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giovedì 7 agosto 2025

MI RIGIRO NEL LETTO

 


Mi rigiro nel letto.
Ho appena affermato ad una platea di un milione di ragazzi:
"Siete voi la speranza di pace per il futuro, non più spettatori ma protagonisti”.
Ma intanto si muore adesso, e io come agisco, cosa posso fare? 

Telefono a Netanyahu e dico: “Guarda che volo a Gaza, per favore sospendi i bombardamenti e ti faccio fare bella figura”, poi sento le autorità palestinesi: “Occhio che arrivo a Gaza, vedete di non farmi fuori, diventerei santo subito e voi, subito dopo, un immenso parcheggio.” 

E ammesso che ci arrivi, tra valichi di frontiera e piani aerei interdetti, dovrei ammansire anche l’Egitto e il suo controllo a Rafah, ma la mia forza è nel prenderli tutti in contropiede, qualcosa di mai visto e inaudito, li lascerei basiti, vi lascerei basiti.. tutti.
Posso proporre uno scambio di prigionieri. Una cosa  sempre fatta fin dai tempi più antichi. Perché non dovrebbe funzionare ora? Li prendo io in custodia gli ostaggi di Hamas, li porto a Tel Aviv e loro mi danno i palestinesi in galera. 

Ci penso io, chi altri sennò?
Chi altri potrebbe?
Chi altro si assumerebbe un azzardo del genere, una bega politica e diplomatica così enorme?
Procurerò un’eco mediatica mai vista, magari non risolvo, ma a quei ragazzi che invito a non essere passivi, offrirò un volano speciale, una spinta senza precedenti, un esempio soprattutto, perché è di questo che hanno bisogno. Soprattutto. Prima di ogni parola.

E mi rigiro nel letto.
Certo affascinanti e intriganti questi pensieri, ma davvero rischio di fare peggio, stuzzicare, offrire un pretesto per nuovi scontri, magari ancora più cruenti, e poi sconfinare su cieli così presidiati, spezzare protocolli inossidabili, sfidare l’egemonia di due stati comunque profondamente ostili e i rappresentanti di Hamas che neanche so bene come contattarli, magari mi vedrebbero solo in cerca di effimera gloria, malato di protagonismo giusto a consolidare un’immagine ancora acerba e fredda, schiacciata dal mio predecessore.

Mi sa che me ne vado a Castel Gandolfo, per ora.
In elicottero però, che tutta quella gente per strada irrita un pochino.


sabato 12 luglio 2025

ESAME DI IMMATURITÀ

 


Ai miei tempi (bello parlare dei "miei tempi" riferendomi  ad appena poco più di 45 anni orsono..), se avessi fatto scena muta agli orali non ci sarebbe stato santo a salvarmi, membro interno a immolarsi, epico scritto a sugellare la nuova prosa del secolo.

Sarei stato bocciato.

Ma era ancora l'epoca dei primitivi voti.

Non c'erano i crediti scolastici, quelli di formazione, le tabelle di conversione, i parametri di conteggio, le simulazioni di calcolo e il pregresso di due anni fa quando, magari un giorno, hai avuto voglia di studiare.

Oggi se vuoi fare il rivoluzionario e sovvertire il "sistema" puoi decidere di contestare gli insegnanti e i loro metodi arretrati, la loro totale assenza di cuore ed empatia e la loro manifesta inadeguatezza. 

Perché grazie all'evoluzione del sistema scolastico di calcolo dei crediti accumulati, gli orali divengono inutile orpello, fregio decorativo di una (im)maturità già in tasca,
e sei promosso lo stesso,
finendo pure sui giornali, ma soprattutto su Instagram, e stavolta con "crediti" inimmaginabili, con la nuova società dell'apparire pronta ad accoglierti.

E sì.. eravamo proprio ingenui..

 





venerdì 27 giugno 2025

USTICA: 45 ANNI DI BUGIE


Un mistero destinato a rimanere tale, tra reticenze e sparizioni (di documenti ed esseri umani).

La tenace pervicacia con la quale uomini di Stato e apparati militari vogliono per forza attribuire ad una bomba interna la strage di Ustica, bastano, da sole, a rendere fragile e inconsistente l'ipotesi. 

Ma questi apparati vivono per difendere la propria incolumità, l'arroganza e la loro supponenza.

Siamo uno Stato impotente e non sovrano, servo di dinamiche e poteri che decidono per noi.

E di questo, almeno, posso vergognarmi. 

Pubblicamente.

domenica 22 giugno 2025

FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME

 


Evocativo sentirlo scandire in maniera enfatica: Fate Questo In Memoria Di Me - con esatta pausa tra una parola e l’altra - dal sacerdote che ha celebrato la Prima Comunione di mio nipote.
Una frase potente, autorevole, intensa, perentoria. Che profuma di comandamento e dono,  fondamento e principio del Sacramento dell’Eucarestia.
Frase eloquente e rivelatrice, pronunciata da Gesù durante l’Ultima Cena, immagino con l’originario afflato e veemenza di chi, ogni giorno, celebra messa, e chiave di volta di ogni futura celebrazione eucaristica, subito dopo la consacrazione del vino e del pane e immediatamente prima la distribuzione delle ostie consacrate.
Fate questo in memoria di me.
Parole che rappresentano da sole il fulcro mistico della Comunione e che rimangono impresse in un'atmosfera di magica sacralità.

