venerdì 4 ottobre 2013

SICILIA FAI DA NOI - Taccuino di viaggio

Roma-autostrada-casello-Napoli-porto-tramonto-nave-notte-alba-Catania-Trecastagni (km 260).



Frenetico viaggio, ambita peregrinazione. Voglia di (ri)scoprire origini mie e di Luisa, per quanto entrambi, personalmente, nati altrove; vorticoso giro pagina di fogli saturi di isola feconda, traboccante scoperte ed aspetti sorprendenti, che il rapido e convulso trasferirsi esalta e stuzzica tra sensazioni sempre diverse, di terra antica e modellata da mille mani, a rivelarsi nuova ed ispiratrice, con un immaginario tutto da ricatalogare,
una geografia da ridisegnare (guai a delinearsela sole e mare, c’è un nucleo di terra bruciata di vento, scartavetrata da viadotti e gallerie a profusione, paesotti che sbandierano aspra continentalità, outlet da mille e una notte a sfidare il deserto ed a crearsi fulcro attrattivo di un'intera regione), una Storia da (ri)studiare, un accavallarsi di culture fuse in dinamiche che la Sicilia reinterpreta creando un ormai testato ed originale brand:


dal cuscus di pesce alla palafitta su roccia vulcanica, dall'arancino al pistacchio al ricamo barocco affrescato di gotico catalano.


18 agosto 2013 - Festa a Trecastagni

Arriviamo a Trecastagni, 

mucchietto di case tutte lava e calce, arrampicato su quell’Etna dall’eterno sbuffo di fumo sfumato e dal perenne bagliore notturno (che a, me personalmente, affascina ma non predispone esattamente alla notte serena... almeno finché non t'abitui alla convivenza...), e noi arrotolati a spirale su per pendici spigolose di vulcano dalle viscere rigurgitate, lava intonsa o sagomata, che scenografa questa terra a suo piacimento, siamo ospiti di gioie di zie, zii e cugini, pronti a circondarci di attenzioni, premure, vitto, alloggio e preziosa consulenza turistico/gastronomica ricambiando con affetto e libero scarrozzo.
"Contessa" dei venti
Sotto di noi, ritemprati di fresca brezza la costa catanese punteggiata da mille luci a contornarci di cristallino orizzonte: finalmente pronti, caricati a molla, impazienti di “srotolarci” in mille rivoli verso l'intera isola, al pari di quell'irrefrenabile lava incandescente che ha disegnato la regione.


Intanto, per stasera ci godiamo le bancarelle a festa, immergendoci in un bagno di folla urlante circondati da souvenir, pesti, bottarghe, mandorle e tonni declinati in tutte le variazioni immaginabili...
Il programma è un giro d'orologio est sud ovest nord e ritorno, dove chicche, altrimenti imperdibili, sono già sacrificate in partenza (Modica, Ragusa, Selinunte, Gole dell'Alcantara, Piazza Armerina, Cefalù...), ma solo in nome della necessaria sintesi con la quale tentiamo la globalizzazione di un mondo in appena dieci giorni...
Tutto il resto non verrà risparmiato: a noi che di Sicilia avevamo assaggiato solo le ulteriori isole satellite, dall'incredibile Marettimo alla magica Lipari oltre alle “classiche” Palermo e Taormina...   
tutto pronto, si parte!

19 agosto - Costa est: primo bagno ad Acireale (35 km)

Zio Pippo e zia Rina, maschera e pinne, ci portano ad Acireale, al Mediterraneo, lo stabilimento di una vita, dove Lulù, refrattaria a tutto ciò che non somigli ad una battigia maldiviana, si bagna principalmente per nebulizzazione, non esistendo spiaggia ma solo ardite palafitte a tuffarsi nel cobalto trasparente, felicemente sposo a vulcanici ghirigori abbronzati. 
L’acqua è mineralmente splendida. Il sole brucia. Inizio a rilassarmi... sera con cena sul mare a Capomulini, grazioso borgo marinaro dove il parcheggio, però, è una chimera di altre galassie.. una volta sbrigata la pratica, assaporiamo il passeggio quieto (e sfiziosissimi involtini di pesce spada …) sul lungomare puntellato di tipiche casette basse a godersi la sera.


20 agosto - Circumetnea, trenino d’altri tempi (28 km in auto,  110 km in treno,  5 km in metro)

C’imbarchiamo, nel centro di Catania, guidati dal fido cugino Domenico, su un monovagone a scartamento ridotto dal rombo sinistro, residuo dei pionieri delle ferrovie, 



più assimilabile ad un diesel caterpillar che a moderne locomotive. Il giro prevede in circa un'ora e mezza la circumnavigazione dell'Etna in senso orario a chiudere l'anello toccando, e spesso spaccando a metà, una ventina di paesetti, da Bronte a Randazzo, fendendo epiche colate laviche, foreste di agrumeti, praterie di pistacchi, tutto a ritmo da trenino di luna park che, se da un lato può sbomballare il sistema nervoso, dall'altro permette un singolare e pacioso punto di vista, 
anche standosene tranquillamente affacciati al finestrino (salvo un occhio vigile alla miriade di rami di fichi d'india particolarmente irrequieti che tenderebbero ad introdursi a bordo senza biglietto...)



