Visualizzazione post con etichetta ANALISI. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta ANALISI. Mostra tutti i post

domenica 3 agosto 2025

TROLLEY DA VIAGGIO

 

Buongiorno, sono la “cappelliera”, il vano bagagli che trovate in ogni aereo, sopra le vostre teste, l’apposito spazio dove mettere il trolley autorizzato a seguirvi fino al posto assegnato, e se non trovate posto proprio sopra di voi,  magari qualche metro più in là, perché facile che chi arrivi prima mi riempia di tutt’altro: bottiglie, zaini, borse, pacchi e pacchetti.. 

Però saranno più di trent’anni che non vedo né cappelli né cappelliere.. eppure, ad ogni inizio volo, l’impeccabile steward, donna o uomo che sia, annuncia il fatidico: “Assicuratevi che tutte le cappelliere siano chiuse”.

Ma cappelliere de che, vorrei sapere?

Quando la gente girava coi cappelli e le apposite cappelliere, per inserire quelle specie di torte che mettevano in testa signore e signorine, c’erano giusto i fratelli Wright a svolazzare per i cieli!

Chissà come mai certi (c)appellativi restano in voga nonostante l’evoluzione dei tempi e degli usi.. bah! ..vallo a sapere.. intanto provate a metterci un borsalino,  un panama o un copricapo da donna di quelli a tesa larga che occupano da soli mezza fusoliera, nelle “apposite cappelliere”, che al primo trolley infilato a forza, vi diventano una focaccia genovese..

E a questo punto perché non potrei pretendere delle sedie Luigi XIV sotto di me, invece dei normalissimi sedili che non fanno per nulla pendant con la mia signorilità di cappelliera?


mercoledì 16 luglio 2025

SIAMO DEFINIBILI IN PERCENTUALE?


Siamo definibili in percentuale? E quali elementi farebbero parte del cast? Siamo un tutt’uno bilanciato, oltre i consueti componenti fisiologici?

Possiamo variare in sensazioni, reazioni, atteggiamenti; considerarle come solitamente consideriamo elementi realmente palpabili come piastrine, globuli e linfociti, al pari di glicemia, colesterolo o fegato iroso?

Possiamo soppesare i pensieri, i desideri, le pianificazioni?
Sono una percentuale consistente del nostro essere, o attingiamo abbondantemente a sollecitazioni esterne quali invidia, rivalità, competizione, ambizione?

Possediamo una percentuale calcolabile, variabile, influenzabile di bontà, un tot di amore, una grammatura di benevolenza a riempire caselle virtuali?

Agiamo secondo coordinate e dinamiche dettate dall’educazione e dall’esatto convivere, o teniamo chiusi a chiave impulsi,  movenze, comunicazioni?

Quanto teniamo per noi? In che percentuale nascondiamo verità coscienti, in che più o meno velata misura, ci sfuggono ambizioni, desiderata e ambizioni.
Potremmo davvero mapparci in percentuali quasi esatte, corrispondenti?

Siamo sufficientemente bravi, buoni, onesti o giochiamo a crederci?
E quale percentuale attribuiamo a queste attitudini?
Saremmo capaci di stilare un diagramma in proposito, svelando obiettivamente i numeri che pensiamo?

Ad esempio, se la bontà fosse universalmente inserita in un range di analisi tra 50 e 70, stupiremmo di risultare a 44? O avremmo ipotizzato un 82?
E quale analisi, poi, potrebbe rivelare l’esatta obiettività di tali misurazioni?
Quali statistiche, quali algoritmi, quali parametri sarebbero all’altezza di decidere cifre attendibili, e in base a quali criteri di giudizio, soprattutto?