Chiunque si avvicini alla Comunione può confermare la suggestione, l’importanza, il fascino e il caposaldo di queste sei semplici parole, invito a perpetrare fede, speranza, amore e, appunto, Comunione.

***

Passiamo ora a qualcosa di più terreno e profano ora, azzardando un’ardita metafora rispetto a quanto esposto sopra.
Sei andato a vedere con tre dei tuoi amici più cari la partita della squadra del cuore, una partita sudata e combattuta, che ti è rimasta bene impressa.
A fine partita, mentre uscite dallo stadio, dici ai tuoi tre amici:
“In fondo è andata bene, abbiamo vinto 1 a 0”.
I tuoi amici ti guardano tra il sorpreso e l'interrogativo dicendo:
“Veramente la partita è finita 0 a 0, non abbiamo segnato nessun gol!”.

Non saresti stupito del fatto che solo tu abbia visto un gol?
Un gol magnifico, tra l'altro che ha fatto esplodere lo stadio e consegnato questa magica vittoria agli annali di gloria della tua squadra?

Eravate  quattro amici  molto attenti alle fasi di gioco, e a fine partita solo tu sei convinto di aver visto la propria squadra passare in vantaggio e vincere, e gli altri, tutti e tre, seduti accanto a te, mentre assistono proprio allo spettacolo della loro squadra del cuore, non vedono il gol?!? Chi di questi ha preso un abbaglio?

Avevo accennato all’azzardo della metafora, ma è un po' per rendere fruibile e significativo quel che accade a quell’Ultima Cena:
un solo evangelista - su quattro -, fa caso a quella fenomenale frase, la portentosa, sublime, affermazione di Gesù, che pone le basi della Comunione:
Fate questo in memoria di me”.
Su tre dei quattro Vangeli canonici, non esiste traccia di questa meraviglia, di questa incredibile  testimonianza che annuncia uno dei miracoli più belli, ogni giorno  perpetrato nelle chiese di tutto il mondo.

Una frase che, semplicemente, non c'è. 

Vi siete mai chiesti come sia potuto accadere che il fulcro della Cena, quell’epilogo colmo di prodigio, l’invito a cibarsi di santità per tutta la vita, sia sfuggito a ben TRE evangelisti su QUATTRO? Pure ben presenti a quella cena.
Erano in bagno, erano distratti dalla cameriera, stavano parlando tra loro?

E come mai i tenutari e i curatori di quelle scritture non hanno tenuto conto, in seguito, della “piccola” contraddizione?
Forse non era ancora matura la potenzialità del Sacramento?
Divenuto, in effetti, consuetudine, SOLO centinaia di anni più tardi?

Certo diventa difficile aver fede senza prove, ma la fede autentica si dovrebbe alimentare proprio nel culto dell’enigma, della NON conoscenza, della NON supposizione.

Dovremmo fare a meno di tanti "aiutini". Il fedele attuale, ricolmo di particolari e certezze sulla vita di Dio e Gesù, potrebbe (saprebbe) farne a meno? Ne dubito.

Siamo ricolmi invece di infiniti dogmi e dimestichezze con le quali abbiamo fatto di Dio qualcosa di estremamente confidenziale, e pochissimo misterioso.

E il Mistero, quello vero, si sa, spaventa, e non rassicura affatto.  

 


domenica 11 maggio 2025

CARAVAGGIO: L'OMBRA CHE DIPINGE LA LUCE

 


“Caravaggesco” un termine ormai entrato nella consuetudine per definire qualsiasi rappresentazione, pittorica o fotografica. che presenti una netta identità scenografica procurata da incrocio di luci e ombre, e la Mostra, ora a Roma, ci lascia decisamente stupiti anche se, per quanto pubblicizzata e presa letteralmente d’assalto, sia mancante di alcuni tra i capolavori tra i più pregiati dell’artista.

La cattura di Cristo

San Giovanni Battista

Ci godiamo comunque un’atmosfera magica, un discreto allestimento che forse avrebbe dovuto concedere più respiro tra un’opera e l’altra, oltre qualche criticabile posizionamento di luci che non consente appieno l’entrare in simbiosi coi dipinti.


Narciso

Oloferne
Santa Caterina

Ma si rimane basiti davanti una tale sensibilità d’artista, scomparso a soli 39 anni e protagonista di una vita tempestosa e inquieta ma capace di creare bellezza incredibile pur tra mille difficoltà.
Caravaggio inonda le tele di buio e poi crea lame di luce unidirezionale che diventano padrone della scena, assolute protagoniste, senza sfondi a distrarre, i non luoghi  ad esaltare ancor più il soggetto; a volte anche solo lampi incastonati sulla tela, abbagli eterni che ci lasciano senza fiato.