21 agosto - Profondo sud: S.Lorenzo e Marzamemi (265 km)

Altre zie ed altri cugini ci attendono al vertice di piramide rovesciata, dove il mare comincia ad odorare d'Africa, dove Mediterraneo e Jonio incrociano correnti e tramonti, dove le casette di pietra e salsedine dei pescatori di Marzamemi
Marzamemi
 sfidano la poesia con una cubica e grezza semplicità architettonica disarmante. 
Anche la prima, seppur fine, pioggia arruffata del nostro viaggio contribuisce all'atmosfera lirica, incupendo mare e cielo e facendoci sentire arditi protagonisti al confine di un mondo a parte (anche mentre, molto più prosaicamente, saccheggiamo gli scaffali di Campisi, celeberrimo produttore di tonni e bottarghe).


22 agosto - Agrigento e Valle dei Templi (190 km)

Prima puntata nel cuore dell'isola, non resistiamo al richiamo dell'outlet più sperduto del mondo

e riusciamo anche a fare spesina, colti da raptus di shopping compulsivo. 


Ma torniamo in noi e si prosegue decisi verso la costa ovest. Favolosa l’accoglienza nel primo B&B del nostro soggiorno itinerante, col tenue pastello delle Casette di Lù a rassenerare le pareti del cuore. 
E’ un lampo di presenza il nostro - appena due notti - ma intenso, e sufficiente a farci innamorare, come gli aromi di quartiere arabo coi suoi vicoli placidi e le coste indaffarate di vento e mare vellutato. 
La Valle dei Templi poi ci ubriaca di Mito a pieni polmoni,


cullati da Storia e fragranze vaghiamo in altre epoche gustando tutti i colori con i quali tenaci marmi e tufi ostinati trasfigurano il sole al tramonto, uno spettacolo da far invidia alle più blasonate acropoli del mondo. 
Annotiamo però, anche il pessimo colpo d’occhio che un’edilizia scellerata riserva alla moderna Agrigento: palazzoni terribili a soffocare l’antica Girgenti, 


certo la conformazione geofisica della città (adagiata sopra un pianoro delimitato) non aiuta, ma l'addensarsi di cemento ad un passo dal Tempio della Concordia stona terribilmente... dopo il tostissimo tour archeologico, cena ristoratrice a base di busiate (tra il cavatello e la trofia) pesto, mandorle e zucchine ed un tenerissimo tonno alla piastra che si scioglie in bocca...

23 agosto - Costa Ovest: dalla Scala dei Turchi ad Eraclea Minoa (94 km)

Secondo bagno a Siculiana, acque basse, tiepide e limpide che degradano dolcemente davanti ad una spiaggia di sabbia fine che istiga al recupero di ampi strati di abbronzatura. Avremmo voluto bagnarci nell'insenatura immediatamente precedente, la spettacolare Scala dei Turchi, 


una falesia calcarea da urlo che secoli di mare e vento hanno ingentilito in sinuose curve a scalare, donandole un aspetto unico, di un bianco accecante, a circondare l'ampia baia non lontana da Porto Empedocle, e che declina a scalini rotondeggianti fino a riva, ma che richiama anche, ogni giorno, un quantitativo industriale di turisti e locali e la rende visitabile, in santa pace, immagino forse a gennaio... 
Scala dei Turchi
Dopo Siculiana tocca ad un'altra ansa da cartolina, Eraclea Minoa, spiaggia coronata da pineta cicaleggiante e, sullo sfondo, una parete di pomice rocciosa a precipizio, percorribile anche dall'alto con vista mozzafiato, 

ed i resti dell'omonimo sito archeologico, al contrario della Valle dei Templi, trascurati ed in fatale disfacimento alla faccia di una soprintendenza latitante. Un vero peccato.. ed anche per oggi siamo allo stremo.. torniamo alla base di Girgenti per una cena con gli strafiocchi (Lulù si addobba di cous cous.. ) ed una passeggiata in seminotturna nel cuore arabo della città vecchia a sbirciare vicoli sonnacchiosi... domani si riparte...


24 agosto - Da Agrigento a Scopello lungo la Via del Sale (206 km)

Lo spettacolo delle saline prende cuore ed immaginario, la Via del Sale evoca antiche pazienze e fatiche tra scenari e riflessi lunari di bagliori che frastornano. 


