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venerdì 23 maggio 2025

LA LETTERA

 


Fin dal 1400, in seno al Vaticano, gli agostiniani si sono sempre occupati della Sagrestia Pontificia, compiti particolari affidati solo ad uno di loro, come Sagrista Custode del Sacrario, Bibliotecario e anche Confessore del Papa; poi c’erano le suore delle Figlie della Carità e le, sempre agostiniane, suore di Carità di Nostra Signora del Buono e Perpetuo Soccorso a gestire tutta l'ordinaria amministrazione.

Tra queste suor Teolinda, ventottenne nel 1978, abbandonata in convento da adolescente e col tempo, poi, suora contemplativa e sempre profondamente devota al suo Ordine; arrivò in Vaticano grazie alla fama di spiritualità e servizio riconosciutole dalle consorelle, distinguendosi quindi, per sensibilità ed efficienza, in occasione dell’elezione di Giovanni Paolo I, Papa Luciani.
Una speciale affinità elettiva la legava al nuovo Pontefice, in cordiale armonia di visione e intenti; e lui la teneva così da conto al punto di affidarle - dopo solo pochi giorni - una missiva segreta da consegnare al nuovo Papa, in caso si fosse verificata un’interruzione  improvvisa di papato che non rientrasse nei canoni usuali.

Ma nonostante prematura scomparsa di Papa Luciani, Suor Teolinda tenne in riserbo quella lettera fino a che non si fosse potuta fidare con tutto il cuore del nuovo Vicario di Cristo; e solo ora, nel 2025, eccolo un Pontefice profondamente legato a Sant’Agostino, e all’età di 76 anni, decana e responsabile di tutte le attività di gestione collaterale della Santa Sede, Suor Teolinda aveva chiesto udienza privata.
Il momento era finalmente giunto.

Papa Leone XIV aprì l’epistola con le mani tremanti, sapeva chi era il latore, ma aveva sempre scacciato ogni demone che ne minasse la fede. Rimase a lungo in meditazione mentre il crepuscolo dipingeva le pareti di un cremisi quasi profetico.
Chiese di mangiare in compagnia quella sera, e non solo per deferenza ad una consuetudine sempre gradita a Papa Francesco; dopo cena congedò il padre spirituale che aveva condiviso il medesimo cibo con lui e si pose allo scrittoio accingendosi ad elaborare una lunga lettera.

Sapeva già di aver stuzzicato l’ambiente, chiedendo dapprima di poter accedere alle carte secretate e poi, forte della sua laurea in Matematica, a quegli strani bilanci dello IOR.

Ora vergava alacremente una memoria, doveva decidere - soprattutto - a chi poterla affidare, affinché non rimanesse altri cinquant’anni in naftalina anche lei.
Dal giorno successivo, poi, sarebbero stati necessari occhi e movenze più che prudenti.



giovedì 3 aprile 2025

GUSTO E DISGUSTO: IL PARADOSSO PSICOLOGICO

 


Gratitudine e ingratitudine, piacere e dispiacere, fiducia o sfiducia, sono tutte emozioni, contrapposte, e riconosciute.

Tra le tante ne esistono di primarie: gioia, paura, tristezza, rabbia e disgusto;
cinque emozioni così identificate da autorevoli fonti, alle quali, di recente, si è aggiunta l’ansia, anche lei con  lo status di primaria.
 
Un pacchetto deprimente solo a leggerlo.

Non si direbbe un’esistenza serena per chi si percepisca conforme a questo standard di priorità e riconosca di vivere quotidianamente secondo questa scaletta, anzi, appare una battaglia emotiva persa sin dall’inizio.
 
Personalmente questa “classifica” le vedrei ben disegnate come profilo di un abitante di Gaza, con unica gioia quando si renda conto che l’ultima bomba esplosa a due passi da lui, lo ha lasciato illeso.
Per il resto un bagno costante di paura, tristezza, rabbia e disgusto; e ansia, dimenticavo.

Tornando invece a sensazioni, emozioni che si contrappongono, come quelle citate ad inizio post, nulla da dire.. se non quando si parla di gusto, relegato “soltanto” al ruolo di uno tra i cinque sensi comunemente conosciuti.
Infatti la maggior parte delle persone abbinano subito a questa parola solo sensazioni alimentari, legate a percezioni di piatti e sapori.