Conversione di San Paolo

I bari

Giuditta

Ecce Homo


martedì 6 maggio 2025

DICONO

 



Saresti potuto essere mio padre,
dicono.

Tu che padre non sei stato mai,
e come figlio hai risolto forse
poche aspettative.

Sarei potuto essere tuo figlio,
dicono,
io già ribelle e demotivato di mio,

forse perché ti conoscono,
inconcluso e caotico.

Però stai scrivendo,
facendo finta di conoscermi,
e non fai che duplicare
avidamente te stesso,

mentre potrei somigliare di più,
alla donna che ami.



sabato 12 aprile 2025

ADOLESCENCE (OR NOT ADOLESCENCE)

Potevo non dedicare qualche riga alla serie TV del momento? Sia mai.. anche  se l’evoluzione  mi ha lasciato perplesso, nonostante  riprenda un episodio avvenuto realmente, concentrando dinamiche, reazioni e punti di vista differenti; oltretutto interamente in piano sequenza, tecnica virtuosa e coinvolgente ma non sempre efficace quando eletta a risorsa di ripresa esclusiva.

Abbiamo un dato di fatto: Jamie, studente tredicenne, che accoltella a morte una coetanea, quindi un colpevole già individuato e quattro episodi a cercare di sviscerarne il perché.
Siamo di fronte a dinamiche di bullismo, insofferenza, frustrazione, inadeguatezza, tutta una serie di crescite, evoluzioni, degenerazioni e comportamenti adolescenziali portate agli estremi, ed intorno una famiglia che fatica ad interpretare e comprendere.
 
Un lato debole: puntare decisi all’apice della degradazione e tralasciare le sfumature del substrato, quella sorta di palude dove si vive comunque male ma non si arriva per forza al gesto insensato, al titolo di giornale.

Prima puntata: irruzione a casa del tredicenne, arresto, trasporto in centrale e accusa di omicidio sostenuto da videocamera di sorveglianza; di supporto al ragazzino avvocato d’ufficio e tutore legale (lui sceglie il padre), ma si rifiuta di comunicare il codice d’accesso del cellulare (a quel punto, fossi stato il padre, due pizze gliele avrei date, in piano sequenza naturalmente).

Seconda puntata: sopralluogo nella scuola del ragazzo, dove serpeggia irrequietudine,  menefreghismo, boria e sprezzo per le autorità (insegnanti e polizia), come un misto tra solidarietà e derisione, neanche troppo sotterranee, verso l’autore del crimine, reo, più che altro, di essersi fatto beccare.
Nell’episodio anche un inutile inseguimento (pretesto per un mirabolante piano sequenza palesemente arricchito di post produzione ) oltre all’accenno alle teorie Incel (movimento misogino alla base di azioni e reazioni di Jamie)
Poi diverse note stonate: si cerca l’arma del delitto chiedendo agli studenti; il poliziotto che segue da tempo crimini legati ad abusi minorili, sembra inconsapevole che il figlio venga bullizzato; la descrizione della scuola come luogo inadeguato ad educare; la scena dell’allarme con evacuazione della scuola, tutti riuniti all’aperto e fatti rientrare dopo un nulla, giusto il tempo di una colluttazione tra studenti dove altri riprendono col cellulare mentre i due poliziotti, poco distanti, non sembrano neanche accorgersene. 

Terza puntata: sette mesi dopo, colloquio con psicologa che evidenzia l’instabilità del ragazzo messo di fronte a prove del suo rapporto malato con l’universo femminile. Non mancando di sottolineare ancor più la rissosità e l'aggressività del ragazzino (certo acuita da mesi di struttura psichiatrica minorile) che sembra voler indirizzare l'opinione verso un verdetto che non tenga troppo conto di cause e concause.
Mi chiedo: sette mesi dopo? Solo alla fine del percorso la psicologa tira fuori le prove instagram dei suoi eccessi? E le reazioni isteriche e arroganti davanti all’analista non lo disegnano certo meglio. Emblematico poi il “buh” improvviso a spaventarla, poteva riservarlo alla ragazzina uccisa.. ma certo tutti bravi a ipotizzarlo dopo..

Quarta puntata: tredici mesi dopo, esili equilibri tengono unito il resto della famiglia che sta attraversando un pessimo periodo, oltretutto affrontando episodi di irrisione e cattiveria, col figlio adolescente ormai alla vigilia di un processo che quasi sicuramente lo vedrà condannato. Indicativo poi non dire a Jamie, all’ascolto in auto mentre telefona al papà per gli auguri di compleanno, che in vivavoce ci sono anche mamma e sorella.
Cosa abbiamo fatto di male, lecito interrogativo dei genitori,  ma anche inutile, dopo che la situazione ti è sfuggita di mano.