Vabbè, il metodo l’ho inventato io, quindi i valori sono decisamente attendibili: frutto di maturità, estenuanti esperimenti induttivi e deduttivi, perizia, conoscenza, decisioni prese, esperienza formante di vita (ahah..).
 Vi allego le mie analisi, entro in clinica giusto qualche giorno a monitorare sette/otto valori fuori norma (quelli con gli asterischi):

PRESTAZIONI                  ESITO                VALORI DI RIFERIMENTO

SERIETA’                             *             15                                25 -  45
BONTA’                                *             44                                50 -  60
PASSIONE                                          38                                20 -  40
INTUITO                              *             0,79                            0,80 - 1,15
INFLUENZA                        *              0,64                           1  -  1.60
COSCIENZA                        *            1,20                             0,90  -  1,10
IRRITABILITA’                    *            2,10                             1  -  1,50
GRADEVOLEZZA                             0,96                             0.80 -  1
ISTINTO                                             48                                40 - 50
EQUILIBRIO                        *            61                                75 - 85
APERTURA MENTALE      *           326                               150 - 200
EMOTIVITA’                        *           0,81                              0,10 -  0,50
LINGUAGGIO                                    181                              150 -  190
INTELLIGENZA                  *           1,21                              1,30  -  1,50
SOCIALITA’                                          26                              20 - 30

Come si può notare dalla ricca presenza di asterischi, sballo un sacco di valori, probabilmente devo aver calcolato male i parametri.. ahahah

Insomma..non vi fidate mai di un solo gabinetto d’analisi..


sabato 12 luglio 2025

ESAME DI IMMATURITÀ

 


Ai miei tempi (bello parlare dei "miei tempi" riferendomi  ad appena poco più di 45 anni orsono..), se avessi fatto scena muta agli orali non ci sarebbe stato santo a salvarmi, membro interno a immolarsi, epico scritto a sugellare la nuova prosa del secolo.

Sarei stato bocciato.

Ma era ancora l'epoca dei primitivi voti.

Non c'erano i crediti scolastici, quelli di formazione, le tabelle di conversione, i parametri di conteggio, le simulazioni di calcolo e il pregresso di due anni fa quando, magari un giorno, hai avuto voglia di studiare.

Oggi se vuoi fare il rivoluzionario e sovvertire il "sistema" puoi decidere di contestare gli insegnanti e i loro metodi arretrati, la loro totale assenza di cuore ed empatia e la loro manifesta inadeguatezza. 

Perché grazie all'evoluzione del sistema scolastico di calcolo dei crediti accumulati, gli orali divengono inutile orpello, fregio decorativo di una (im)maturità già in tasca,
e sei promosso lo stesso,
finendo pure sui giornali, ma soprattutto su Instagram, e stavolta con "crediti" inimmaginabili, con la nuova società dell'apparire pronta ad accoglierti.

E sì.. eravamo proprio ingenui..

 





venerdì 27 giugno 2025

USTICA: 45 ANNI DI BUGIE


Un mistero destinato a rimanere tale, tra reticenze e sparizioni (di documenti ed esseri umani).

La tenace pervicacia con la quale uomini di Stato e apparati militari vogliono per forza attribuire ad una bomba interna la strage di Ustica, bastano, da sole, a rendere fragile e inconsistente l'ipotesi. 

Ma questi apparati vivono per difendere la propria incolumità, l'arroganza e la loro supponenza.

Siamo uno Stato impotente e non sovrano, servo di dinamiche e poteri che decidono per noi.

E di questo, almeno, posso vergognarmi. 

Pubblicamente.

domenica 22 giugno 2025

FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME

 


Evocativo sentirlo scandire in maniera enfatica: Fate Questo In Memoria Di Me - con esatta pausa tra una parola e l’altra - dal sacerdote che ha celebrato la Prima Comunione di mio nipote.
Una frase potente, autorevole, intensa, perentoria. Che profuma di comandamento e dono,  fondamento e principio del Sacramento dell’Eucarestia.
Frase eloquente e rivelatrice, pronunciata da Gesù durante l’Ultima Cena, immagino con l’originario afflato e veemenza di chi, ogni giorno, celebra messa, e chiave di volta di ogni futura celebrazione eucaristica, subito dopo la consacrazione del vino e del pane e immediatamente prima la distribuzione delle ostie consacrate.
Fate questo in memoria di me.
Parole che rappresentano da sole il fulcro mistico della Comunione e che rimangono impresse in un'atmosfera di magica sacralità.

Chiunque si avvicini alla Comunione può confermare la suggestione, l’importanza, il fascino e il caposaldo di queste sei semplici parole, invito a perpetrare fede, speranza, amore e, appunto, Comunione.

