Mi rigiro nel letto.
Ho appena affermato ad una platea
di un milione di ragazzi:
"Siete voi la speranza di pace per il futuro, non più
spettatori ma protagonisti”.
Ma intanto si muore adesso, e io come agisco, cosa posso fare?
Telefono a Netanyahu e dico: “Guarda che volo a Gaza, per favore sospendi i bombardamenti e ti faccio fare bella figura”, poi sento le autorità palestinesi: “Occhio che arrivo a Gaza, vedete di non farmi fuori, diventerei santo subito e voi, subito dopo, un immenso parcheggio.”
E ammesso che ci arrivi, tra
valichi di frontiera e piani aerei interdetti, dovrei ammansire anche l’Egitto
e il suo controllo a Rafah, ma la mia forza è nel prenderli tutti in contropiede,
qualcosa di mai visto e inaudito, li lascerei basiti, vi lascerei basiti.. tutti.
Posso proporre
uno scambio di prigionieri. Una cosa sempre fatta fin dai tempi più antichi. Perché
non dovrebbe funzionare ora? Li prendo io in custodia gli ostaggi di Hamas, li
porto a Tel Aviv e loro mi danno i palestinesi in galera.
Ci penso io, chi
altri sennò?
Chi altri potrebbe?
Chi altro si assumerebbe un azzardo del genere,
una bega politica e diplomatica così enorme?
Procurerò un’eco mediatica mai
vista, magari non risolvo, ma a quei ragazzi che invito a non essere passivi,
offrirò un volano speciale, una spinta senza precedenti, un esempio
soprattutto, perché è di questo che hanno bisogno. Soprattutto. Prima di ogni parola.
E mi rigiro nel letto.
Certo affascinanti e intriganti
questi pensieri, ma davvero rischio di fare peggio, stuzzicare, offrire un
pretesto per nuovi scontri, magari ancora più cruenti, e poi sconfinare su
cieli così presidiati, spezzare protocolli inossidabili, sfidare l’egemonia di
due stati comunque profondamente ostili e i rappresentanti di Hamas che neanche
so bene come contattarli, magari mi vedrebbero solo in cerca di effimera
gloria, malato di protagonismo giusto a consolidare un’immagine ancora acerba e
fredda, schiacciata dal mio predecessore.
Mi sa che me ne vado a Castel Gandolfo, per ora.
In elicottero però, che tutta quella gente per strada irrita un pochino.