Ma il “senso” di gusto non si esaurisce certo attorno alla bontà di una carbonara, può rappresentare infinite sfumature, una metafora di piacevolezze estetiche.

È possibile gustare un gradevole spettacolo teatrale come una splendida giornata di sole o un’amabile passeggiata tra boschi e sentieri; al contrario, la sua accezione negativa, il disgusto, è uno dei piatti forti (per rimanere in tema gastronomico) delle principali emozioni attribuite al genere umano.

Io la trovo una forma scorretta di inventario emozionale.

Sembra che il fine ultimo di certo universo psicologico sponsorizzi e favorisca un’esistenza costantemente in allerta, utile a forgiare armature, scavare fossati, coltivare diffidenza e sospetto per una vita che riserverebbe, in gran parte, solo angoscia.

Nessuna fiducia quindi, solo scetticismo e pessimismo, cosmico possibilmente, una visione leopardiana senza speranza.

Voi credevate che la vita fosse bella per principio, ricca soprattutto di amicizia, serenità, sorpresa, quiete, simpatia, spensieratezza, ispirazione, stima, amore, entusiasmo, meraviglia?

No.
State sognando la vita di un altro.
C’è da soffrire innanzitutto, avere timore, secernere astio, immalinconire, abbattersi e deprimersi.

E se queste, alla fine, sono davvero le basi emotive rivelate dagli specialisti del ramo.. perché non farsi coadiuvare da un’analista esperto?
Da qualcuno che sappia mettervi in guardia, istradarvi sulla vera essenza della vita, l’ipocrisia che la contraddistingue e la malvagità che la anima?
Contattate uno psicologo, forse siete ancora in tempo.
Prezzi modici. Massima serietà.
Tempo di cura spesso indeterminato.


sabato 11 gennaio 2025

ANALISI A ROVESCIO

 

La mia psicologa ha chiesto un appuntamento.
Lei a me. Suo paziente.
Cioè non per ascoltare me, ma perché io ascolti lei.
Su due piedi direi già errato deontologicamente, ma anche un azzardo professionale.
Le ho forse instillato dei dubbi durante le nostre sedute concordate, con lei analista e io psicanalizzato?
Vuole provare l’ebbrezza del paziente? Vuole giusto sfogarsi mentre solitamente è dedita all’ascolto? E mi ha trovato adatto come soggetto che suscita empatia ispirando fiducia?

Comunque gliel’ho detto.
Non rilascio fattura. Pur essendo in possesso di partita iva.
Come anche lei del resto.
E almeno qua, siamo in linea.

Magari è una strategia per tirare fuori lati di me che non riesce a focalizzare nelle sedute convenzionali.
O magari desidera solo staccare dalla routine e sfogare lo stress.
E mentre mi chiedo cosa possa averla spinta a questo testacoda emotivo, ecco che mi scoppia in lacrime.
Lacrimoni autentici, sgorgati da chissà quale recesso viscerale.

Le porgo un fazzoletto e le chiedo: qualcosa che non va?

“E no!!” ribatte lei, ricomponendo all’istante la sua originaria maschera professionale.

“Io cerco di farle capire quanta fatica facciamo noi psicologi per adeguarci ai vostri capricci, alle debolezze, alle fragilità che ci gettate addosso ad ogni incontro, credendoci in possesso di chissà quale magica panacea in grado di intuire e guarire i vostri guai,
e a me - che per utile e redditizio gioco istruttivo, cerco di porle in mano la bacchetta magica, spalancandole la porta della più efficace didattica - lei non sa rivolgere altro che il più insulso dei “qualcosa che non va?”

Si sentirebbe davvero confortata e compresa se io, a fronte di una sua apertura di animo così intima e inconfessata, come un pianto sincero, proprio io non comprendessi al volo le sue instabilità, le incoerenze, le volubilità, senza intuire all'istante l’origine di tale stato confusionale e disabilitante che la porta qui da me a cercare conforto?