Certo si poteva fare di più, come si chiede alla fine il padre nella cameretta di Jamie, e sono sicuro se lo sia chiesto anche il regista alla fine dell’ennesimo, ultimo, piano sequenza.




lunedì 7 aprile 2025

I DAZI SPIEGATI FACILI

 


L’Italia vende Brunello di Montalcino ad un importatore americano a 30 euro a bottiglia. Trump introduce un 20% di dazio, quindi 6 euro in più che l’importatore versa allo stato. A questo punto il Brunello gli è costato ben 36 euro, e se il commerciante vorrà guadagnare qualcosa dovrà caricare ancor più il prezzo per il consumatore medio americano che, verosimilmente, tenderà a comprare di meno.

A questo punto l’importatore ha due soluzioni, comprare meno vino dall'Italia e guadagnare meno, importare da altri paesi marche meno famose e meno costose o, meglio ancora, utilizzare vino prodotto negli Stati Uniti, senza pagare alcun dazio.

Di contro, l’esportatore italiano potrebbe abbassare i prezzi, verosimilmente tagliando il Brunello con massicce dosi di Tavernello del Conad, tutto made in Italy esente da dazi;  esporterebbe, paradossalmente, anche di più guadagnando addirittura meglio, e il Brunello acquisirebbe quel sentore di corsia da supermercato mai potuto affinare nelle tradizionali botti in rovere, e sicuramente meglio apprezzato dalla selezionata clientela statunitense.
Parallelalmente anche il Parmigiano Reggiano potrebbe scorgere nuovi orizzonti se adeguatamente combinato con la fontina dell'Eurospin, permettendo al buongustaio statunitense ottime combinazioni di grattugiato sulla pizza all’ananas.

E possiamo non parlare delle opportunità procurate dall'olio di oliva EVO (Extra Vergine d’Oliva),  efficacemente combinato sempre col nostrano olio di oliva FAO (Forse Anche Olive), made in Todis?

Intanto offrirebbe costi e prezzi decisamente competitivi e la possibilità di essere utilizzato, sempre negli States, oltre che nelle insalate, anche come lubrificante d'eccellenza per i motori Tesla.

Insomma, nonostante Trump, grazie alla nostra proverbiale creatività, prepariamoci ad un boom economico di dimensioni mai viste.


giovedì 3 aprile 2025

GUSTO E DISGUSTO: IL PARADOSSO PSICOLOGICO

 


Gratitudine e ingratitudine, piacere e dispiacere, fiducia o sfiducia, sono tutte emozioni, contrapposte, e riconosciute.

Tra le tante ne esistono di primarie: gioia, paura, tristezza, rabbia e disgusto;
cinque emozioni così identificate da autorevoli fonti, alle quali, di recente, si è aggiunta l’ansia, anche lei con  lo status di primaria.
 
Un pacchetto deprimente solo a leggerlo.

Non si direbbe un’esistenza serena per chi si percepisca conforme a questo standard di priorità e riconosca di vivere quotidianamente secondo questa scaletta, anzi, appare una battaglia emotiva persa sin dall’inizio.
 
Personalmente questa “classifica” le vedrei ben disegnate come profilo di un abitante di Gaza, con unica gioia quando si renda conto che l’ultima bomba esplosa a due passi da lui, lo ha lasciato illeso.
Per il resto un bagno costante di paura, tristezza, rabbia e disgusto; e ansia, dimenticavo.

Tornando invece a sensazioni, emozioni che si contrappongono, come quelle citate ad inizio post, nulla da dire.. se non quando si parla di gusto, relegato “soltanto” al ruolo di uno tra i cinque sensi comunemente conosciuti.
Infatti la maggior parte delle persone abbinano subito a questa parola solo sensazioni alimentari, legate a percezioni di piatti e sapori.

Ma il “senso” di gusto non si esaurisce certo attorno alla bontà di una carbonara, può rappresentare infinite sfumature, una metafora di piacevolezze estetiche.

È possibile gustare un gradevole spettacolo teatrale come una splendida giornata di sole o un’amabile passeggiata tra boschi e sentieri; al contrario, la sua accezione negativa, il disgusto, è uno dei piatti forti (per rimanere in tema gastronomico) delle principali emozioni attribuite al genere umano.

Io la trovo una forma scorretta di inventario emozionale.

Sembra che il fine ultimo di certo universo psicologico sponsorizzi e favorisca un’esistenza costantemente in allerta, utile a forgiare armature, scavare fossati, coltivare diffidenza e sospetto per una vita che riserverebbe, in gran parte, solo angoscia.

Nessuna fiducia quindi, solo scetticismo e pessimismo, cosmico possibilmente, una visione leopardiana senza speranza.

Voi credevate che la vita fosse bella per principio, ricca soprattutto di amicizia, serenità, sorpresa, quiete, simpatia, spensieratezza, ispirazione, stima, amore, entusiasmo, meraviglia?

No.
State sognando la vita di un altro.
C’è da soffrire innanzitutto, avere timore, secernere astio, immalinconire, abbattersi e deprimersi.

