo
sbeffeggiano alla grande e dove - incredibile la casualità - assistiamo a
stralci di inserti di uno dei film più pompati della storia, quel I ponti di
Madison County, che in effetti, con la mattonata odierna, fa benissimo il
paio..