lunedì 31 luglio 2023

TEMPO DI VACANZE: PRENOTARE UN VIAGGIO IN AEREO ONLINE

ROMA TOKYO  DA 126 EURO ANDATA E RITORNO

Tariffa base che prevede la partenza da Roma Ciampino (aeroporto offshore) con un cargo colombiano alle 3,15 di notte, un primo scalo a Francoforte, con sosta in aereo per due ore, un secondo scalo in Cambogia (ex zona di guerra) con possibilità di snack veloce sulla pista di atterraggio (lato sminato); poi bisogna vedere se vuoi un volo direttissimo in comodi orari, magari in businness class, oppure più semplicemente se portare una valigia, senza che la medesima sgarri di venti grammi il peso consentito, se vuoi sederti proprio vicino alla tua compagna, se desideri utilizzare la toilette durante il volo, se ti garba l'acquisto di una coca calda prima dell'atterraggio, se credi di poter mettere nella cappelliera il bagaglio a mano, se immagini di chiedere una coperta contro la temperatura di - 26°, se vuoi prendere la navetta bus dal checkin all'aereo o fartela a piedi, se immagini di voler usufruire di un rimborso in caso di cancellazione o ritardo, se magari pretendi una tariffa che preveda anche una flessibilità che tenga conto di eventi straordinari e se recuperare il bagaglio in stiva entro tre ore dall'atterraggio. 

Ecco, in caso volessi approfittare di tutti gli extra in elenco il prezzo sale un attimo fino ai 2810 euro a persona.

Solo andata , ovvio.

mercoledì 26 luglio 2023

DUE PAROLE

 


Le due parole, “più” e “mai”, si incontrarono in sala d’attesa, un buongiorno appena accennato poi un silenzio quasi di cortesia.
Erano convocate entrambe ma solo una di loro sarebbe stata la prescelta per chiudere un periodo.

Con entrambe in ballo fino alla fine, senza un esito definitivo, l’editor si era espresso per un confronto in Casa Editrice, e loro si erano prestate in virtù dell’autorevolezza del progetto nonostante fossero già in parola (perdonate il gioco) per altri due piani di lavoro abbastanza rilevanti.

Ma il tempo passava e - una parola tira l’altra (scusate di nuovo il gioco) -, le due stavano acquisendo confidenza, scambiando pareri ed opinioni, scoprendo lati nascosti, ambizioni speciali, affinità elettive, scopi condivisibili, mire prevalenti; una unicità prospettica che le rendeva complici, partecipi, coinvolte in maniera unica e stimolante.

Quando vennero finalmente interpellate si trovarono d’accordo sul ribadire un concetto emerso inequivocabilmente in quel fitto dibattito: avevano scoperto la loro dicotomia, la necessità di convivere e l’impossibilità di proseguire un qualsiasi progetto disgiunte l’una dall’altra, loro due non si sarebbero separate.

Mai più.


venerdì 21 luglio 2023

ELOGIO DELLA STANCHEZZA

 


Leggevo, appunto, di stanchezza e dei suoi elogi, che poi scriverne è quasi un ossimoro, della stanchezza dico, che neanche butti giù due righe e vorresti fare altro, anzi, proprio niente, o comunque cosa diversa del parlare - e magari pure bene - della stanchezza.

Quasi impudente il doverlo/poterlo argomentare.
Intanto sono stanco, stanco non col piacere d’esserlo, stanco senza voglia, senza un nulla attorno, senza un'impresa compiuta a  generarlo, stanco per eccellenza, per vocazione quasi.

Com’è  possibile tramutare questo stato apatico in un pezzo articolato, che affronti non solo la cosa, ma la risolva anche a proprio favore (eri stanco, ti sei messo a scrivere e hai pure ben descritto la stanchezza: ma chi vuoi prendere in giro?).

Sei stanco, punto.