Gli ingredienti che leggiamo sulle confezioni di sale prodotte dagli storici Ettore e Infersa celebrano con enfasi un mondo intero: “sole, mare e vento”
In realtà quello spettacolo irrazionalmente geometrico di mare ammaestrato lascia trasparire un quarto, fondamentale, ingrediente di questa ricchezza commestibile, forse meno fascinoso dei primi, ma nobilitante come nessun altro: il sudore.
Quello che braccia inesauste imperlano in mesi di dedizione e sacrificio, donando vivacità alle nostre tavole. Un meraviglioso gioco di prestigio che sbanca le forze della natura insaporendo il mondo... 
Già i Fenici estraevano l'oro bianco e la “loro” isola, Mozia, che attraversiamo in un silenzio irreale, è un paradiso immobile nel Tempo... ripartiamo verso nord, verso Scopello, il nostro secondo ed ultimo albergo del nostro minimaxi tour, ed in serata giungiamo in questo baglio (podere fortificato) d'altri tempi, abbarbicato a sorvegliare gli imponenti faraglioni che fungono da cancelli alla Riserva dello Zingaro, l'albergo, per quanto grazioso, non può apparirci all'altezza del B&B agrigentino, ma va bene tutto, e troviamo anche il tempo - eroicamente - di testare la piscina... (che ad Agrigento non c'era.. )

25 agosto - Costa Nord: Riserva dello Zingaro e San Vito lo Capo (90 km)

La Riserva dello Zingaro è un tratto di costa fortunatamente preservata dal delirio palazzinaro/alberghiero che furoreggia altrove. 


Comprende 7 km di percorso a mezza costa e la possibilità di toccare sei baiette ciottolose da sogno, da bravi trekker ce ne cucchiamo cinque rischiando il delirio da “percorso completo” ma, per quanto rapiti da viottoli, grotte naturali, saliscendi iperbolici e vegetazione lussureggiante (incredibili le palme nane!), sotto la canicola è dura e la voglia di immergersi nel turchese supera ogni velleità (chiudendo anche il triangolo dei bagni sui tre lati dell'isola), l'unico errore è aver pianificato di domenica  questo appuntamento: la folla è quella delle grandi occasioni ed anche le cale meno accessibili sono inevitabilmente assediate



...deludente invece San Vito Lo Capo, ritrovo mondano eletto da certo turismo pilotato, favorito anche dall'ampissimo litorale che formicola di una miriade di bar, gelaterie, ristorantini e negozietti lungo lo struscio paesano a sbucare direttamente in spiaggia, ma ci sa tutto di fastidiosamente prefabbricato e, a parte una granita da sballo, veniamo via senza particolari rimpianti...



26 agosto - Erice e faraglioni di Scopello (76 km)

Il Duomo di Erice è una delle immancabili meraviglie sicule, un intricato ricamo di gesso che connubia divinamente gotico normanno, evoluzioni chiaramontane e ritocchi rinascimentali,


Duomo di Erice
ed è circondato dall'intatto sobborgo medievale a fungere da esatto proscenio alla meravigliosa Chiesa Madre con le sue atmosfere di altre epoche.  
Merita una visita anche  San Giovanni Battista, dal fascino tra l'ogivale ed il bizantino, col suo giardino panoramico e l'incantevole cupola. 
Tonnara Scopello

Il colpo d'occhio sull'intera vallata poi, dai suoi 700 metri d'altezza, è straordinario... 

 torniamo a Scopello colmi di meraviglia ma in tempo per il tramonto all'antica tonnara, 
di fronte ai faraglioni,


Faraglioni Scopello

 in un susseguirsi di colori a disegnare la sera che avanza...








27 agosto - Ritorno a Trecastagni con tappa a Monreale (318 km)

La Ciambra - Monreale
Riattraversiamo l’isola da nordovest a sudest, sfioriamo solo una caotica Palermo e puntiamo dritti su Monreale anche se, sprovvisti di navigatore, la nostra fiducia nella segnaletica stradale sicula subisce serissimi
contraccolpi e dobbiamo letteralmente inventarci itinerari e traiettorie perdendo tempo prezioso che avremmo potuto/voluto dedicare ad un fuori percorso, magari per Cefalù. Monreale, al contrario di Erice, sembra offrire “soltanto” un Duomo strabiliante,
 dall’arabesco ricamato, accanto ad un chiostro da mille e una notte, mentre la “Ciambra”,  il quartiere che lo circonda, non ci appare all'altezza delle sensazioni ericine... ci rituffiamo nell'entroterra puntando casa ...ma la tentazione dell'outlet non demorde e ..timbriamo di nuovo il cartellino..  ;)




28 agosto - Memorial tour: San Michele di Ganzaria e Caltagirone (203 km)

Ogni volta che parla delle sue ripetute vacanze estive a San Michele, infantili ed adolescenziali, a Lulù s'illuminano gli occhi, ed io non potevo che immaginarlo questo paese lontano dal mare con le sue viuzze strette ed i giochi di giovinetti vocianti.


San Michele di Ganzaria
Toccarlo ora con mano, respirarne le memorie, fotografarlo come una reliquia, dona un'angolazione diversa, le vedo queste ragazzine raggianti, finalmente senza scuola a scorrazzare qua e là tra scalinate, gelati e risate... c'è infanzia che echeggia ancora di spensieratezza e ciambelline, ed io mi godo Luisa rapita a guidarmi per ogni dove, felice finalmente di potermi rendere partecipe.


