Immaginaria
perché è su una superficie piana
che avviluppa il gorgo:
esattamente dove svaniscono
le tue sicurezze prospettiche:
con l’esterno che sgambetta l’interno,
il basso che precipita in alto,
la notte che tramonta nel giorno,
il sopra schiacciato dal sotto,
l’indefinito a smolecolare certezze,
e partorirne di tutt'altra natura.
Un’illusione ottica
che
- appesa al muro -
rivoluziona il piano dove il genio ghirigoreggia.
E quelli incorniciati di sorpresa,
alla mercé dell'inversione dei rapporti,
diventiamo noi.
Da bravi romani pigri e indolenti, abbiamo atteso l’ultimo giorno per visitare la mostra di Escher, al Chiostro del Bramante, a Roma - due passi da Piazza Navona, tre da Campo de’ Fiori -.
Fila pazzesca ovviamente (..e che romani saremmo altrimenti!..).
Ma non per noi, per fortuna, con l’acquisto online ci siamo garantiti l’entrata prioritaria ed un gaudentissimo saltafila alla faccia delle centinaia di malcapitati in ordinata attesa..
Ma in realtà, a ben guardare, in special modo una volta fuori della mostra, risalendo a ritroso quel serpentone snodato lungo i viottoli del centro storico, riconosco in quella fila che sembrava infinita, una ragazza minuta e dai capelli mechati di viola che.. ma si! E' proprio la stessa vista nel foyer appena dentro il chiostro, quasi in pole position per l’entrata fatidica affacciata, esausta, all'ultima balaustra di sicurezza..
perché solo allora scorgo l’arcano: la fila che s’incunea nell'ingresso principale, sviluppando nel cortile e poi fin nelle prime sale della mostra, si attorciglia per una ripida scaletta a chiocciola che sbuca al primo piano e ridiscende a precipizio lungo un ballatoio in bilico tra due mezzanini, scompare sotto una cupa architrave, riappare sottotetto e s’affolla tra i portici, le colonne, lungo parete fino a risalire per l’angusto corridoio prioritario, che introduce all'ultimo disimpegno che precede il definitivo controllo biglietti..
il che significa che come un umano nastro di Moebius la fila degli astanti si ricongiunge in un infinito procedere tra nicchie e volte, senza poter mai visitare la mostra ma, ancor più, ricreandosi tale ad ogni insistito accesso.
Fila per la Mostra di Escher |