Non ti metti a scrivere, o perlomeno non di presunta stanchezza.
In realtà non sapevi che scrivere, hai pensato fossi stanco di scrivere e quindi ti sei detto: se non mi va di mettere nulla di nero su bianco, potrei scrivere del perché mi senta stanco di scrivere, così frego con una botta sola sia l’ispirazione che non arriva, sia la stanchezza di (de)scriverla.

Ecco.

martedì 18 luglio 2023

PERDERSI

 


Vagava nei corridoi, non poteva seguire i percorsi agevolati dal colore perché era daltonico, neanche le lettere a corredo lo aiutavano perché dislessico, e non poteva chiedere al personale perché afasico e, oltretutto, non avrebbe saputo cosa chiedere, soffrendo di amnesia.

Lo avevano ricoverato un mese prima, ma ne ignorava il motivo.
Del pigiama da paziente, del resto, non aveva la minima coscienza.

E neanche del suo vagare, che in una qualche dimensione, forse, immaginava sogno.
Ma anche questa è un'ipotesi che formulo scrivendone senza una obiettiva percezione.

Ogni sera lo riportavano in camera, dove un vicino di letto sempre nuovo lo accoglieva con un sorriso indecifrabile.

A quel punto mi ritrovavo questo tipo nel letto,  e non comprendevo perché non gliene assegnassero uno tutto per lui.

Domani scrivo in Direzione. 

domenica 16 luglio 2023

MIGUEL FREITAS - LA PITTURA IN BILICO


Il pittore portoghese Miguel Freitas dipinge una bellezza che rapisce. 


"Alcune volte è necessario perdere l'equilibrio per vivere una vita equilibrata"

Questo ci racconta dei suoi tratti morbidi e curvilinei, che affascinano lo sguardo e ci rilanciano prospettive morbide, pastelli delicati dove l'occhio scivola e l'anima si incanta.

Giostre multicolori dove non possiamo che perderci, accomodandoci.
Slanci verso l'infinito, nessun appiattimento, solo una pasciutezza di tratto e di grafica sognante.






Come un fish eye ad arrotondare l'esistenza, troppo spesso affastellata di scomodi spigoli o rette parallele che non si incontreranno mai.

venerdì 14 luglio 2023

IL SOGNO NON RICORDATO


 A tanti piace ricordare i propri sogni, a volte delicati, sfumati o inquietanti, spiazzanti.

Io voglio andare oltre il convenzionale.

Vi racconterò un sogno che non ricordo.
Ovvio qualcosa in mente è rimasta, ma ne scrivo forse per venire a capo di quella gran parte che, invece, è come svanita riacquisendo la coscienza della veglia.

Ero (per chiarezza mi definirò A) con amici o conoscenti o forse qualche parente, chissà. Gente comunque. Ci si lascia e si va a cena fuori, io con una donna (A Z).
E a cena incontro due coppie (YK - HW) e mi scoccia trovarli nello stesso ristorante perché verso una delle donne (K) di questo altro tavolo nutro evidentemente dell'interesse. Trascuro la mia commensale diretta (Z), le chiedo anche di spostarci di tavolo perché non voglio avere le due coppie a portata di vista, o almeno credo, mangio pasta con le telline, e all'altro tavolo, comunque rimasto a vista, arriva un pescione enorme, questo un ricordo nitido, chissà perché.
Qualcuno da quel tavolo si alza (W) e viene verso di me, o noi comunque, che nel frattempo mi trovo in piedi a non so cosa fare, e non so cosa mi venga a chiedere, non ricordo neanche se la persona che è con me sia in piedi anche lei.. e se sia donna o uomo (Z o diciamo J), e se la persona alzatasi dall'altro tavolo (W) stia parlando con me (A) o con lei (Z) o lui (J).
Credo però stiano tramando e comunque mi sveglio ma di veramente nitido resta solo il pescione arrosto dell'altro tavolo.