Ovviamente riusciamo a beccare amici, lontanissimi cugini, compari, semplici conoscenti... è una vera e propria rimpatriata che culmina con l’omaggio alla vecchia casa della nonna, ora disabitata.




Ma c’è ancora un'ambita meta in giornata: Caltagirone con la sua scalinata di mattonelle impazzite, 144 scalini di barocco svirgolato, 



policromie folli, breccia incredibile a tagliare in due la città di riflesso maiolicato,
 ed ancora balconi ed edifici ridondanti, palazzi liberty da far invidia a Gaudì, 

antichi carruggi di marca genovese, le caratteristiche ceramiche locali che occhieggiano da mille vetrine: un festoso coacervo di culture.





29 agosto - Di nuovo costa Est: Pozzillo (35 km)

Riporto Luisa sulla costa di Acireale per gli ultimi ritocchi alla tintarella, 




ma sempre su palafitte che addomesticano acrobaticamente gli accessi al mare 
e bagno in versione aspersione (per Lulù) od immersione completa (per me).
Inizia a serpeggiare velata malinconia per l’imminente ritorno... ma ci stordiamo ancora di mare, sole e granite... meglio non pensarci. 
Serata con fenomenale cena “etnica” (in questo caso quasi un aggettivo dalla doppia accezione) dal cuginetto Saverio Domenico, mago della cucina: 



trofie zucchine melanzane e peperoni, polpette con mandorle, mele e cannella e contorno di patate arrosto aromatizzate all'arancia, una goduria per occhio e palato...

30 agosto - Noto e Siracusa (240 km)

Il barocco siciliano è spina dorsale dell’architettura isolana. Una perla sfoggiata con parsimonia ma che in gioielli come Noto, ad esempio, diventa ridondante sfoggio di ricami reiterati, di intarsi stesi al sole come panno di bucato, che uniti all'impronta araba lasciano a bocca letteralmente spalancata.


Ci saturiamo tra ghirigori e volute, fiamminghe di balaustre e portali carichi di sfarzo, voluttuosi balconcini a sfidare i merletti di nuvole. 
Crogioliamo occhi e papille gustative affogate di granita sicula doc, dove la frutta si esalta in sapori pazzeschi che a Roma possiamo soltanto sognare...
E' un paesaggio mille miglia distante dai minimalismi contemporanei, un tuffo in un calore architettonico diverso, ma che ci rivela immediatamente complici.
A Siracusa arriviamo in tempo per cuccarci la prima, ma fortunatamente anche ultima, grandinata del nostro soggiorno (nesciono neanche i quararari) e, di contro, per quanto fantastici da ammirare, i sempre caratteristici balconcini siculi risultano troppo stretti per offrire adeguato ricovero, evitando la furia del più classico dei temporali estivi. 
E noi ripariamo in un Duomo che ha 2500 anni. Edificato attorno al tempio di Atena ne ha conglobato storia e colonne coi suoi riccioli barocchi, niente di meglio per attendere il riapparire del sereno.


Di bello c’è che, in questi casi, la luce post tempesta dona sfumature e lucentezza ancor più brillanti, ed il fantastico gelato che gustiamo appena oltre Ortigia, riapprodati in “terraferma” (Ortigia è praticamente un’appendice siracusana, un'autentica isola nell’isola, separata dal resto della città da due ponti), ci riconcilia col mondo degli umani.

31 agosto - Zafferana Etnea (30 km)

Qui c’è ancora e sempre odore di zolfo e cenere calda, qui l’Etna incombe realmente, nel regno del miele e della pasta di mandorle,


ci accorgiamo di transitare al cospetto ed alla mercé del vulcano attivo più grande d’Europa, dove magma e pietra lavica diventano arte, chiesa e casa. 
Anche il cielo minaccia nubi fuligginose ad imbronciare ancor più l’aria di vivace venticeddro, ma è solo aspra scenografia... niente pioggia stasera.

1 settembre 2013 - Trecastagni - Roma (255 km)


Il ritorno sfugge sempre ai parametri della frenesia. E' un bolla malinconica dove rimuginiamo il passato ancora fresco di emozione. Ma fare l'inchino ai faraglioni di Capri, baciati dall'alba,



al risveglio di una notte che ci ritraghetta in continente, stempera per un attimo lo spleen e ci rifocilla di meraviglia spontanea. Questo il bello del fluire del tempo: rimanere bendisposti al futuro... 

giovedì 3 ottobre 2013

SAPORE DI SALA



Prendo spunto da una riflessione ghezziana su FilmTv cartaceo... 
“finisce il film, e non sai dove sei stato. Pronto a tornarci. Il cinema è lì per questo: farci tornare dove non si è mai stati. Quante volte sei andato tornato al cinema, diecimila una nessuna?”.


