LION è la storia vera di un ragazzino indiano di cinque anni, che perduta
la famiglia d'origine, finisce in orfanotrofio e viene
successivamente adottato e cresciuto da una famiglia australiana,
divenuto grande gli verrà improvvisa l'idea di risalire alla sua
famiglia d'origine, ritrovando alla fine la sua vera mamma.
Una
tipica storia americana, questo SULLY. Pilota di aerei di linea,
garbato, competente e turbato. Coscienzioso e maltrattato da lobby
assicurative e compagnie aeree.
Agli
antipodi dei nostri schettino. Preoccupato solo dei suoi passeggeri,
della loro incolumità, e la sua esperienza e il suo istinto, al loro
esclusivo servizio.
Questa
in soldoni una traccia che potrebbe anche intrigare, se non
risultassero troppo virate sul patetico le premesse, gli sviluppi, i
caratteri accessori; si punta alla commozione facile, all'isteria
compulsiva, alle illuminazioni improvvise, alle impuntature di
personalità, ad eccessi che anche al profano fanno storcere il
naso.. come questo ragazzo che cresce lontano dalle sue origini e
dalle sue memorie...
Una
storia semplice in fondo.
Salvataggio
spettacolare, sul fiume Hudson - praticamente in piena New York - di
aereo in completa avaria subito dopo il decollo a causa di uno stormo
di uccelli a bloccarne entrambi i motori.
Impresa
ardita al limite dell'inconcepibile, ma perfettamente riuscita; e
relativa inchiesta a seguire, per stabilire se la manovra di Sully
venga dettata solo da delirio di onnipotenza, eccessiva autostima e
sicurezza di sé, e se non potesse, forse, far rientro in aeroporto,
come un comune pilota mortale.
...e
un giorno, d'improvviso, riassaggiando le frittelline dell'infanzia,
durante una cena indiana con degli amici, riscopre, prorompente, il
“richiamo delle origini”, un'ancestrale necessità di recuperare
la sua famiglia, necessità che, fino ad allora, gli era serenamente
rimbalzata; scopre a 25 anni - nel 2010 - l'esistenza di Google Earth (?!?) e comincia a scrutare tutta l'India in ricerca del suo
villaggio di nascita, molla il lavoro, gli studi, fa imbestialire la ragazza,
passa le notti al pc come neanche un ludopatico seriale.
Soluzione
suggerita prima dalla torre di controllo, e successivamente dai
simulatori di volo computerizzati, nei quali vengono immessi tutti i
dati e le condizioni del velivolo al momento dell'impasse.
Eastwood
non entra a gamba tesa sulla storia, ci si accomoda con delicatezza
senza voler creare l'eroe ad ogni costo, anzi, ne sottolinea
l'inquietudine proprio con un incipit di grosso impatto emotivo.
Sfalsa
tempi e piani temporali introducendoci a piccoli passi fino al
checkin, sottolineando caratteri e tormenti, dubbi e attese, cercando
di far comprendere ragioni e motivazioni di tutti gli antagonisti.
Il
montaggio alternato intanto ci ricorda, probabilmente allungando il
brodo fin troppo, le sue vicissitudini d'infanzia, perso per
Calcutta, preso in cura da strani personaggi, sballottato per
istituti, fino al salto in una sana, per quanto bizzarra, famigliola
di tipico stampo occidentale, ricca, ariana e accorta alle tematiche
di eco sostenibilità, (“non volevamo figli nostri perché siamo
già in troppi sul pianeta”...), e alla crescita in parallelo
assieme ad un altro bimbo indiano adottato dalla stessa coppia,
questo però vagamente disturbato e da subito insofferente della sua nuova
collocazione.
Ma
quei simulatori di volo, cosi precisi e freddi nell'esaminare dati e
algoritmi, non possono considerare il fattore umano, la sorpresa, il
panico, la coscienza, l'esperienza, il ridottissimo tempo per
prendere una decisione veloce, efficace, sicura o avventata.
E
soprattutto non simulano il colpo di genio. L'improvvisazione.
Il
simulatore di volo ha bisogno di dati completi per “simulare”,
appunto.
Un
pilota di carne e nervi ha solo istinto e ispirazione.
Provvede
alla fatalità secondo variabili non catalogabili.
Questa
la storia di Sully.
L'uomo
che ha sfidato l'ineluttabile, vincendo.
Il
bimbetto è stato scelto dopo infinite ricerche, fino a trovare un
soggetto che riempie il cuore solo a guardarlo, in effetti; mentre il
“Lion” adulto, invece, è impersonato dal protagonista di Millionaire,
quello si, spettacoloso film bollywoodiano vincitore, e non a caso, di un
meritatissimo Oscar.
A fine pellicola, appaiono su schermo i protagonisti reali della storia,
bruttarelli e cicciottelli, e ci rendiamo conto,
davvero, di come possano cambiare i sentimenti e l'approccio, affidando una
storia, seppur tenera, ad un volto, anziché ad un altro.