sabato 5 marzo 2016

LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT (SUPEREROEDENOANTRI)



Rielaborare un supereroe a uso e consumo metropolitano è sempre un azzardo sovrumano.
Il contesto e i caratteri che Mainetti ritaglia per la propria opera prima invece, sono studiati con estrema cura, disegnati in maniera congeniale adagiando su un feroce telaio di criminalità comune, una copertina di estrema sensibilità, che spulcia e sfrutta indole e umori delle sfaccettate personalità protagoniste, a partire da un Santamaria cupo e misantropo che dona al suo jeeg di periferia tratti da mIstery fragile e imbarazzato, una fascinosa e tenera Ilenia Pastorelli nel ruolo della disagiata sognatrice che offre, da coprotagonista, linfa vitale alla storia filmica, il cattivo di turno, narcisista molesto e maniacale Luca Marinelli, con l'amuchina da borsetta, gestisce un costante, schizzatissimo sopra le righe, perfettamente cucito sul personaggio dell'esaltato cronico.


Tre personaggi che si arrotolano tra loro e una città di sottoeroi che ne decreta passato e futuro, una Roma da salvare, ghettizzata e delinquente, affogata di scorie, sogni malati e dormitori.

Una favola uscita dal delirio che vaga disordinata tra tutte le storture dell'emarginazione e del degrado tipiche di una periferia romana e, sfruttandone debolezze, vizi, contraddizioni e sentimenti feriti e mai curati, confeziona un sogno gualcito come un vestito da principessa o come una maschera da eroico cartoon da indossare quando tutto è perduto.


Il nostro supereroe di periferia è un disadattato cronico senza amore e senza amici.. ma la sensibilità gliela scardinano proprio questi poteri inaspettati e subito sfruttati, ovviamente, per fare cassa.
Ma sarà l'incontro con la fragilità di questo personaggio femminile permeato di candida ingenuità a decretare la svolta, l'unica persona che penetra la corazza di Enzo, l'unica che riesce a giudicare compatibile la sua nuova identità con la sua unica e possibile missione: “salvare la gente”.


Questa la chiave di lettura più plausibile e che mi piace individuare, non l'uomo che assurge a supereroe, ma questa etica da supereroe che viene a sporcarsi di bassa umanità, ispirando nuova dignità e sentimenti.


E persiste costante un fattore di tenerezza estrema a rendere confidenziale questo clima di vita borderline, pur nell'esaltazione violenta, dove la poesia si lascia comunque individuare e accarezzare con immagini spesso contrastanti, tra uno yogurt e un camerino, fino a indossare fantastici epiloghi.


mercoledì 2 marzo 2016

PAURA E FEDE



Camminando in una giornata tiepida e assolata, Fede si fermò ad un bar lungo la strada con diversi avventori intenti a sorseggiare qualcosa nel tepore della luce chiara.

A uno dei tavoli scorse Paura: “Ciao, come stai? Io vado a Felicità.. e tu?”

Anch'io.. ma mi sono seduta qui.. si sta bene.. tranquilli.. non ti rompono se non ordini.. ti lasciano in pace.. io non chiedo e loro non pretendono... diciamo che sto riacquistando serenità...”

Quindi non vai più verso la tua meta?!”

Be’..tutto sommato.. posso anche restarmene qua.. sai che c’è? Ne ho passate tante cercando di arrivare a Felicità in passato.. che un po’ di ridimensionamento non guasta... troppe emozioni negative, troppe amarezze, delusioni, rabbie convulse tradotte in quella che sono... diventata..”

Io credo tu possa guarire... possiamo viaggiare insieme se vuoi.. anch'io non ho la certezza matematica di poter raggiungere l’obiettivo.. ma mi sostiene una forza e una visione superiore..
una componente di "te" esiste certo.. altrimenti sarei solo incosciente.. ma non può bloccarmi, non può e non deve”

Qui è come se mi avessero fornito uno scudo accanto, persone di cui posso e mi piace fidarmi, aspettative al minimo, ma anche rischio quasi azzerato, tengo il freno tirato ma almeno non scivolo, forse sacrifico qualche grillo per la testa, spiegazzo qualche sogno nel cassetto.. ma hai visto mai.. magari sarà Felicità a venire lei da me... oppure farò in modo di costruirmela io, questa fantomatica città...

anche se quella autentica l’ho vista una volta, morsa voracemente, percorsa e gustata, e mi ci sono impazzita dentro, ma è stato come un sogno fugace, fragile... assoluto delirio da  felicità.. e ho creduto che non potesse durare.. no... i sogni si frantumano, se ti cadono dalle mani, non lo sapevi?”