Ma 'sta cosa dovrei raccontarla ad uno psicoterapeuta o meglio al pescivendolo di fiducia sotto casa? 


mercoledì 12 luglio 2023

SUPERMERCATO



Dovevo comprare giusto qualcosina, a quest'ora poi neanche l'incubo dello stress da fila in cassa.. ci sono solo io.. poggio poche confezioni sul nastro trasportatore, chiedo due buste e vado oltre, dove arriva il tutto una volta che la cassiera scannerizza il codice a barre sul lettorino.. e comincio ad imbustare prima di dover armeggiare col portafoglio.. yogurt, melone, succo di frutta, latte, carta igienica, insalata, cetrioli, salmone affumicato..
salmone affumicato?!?
Ma non l'ho preso io?!?
E neanche i tortellini al granchio brasato, e la spigola al cartoccio? Il tartufo albino? L'astice emulsionato?! E  le cozze baltiche? E i biscottini alla crema di prugna selvatica? E i gamberetti allo champagne?!?  
"Scusi mi sa che questa è roba del cliente successivo?!"
La cassiera mi guarda e dice: "Guardi che siamo solo in due.. l'ha messa lei sul nastro 'sta roba.."
"Ma stiamo scherzando?! Sono arrivato con quattro cose.. mi state fregando.. "

.. a quel punto ecco la vocina stridula dalla confezione dei tortellini che ho in mano:  "Ti prego portaci via, qui non ci compra nessuno, costiamo troppo e stiamo morendo pure di freddo.. per favore abbi pietà.. appena fuori ce ne andremo per conto nostro, magari verso un supermercato in qualche zona in.."

mi faccio quasi impietosire quando la cassiera incalza;

"Insomma sono quattrocentoventidue euro.. carta di credito?!"

lunedì 10 luglio 2023

BOMBE A GRAPPOLO (REPRISE)

Bombe a grappoli ok, bombe a "grappolo" no

Avevo già parlato di questo fenomeno aberrante quando addirittura Papa Ratzinger aveva pensato di dover intervenire, ma non contro le armi in genere, l'odio, l'assurdità di uccidere e di scatenare conflitti ma semplicemente contro le "bombe a grappolo".

"GENOVA, lunedì, 19 maggio 2008 (ZENIT.org).- Al termine dell'Angelus di questa domenica, Benedetto XVI ha auspicato la messa al bando definitiva delle munizioni a grappolo (o “cluster bombs”) al fine di evitare terribili sofferenze per le popolazioni.
Parlando da Genova alla vigilia dell’apertura della Conferenza diplomatica di Dublino convocata su tale questione, il Papa ha chiesto la creazione di “uno strumento internazionale forte e credibile” per eliminare questi “micidiali ordigni”, così da “rimediare agli errori del passato ed evitare che si ripetano in futuro”.
La bombe a grappolo sono costituite da un contenitore che racchiude centinaia di bombe più piccole, che una volta sopra l’obiettivo esplodono disseminando su una vasta area queste submunizioni, programmate per esplodere all’impatto con il suolo, ma che spesso rimangono inesplose."

Ora ci risiamo. Il mondo si sta muovendo, indignando, offendendo, turbando.
"Basta con le bombe a grappolo"
Limitatevi a spararvi addosso, lanciare missili, armare carrarmati, mirare a tutto ciò che capita, piazzare mine antiuomo, far partire siluri, utilizzare fucili, cannoni, lanciafiamme..
Ma basta bombe a grappolo, siamo tutti d'accordo, sono estremamente pericolose, lo disse anche un Papa anni fa, strano che Francesco non ribadisca il concetto.

Siamo davvero alla follia. Follia e basta. 
 


sabato 8 luglio 2023

QUATTRO FILM AD APPARENTE CASACCIO

..ma in realtà tutti sulla presunta presunzione del poter risorgere.

IL PRIMO GIORNO DELLA MIA VITA


“Abbiate nostalgia della felicità solo così vi verrà voglia di cercarla”

Quante sono davvero le persone che stanno bene con se stesse e col mondo che le circonda?
Sembra essere questo l’assunto da cui parte la storia di Paolo Genovese, da lui stesso scritta prima come romanzo e poi trasposta al cinema.