Vabbe’.. per oggi ok, cinquanta euro, ma visto che se ne è parlato, novanta se vuole la ricevuta.

 


sabato 28 dicembre 2024

SOGNO A SVANIRE

 

Accade sovente che appena sveglio,
lo spettacolo di un sogno - anche dettagliato - mi possieda lucidamente.

Ma il tempo di rendermene conto ed ecco che l’immagine inizia a liquefarsi,
in perentoria, rapida, irrefrenabile dissolvenza.

Cerco di mettere toppe alla perdita, come ad una crepa idraulica,
puntello figurazioni, inchiodo sequenze,
ma è sabbia tra le dita, rivoli sbriciolati a diradarsi.

Resto in un attimo svuotato, azzerato, disidratato.
Lavagna intonsa.
Solo vuoto dove tento un vano riposizionamento di vacui tasselli.

Il sogno non è già più,
e forse ho anche solo sognato di sognarlo.


venerdì 6 dicembre 2024

POST PROGRAMMATO


Ho programmato un post per il 6 dicembre 2034.

Esattamente tra dieci anni.
 
Ovviamente non so se esisterò più io, il blog, la piattaforma che pubblica, i lettori che leggono, magari il mondo che accoglie il tutto.
Ma è un piccolo giochino permesso dal sistema, e allora ho scritto per avere un possibile riscontro dei miei programmi, una curiosità su aspettative, timori evasi o inevasi, speranze, viaggi, casini, futuro da sbirciare insomma.
Ho scritto cosa immagino, cosa immagina l'immaginazione, la mia intelligenza non artificiale ma reale, che naviga di fantasia e creatività home made.

Un aggancio al più in là, magari a renderlo meno distante, malleabile quasi.
Buon futuro allora!
Ma intanto si resta qua, continuando a velocità di crociera,
e viaggiando a vista.    

martedì 12 novembre 2024

SIMULAZIONE

 


Secondo alcune teorie l’evoluzione della tecnologia permetterebbe, già oggi, la possibilità che noi tutti si esista in versione simulata.

Parlo di quotidianità corrente, esperienze sensoriali, pratiche emozionali, probabilità ed imprevisti (chi non ha mai giocato a Monopoli?) programmati da un’entità super partes.

Ma anche una simulazione della simulazione, estrema sintesi di una realtà originaria magari peggiore di qualsiasi scenario, quindi non clonata e replicata, ma autonoma e sintetica.

Come individuarla? Forse ci è concesso concepirne appena l’ipotesi.
Come queste semplici e innocue righe tentano di illustrare.
Sarebbe un’idea contro intuitiva, che tenta di superare la ragionevolezza convenzionale, che aiuterebbe a rilevare dei bug di sistema, ammesso esistano errori di programmazione, o magari anche questa è una concessione ammessa dal Sistema, del resto tutto l’Universo sembra una macchina perfetta architettata senza margini di errore.
Forse noi l’unica variabile capace di generare bellezza e caos al contempo.

Una sbavatura dei programmi, un pixel fuori posto, un virus impertinente.

Insomma siamo noi oppure no? Pirandellianamente, siamo - potenzialmente - realtà o finzione?

Forse basterebbe anche solo accettare tutti i cookies per adeguarci allo standard che qualcun altro ingegnò, magari un giorno lontano. Senza troppe altre domande.

Ma se un giorno venisse alla luce la prova provata del nostro essere una realtà simulata? Come reagiremmo? Potremo sacrificare la sospensione dell’incredulità e prendere atto che la finzione ci governi da chissà quanto?
E se uscire da questa condizione ci portasse solo danno? Se fosse stata artatamente deliberata per migliorare la nostra vita e permettere la persistenza della specie?
Ve la sentite di scovare la sbavatura, il difetto di sistema?

Potreste giocare a “dio”
senza il terrore di giungere a saperne troppo?


sabato 19 ottobre 2024

MEGALOPOLIS

 

Non è solo la cifra immensa sbandierata ai quattro venti - e le difficoltà affrontate da Coppola per questa sua creatura, rimettendoci anche di tasca propria - a farmi attendere impatto e potenze visive che invece fanno estrema fatica ad emergere;
ma anche le soluzioni digitali elementari e le architetture urbane futuristiche alla Star Trek, con le automobiline  a bolla e i tapis roulant, una visione basica versione Legoland e che riesce a rivalutare anche certe scenografie del lanthimosiano Povere Creature.