E se queste, alla fine, sono davvero le basi emotive rivelate dagli specialisti del ramo.. perché non farsi coadiuvare da un’analista esperto?
Da qualcuno che sappia mettervi in guardia, istradarvi sulla vera essenza della vita, l’ipocrisia che la contraddistingue e la malvagità che la anima?
Contattate uno psicologo, forse siete ancora in tempo.
Prezzi modici. Massima serietà.
Tempo di cura spesso indeterminato.


mercoledì 12 marzo 2025

PROCESSO ALL'ALTARE DELLA PATRIA

 


Il Vittoriano di Roma. L'Altare della Patria, completato e inaugurato nel 1911.
Uno scempio architettonico ormai somatizzato da tanti. 
E finito per essere ammirato da stranieri e concittadini.

Classico esempio di come un corpo estraneo, nel tempo e con l'abitudine, divenga elemento consuetudinario e tollerato fino a diventare addirittura apprezzato.
Stravolgimento completato, una ventina d'anni dopo, con l'edificazione di Via dei Fori Imperiali, tra Piazza Venezia e il Colosseo, e un altro intero quartiere abbattuto (l'Alessandrino), assieme a chiese e parte dei Fori, tutto per favorire la facilità di "circolazione".

Ma torniamo all’Altare della Patria.

Il 27 gennaio del 1986 si svolse a Roma un Processo (cui parteciparono tra gli altri, diverse personalità dell'epoca - Bruno Zevi come accusa, Paolo Portoghesi a difesa) al monumento in Roma a Vittorio Emanuele II, tra il serio, il sottile, il pungente e l’informale, certamente; ma in forma concreta, giustificata dalla miriade di polemiche e dissensi generati da “quella massa imponente” destinata ad occupare un punto nevralgico di Roma e che  nessuno, allora (anni ’80), avrebbe mai immaginato potesse divenire, col tempo, il monumento più fotografato della capitale.

La totalità delle tesi ammettevano compatte la bruttezza dell’opera, c’era chi ne votava l’abbattimento, la traslazione in periferia, l’eliminazione di almeno il piano superiore o anche solo la trasformazione e parziale copertura (magari con l’edera), o anche l’impacchettamento a tempo indeterminato, come andava di moda in quel periodo, col funambolico Christo a incellofanare svariati monumenti.

Prevalse il tenerselo lì ad eterna memoria, a monito potremmo dire, nonostante la sua edificazione oscurasse i Fori, avesse costretto la basilica di San Marco dietro la riedificazione di Palazzo Venezia, l’Ara Coeli in castigo proprio alle spalle del Vittoriano, e avesse comportato la cancellazione di un intero spettacoloso borgo medievale di cui rimane una minima traccia nell'Insula dell'Ara Coeli, guardando l'Altare della Patria, sulla sua destra.

Un monumento “giolittiano”, anche se solamente in seguito assurto a simbolo fascista e anche sede de Il milite ignoto, fino a divenire lo specchio dell’Italia più retorica dell’epoca.

“Ritengo il monumento a Vitttorio Emanuele II nella piazza Venezia di Roma un nonsense storico, architettonico e urbanistico, senza peraltro essere un nonsense intelligente o spiritoso. La sua costruzione ha causato lo scempio di una zona di Roma fondamentale per le straordinarie testimonianze storiche e artistiche, che sono rimaste irrimediabilmente alterate. Il monumento si pone del tutto fuori scala rispetto alla struttura urbana, né riesce a diventare un nuovo fulcro di riferimento e aggregazione (questa negatività attenuata poi col tempo e la parziale apertura n.d.r,)
Michele Cordaro (storico e critico d’arte)

Ma uno dei commenti più sagaci lo espresse Giorgio Manganelli, indimenticato critico, saggista e scrittore:

“Penso che le città abbiano diritto, come gli esseri umani, a una quota di bruttezza ragionevole, anche chiassosa, urtante, qualcosa che serva ad esprimere un’intima volontà di demenza. E dunque sarà meglio che codesta mattana venga fuori in marmo e bronzo, visibile a tutti, repellente come gli ubriachi che venivan mostrati ai giovani di Sparta, affinché crescessero sobri”.


Da parte mia, l'ho sempre trovato orrendo, avrei votato per l'abbattimento,
allora ma, perché no, anche oggi  ;)



 

 


venerdì 7 marzo 2025

TOPPER


Indubbio che Barbieri, coi suoi Quattro Hotel, abbia influenzato e sbomballato a dovere mezza Italia con la sua fissa per il topper, in pratica un mini materassino memory aggiuntivo al già convenzionale e acquisito materasso, portatore di presunte proprietà taumaturgiche per ogni fastidio lombare e muscolare, oltre all'ndubbio surplus di comodità.

E ne è testimone l’inserimento, del topper medesimo, nel paniere dei beni e servizi (quella ridicola chiave economica statistica che vorrebbe rappresentare i bisogni degli italiani, e dove trovi le robe più assurde, dal tergicristallo ai pantaloncini corti), rappresentando una delle chiavi comiche del trend di vita dell’Italia e degli italiani.