Quattro personaggi che decidono di farla finita per cause ed eventi diversi, cui vengono offerti sette giorni di vita supplementari, da spettatori, per vedere come il mondo reagisce alla loro dipartita, e anche qualche squarcio di futuro nel quale invece rimangono in vita,  reagendo alle loro problematiche.

Ovvio che una facile impronta di filosofia new age abbia infastidito parecchi, ma il film è pervaso comunque di sensibilità autentica, di punti di vista carichi, di risposte reali (aprendo una parentesi, e alla luce degli ultimi tragici ed assurdi eventi, anche il paradossale episodio del ragazzino youtuber acquisisce tutta un’altra delineatura..).

E anche l’epilogo, affatto scontato quando ti imbarchi in avventure fantastiche ed irreali, diviene carezzevolmente familiare e comprensibile, nonostante l’aurea drammatica.   

 

IL COLIBRI'

In questo Premio Strega di Veronesi adattato dalla Archibugi,
campeggia un Pierfrancesco Favino insolitamente disinnescato. E’ il centro perenne di questi cinquant’anni di storia familiare freneticamente frullati assieme, dove si barcamena in una serie di passioni, disgrazie, schizofrenie e personaggi borderline da far perdere il senno a chiunque.

Il nostro Colibrì invece - definito inizialmente così dalla madre per la sua gracilità - sembra destinare tantissimo sforzo affinché, gattopardianamente,  nulla cambi,  così lo inquadrerà infatti la sua eterna platonica amante.
A ben guardare invece, sembra di assistere ad un novello Forrest Gump, dove comunque Favino la vita la sconquassa per bene: bruttarello riesce a far invaghire la bonazza vicina di casa che tresca pure col fratello di lui, molto più carino; va a pescarsi la moglie in base ad un’illuminazione del destino (chi riuscirebbe di noi comuni mortali?), iscrive la figlia a scherma perché questa immagina un filo dietro di lei, e quindi cosa migliore di attaccarcelo davvero? Molla serenamente 840 mila euro vinti a poker, lascia la moglie in clinica psichiatrica, tirerà su la nipotina che saprà nera solo al momento del parto..e via coi quadretti sbalestrati di vita sottosopra.
Già dagli anni 70 nella loro agiatissima villa al mare scopriamo inquietudini sentimentali e sbalzi d’umore preoccupanti.. pensa se erano poveracci di periferia, poi dice che anche i ricchi piangono.. tutto affastellato di rogne varie fino alla spettacolare eutanasia in giardino, dove vengono invitati tutti tranne l’amico Duccio (Totò menagramo dei poveri, ce l’avrei visto bene nella scena clou, con la siringa fatale che s’inceppava..), da brividi solo per l’assurdità.
Nel mezzo da segnalare un Moretti psicanalista da strapazzo sconvolto perché una paziente vuole far fuori il marito (aveva cominciato il giorno prima ad esercitare?!), perfettamente propedeutico però, immagino, per il suo ultimo film ora in sala. 

 

QUANDO

L’operazione nostalgia di Veltroni si fa prendere un po’ la mano “quando”, descrivendo Giovanni (un Marcoré in vena di gigioneggiare), in coma dal funerale di Berlinguer e risvegliatosi 31 anni dopo, tiene a sottolineare soprattutto quello che non c’è più rispetto a quello che c’è ora, e quindi fidanzate che non potevano certo aspettare un miracolo, una vita che scorre nonostante tutto, trent’anni fuggiti via insieme al partito sfumato anch’esso, le belle ciao ancora da cantare in coro.

Un rammarico più ideologico che fisico quello di Giovanni /Veltroni.
Gli nascondono l’ex fidanzata, ma lui sembra neanche chiederselo mai come mai non sia più al suo capezzale, mentre gli fanno però notare immigrati, torri, muri crollati, mamme rimaste impigliate nel ricordo.