Non è solo la New Rome modellata sull’onda dall’attuale bolla americana scimmiottante la decadenza della Roma di fine Impero, con pretoriani corrotti e viziosi, i loro nomi a richiamarne l’epoca di panem et circenses, e la plebe costantemente a sbirciare da dietro una rete metallica;
ma anche la trama déjà vu, orpello alla grandezza posticcia sullo sfondo dell'allegoria tra opulenza e bassifondi da aizzare al proprio servizio, come tenterà il garrulo Commodo/Trump/LeBoeuf.

Il palazzo che viene fatto crollare all’inizio è una ridicola casa popolare che avrebbe sfigurato nella più degradata delle periferie romane, lontanissima dalla città che una sonda - guarda caso targata CCCP - dovrebbe radere al suolo per permettere a Megalopolis di disegnarsi utopica e rivoluzionaria, tra il fantasy e la new age stile Roger Dean, che da una vita celebra il futuro attraverso le mirabolanti copertine degli Yes.

Non è solo l’America messa su da Coppola che strizza l’occhio a città crepuscolari viste e riviste, citando tutto il citabile, da Fellini a Scorsese, da Nolan a Cuaron, da Spielberg a Scott;
ma anche il narrare una favoletta dalle limitatissime pretese (forse buona parte del budget era per convincere Dustin Hoffman in quel suo insulso cameo), senza poi farti  testare nessuna inedita concezione, o un approccio davvero innovativo; si ricalcano richiami spremuti, dal pruriginoso al kitsch, e poi il consueto campionario di gelosie, canzoncine, invidie, scaramucce e cotillons,  passando dall’ormai obbligatorio lato LGBT.

Non è solo l’abusato tormentone del bel tormentato, architetto geniale che ha facoltà di fermare il Tempo creando (e ricreando) materia con la plastilina magica Megalon, fino ad innamorarsi della figlia del sindaco in bilico tra amore paterno e ardori passionali;
ma anche tutto il calderone dove gli stessi protagonisti sembrano finire spaesati recitando come automi e macchiette (Jon Voight tanto per dire, zio magnate di Catilina e futuro sovvenzionatore dei suoi rampanti ghirigori edilizi) ingoiati dalle sottotrame spesso in maldestro incastro.

Sarò un nostalgico, come Cicero, il sindaco conservatore che, almeno inizialmente, osteggia Catilina, ma rimango legato alla vera, autentica, e ancora “rivoluzionaria rivoluzione” coppoliana,  quella di Apocalypse Now, altro spessore: visivo, narrativo, emotivo.

Non è solo questa New Rome confusionaria, con l’utopia  giusto accennata tra alcool, droghe e intarsi onirici;
ma anche la troppa carne al fuoco senza focalizzare ne’ storia e meno ancora i caratteri di personaggi a rasentare il fumetto.
Del resto anche il superpotere di Adam Driver ne evidenzia questa essenza visionaria e cartoonistica, ritagliandosi prologo ed epilogo ad effetto, fino ai tarallucci e vino del finale dove, tra le altre ovvietà, non solo Speranza, Pace, Giustizia e Prosperità ma anche, e per l’ennesima volta, Shakespeare nel suo massimo evergreen, sempre utile in tutte le epoche ed evidentemente in tutti i futuri auspicabili..

Menzionerei comunque tra i comprimari, oltre Shia LeBeouf in veste, diciamo pure, eccentrica, la nostra immarcescibile Elsa Fornero, per l’occasione moglie del sindaco cattivo, senza tuttavia apparenti crediti nei titoli di coda.
La fotografia tenta con qualche garbo di rendere tutto impalpabile mai come la colonna sonora, però, impalpabile davvero.

Mi sa che stavolta Coppola ha dilapidato davvero, in una botta sola, tutti i sospesi raccattati dal garzone di bottega per conto del droghiere.. (cit. all’apparenza generica, ma neanche troppo).