E mentre Ghezzi prefigura quell'ipotesi di virtualità cinematografica, dove il film arreda sala e spettatori, io mi chiedo, profanamente, quanto invece la sala arredi il film, quanto “arredi” noi, in attesa del film, e quanto invece noi, con la nostra attesa, influiamo sulla visione, sul prodotto stesso, usufruito in un modo da me ed in un altro da te che leggi subito dopo, che entri al cinema dopo una litigata; che al cinema, quel giorno, non ci volevi andare, o che volevi vedere un altro film, e magari da solo, oppure con altre persone?


E quanto incida invece quel “nessuna”, perché ancora c'è, potrebbe esserci, gente che non va al cinema? 
Che non ha mai perso l'orientamento nell'oscurità di una sala a proiezione iniziata? 
Che non ha mai gustato l'odore delle poltrone ancora vuote ad omaggiare lo schermo bianco?

Eppure so che c'è gente cosi.

E quanti sogni in meno per tutte queste persone? 
Quante letture di libri senza scenografie? 
Quanta immaginazione senza 3D? 
Quanti rari altri mondi da sommare ai propri grezzi incubi? Quanta scarna fantasia mai supportata da un fascio di cinepresa che squarcia il buio? 
Da un'animazione sovrapposta, dalla frenesia di un mondo dipinto sulla parete ma reale stargate a scavarci un altro mondo dentro? 



Che gusto potrà mai esserci a sgranocchiarsi i popcorn caramellati sul divano di casa?


mercoledì 2 ottobre 2013

ATTENDENDO (SFIDUCIATI) UNA FIDUCIA...



Siamo alla vigilia di una giornata fondamentale per il nostro paese. 
E nel nostro piccolo, esaminando gli svariati futuri scenari, vogliamo offrirvi un ventaglio delle numerose metodologie di governo che i nostri illuminati politici potrebbero applicare, per salvaguardare una duratura stabilità politica, sia in caso di fiducia che di sfiducia 
(o di clamoroso pareggio ai supplementari):


 
Patto a sessione prorogata con vertice sensibile al buio
 
Ripartizione governativa a vincolo di mozione costruttiva perequata all’umore della prevalenza eletta.
 
Governo di management a fiducia temperata rescindibile con patto fiduciario legato al tetto IVA max 36%


Gruppo misto con facoltà di convergenza in concordato d’intenti.
 
Doppia camera a scarto bilaterale con maggioritario scrutinato e sensori acustici di parcheggio 
 
Federalismo partitico bulgaro con negoziazione diretta alla buvette



 
Potestà normativa di fiducia ad impulso legislativo e Marina Berlusconi con costume ad interim
 
Esercizio di mandato in collegio uninominale con sistema commisurato all’ordinanza giuridica e governicchio di scopo
 
Direttorio esecutivo di setta parlamentare con coadiuvazione dicasterale 
 
Legislatura  a convergenza parallela tra fiduciari, sfiduciari, assenti, astenuti, distratti.



 
Giunta provvisoria con gruppo misto reggente a spoglio secretato ma postato su facebook
 
Sottosegretariato temporale di legislatura palese a quorum ragionato.
 
Polo a maggioranza pro tempore rescindibile per alzata di mano di Scilipoti.
 
Sezione permanente con facoltà di surroga a favore di correnti con più di un voto e gruppi misti crema e doppia panna.


Governo tecnico a vasta intesa prorogabile franco legittimo impedimento segnalabile a mezzo raccomandata a.r.
 
Berlusconi bis tale e quale a mò. Ma con Alfano e Cicchitto a Montecarlo da Fini.  
 
Come vedete non mancano le idee chiare e l’importante è che sicuramente in pochi rimarranno senza le mani in pasta anche se la sessione sarà dura e logorante…



 
Abbiate fiducia (ma non prima di stamattina 2 ottobre 2013  milleesedicesima repubblica post Franceschiello…)
 
 

giovedì 26 settembre 2013

SACRO GRA - LEONE D'ORO A VENEZIA 2013

E’ una recensione anomala la mia.

Nella fattispecie: molto di parte.
Sono romano de Roma. Nasco praticamente col GRA.
Faccio il raccordo” è una frase idiomatica d'uso universalmente riconosciuto, nella galassia capitolina.
Lo pratico in entrambi sensi: interno, esterno, orario ed anti.
Lungo i suoi 68 chilometri ho battezzato il mio primo, emozionante, “anello” in bicicletta.
Il GRA mi ha visto passeggiare e giocare a pallone nelle domeniche dell'austerity con le auto costrette in garage.

Ci ho anche fuso un motore, per correre da un vecchio amore.
L'ho percorso con la neve, la grandine, la pioggia torrenziale, il vento a raffica ed il sole che squagliava il catrame.
Ho incidentato anche, sul GRA, e ci sono rimasto senza benzina.
L'ho transitato col carro attrezzi, ed attraversato stupidamente a piedi, al tempo delle sfide di adolescenza sbruffona.
L’ho visto crescere, da due timide corsie a tre, spesso insufficienti.
Sono uscito ed entrato da tutte le sue uscite e tutte le sue entrate (che non sono poche), ho testato tutte le sue “inversioni di marcia”, dato appuntamenti e preso buche (in tutti i sensi).
Il mio scooter, re della corsia d'emergenza, ne conosce infossamenti e cicatrici, ne ho utilizzato tutte le aree di servizio, fatto la spesa di notte e di giorno.