***

Passiamo ora a qualcosa di più terreno e profano ora, azzardando un’ardita metafora rispetto a quanto esposto sopra.
Sei andato a vedere con tre dei tuoi amici più cari la partita della squadra del cuore, una partita sudata e combattuta, che ti è rimasta bene impressa.
A fine partita, mentre uscite dallo stadio, dici ai tuoi tre amici:
“In fondo è andata bene, abbiamo vinto 1 a 0”.
I tuoi amici ti guardano tra il sorpreso e l'interrogativo dicendo:
“Veramente la partita è finita 0 a 0, non abbiamo segnato nessun gol!”.

Non saresti stupito del fatto che solo tu abbia visto un gol?
Un gol magnifico, tra l'altro che ha fatto esplodere lo stadio e consegnato questa magica vittoria agli annali di gloria della tua squadra?

Eravate  quattro amici  molto attenti alle fasi di gioco, e a fine partita solo tu sei convinto di aver visto la propria squadra passare in vantaggio e vincere, e gli altri, tutti e tre, seduti accanto a te, mentre assistono proprio allo spettacolo della loro squadra del cuore, non vedono il gol?!? Chi di questi ha preso un abbaglio?

Avevo accennato all’azzardo della metafora, ma è un po' per rendere fruibile e significativo quel che accade a quell’Ultima Cena:
un solo evangelista - su quattro -, fa caso a quella fenomenale frase, la portentosa, sublime, affermazione di Gesù, che pone le basi della Comunione:
Fate questo in memoria di me”.
Su tre dei quattro Vangeli canonici, non esiste traccia di questa meraviglia, di questa incredibile  testimonianza che annuncia uno dei miracoli più belli, ogni giorno  perpetrato nelle chiese di tutto il mondo.

Una frase che, semplicemente, non c'è. 

Vi siete mai chiesti come sia potuto accadere che il fulcro della Cena, quell’epilogo colmo di prodigio, l’invito a cibarsi di santità per tutta la vita, sia sfuggito a ben TRE evangelisti su QUATTRO? Pure ben presenti a quella cena.
Erano in bagno, erano distratti dalla cameriera, stavano parlando tra loro?

E come mai i tenutari e i curatori di quelle scritture non hanno tenuto conto, in seguito, della “piccola” contraddizione?
Forse non era ancora matura la potenzialità del Sacramento?
Divenuto, in effetti, consuetudine, SOLO centinaia di anni più tardi?

Certo diventa difficile aver fede senza prove, ma la fede autentica si dovrebbe alimentare proprio nel culto dell’enigma, della NON conoscenza, della NON supposizione.

Dovremmo fare a meno di tanti "aiutini". Il fedele attuale, ricolmo di particolari e certezze sulla vita di Dio e Gesù, potrebbe (saprebbe) farne a meno? Ne dubito.

Siamo ricolmi invece di infiniti dogmi e dimestichezze con le quali abbiamo fatto di Dio qualcosa di estremamente confidenziale, e pochissimo misterioso.

E il Mistero, quello vero, si sa, spaventa, e non rassicura affatto.  

 


martedì 6 maggio 2025

DICONO

 



Saresti potuto essere mio padre,
dicono.

Tu che padre non sei stato mai,
e come figlio hai risolto forse
poche aspettative.

Sarei potuto essere tuo figlio,
dicono,
io già ribelle e demotivato di mio,

forse perché ti conoscono,
inconcluso e caotico.

Però stai scrivendo,
facendo finta di conoscermi,
e non fai che duplicare
avidamente te stesso,

mentre potrei somigliare di più,
alla donna che ami.



mercoledì 30 aprile 2025

IL CARDINALE CHE VOLEVA ANDARE IN CONCLAVE

 

Non avrebbe dovuto neanche presentarsi un “caso Becciu”, a rigor di norma e regola.
Ma il Signor Cardinale, condannato in primo grado per frode e peculato a oltre cinque anni da un Tribunale Vaticano, in attesa dell’appello del prossimo Settembre, 
voleva partecipare al Conclave a tutti i costi..

E poteva riuscire perché il timore di questi uomini “illuminati dallo Spirito Santo”, chiamati a giudicarlo, sembrava animare tutt'altri interessi..

Le scrivo direttamente, ora, da semplice osservatore credente.