Francis Ford Coppola. Ex droghiere. 



sabato 8 giugno 2024

ANDIAMO A VOTARE

 


Anche se lo spirito è quello stanco nei confronti di una politica ridicola e cialtrona.

Oggi si vota per l'Europa, facciamo uno sforzo, mettiamoci senso civico.

Cerchiamo di essere all'altezza di un progetto collettivo. 

Usciamo dal nostro giardinetto.

Andiamo a votare. 

mercoledì 24 gennaio 2024

ESCHER

La mostra di Escher è un qualcosa di davvero fantastico, l'artista olandese ci introduce in un mondo arzigigolato dove perdere sensi ed equilibri, stordendoci coi suoi capolavori, gli enigmi e i paradossi resi visivamente con grandissima perizia grafica, ricca di dettagli ed esattezza.

Si rimane ogni volta impigliati in un paesaggio escheriano. Si prova ad entrare e non se ne esce più. Ci si intrappola piacevolmente e vorremmo che in ideale estasi il mondo lasciato diventi lui, l'inganno dove passeggiare normalmente.


La metamorfosi che ti plasma in mille modi, il circolo vizioso che ti offre mille scenari, la riflessione che ti mette al centro del mondo.
Escher ci sfida in continuazione, e vince, ecco perché a tanti non piace, perché non riusciamo ad amare completamente l'abbandono, il semplice cullarci in sensazioni che dobbiamo sempre credere di poter dominare. 

Una mostra da non perdere, uno dei vantaggi di città come Roma che, i dedali di stupore geometrico che affascinavano Escher durante i suoi viaggi in Italia, preferisce raderli al suolo per edificare abominevoli altari della patria.










Alla fine della mostra guardi con sospetto le immense scale del seicentesco  Palazzo Bonaparte, hai paura che ti avviluppino come in un disegno escheriano e ti rendano cittadino permanente del labirinto. 

In perenne ricerca di un'uscita impossibile.

martedì 14 novembre 2023

I LUOGHI CHE NON CONOSCIAMO


Ovvio esistono infiniti luoghi dove non abbiamo mai messo piede oppure occhio, e sui quali magari contiamo di metterli, in futuri più o meno possibili.

Ma qui parliamo di angoli molto più alla nostra portata, che tuttavia non ci hanno mai visto protagonisti o presenti, e non ci danno neanche del tu.  

Angoli di casa, ad esempio.
Retro di scaffalature dove i libri occultano sapere intonso e polvere magica in attesa infinita, rifugi impervi di armadi stracolmi di vestiti dimenticati di esistere, ma che si scaldano a vicenda fidando in un fremito o in una luce;
angoliere di cucina sommerse da pentolame sconosciuto, come corazze in attesa del fuoco e della guerra, pronte a respingere spade nemiche col clangore dell'inox, nidi di fili elettrici nel vano motore della nostra amata auto pronti a sgusciare dal cofano se solo solleticati, serpenti avvelenati dall'attesa, e acidi  recessi bui di cassetti dimenticati, dove il calzino spaiato cerca il compagno perso in un crepaccio di stendino da fragili mollette, e ancora rifugio di libro a custodire pagine a baciarsi per l'eternità, che mai abbiamo sfogliato, distaccato, scollato e mai sfoglieremo, distaccheremo, scolleremo fino a che quelle parole si fonderanno tra loro dando vita a nuovo romanzo che mai nessuno potrà leggere.
Ma anche sotto tappeti millenari, tra mostri e incubi a banchettare polverosamente, e negli intarsi degli avvolgibili o dietro noiose madie che tengono in ostaggio pareti asfittiche o vasche incrostate che sognano box doccia per liberarsi dei fantasmi gocciolanti calcare stantio..

Terminata la lettura del post.. andate a scoprirne qualcuno anche voi.. se avete coraggio..

lunedì 16 ottobre 2023

E' STATA UNA BELLA GIORNATA!

 


.. prendo spunto da un raccontino di Maurizio Maggiani apparso su Robinson di Repubblica..  parla di un'espressione colta sulle labbra di una ragazzina, di ritorno dal mare coi propri genitori:

"E' stata una bella giornata!". 