Certo non tutti i giorni, ma ieri c’ero e lo prenderò anche domani.
La sua forza centrifuga mi ha proiettato, alternativamente, verso il mare, la neve, i castelli romani, la Tuscia.
O anche solo da nord a sud e viceversa, che a Roma è già “viaggio”.
Quella centripeta verso i palazzoni che si divorano gli ultimi appezzamenti di verde asfittico, e vorrebbero uscirne e scavalcarlo con un salto, scrollandosi da quell’amorevole abbraccio.
Faccio ogni volta l'amore con l'Ikea che spunta dalle sue sponde di guardrail consunto, sogno di puntare Fiumicino ed un aereo tutto per me, scorgo la neve appenninica e slalomeggio con l'auto, come su un mio personale circuito.
Ma ne sono rimasto anche ostaggio, nel traffico ossidato, e spesso per ore, a sognare un'uscita da (in)gorghi indicibili, a scrivere mille sms, a leggere il giornale o interi capitoli di libri, fermo o ad indolente passo d’uomo, sbirciando le altre auto, colme anch’esse di speranze e rabbie, a sbirciare fuori dal guscio, a loro volta.
E di nuovo, mi sono ritrovato ostaggio, ieri al cinema.
Dove Rosi ha preso spunto dal nostro raccordo - intrigato dal calembour dell’acronimo GRA che giocava con un calice decisamente più famoso -, trasformandolo in pretestuoso perimetro di vita da consolari, di viottoli bui, lucciole da bar, chioschi balordi, stradine abbandonate, ricovero di reietti ed emarginati, figuri e figuranti, case popolari e decadute ville kitsch, ma tutto assimilabile alle periferie dismesse di mezza Italia e senza alcun “raccordo” tra loro: pescatori di anguille, prostitute fuori tempo massimo, cacciatori di “punteruoli”: tutti costretti a recitare malissimo, spesso ridicole macchiette, qualche rarissimo flash di fotografia sognante col GRA di sguincio, contro mille inquadrature da incubo pseudocinematografico, scorci di vita fradicia e personaggi a margine che il GRA non sanno neanche dove si prende, più altre, inconciliabili, parentesi (come le salme riesumate, i russi cerimonieri, i camerieri fotoromanzati), spesso con nulla di, neanche apparentemente, relazionabile tra loro.

Ma cosa pensavano di cogliere dal mio GRA?!

E scorgere in questi giorni, sui display elettronici del mio raccordo, la scritta: “Il vostro GRA vince il Leone d’Oro”, 


suscita tenerezza mista a risentimento.. chissà se quell’asfalto potesse andare al cinema... urlerebbe SOS, come le colonnine che ad intervalli regolari vengono in aiuto all’automobilista in panne...
Due anni di riprese di grande raccordo anulare più otto mesi di montaggio - mi dicono - e non percepirne uno straccio di spirito di connivenza coi romani, ma solo quello pruriginoso di un regista da filmetto amatoriale, che coi fotoromanzi, immagino, se la cava probabilmente meglio...
In uno dei siparietti più deprimenti, un padre “ottocentesco” si affaccia alla finestra ed indicando lontano esclama alla figlia inchiodata al computer...: “il cupolone si vede anche da qua, incredibile” (si vede che non s'era mai affacciato prima...).
Avrebbe anche potuto dire: “il raccordo si vede anche da qua, incredibile”.
Cosi come l'ha visto Rosi, perché è proprio cosi che l'ha visto 'sto regista.




Da lontanissimo. 
Sbiadito e nebuloso come l'autentico anello di Saturno chiamato in causa ad inizio docufilm.
Altro che Leone d'Oro.

Io neanche un Gatto Randagio di Plastica gli avrei dato...  

martedì 24 settembre 2013

EYES WIDE SHUT



Tratto da Doppio sogno di Schnitzler, analisi decadentista delle turbe  pseudo reali o semi oniriche di una coppia del primo novecento, omaggio freudiano neanche troppo celato.
Dall’epoca i costumi smoralizzeranno assai in fretta ed Eyes Wide Shut (più o meno “Occhi chiusi spalancati”), prova, una settantina d’anni dopo a far trasalire ancora i benpensanti con quest’elogio del sogno traditore e delle sue conseguenze sulla morale di coppia.
Certo è che, a noi, ulteriori dieci anni dopo, ubriachi di trans ed escort, le festicciole in villetta, orgiasticamente mascherate, fanno quasi tenerezza.
Incensata da ben oltre mezzo mondo, quest’ultima opera kubrickiana beneficia decisamente dell’effetto scomparsa del Maestro (spirato praticamente a fine montaggio).