Se anche fosse innocente,
Cardinale Becciu caro, anima consacrata a Dio, se in cuor suo sapesse perfettamente di subire un’ingiustizia terrena, offra un pensiero a tutte le persone riavvicinatesi alla Chiesa grazie a Papa Francesco, alla sua semplicità, alla sua umanità e che, assistendo a questa storia - di bassissima umanità invece - si allontanerebbero di nuovo,  percependo solo avidità, interessi, giochi di potere.
In casi come questi tendiamo a perdere di vista misura, etica, religione, morale, convenienza,  decenza, discrezione, opportunità o anche solo prudenza.
Perdiamo di vista Dio.

Se anche fosse vero che lei si trovi al centro di un miserabile complotto,  carissimo Cardinale, non sarebbe stato logico, comunque, adeguarsi? 
Non abbandonare mai quella luce che il Signore ha concesso al Suo ruolo, facendo invece emergere solo la voracità umana che non le ha permesso subito di farsi da parte, di rispettare un Papa appena volato via.

Beva in un sorso questo calice amaro, Cardinale carissimo,
Lei ha Dio dalla sua parte.
Con un passo indietro, con un solo gesto, ha sconfitto tutti quelli che le vogliono solo del male.
Offre al fedele che assiste attonito finalmente un’immagine beatificata.

Le è stato chiesto solo un piccolo sforzo. La Chiesa è degli uomini di buona volontà, dei poveri, di tutti quelli che hanno bisogno di esempi di eccellenza, di sacrificio, di bellezza.
Di un Cristo in croce.

Se anche fosse,
Cardinale Becciu, Dio opera tramite Lei.
Non perda mai di vista questo orizzonte, questo scenario.
Lei, facendosi da parte,
ha comunque reso un servigio immenso.

 


sabato 12 aprile 2025

ADOLESCENCE (OR NOT ADOLESCENCE)

Potevo non dedicare qualche riga alla serie TV del momento? Sia mai.. anche  se l’evoluzione  mi ha lasciato perplesso, nonostante  riprenda un episodio avvenuto realmente, concentrando dinamiche, reazioni e punti di vista differenti; oltretutto interamente in piano sequenza, tecnica virtuosa e coinvolgente ma non sempre efficace quando eletta a risorsa di ripresa esclusiva.

Abbiamo un dato di fatto: Jamie, studente tredicenne, che accoltella a morte una coetanea, quindi un colpevole già individuato e quattro episodi a cercare di sviscerarne il perché.
Siamo di fronte a dinamiche di bullismo, insofferenza, frustrazione, inadeguatezza, tutta una serie di crescite, evoluzioni, degenerazioni e comportamenti adolescenziali portate agli estremi, ed intorno una famiglia che fatica ad interpretare e comprendere.
 
Un lato debole: puntare decisi all’apice della degradazione e tralasciare le sfumature del substrato, quella sorta di palude dove si vive comunque male ma non si arriva per forza al gesto insensato, al titolo di giornale.

Prima puntata: irruzione a casa del tredicenne, arresto, trasporto in centrale e accusa di omicidio sostenuto da videocamera di sorveglianza; di supporto al ragazzino avvocato d’ufficio e tutore legale (lui sceglie il padre), ma si rifiuta di comunicare il codice d’accesso del cellulare (a quel punto, fossi stato il padre, due pizze gliele avrei date, in piano sequenza naturalmente).

Seconda puntata: sopralluogo nella scuola del ragazzo, dove serpeggia irrequietudine,  menefreghismo, boria e sprezzo per le autorità (insegnanti e polizia), come un misto tra solidarietà e derisione, neanche troppo sotterranee, verso l’autore del crimine, reo, più che altro, di essersi fatto beccare.
Nell’episodio anche un inutile inseguimento (pretesto per un mirabolante piano sequenza palesemente arricchito di post produzione ) oltre all’accenno alle teorie Incel (movimento misogino alla base di azioni e reazioni di Jamie)
Poi diverse note stonate: si cerca l’arma del delitto chiedendo agli studenti; il poliziotto che segue da tempo crimini legati ad abusi minorili, sembra inconsapevole che il figlio venga bullizzato; la descrizione della scuola come luogo inadeguato ad educare; la scena dell’allarme con evacuazione della scuola, tutti riuniti all’aperto e fatti rientrare dopo un nulla, giusto il tempo di una colluttazione tra studenti dove altri riprendono col cellulare mentre i due poliziotti, poco distanti, non sembrano neanche accorgersene. 