I sogni camminano con me, li tengo cari col cuore e il pensiero, possono realizzarsi tutti.. specialmente se li ho conosciuti un giorno...se li ho assaporati, ne ho leccato le lacrime di gioia  e ne ho svelato ogni segreto..

ora ti saluto... vado a raggiungerli, mi aspettano...”




sabato 27 febbraio 2016

IL CASO SPOTLIGHT (NON LO FATE SAPERE IN GIRO...)


Scoperchiare il caso pedofilia nella Chiesa, e in maniera così capillare e massiva, fu una bomba mediatica che all'epoca (2002) sconvolse a tutti i livelli...
Tutti meno la Chiesa.
Che forte della sua esperienza millenaria e delle malefatte collezionate in secoli di maramaldeggiamenti più o meno autorizzati/sopportati, non fece altro che trasferire il muto responsabile di quello scempio, da Boston a Roma... e nientepopodimeno che nella basilica preferita da Papa Bergoglio, Santa Maria Maggiore... hai capito che punizione!... un po' come il Marcinkus sottratto alla giustizia e spedito in Sudamerica a meditare..

Omertà e tendenza all'insabbiamento i codici di lettura contro i quali si sviluppa questa indagine,  che dovrebbe essere di esempio per tutto il giornalismo di inchiesta.



Il team investigativo del Boston Globe, Spotlight, sempre al centro di casi scottanti, si becca - a cavallo del 2001/2002, quindi anche con la rogna torri gemelle - la patata bollente degli abusi sessuali da parte di svariati preti su svariatissimi fanciulli.. casi coperti, imboscati e mai condannati, anche, e soprattutto,  con l'aiuto delle alte sfere ecclesiastiche statunitensi.

"Vuoi far causa alla Chiesa?!?" chiede un avvocato al direttore del Boston Globe. Della serie Davide contro Golia.

Si narra del probabile primo tentativo di colpire il sistema al cuore, la pratica metodica, la politica del malcostume in seno alla Chiesa,  spesso difesa dal tacito assenso, sviluppato dal senso della vergogna e dalla paura di vilipendio contro una Istituzione forte e decisa a non far trapelare nulla riducendo al minimo le responsabilità.



Quindi niente condanne, solo trasferimenti. Niente processi, solo preghiere a soprassedere, a lasciar andare. Nessun clamore o denuncia. Solo un quieto indugiare sospendendo ogni giudizio. Rimuovendo semplicemente le pedine.
Mescolamento delle mele marce,  rimettendole comunque in gioco, e lasciandole libere di avvelenare ancora.
Sofferenze, suicidi, vite spezzate.. tutto un corollario da sopportare in nome di Dio.

Spotlight da' finalmente una spallata alla struttura. 
Il metodo è stato non andare a caccia del singolo prete, volando comunque basso, ma risalire e comprendere come mai si reiterasse il sistema e nessuno venisse mai inchiodato alle sue responsabilità.
Colpire quindi la ragnatela di avvocati conniventi con le gerarchie ecclesiastiche, tutti volti a tacitare le vittime, mediante cura dei risarcimenti alle famiglie e anche invocando un'etica cappa di silenzio in nome del Timore di Dio.
All'epoca fu scandalo. E grosso.
Ma siamo sicuri che le cose siano migliorate? Fu appena una scalfittura?

Oggi abbiamo Papa Francesco che vorrebbe tirar fuori la Chiesa dallo Ior ma non riesce neanche a tirar fuori Bertone da un attico.

Come possiamo stare sereni? La Chiesa è fatta di uomini, si dice, e sono d'accordo.

Ma se diviene luogo di silenzio e copertura per ogni errore, non la esaltiamo di certo.   