Ed io m’asserr
aglio con forza nella porzioncina di mondo rimasta perplessa e manifestamente delusa tenendomi stretti gli Shining, i Barry ed i 2001….
La storia è in apparenza lineare, narrata in un appallozzante settantottogirismo con recitazione sbiascicata e nudi kidmaneschi a livelli industriali.
Coppia affascinante e benestante (lui medico, lei teorica gallerista a tempo perso), si ritrova una sera ad un megaparty natalizio di un riccastro e consorte, amici di vecchia data.






Proprio durante la festa, il padrone di casa, che non disdegna scappatelle a base di prostitute d’alto bordo e cocktail ero/cocainosi (con moglie ed invitati al piano di sotto!) avrà bisogno dell’aiuto di Tom Cruise, interrotto (e salvato quindi) proprio mentre, a forza di fare il belloccio, un paio di modelle sculettanti e sdilinquite stanno portandoselo in appartata alcova.



Nel frattempo la Kidman se la balla con un draculesco ungherese che vistala sull’alticcio pensa di poter far bingo ma, per quanto allegrotta, Nicole ancora distingue un tardone da un marine e gli fa capire che non gliela darà neanche masterizzata…
Mogliettina e maritino si ritroveranno più tardi ed ammetteranno di essersi notati l’un l’altra (lui con le zoccolette e lei col decrepito).
Da qui ricche dichiarazioni d’amore e fiducia reciproca ma anche un desiderio, inconfessato  fino ad allora, da parte di lei: durante una vacanza col marito, Nicole vide un marine da paura (graduato ovviamente…),  desiderò ardentemente di esserne posseduta, ma tutto ad esclusivo livello di vagheggiamento (del resto anche mia moglie sogna Denzel Washington ogni tanto, io Jennifer Aniston, e finisce lì…).



Tom Cruise no. Và decisamente in puzza.
La figlia di un suo paziente lo chiama perché il papà è appena deceduto e lui esce, turbato e con una notte ancora lunga davanti (siamo lontanissimi dalla notte di Collateral comunque…) arriva a casa del paziente dove la figlia gli rivela che, si, vorrebbe proprio gingillarselo lì per lì il nostro bel medico, con la salma del padre ancora calda (lo salva il futuro marito di lei che arriva a casa appena in tempo).
Poi lo abborda una lucciola per strada che vuole illustrargli tutto il campionario portandoselo a casa e quasi ci sta riuscendo (…ma lo salva la telefonata della moglie che lo rimette in carreggiata), poi incontra l’amico pianista visto alla festa natalizia che gli accenna di intriganti e trasgressivi festini mascherati e lui pensa: “questa è la volta buona”, e si butta a pesce, rimedia maschera e mantello (da un noleggiatore d’abiti che scopre, incavolandosi alquanto, che la figlia sollazza i clienti in magazzino a sua insaputa) e s’infila in questo covo orgiomassonico dove avrebbe pure acchiappato (finalmente!) ma viene individuato come intruso (nonostante il mascheramento, forse perché era l’unico nanerottolo del convivio? bah!..), si fa beccare da Brighella, il capo banda, e lo salva  una tettona mascherata che s’immolerà in sua vece.



Il giorno dopo indaga sulla farsa notturna ma l’amico è stato “invitato” a scomparire, la salvatrice in maschera è stata fatta fuori (la riconosce dagli “occhi” in obitorio…), scopre anche che la prostituta che l’aveva rimorchiato è sieropositiva (ecco perché la di lei amica - con la quale Tom   si   sarebbe   piacevolmente intrattenuto in senso biblico - ritenendolo ormai un portatore sano di virus, se ne guarda bene…).
Nel frattempo ha riportato mantello e vestiti (ma non la maschera, forse persa) dove li aveva noleggiati (ed il padrone del negozio gli fa notare, offrendo a lui, ora, la figliola sollazzatrice di clienti, che “tutto cambia” - e comincio a pensare che si può cambiare anche film, in effetti, quando i numeri diventano eccessivi… -).
Torna a casa dove la moglie ha trovato la maschera e se la mette sul letto mentre dorme come a dire; “A belloo! Sarai pure Tom Cruise ma io sò Nicole Kidman!…” il Tom contrito le racconta allora tutta la storia e decidono di dare un taglio alle loro fantasie ambigue e contorte con una soluzione suggerita da secoli di elevatissima psicoanalisi applicata. “Ora dobbiamo scopare”.
Ed un ulteriore, puntualizzante, “fra di noi”, era la chiosa finale che avrei suggerito…
Un’accorta analisi, comunque, non può far a meno di evidenziare che, per quanto rimaste sempre a livello teorico, le potenzialità fedifraghe della coppia (cinematografica), vengono impedite durante il film solo dal provvidenziale addomesticamento registico di svariate circostanze.
Manca quindi il coraggio dello sliding doors al film di Kubrick, la cartina tornasole, la prova del nove mai azzardata.