Terza puntata: sette mesi dopo, colloquio con psicologa che evidenzia l’instabilità del ragazzo messo di fronte a prove del suo rapporto malato con l’universo femminile. Non mancando di sottolineare ancor più la rissosità e l'aggressività del ragazzino (certo acuita da mesi di struttura psichiatrica minorile) che sembra voler indirizzare l'opinione verso un verdetto che non tenga troppo conto di cause e concause.
Mi chiedo: sette mesi dopo? Solo alla fine del percorso la psicologa tira fuori le prove instagram dei suoi eccessi? E le reazioni isteriche e arroganti davanti all’analista non lo disegnano certo meglio. Emblematico poi il “buh” improvviso a spaventarla, poteva riservarlo alla ragazzina uccisa.. ma certo tutti bravi a ipotizzarlo dopo..

Quarta puntata: tredici mesi dopo, esili equilibri tengono unito il resto della famiglia che sta attraversando un pessimo periodo, oltretutto affrontando episodi di irrisione e cattiveria, col figlio adolescente ormai alla vigilia di un processo che quasi sicuramente lo vedrà condannato. Indicativo poi non dire a Jamie, all’ascolto in auto mentre telefona al papà per gli auguri di compleanno, che in vivavoce ci sono anche mamma e sorella.
Cosa abbiamo fatto di male, lecito interrogativo dei genitori,  ma anche inutile, dopo che la situazione ti è sfuggita di mano.

Certo si poteva fare di più, come si chiede alla fine il padre nella cameretta di Jamie, e sono sicuro se lo sia chiesto anche il regista alla fine dell’ennesimo, ultimo, piano sequenza.




lunedì 7 aprile 2025

I DAZI SPIEGATI FACILI

 


L’Italia vende Brunello di Montalcino ad un importatore americano a 30 euro a bottiglia. Trump introduce un 20% di dazio, quindi 6 euro in più che l’importatore versa allo stato. A questo punto il Brunello gli è costato ben 36 euro, e se il commerciante vorrà guadagnare qualcosa dovrà caricare ancor più il prezzo per il consumatore medio americano che, verosimilmente, tenderà a comprare di meno.

A questo punto l’importatore ha due soluzioni, comprare meno vino dall'Italia e guadagnare meno, importare da altri paesi marche meno famose e meno costose o, meglio ancora, utilizzare vino prodotto negli Stati Uniti, senza pagare alcun dazio.

Di contro, l’esportatore italiano potrebbe abbassare i prezzi, verosimilmente tagliando il Brunello con massicce dosi di Tavernello del Conad, tutto made in Italy esente da dazi;  esporterebbe, paradossalmente, anche di più guadagnando addirittura meglio, e il Brunello acquisirebbe quel sentore di corsia da supermercato mai potuto affinare nelle tradizionali botti in rovere, e sicuramente meglio apprezzato dalla selezionata clientela statunitense.
Parallelalmente anche il Parmigiano Reggiano potrebbe scorgere nuovi orizzonti se adeguatamente combinato con la fontina dell'Eurospin, permettendo al buongustaio statunitense ottime combinazioni di grattugiato sulla pizza all’ananas.

E possiamo non parlare delle opportunità procurate dall'olio di oliva EVO (Extra Vergine d’Oliva),  efficacemente combinato sempre col nostrano olio di oliva FAO (Forse Anche Olive), made in Todis?

Intanto offrirebbe costi e prezzi decisamente competitivi e la possibilità di essere utilizzato, sempre negli States, oltre che nelle insalate, anche come lubrificante d'eccellenza per i motori Tesla.

Insomma, nonostante Trump, grazie alla nostra proverbiale creatività, prepariamoci ad un boom economico di dimensioni mai viste.


giovedì 3 aprile 2025

GUSTO E DISGUSTO: IL PARADOSSO PSICOLOGICO

 


Gratitudine e ingratitudine, piacere e dispiacere, fiducia o sfiducia, sono tutte emozioni, contrapposte, e riconosciute.

Tra le tante ne esistono di primarie: gioia, paura, tristezza, rabbia e disgusto;
cinque emozioni così identificate da autorevoli fonti, alle quali, di recente, si è aggiunta l’ansia, anche lei con  lo status di primaria.
 
