Quelle
trombe d'aria fantastiche che vedevo al telegiornale, quei twister
devastanti con quella zona di calma piatta all'interno, a ribadire
che il famoso “occhio del ciclone”, esiste eccome.
Questo,
pensavo, ci vorrebbe; appena vagamente rinfrancato dal ritmico e
noioso palare del mio ventilatore a piantana.
L'ennesima notte di
calura ossessa mi stava consumando sonno e neuroni.
E
chissà, sarà stata la disperazione a suggerirmi quell'idea folle.
Quella che avrebbe sostituito il caldo appiccicoso, con l'apocalisse.
Presi
i tre ventilatori di casa e la pompa di calore portatile che
d'inverno alleviava le temute uscite dalla doccia bollente.
Li
disposi a cerchio nel salone, fianco angolo cottura.
Spalancai
ancor più le finestre da dove non entrava che afa appiccicosa dalla palpabile umidità equatoriale.
Accesi
tutti gli apparecchi convogliando quell'ulteriore massa densa di
calore verso il frigo.
Mentre
sudavo cercai di immaginare cosa diavolo potesse mai succedere
aprendo di botto il freezer.
Ma
non ebbi quasi tempo...
Perché
accadde.
L'aria
fredda in discesa, a contatto con quella calda vorticosamente in
salita creò un turbine in miniatura che mi lasciò senza fiato, la
tenda si accartocciò ad esso, ma questo minivortice in un istante
abbandonò la presa dirigendosi al centro della stanza e scuotendo,
ma senza poter far molto, al passaggio, piante e cuscini del divano.
Si
stava ingrossando, ma soprattutto velocizzando..
l'impatto
con la libreria fu devastante, i volumi di piccolo e medio cabotaggio
furono letteralmente risucchiati, ninnoli e suppellettili
scaraventati nel delirio..
chiusi
d'istinto il frigo ma la giostra era innescata.
Quella
notte d'estate immobile si stava indemoniando.
E
io ora sudavo freddo cercando di immaginare una via d'uscita.. la
porta di casa!!
Devo
arrivarci, pensai, mi spostai lateralmente schivando oggetti di cui
non immaginavo neanche l'esistenza.. dovevo farcela e nel caos notai
che, si!.. stava addirittura piovendo!!
Si
era auto generata una nube sul soffitto e il cicloncino sbatteva
impazzito di parete in parete trascinando ormai anche quadri,
cuscini, intravidi anche un bicchiere che per poco non mi colpì...
anzi no, mi colpì. In pieno.
Non
si spiega altrimenti quel livido e quel mal di testa qualche ora
dopo, appena sveglio.
Un
maledetto incubo!..
Ed
un'arsura feroce.. mi alzai uscendo intontito dalla camera da
letto...
e il sole mi trafisse come un dardo..
la
cucina non c'era più!!..
potevo
addirittura scorgere quel pino secolare da sempre accanto al portone.
Era goffamente disteso. Sopra la mia auto.