Questa improvvisa popolarità del topper è l’elevazione a potenza dell’inutilità e la celebrazione della spesa fasulla; oltretutto, il suo utilizzo, comporta la sostituzione forzata di tutte le lenzuola con gli angoli ad elastico che non riescono a supportare l’incremento di spessore sviluppato dal topper in aggiunta.. insomma tutta una serie di spese in più in definitiva solo per atteggiarsi.. 

E anche diversi quotidiani (io ho preso spunto da un articolo di Gianluca Nicoletti, su La Stampa) si divertono a sbeffeggiarne questa repentina fama, sottolineando come ormai basta pochissimo all’italiano medio per sentirsi parte di una élite legata al superfluo e all’effimero.

Una volta quando c’erano ospiti, si tiravano fuori i piatti di ceramica buona,
oggi fai vedere il topper..   


venerdì 14 febbraio 2025

FELPA

 


D’inverno ci leghiamo ad alcune consuetudini:
la tazza preferita, il plaid da divano, il piumone di notte.
Io ho una felpa che decuplica il calore di casa.
Quel ricrearsi addosso focolare domestico,
sicurezza e paciosità casalinga.
La quiete dietro la porta, chiusa a chiave,
che di uscire se ne parla domani.
La coperta di Linus ad infondere tepore e comodità soprattutto.
Un capo che non indossi, perché ti indossa lui,
adattandosi perfettamente ad ogni piega del corpo,
una seconda pelle che disegna serenità
fasciando con esattezza
e senza impedire alcun movimento.
Voi ce l’avete la felpa del cuore?
Quella che trasforma la vostra casetta in un cinque stelle da sogno.
Quella che, ancor oltre il pigiama di rito, sigilla il tepore di casa in qualcosa di irraggiungibile, ben oltre e diversamente dai 20 gradi che galleggiano l’aria.
Quella che vi converte in un’oasi fortificata
dove svanisce ogni idea di esterno e interno
e sopravvive una sola dimensione plasmata attorno a noi.

Ce l’avete una felpa così?

Credo se ne trovi una nella vita,
e quando devo privarmene per il consueto passaggio in lavatrice,
mi manca come l’aria.

 

 


sabato 11 gennaio 2025

ANALISI A ROVESCIO

 

La mia psicologa ha chiesto un appuntamento.
Lei a me. Suo paziente.
Cioè non per ascoltare me, ma perché io ascolti lei.
Su due piedi direi già errato deontologicamente, ma anche un azzardo professionale.
Le ho forse instillato dei dubbi durante le nostre sedute concordate, con lei analista e io psicanalizzato?
Vuole provare l’ebbrezza del paziente? Vuole giusto sfogarsi mentre solitamente è dedita all’ascolto? E mi ha trovato adatto come soggetto che suscita empatia ispirando fiducia?

Comunque gliel’ho detto.
Non rilascio fattura. Pur essendo in possesso di partita iva.
Come anche lei del resto.
E almeno qua, siamo in linea.

Magari è una strategia per tirare fuori lati di me che non riesce a focalizzare nelle sedute convenzionali.
O magari desidera solo staccare dalla routine e sfogare lo stress.
E mentre mi chiedo cosa possa averla spinta a questo testacoda emotivo, ecco che mi scoppia in lacrime.
Lacrimoni autentici, sgorgati da chissà quale recesso viscerale.

Le porgo un fazzoletto e le chiedo: qualcosa che non va?

“E no!!” ribatte lei, ricomponendo all’istante la sua originaria maschera professionale.

“Io cerco di farle capire quanta fatica facciamo noi psicologi per adeguarci ai vostri capricci, alle debolezze, alle fragilità che ci gettate addosso ad ogni incontro, credendoci in possesso di chissà quale magica panacea in grado di intuire e guarire i vostri guai,
e a me - che per utile e redditizio gioco istruttivo, cerco di porle in mano la bacchetta magica, spalancandole la porta della più efficace didattica - lei non sa rivolgere altro che il più insulso dei “qualcosa che non va?”

Si sentirebbe davvero confortata e compresa se io, a fronte di una sua apertura di animo così intima e inconfessata, come un pianto sincero, proprio io non comprendessi al volo le sue instabilità, le incoerenze, le volubilità, senza intuire all'istante l’origine di tale stato confusionale e disabilitante che la porta qui da me a cercare conforto?

Vabbe’.. per oggi ok, cinquanta euro, ma visto che se ne è parlato, novanta se vuole la ricevuta.

 


lunedì 16 dicembre 2024

IMMAGINO

 

Immagino quattro passi
nell’inconsistenza del tempo,
nell’impalpabilità di un luogo
nell’impercettibilità
di un odore,
uno scenario.