Un pacchetto deprimente solo a leggerlo.

Non si direbbe un’esistenza serena per chi si percepisca conforme a questo standard di priorità e riconosca di vivere quotidianamente secondo questa scaletta, anzi, appare una battaglia emotiva persa sin dall’inizio.
 
Personalmente questa “classifica” le vedrei ben disegnate come profilo di un abitante di Gaza, con unica gioia quando si renda conto che l’ultima bomba esplosa a due passi da lui, lo ha lasciato illeso.
Per il resto un bagno costante di paura, tristezza, rabbia e disgusto; e ansia, dimenticavo.

Tornando invece a sensazioni, emozioni che si contrappongono, come quelle citate ad inizio post, nulla da dire.. se non quando si parla di gusto, relegato “soltanto” al ruolo di uno tra i cinque sensi comunemente conosciuti.
Infatti la maggior parte delle persone abbinano subito a questa parola solo sensazioni alimentari, legate a percezioni di piatti e sapori.

Ma il “senso” di gusto non si esaurisce certo attorno alla bontà di una carbonara, può rappresentare infinite sfumature, una metafora di piacevolezze estetiche.

È possibile gustare un gradevole spettacolo teatrale come una splendida giornata di sole o un’amabile passeggiata tra boschi e sentieri; al contrario, la sua accezione negativa, il disgusto, è uno dei piatti forti (per rimanere in tema gastronomico) delle principali emozioni attribuite al genere umano.

Io la trovo una forma scorretta di inventario emozionale.

Sembra che il fine ultimo di certo universo psicologico sponsorizzi e favorisca un’esistenza costantemente in allerta, utile a forgiare armature, scavare fossati, coltivare diffidenza e sospetto per una vita che riserverebbe, in gran parte, solo angoscia.

Nessuna fiducia quindi, solo scetticismo e pessimismo, cosmico possibilmente, una visione leopardiana senza speranza.

Voi credevate che la vita fosse bella per principio, ricca soprattutto di amicizia, serenità, sorpresa, quiete, simpatia, spensieratezza, ispirazione, stima, amore, entusiasmo, meraviglia?

No.
State sognando la vita di un altro.
C’è da soffrire innanzitutto, avere timore, secernere astio, immalinconire, abbattersi e deprimersi.

E se queste, alla fine, sono davvero le basi emotive rivelate dagli specialisti del ramo.. perché non farsi coadiuvare da un’analista esperto?
Da qualcuno che sappia mettervi in guardia, istradarvi sulla vera essenza della vita, l’ipocrisia che la contraddistingue e la malvagità che la anima?
Contattate uno psicologo, forse siete ancora in tempo.
Prezzi modici. Massima serietà.
Tempo di cura spesso indeterminato.


mercoledì 12 marzo 2025

PROCESSO ALL'ALTARE DELLA PATRIA

 


Il Vittoriano di Roma. L'Altare della Patria, completato e inaugurato nel 1911.
Uno scempio architettonico ormai somatizzato da tanti. 
E finito per essere ammirato da stranieri e concittadini.

Classico esempio di come un corpo estraneo, nel tempo e con l'abitudine, divenga elemento consuetudinario e tollerato fino a diventare addirittura apprezzato.
Stravolgimento completato, una ventina d'anni dopo, con l'edificazione di Via dei Fori Imperiali, tra Piazza Venezia e il Colosseo, e un altro intero quartiere abbattuto (l'Alessandrino), assieme a chiese e parte dei Fori, tutto per favorire la facilità di "circolazione".

Ma torniamo all’Altare della Patria.

Il 27 gennaio del 1986 si svolse a Roma un Processo (cui parteciparono tra gli altri, diverse personalità dell'epoca - Bruno Zevi come accusa, Paolo Portoghesi a difesa) al monumento in Roma a Vittorio Emanuele II, tra il serio, il sottile, il pungente e l’informale, certamente; ma in forma concreta, giustificata dalla miriade di polemiche e dissensi generati da “quella massa imponente” destinata ad occupare un punto nevralgico di Roma e che  nessuno, allora (anni ’80), avrebbe mai immaginato potesse divenire, col tempo, il monumento più fotografato della capitale.

