Besson
s'invola sulle ali dell'action fantasy con mezz'ora di film di gran
classe e sicuro acchiappo.
In contemporanea ad una conferenza
- dove l'eterno Morgan
Freeman ci espone la teoria (reale) della storia dell'uomo,
illustrando come il nostro cervello sia utilizzato di media al 10 %
con punte massime del 20, esponendo le eventuali e fantastiche
facoltà potenziali di quell'ottanta percento inesplorato -
assistiamo all'odissea di una povera crista costretta a
improvvisarsi corriere della droga, in questo caso una potentissima
combinazione sintetica, sistemata nel pancino della stralunata e
spaventatissima Scarlett Johansson.
L'accidentale
rottura del “prezioso” plico all'interno della nostra
predestinata provoca una serie di reazioni psico/fisiche che
incrementeranno le potenzialità cerebrali di Scarlett dal suo
anonimo cinque/sei per cento fino a vette che vedremo svilupparsi in
un crescendo pirotecnico ad alto tasso di effetti speciali (e non).
E
qua evolvono anche i problemi.
Finché
Luc produce cinema col suo cervello al dieci/dodici per cento, le
suona di santa ragione a tutti, ed infatti assistiamo a un incipit
coi fiocchi che avvinghia alla poltrona, thriller ben congegnato,
inserzioni evoluzionistiche alla Resnais, metafore, parallelismi tra
predatori umani e animali ad alto impatto scenografico, inserzioni e
citazioni ben calibrate, dialoghi serrati, giuste facce e tensioni
tangibili, oltre a rimandi tarantiniani di pregevole fattura.
Poi
c'è il salto della protagonista (piccole nikite crescono) oltre il
fatidico 20 per cento delle massime attitudini intellettuali umane, e
i suoi killbilleggi ammantati di poteri ultracervellotici che le
permettono di manipolare uomini e oggetti diventano, con l'aumento di
percentuale raggiunta, quasi
patetici, visto l'utilizzo elementare, scombiccherato e sciocchino che
ne fa (“fermami quelli la fuori” chiede al poliziotto
trasecolato che l'accompagna - ma fermateli da sola no?! -).
Il
problema è che chi pretende di illustrare questa escalation verso il
100 per cento dell'utilizzo del nostro caro cervello, lo macina e lo
interpreta (sia chiaro, come anche noi che assistiamo assisi e
sbigottiti) con quel suo appena dieci per cento o poco più,
avvitandosi attorno a una serie di cialtronerie filmiche e di
arzigogoli new age che, di epico, provocano solo imbarazzo.
La
stessa Scarlett, efficace e credibile nella sua iniziale e
accidentale evolution passa da un espressivo visetto molto in
parte (bellissimo il dialogo al telefono con la madre dove le
illustra i suoi progressi, l'illuminazione e la potenza che le sta
fermentando in testa) ad un faccino stampato delle serie “ho visto
la madonna”, che non le si scollerà più fino al the end.
Insomma
siamo mille miglia lontano dal mitico Limitless, dove sogni,
potenzialità e genio, imperversano alla grande lasciandoci attoniti.
Oddio,
pure Besson, a suo modo, ci lascia attoniti.
La
sua teoria finale, abbeverata di visionarietà rubacchiate qua e là
(Kubrick saccheggiato a ripetizione) è che il Tempo regoli il
Tutto.
E
infatti ci trasmette tangibile rammarico per queste belle due orette perse...