domenica 21 febbraio 2016

LA BIBLIOTECA DEI LIBRI IMPOSSIBILI



Dai, vieni con me.. ti porto in un negozio che ti piacerà.. non crederai ai tuoi occhi...”
Quando Luca si fissava non c'era verso.. dovevi seguirlo altrimenti ti avrebbe tampinato per giorni
Ora era la volta di questa biblioteca dove sembrava si potesse esigere qualsiasi libro.. si, avete sentito bene.. qualsiasi libro fosse sgorgato dalla vostra fantasia, e richiesto al box informazioni, veniva comunque, e prontamente, recapitato tra le mani del richiedente.
Volevo stare al gioco e quasi al volo partorii una “Cronistoria dettagliata della raccolta di conchiglie di Napoleone a Sant'Elena”
Ed eccolo in un battibaleno, copertinato a fuoco, coi rilievi su cuoio vivo, è proprio la mia cronistoria... la prendo in mano tremante.. penso si accendano a brevissimo i riflettori di Scherzi a parte, ma non succede.
Apro la copertina, dentro pagine ingiallite e inserti a colori sbiaditi di conchiglie oceaniche, alcune con addirittura Bonaparte disegnato sorridente a fianco.. scorro qualche riga e mi sento perso, esiliato anche io, preso a tenaglia in un mondo che dovrei aver scosso solo io, tra i miei neuroni, giusto a sfidare le fandonie che racconta Luca.. ma ora mi sento impaurito quasi ...e con una quasi isterica voglia di controprova immediata.. ancora col tomo in mano e l'odore di pelle stantìa nelle narici, mi rivolgo al giovane commesso chiedendo se per caso sia in possesso della “Guida alle micro isole sfuggite all'area eruttiva di Santorini”. Mi guarda vagamente incupito, digita rapidamente sul pc e il sorriso torna a disegnarsi subito sul volto curioso. 
Si allontana un minuto e riappare con questa guida/atlante in un'edizione di inizio secolo, con copertina rigida e una serie incredibile di tavole topografiche alla minuziosa individuazione di un centinaio di - in alcuni casi giusto scogli -  isolette a pelo d'acqua, sfuggite alla caldera minoica di Santorini...


Ora stavo sudando. 
Luca più esterrefatto di me. Ringraziai e m'incamminai verso casa. Il potere era mio o la libreria era magica? O la suggestione stava giocando scherzi incredibili? Possibile che non avessi inventato proprio nulla chiedendo di quei due vecchi libri, guidato solo da memorie sopite, edizioni magari sfogliate in gioventù durante le mie scorribande in casa degli zii?
Certo se le proiezioni della mia mente tramutano in realtà sensazioni ed elucubrazioni interiori.. chissà a sfogliarli poi, questi libri, partoriti dal subconscio, quali sviluppi e rivelazioni avrebbero potuto mai mettere a fuoco..

Il giorno dopo chiesi “La Felicità non può nulla contro la Paura”, lo divorai in una notte.. mi ritrovai in pieno con quesiti e riposte, i corollari e le intransigenze, gli incagli e gli ostacoli bene allineati ad annunciare le impossibilità di una rappresentazione che ribaltasse gli assunti.
Domande in embrione che mi tormentavano l'anima si sviluppavano in un testo mai esistito, che solo un mio desiderio evocativo di chiarezza rendeva reali..

Tornai in libreria conscio del mio potere e chiesi:
Cosa devo fare per non perderla?”

Ma il libraio cortese, stavolta, cercò invano. Nulla era edito a quel titolo.
Forse qualcosa si stava smuovendo, stava macinando terreno e sogno.

Ma bisognava essere in due a scriverlo quel libro.
In due.





lunedì 15 febbraio 2016

FANTASMI



Oggi porto a passeggio i miei fantasmi al cimitero.

Si, ogni tanto reclamano aria di casa.. posso capirli.. sempre al cinema, a cena, per mostre, teatri e happy hour si rompono un po'..

Li porto anche al lavoro a dir la verità.. ma siccome voglio che stiano buoni mi rimangono insofferenti e si divertono a sabotare il distributore di bevande calde..

Oggi no. Al cimitero starebbero ore.. e quando dico che stanno per chiudere si fanno due gran risate e mi dicono che per loro non ci sono cancelli..

Incredibile.. non ci sono più i fantasmi di una volta...


domenica 14 febbraio 2016

PERFETTI SCONOSCIUTI



Ci sono vite pubbliche, vite private, vite segrete. E vite ultra segrete.
Perfetti sconosciuti rende bene l'idea. E lo sliding doors applicato con perizia da Genovese incastra azioni e reazioni coniugando l'esagerato col possibile.
Infinita la filmografia che regola beghe familiari o di amicizia in un ambito teatrale come questa classica cena tra amici, occasione di incontro spensierata.


Qui l'aggancio alla deflagrazione lo offre la tecnologia che incombe sulle nostre vite. Sugli smartphone spesso c'è un altro io che muove le fila e tiene contatti tra noi e il mondo, un mondo abbreviato, un mondo a portata di tasto, che riduce distanze e silenzi, un mondo che può fare a meno di guardarsi dritto negli occhi. Ma che proprio per questo, spesso toppa.



Manca la misura umana a questo tenere tutto sotto controllo.

E mettere tutto in tavola, anche se sotto forma di gioco, come accade nel film, può rivelarsi devastante. E lo diventa.


Il manipolo di attori che si presta all'evento poi, risulta quanto mai azzeccato e in parte (forse qualche dubbio per il “mio” Edoardo Leo ogni tanto sprecato nelle caratterizzazioni che lo vedono - come in questo caso - poco intimista e troppo sbruffoncello), ma intanto mi godo un Giallini ai massimi livelli, Battiston e Mastrandrea che gigioneggiano a loro agio, e anche un reparto femminile a reggere degnamente botta (con la Foglietta un gradino sopra le altre).