La totalità delle tesi ammettevano compatte la bruttezza dell’opera, c’era chi ne votava l’abbattimento, la traslazione in periferia, l’eliminazione di almeno il piano superiore o anche solo la trasformazione e parziale copertura (magari con l’edera), o anche l’impacchettamento a tempo indeterminato, come andava di moda in quel periodo, col funambolico Christo a incellofanare svariati monumenti.

Prevalse il tenerselo lì ad eterna memoria, a monito potremmo dire, nonostante la sua edificazione oscurasse i Fori, avesse costretto la basilica di San Marco dietro la riedificazione di Palazzo Venezia, l’Ara Coeli in castigo proprio alle spalle del Vittoriano, e avesse comportato la cancellazione di un intero spettacoloso borgo medievale di cui rimane una minima traccia nell'Insula dell'Ara Coeli, guardando l'Altare della Patria, sulla sua destra.

Un monumento “giolittiano”, anche se solamente in seguito assurto a simbolo fascista e anche sede de Il milite ignoto, fino a divenire lo specchio dell’Italia più retorica dell’epoca.

“Ritengo il monumento a Vitttorio Emanuele II nella piazza Venezia di Roma un nonsense storico, architettonico e urbanistico, senza peraltro essere un nonsense intelligente o spiritoso. La sua costruzione ha causato lo scempio di una zona di Roma fondamentale per le straordinarie testimonianze storiche e artistiche, che sono rimaste irrimediabilmente alterate. Il monumento si pone del tutto fuori scala rispetto alla struttura urbana, né riesce a diventare un nuovo fulcro di riferimento e aggregazione (questa negatività attenuata poi col tempo e la parziale apertura n.d.r,)
Michele Cordaro (storico e critico d’arte)

Ma uno dei commenti più sagaci lo espresse Giorgio Manganelli, indimenticato critico, saggista e scrittore:

“Penso che le città abbiano diritto, come gli esseri umani, a una quota di bruttezza ragionevole, anche chiassosa, urtante, qualcosa che serva ad esprimere un’intima volontà di demenza. E dunque sarà meglio che codesta mattana venga fuori in marmo e bronzo, visibile a tutti, repellente come gli ubriachi che venivan mostrati ai giovani di Sparta, affinché crescessero sobri”.


Da parte mia, l'ho sempre trovato orrendo, avrei votato per l'abbattimento,
allora ma, perché no, anche oggi  ;)



 

 


martedì 25 febbraio 2025

MA ALLORA MI CHIEDO

 


Tutto sommato siamo belle persone, scriviamo spesso di poesia, viaggi, natura e spettacoli. Ci emozioniamo, filosofeggiamo cauti sul senso della vita, offriamo e accettiamo consigli animati da tenere fragilità, confessiamo garbo e sensibilità, contrastiamo i disagi e ci armiamo di speranza, con un’umanità svelata spesso dai nostri blog; ci inebriamo di letture ma godiamo anche dei piaceri della vita, raccontiamo dettagli, traspariamo delicatezza, non lesiniamo dettaglia di vita e punti di vista.

Siamo una quantità considerevole di bella gente, dai modi e dai sorrisi pacati.

Ma allora, mi chiedo, chi di noi con tenace regolarità, insudicia ogni specie e categoria di bagno pubblico, ovunque questo venga a trovarsi, che sia di teatro snob o cinema di sobborgo, associazione culturale accessibile a tutti o con tessera socio gold, autogrill, palestra vip o sala d’aspetto di Pronto Soccorso, ristorante gourmet, museo esclusivo, biblioteca, toilette di baretto perferico.

Chi di noi, perfetto dr Jekyll e mr. Hyde, al cospetto di un servizio igienico pubblico riesce a tirar fuori il lato peggiore, donna o uomo, ragazzo, ragazza o ogni altro genere? Incurante di chi vorrà/dovrà utilizzarlo successivamente e magari ancor più spinto ad emulare le efferatezze del precedente fruitore, cieco ad ogni istinto di comportamento, non dico esemplare, ma semplicemente decoroso, opportuno, civile; sordo ad ogni richiamo di elementare decenza.

Chi di noi?
Quale inclinazione perversa crediamo ci tuteli?