Tutto è congettura e tutto è sogno…ma “tutto può cambiare”, come ci insegna il noleggiatore di maschere… messaggio non sfruttato a dovere probabilmente…
In un film che di “grande”, vede giusto il cappottone di Tom Cruise, un paio di misure extra sicuramente…

p.s. coppia anche nella vita reale, Tom e Nicole, si molleranno poco dopo il film.
A riprova che quel “fra di noi”, postilla del roboante “dobbiamo scopare” di fine film,  era un dettaglio che andava assolutamente specificato… eh eh…




domenica 22 settembre 2013

LOOPER IN FUGA DAL PASSATO



In un futuro prossimo, anno 2077, l'invenzione della macchina del tempo permetterà a criminalità senza scrupoli di inviare indietro nel tempo personaggi scomodi da eliminare senza lasciare traccia.
Joe, che vive in un futuro anteriore, anno 2047, è uno degli addetti alla “soppressione” di tali elementi. 
Può capitare, però, che ad uno di questi esecutori, denominati looper, accada di eliminare il proprio se medesimo inviato dal futuro. 
In quel caso la missione del sicario termina, gli sarà assicurata una ricca ricompensa e trentanni di vita tra gli agi, alla scadenza dei quali verrà rispedito indietro nel tempo e può capitare, però, che ad uno di questi esecutori, denominati looper, accada di eliminare il proprio se medesimo inviato dal futuro. 
In quel caso la missione del sicario termina, gli sarà assicurata una ricca ricompensa e trentanni di vita tra gli agi, alla scadenza dei quali verrà rispedito indietro nel tempo e può capitare, però che ad uno di questi esecutori, denominati looper, accada di eliminare di nuovo il proprio se medesimo inviato dal futuro. 
In quel caso la missione del sicario termina, gli sarà assicurata una ricca ricompensa e trentanni di vita tra gli agi, alla scadenza dei quali verrà rispedito indietro nel tempo e può capitare, però che ad uno di questi esecutori, denominati looper, accada di eliminare di nuovo il proprio se medesimo inviato dal futuro. 
In quel caso la missione del sicario termina, gli sarà assicurata una ricca ricompensa e trentanni di vita tra gli agi, alla scadenza dei quali verrà rispedito indietro nel tempo e può capitare, però che ad uno di questi esecutori, denominati looper, accada di eliminare di nuovo il proprio se medesimo inviato dal futuro.

 
In quel caso la missione del sicario termina, gli sarà assicurata una ricca ricompensa e trentanni di vita tra gli agi, alla scadenza dei quali verrà rispedito indietro nel tempo e può capitare, però che ad uno di questi esecutori, denominati looper, accada di eliminare di nuovo il proprio se medesimo inviato dal futuro. 
In quel caso la missione del sicario termina, gli sarà assicurata una ricca ricompensa e trentanni di vita tra gli agi, alla scadenza dei quali verrà rispedito indietro nel tempo e può capitare, però che ad uno di questi esecutori, denominati looper, accada di eliminare di nuovo il proprio se medesimo inviato dal futuro. 
In quel caso la missione del sicario termina, gli sarà assicurata una ricca ricompensa e trentanni di vita tra gli agi, alla scadenza dei quali verrà rispedito indietro nel tempo e può capitare, però che ad uno di questi esecutori, denominati looper, accada di eliminare di nuovo il proprio se medesimo inviato dal futuro. 
In quel caso la missione del sicario termina, gli sarà assicurata una ricca ricompensa e trentanni di vita tra gli agi, alla scadenza dei quali verrà rispedito indietro nel tempo e può capitare, però che ad uno di questi esecutori, denominati looper, accada di eliminare di nuovo il proprio se medesimo inviato dal futuro. 
In quel caso la missione del sicario termina, gli sarà assicurata una ricca ricompensa e trentanni di vita tra gli agi, alla scadenza dei quali verrà rispedito indietro nel tempo e può capitare, però che ad uno di questi esecutori, denominati looper, accada di eliminare di nuovo il proprio se medesimo inviato dal futuro...


..fino a che un esecutore sessantenne con la faccia di Bruce Willis ed i capelli di John Malkovich si rompe del circuito chiuso (loop appunto), e tornato indietro nel tempo, invece di farsi ammazzare tenta di mettere una pezza al futuro infame ma gli si incasina tutto il paradosso temporale (senza pioggia, però, giusto qualche lampo). 
 


 

sabato 21 settembre 2013

VIAGGIO AL NORD

Il rapporto convertito.











20 nodi anziché 120 all’ora.
Nubi che traboccano da guglie di legno,
sole a mezzanotte che ingoia, lui,
buio e sogni,
inchioda gli orologi ad un eterno tramonto
che ti rincorre per ore.



Mezzanotte infinita
che scorre immobile negli occhi
e, di frenetico,
rimane solo
il sussultare del cuore.




Non ghiaccio a precipitarsi
ma curioso mare a risalire sentieri vertiginosi
fino ad accarezzarne lembi increduli.



Ed ora docile timore
mentre scrivo e ricordo
in questa oscurità estranea.



Recupero tempo,
riscatto sensazioni.
Il rapporto è di nuovo convertito.
Le mie insulse velocità
vagano altrove.




Provo a mantenere 20 nodi.