Ecco, come per la mamma assistiamo a questa cristallizzazione elementare, un’operazione nostalgia troppo permeata di buonumore e battutine, lo spazio per l’analisi del trauma si prende tempi minimi, quasi con la paura di infastidire lo spettatore.  Poi ci si tuffa leggeri  nella vita odierna che manda in fibrillazione chiunque, figurati uno che viene da trent’anni prima.

Dopo un coma simile dovresti risvegliarti quasi cadavere ma il nostro c’ha subito la battuta pronta e il trauma 18/51 anni sembra sempre sfiorarlo appena. C’è rimasta pura una super suora accanto a lui, una bellissima Solarino che esalta fin troppo dubbi e tormenti, e si esibirà pure lui, come terapeuta, per un ragazzo ricoverato affetto da mutismo selettivo.

Probabilmente ha nuociuto il passaggio libro/film. Lo stacco pagina/ immagine ha pagato pegno specie “quando” decidi di sottolineare troppo quello che lasci, bignamizzando freneticamente quello che trovi, in certi frangenti sembra un’operazione al contrario, che probabilmente piacerebbe al Veltroni di oggi: risvegliarsi di botto trent’anni fa e tentare di fare qualcosa di meglio.


WAR  LA GUERRA DESIDERATA


Parte bene e assembla tutta una tipologia di isterismi sopra le righe, anche se tanti sembrano episodi slegati, a far capire quanto poco basti all’uomo per far emergere i lati peggiori, quelli che possono portare al disastro senza neanche accorgersene.
Da questo punto di vista War evolve bene, mischiando assurdo e convenzionale, accostando soggetti lontani e mossi da esigenze diversissime, eppure entrambi disagiati e sconnessi col mondo terribile che li sta coinvolgendo. Un clima irreale permea Roma, cogliendo atmosfere lockdownesche e climi da stadio; Edoardo Leo da solo garantisce equilibrio, risata, intimità come fosse calato dall’alto in questo schizzatissimo circo prebellico, muovendosi in realtà che non gli appartengono per ritrovarsi in una vita che mai avrebbe immaginato (da esperto di lingue romanze ad allevatore di vongole). Purtroppo ci si perde in lungaggini di atmosfera pseudo sognante, specie per dar risalto a Miriam Leone, grazioso orpello ma ben poco definita.
Stefano Fresi appare praticamente in un cameo di incredibile tenerezza, e Giuseppe Battiston offre vita all’irrequieta frangia di schizofrenia che ognuno di noi magari coltiva misuratamente ma tiene serenamente a bada fino a che taluni eventi finiscono per sabotare ogni autocontrollo.
Insomma operazione originale e curiosa War, che non facciamo neanche più fatica ad ipotizzare dopo gli ultimi eventi bellici che mai avremmo supposto oltre i confini di una sala cinematografica o dal comodo streaming di Netflix.

martedì 4 luglio 2023

QUANDO ARRIVA IL SONNO..

 ..non si riesce mai a fare due chiacchiere, anche se a lui farebbe molto piacere.. 

Quando arriva il Sonno molliamo gli ormeggi per un mondo fatato e lui, appena giunto, si accomoda sul bordo del letto, con mille cose da raccontare che gli rimangono impigliate in gola.
Ci guarda silenzioso, osserva le tende immobili nonostante la finestra spalancata e si fa irretire dal led dell'orologio che inesorabile non sgarra un secondo. 

"In fondo avrei solo voluto raccontarvi del mio girovagare, del caleidoscopico mondo di quella non-veglia cui vado incontro.
Dove giungo si accendono altri panorami, di vita parallela, di sogno reale a divincolarsi da consueti obblighi, da ottusi scenari.

Però a volte è vivo il desiderio di parlarne e tuttavia non è mai possibile perché reco con me quel labile confine tra il cosciente e la magia e non mi sarà mai permesso vivere entrambe le dimensioni"