Immagino l’incapacità
di formulare sorrisi,
articolare parole,
avvertire suoni
e nulla di tattile,
solo luce appassita,
sorda.
Svanita anche l’idea dei passi,
infine.
Figuriamoci quattro.


mercoledì 25 settembre 2024

ATTESA

 


Certe sale d'attesa incurvano l'asse temporale.
Ti appallottolano su una sedia mentre aspetti il tuo amore.
L'aria condizionata confeziona tramestio come nuovo acufene.
Rimani coi pensieri tutti appiccicati,
lo fletti tutto quel tempo che passa,
oppure è lui che comprende l'assillo,
smette di trascorrere
e ti concede una pausa impercettibile,
come tra veglia e sonno.
Resti a contare mattonelle, perlustrare corridoi,
decifrare le espressioni del personale medico, 
ma tutto come un intervallo raggomitolato ad attutire l'istante, renderlo immobile a non pesare.
Certe sale d'attesa azzerano lo scorrere del tempo
ti vengono incontro così,
e non c'è più parete a dividerci. 

domenica 22 settembre 2024

STORIE

 

Erano le storie che venivano a cercarmi,
alcune a forma di gattino minuscolo
desideroso solo di coccole e punti e virgola.

Storie randagie animate solo da istinto e curiosità,
ma digrignano i denti a volte, soffiano insofferenza,
graffiano l’anima a non stare accorti.

Che poi le vado solo narrando,
addobbandole da raccontino,
e dove le metto poi?
Avrei aperto il blog proprio per accatastarle meglio,
ma loro stanno chiudendoci me, in realtà.
Le faccio respirare e loro tolgono fiato, consistenza:
mi svuotano.

Creo mondi che non esistono fuori da me
e fanno fatica ad imporsi visione, lettura, interpretazione.

Sembrano universi rovesciati, mappe indecifrabili.

È l’altro lato dello scrivere per se stessi,
quello inopportuno,
creatore di mostri che mi sfamano
ma poi vagano in cerca di cibo per loro,
e mi tengono buono
affinché riproduca altre storie fameliche,
per muoversi in branco, abbagliare un lettore casuale,
e sbranarlo
mentre incauto rimane affascinato da una tela invisibile.

Lui accarezza il micio e l’artiglio lo squarcia.

venerdì 20 settembre 2024

DENARI E TALENTI

 


Chissà quanto delle dinamiche economiche della Chiesa moderna, riflettono eco di parabole dove si parla, comunque, di soldi.

In Matteo due parabole ci parlano prima in termini poco lusinghieri del figlio che non fa fruttare il talento affidatogli dal padre e poi, eticamente, dell’operaio giunto a fine giornata al lavoro, e che incasserà un denaro intero, come l'operaio che lavora dal mattino.

Da chi prenderanno spunto le Nostre Sante Istituzioni? Riconosciamo a volte una Chiesa che mette a frutto i propri denari, acquisendo beni mobili e immobili, affidandosi a promotori finanziari, investendo in tutto il mondo, oppure spesso ci sembra ne esista anche una svagata, estranea, che si fa viva pronunciando giusto una preghierina la domenica, ma ottenendo gli stessi privilegi di chi sfacchina e si prodiga caritatevolmente tutta la settimana, da mane a sera?

Analogie e contraddizioni sembrano far parte di entrambe le situazioni, ma non saremo certo noi a giudicare, magari qualcuno più in alto, un giorno, si occuperà di separare la zizzania dal grano, e catalogare travi e pagliuzze dove inciampa ognuno di noi..

venerdì 30 agosto 2024

PERCHÉ L’HORROR?




Ogni tanto piace porre domande, anche se in campi lontanissimi dal proprio sentire e, addirittura, azzardare risposte.

Ma nel caso specifico avrò bisogno della vostra collaborazione, di voi fans di horror e affini, potrei magari farmi un’idea.
Perché piacciono gli horror, spesso accoppiati allo splatter più nauseante?
Come mai stanno soppiantando categorie consolidate  come la commedia, la fantascienza, il thriller, l’action?

A sentirli, diversi utenti, ti raccontano che trattasi pur sempre di fiction e che il brivido della paura è roba ancestrale e attrae un po’ tutti fin da piccoli.
Chi non ha mai provato il fascino delle montagne russe
col cuore in gola alla prima vertiginosa discesa?

Questo sì, lo ammetto, ma non ricordo di aver cercato di bearmi ancor di più,  tentando di scorgere, tra i binari, cadaveri squartati di fresco.
Per certi analisti subentrerebbe anche un fattore somatizzante, un mettersi alla prova se, per caso, un giorno, dovessimo realmente affrontare pericoli immani,
mostruosità, robe folli.

Probabilmente hanno ragione entrambi, anche se tra un horror splatter e un thriller come si deve, continuerò sempre a preferire il brivido e l’oculatezza del secondo.

Mia moglie trova orrendo quando, in preda agli spasmi di mal di pancia, mi infilo due dita in gola per vomitare e procurarmi qualche istante di sollievo. Ecco il punto, stessa manovra: orrore per qualcuno, piacevole conforto per altri.
Potremmo finirla qui.

E il paragone col sussulto da montagne russe lo considero, poi, davvero gratuito. Spaventarsi a morte con contorno di sangue e scannamenti rientrerà forse nell’amore del palpito, ma ci scorgo una consequenziale deriva al limite del manipolatorio, fino al poter godere di una sessione di sevizie e martirio gratuito.