L’assoluta certezza del privato, un’inattaccabile certezza dell' immunità forse? Che ci trasforma in bestioline selvatiche, anche se depilate, profumate, agghindate, amabili.
Libera sfoghi e istinti covati nel più profondo dell’io, un impulso primordiale e selvaggio da sfogare in privato?
Perché non rendere una cloaca anche, e soprattutto, casa propria allora?


venerdì 31 gennaio 2025

DICO PER DIRE..

 

Pubblicato una vita fa, arriva l'aggiornamento e la ripubblicazione.. val bene pescare nel passato, anche se fa malinconia non ritrovare tanti amici..  

Il post nasce come celebrazione di quell'intercalare vocale che molti di noi (davvero tanti..), seppur inconsciamente, inframmezzano nel quotidiano ciarlare, fenomeno che, all'atto dello scrivere, può risultare decisamente meno marcato... pur considerando che anche lì coltiviamo svariati vizietti (io apro un casino di parentesi e inframmezzo un botto di puntini di sospensione... ma quanto me piacciono!!..) e mi è venuto in mente di scrivere qualcosa sentendo, ieri per radio, un'intervista ad un consigliere regionale di Roma che ogni tre parole schiaffava un “voglio dire” assolutamente inefficace e, a lungo andare, grottescamente comico.

Con mia moglie ormai, non ascoltavamo più il senso del discorso ma contavamo quella grappolata di voglio dire.. poi ci siamo guardati, e abbiamo pensato ai nostri, di intercalari.

Io, ad esempio (e pure gli ad esempio rientrano nella casistica), faccio partire la frase con un velocissimo, ma quasi sempre presente cioè, mia moglie invece piazza alla fine delle sue frasi un ok, ma spesso ancora un capito? di rinforzo.

Ed ora rileggete il periodo rimpolpato di intercalari ricorrenti..

e poi, se avete coraggio e soprattutto consapevolezza,
 confessate il vostro!!!

 E niente, cioèvoglio dire, il post nasce, purtroppo, diciamo a celebrazione di quel, in pratica, intercalare, assolutamente vocale che, dico per dire, a molti di noi - ma qui lo dico e qui lo nego (davvero direi tanti) - seppur inconsciamente, ci rappresenta spesso e volentieri

In poche parolelo inframmezziamo praticamente, tipo nel nostro quotidiano ciarlare, capito?

Bene, bene.. non c’è problema, le chiacchiere stanno a zero, è un fenomeno che, scrivendo, a dire la verità, può risultare decisamente, tutto sommato, meno marcato, non so se mi spiego?... ovverossia, insomma, chiaro no? 

Pur considerando che, anche lì, intendiamoci, abbiamo i nostri vizietti (nella misura in cuivoglio dire, ad esempio, apro un casino di parentesi  e ci piazzo, più o meno, un botto di.. come dire, puntini di sospensione... e si, eh!! ..quanto me piacciono!!..) e nientecioè mi è venuto come in mente di scrivere piuttosto che dirvelo,  sentendo, diciamo ieri per radio, purtroppo, un'intervista a, come dire, un consigliere regionale di Roma, piuttosto che di Milano, che, ad ogni modo, e ogni due per tre, schiaffava all’incirca un voglio dire o un “esattamente” e compagnia bella, assolutamente inefficaci, ma te pare a te? Non esiste!  E, a lungo andare, voglio dire, risultava, per dirla così su due piedi, comico.

Insomma, posso dire una cosa? Cioèa dire la verità, non lo ascoltavi neanche più il senso del discorso! Capito?
Ma, in poche parole, mi domando e dico, contavamo quella grappolata di "voglio dire" e di continui intercalare.. poi, a mio modesto avviso, ci siamo guardati e, non ci crederai!

Ci sono venuti in mente, a ben pensare, i nostri, di intercalari: dagli “ad esempio ai  mi spiego”? 
No vabbe’, ma che davvero?
Insomma dirai, ti faccio capire, in poche parole: mi parte la frase, mi segui? con, tanto per fare un esempioa mio modesto avviso, o devo dire, ma quasi sempre utilizzo anche un cioèok?

Mia moglie, ad ogni modo, piazza, piuttosto che all'inizio, più alla fine delle sue, diciamo, frasi un ok, ma spesso ancora un capito? di rinforzo. 
Comunquenon ve la prendete eh..
dicevamo giusto per dire.