Certo in questa serie di rivelazioni materiali, sfuggono motivazioni e necessità, sfugge la forma del desiderio, le ambizioni del cuore vengono addomesticate in fretta anche perché, concentrate in due ore, penalizzano, ma gettano il seme per un'analisi che può, che deve continuare.


Magari mentre scarichiamo applicazioni per la sim dell'anima, quella che tiene nascosta anche a noi i suoi traffici, "sconosciuti" a volte anche alle nostre sensibilità più profonde.

Ma quello è un altro film ancora..


Per ora teniamo stretta la mano al nostro amore mentre usciamo dal cinema col sorriso a pensare: “ma guarda questi che si inventano”.. 


domenica 7 febbraio 2016

THE HATEFULL EIGHT - L'ODIO CHE TRACIMA



Arduo il sunto di Tarantino, bisunto di sangue e odio. Western stufato e spezzatino. Camini a scaldare nella bufera, porte inchiodate alle bell'e meglio con la tormenta a scardinare da fuori.
Mentre dentro ci si scardina in tutt'altra maniera.
Alla Tarantino.





Più spezzatino che stufato in realtà. A tavola coi loro cucchiai tenuti a pala, e quelle ciotole fumanti di carne ribollita, ti viene in mente nonna papera e le sue leccornie, nonostante sappia nel tuo intimo che ogni boccone può strozzartisi in gola.
Spezzatino di ossa e uomini.


Un emporio claustrofobico, e fuori solo tempesta.
Tempesta di neve che sentiamo addosso.
Il gabbiotto cesso a cento metri. Con una corda a guida, sequenza che da sola vale un film.
Ma per cagarsi sotto basterà rimanere tutti dentro, in bunueliana memoria.



Tarantino gira da tutte le angolazioni, sfrucuglia ogni punto di vista.
Se esce dalla casa usciamo anche noi, viene da mettersi il cappotto. Se rientra c'accostiamo al camino a riprenderci dal gelo
Un buco di locale diventa esterno, spazio da riempire. Spazio da svuotare.


Spesso capita di non catalogare subito un fotogramma tanto è illuminante (“Da dove sta riprendendo?” è la domanda che ci si pone appena ripresi dallo stupore.. e il gioco di parole non lo scuso.. ci sta tutto).


Quindi non siamo noi a vedere il film.
Ma lui stesso a scovare in noi la capacità di scorgerlo.
Coi forward e i rewind, gli sfumati e i ralenty, i contro tempi e i contro spazi.
I dall'alto, i dal basso e i dal fuori.


I dialoghi cadenzati che scavano i personaggi e li scolpiscono tridimensionalmente, e noi spesso a non comprendere e a supporre, e far tesoro di input, silenzi, ghigni, metafore, ammiccamenti minacce, sospetti.. tutto tra piani di ripresa che si accavallano, o scorrono su binari che sfidano ogni ordine di logica visiva. 
I flash back ci proiettano indietro e avanti.
Siamo inchiodati in poltrona, e sballottati nello stesso tempo.

In frenetica diligenza o in un emporio dove solo il tempo è cristallizzato.


Eppure il plot non reclama importanza.
Per quanto di mega thriller si tratti. A tutti gli effetti.
Morricone disegna la sua musica scolpendola su un crocifisso in legno che parla sotto la neve, in un incipit che inchioda l'occhio assieme a quei polsi e fa capire che ci rimarrà giusto la preghiera. 
A tutti rimarrà forse solo una preghiera.


La storia di cacciatori di taglie ed ex combattenti di guerre civili si intersecano e vomitano - letteralmente - su ipocrisie e nuovi orizzonti di vita.
Fanno a pezzi un passato di lotta fratricida, di razzismo ancora fresco, di odio e vilipendio.
Si uccide in un amen, ci si commuove per una lettera, si tradisce e si ama.

Tutti contro tutti. Tutti contro tutto.



Tarantino che pesca e disegna (col sangue) almeno una Jennifer Jason Leigh monumentale, angelo evocato con le ciaspole per ali, e un Samuel L. Jackson da urlo, anche quando le sue sentenze le sospira appena.

Ma tutti gli “otto odiosi” si riveleranno lentamente, col freddo e la condensa che entrano in sala, come se indossassimo occhialini da 3D, col tiro di carrozza a sei cavalli che ci fruscia neve fresca addosso.


Lentamente. 
Come melassa che cola, come sangue a rapprendersi.

"...voi neanche immaginate...  "