Comprendo però che per tracciare linee così definite abbiamo bisogno di analizzare più a fondo. La psicologia in questo senso offre un magari inconsapevole aiuto.

Del resto sono proprio quelle definite dagli esperti del settore, come “emozioni principali” ad alterare, da sole, le esatte percezioni: paura, disgusto, tristezza, rabbia rientrano nel bagaglio principale col quale ognuno di noi avrebbe a che fare quotidianamente. Certo c’è anche la gioia a fare da contraltare.
Quattro contro uno. Farebbe fatica pure John Wick.
Mi sembra palese l’apparente disequilibrio di personalità che ne viene fuori.



Per dirne solo una, che il disgusto sia più importante, più necessario, più abituale soprattutto, del gusto, la dice lunga sul come e a cosa venga scientemente indirizzato il nostro subconscio.

Sarebbero più le cose che fanno schifo ad attirarci, e in effetti ecco la risposta al pubblico di massa di certo cinema irricevibile (da noi, ovviamente..)

Ma poi sono gli stessi che andrebbero alle Maldive, ai party in piscina, che sognano un giro in Ferrari, o una serata con Margot Robbie?
Perché certa bellezza terrebbe ancora banco? Una contraddizione..
Si arriverà al punto che anche al ristorante si ordineranno porcherie per soddisfare la fame e la necessità di disgusto.. col cinema siamo già avanti.. in effetti si parla dell’ “orribile che emoziona come le cose belle” (https://ilbuioinsala.blogspot.com/2024/07/recensione-dostoevskij-al-cinema-2024.html), e già in questo intravedo la stortura dell’ossimoro indecifrabile.

Sul n 28 di FilmTv, diretto (e dedicato) dai Fratelli D’Innocenzo, Giulio Sangiorgio esalta le “forme disturbanti, la dismisura e lo sfregio del buon gusto”  “una forma scomoda , persino sconveniente”  “se siete respinti, restate”, parlando della loro ultima opera “Dostoevskij”.

Non escludo a priori l’horror dalle mie scelte, resto un fan de L’armata delle tenebre o L’alba dei morti dementi, o anche altre pellicole che cercano di svicolare dal cliché “te devo fa morì sulla poltrona”, tipo Parasite o Get Out, veri cult in un ambito di genere non ancora estremizzato e ridotto a torture porn.

Purtroppo stiamo degenerando, ma forse è proprio la doppia finalità che propone certo “cinema”, finiremo per sostituire del tutto la nausea all’applauso, la deturpazione alla bellezza, la repulsione al fascino, come nuova fase di apprezzamento di una pellicola.
Forse questo il fine ultimo di questo processo evolutivo (?!)

Diciamo che rinuncio ad interpretare questo ossequio dell’orrido.
Ma se penso che tanti ormai trovano più (dis)gustoso  rovistare (almeno cinematograficamente) tra frattaglie umane anziché assaporare una carbonara o emozionarsi secondo antichissimi e superati canoni, depongo serenamente ogni velleità di venirne a capo.

Mi direte infine: “Ma cosa te ne frega a te di cosa guardiamo noi?”
E non fa un piega. Curiosità risponderei, che poi è un istinto base comune.
Certo più del sangue che tracima.                                                                                



 

 

 

 






lunedì 12 agosto 2024

INCONTRO QUESTO TIPO..


..per strada.

Mi saluta cordiale, sa come di familiare ma, complice la mia indolenza quando si tratta di ricordare una persona, resto sulle mie, cerco di capire, frugo tra memorie in disordine.

Lui parla ma non aiuta molto nel decifrare; scopre carte in tavola, ma praticamente nulla che lo riguardi.. sa del blog, del teatro, delle crociere, della pensione, di Lulù..
sorride affabile, chiede come va con la casa nuova..
e io che cerco di racimolare tessere di puzzle da ricomporre.

È come fosse al corrente, ma in cerca di un’attestazione di conferma, da parte mia,
che non mi sento di concedere.
Una verifica che non trova spiragli perché non mi sobbarco l’onere della confidenza,
non decifro richiami riconoscibili oltre ai pochi dati di fatto.

Subentra la sfacciataggine allora, e chiedo dove ci siamo visti di recente.

A casa stamane, risponde col sorriso che ora credo di riconoscere.
Prima di uscire, magari allo specchio.

Pensa tu come possiamo apparire diversi.


martedì 6 agosto 2024

RISONANZA MAGNETICA

 


Esiste una risonanza magnetica che riveli il grado di sensibilità ai tramonti?

Una flebo che inietti sorpresa?

Una tac a contrasto di memoria liquida
per scoprire quanto intrighino certi versi?

Uno stetoscopio che riveli altre commozioni?

Quali passi nel vuoto dovrebbe fare la scienza medica per arrivare
a testare l'emotività, la tolleranza alla delicatezza,
i livelli di palpitazione dell'anima?

Quale diagnosi potrebbe identificare, con esatta corrispondenza,
dove vanno a coaugularsi i sogni?