Una consapevolezza ed un'innocenza di bimba che coglie la soddisfazione e la semplicità di un fresco trascorso felice e ancora palpabile.. senza la frenesia adulta del dopo, di quello che segue, che verrà e che avverrà.. la capacità elementare di godersi il momento, di rendersi conto di un istante sereno, adesso e ora, e del volerlo tenere a mente, con tutte le meraviglie accessorie che grondano ancora sorrisi e quiete..

Maggiani si chiede quando è stata l'ultima volta che, in coscienza e piena naturalezza, abbiamo detto noi adulti (e ce lo siamo detti) "è stata una bella giornata", e di conseguenza ho ribaltato l'interrogativo su me stesso, scoprendo che probabilmente non di rado mi sorrido degli avvenimenti, di un sereno fluire del tempo, di un pacioso prendere atto di quel che accade..
ma a volte è anche il carattere che influisce. 

L'accondiscendenza agli eventi è buon escamotage, l'accompagnarsi quasi sempre con una sorta di serenità "beatamente certi" come sottolinea ancora Maggiani "di averne avuto diritto".

La auguro a tutti voi, una bella giornata.

martedì 10 ottobre 2023

INTERROGATIVI


In quanti siamo a scambiare opinioni dentro di noi?
E col tempo - già troppo per tanti - formuliamo ancora ipotesi circa gli errori del passato, i dubbi del presente e le possibilità del futuro?

Un minimo senno di poi aiuta a chiarire chi siamo stati, come siamo giunti ad ora e cosa ancora vorremmo/potremmo essere?

Ciò che siamo ora lo valutiamo davvero con  obiettività, discernimento, equilibrio, lucidità? C'è consapevolezza della strada percorsa in un determinato modo, e del perché?

Ci troviamo spesso in balia dell'indecisione - del timore - di non poter adempire compiti, risolvere problemi, ottenere risultati o soddisfare desideri nostri e di persone cui teniamo particolarmente?

E siamo convinti dei nostri, anche vaghi, intenti? Oppure pianifichiamo frenetiche, differenti traiettorie, dichiarando proclami di volontà comunque soggetti a irrequieti refoli di stati d'animo?

Nel futuro passato (meraviglioso ossimoro) abbiamo mai intravisto strade luminose tanto da far presagire intenti e avvenimenti poi rivelatisi esatti, o siamo stati più facili percettori di sentieri bui pronti a carpirci?

Potremmo nutrirci di affermazioni consistenti, sfrontata sicurezza, qualche volta, e non sempre di continui interrogativi?

Siamo convinti che un buon terapeuta (non) potrebbe illuminarci fornendo scenari che mai avremmo intravisto in autonomia?

;)

mercoledì 9 agosto 2023

ADORO I FANTASMI


Me la spasso coi folletti ma, inutile negarlo,
adoro i fantasmi.

E' che sono restii, confidenza quasi zero,
li avverto vagamente.

Vagamente gelosi anche.

I folletti si divertono. Ma loro, i fantasmi, vorrebbero.

I folletti sono dispettosi.
Ed a quegli altri piacerebbe, ogni tanto,
un po' di sano casino.

I folletti escono a cena con me, s'infiltrano in vacanza, viaggiano in motorino, sporgono dal portabagagli,
mi incasinano i cassetti e i files;

ed ai fantasmi non rimane che qualche comparsata in sogno,
astratte presenze, deboli preghiere, cenni sommessi.

Restano taciturni,
di presenza incombente ma discreta,

occulta ma presagita.

Quasi attendessero un ok.

E ove captino questo affabile beneplacito,
si rendono a volte, magari inconsciamente,
avvistabili, delicatamente percepibili,

potresti scorgerli - addirittura -

mentre chiedono ragguagli
ad un folletto.

Ma capitano male,
perché i folletti manipolano le informazioni così per sport,
e chissà le balle che raccontano anche a me ..

Forse anche per questo i fantasmi tendono all'oblio di silenzio carico, a metà del guado, credendo di essere male interpretati, equivocati, fraintesi.

Andrò io loro incontro,
un giorno.

 

 

Cucciolo di fantasma

goccio di spettro

lacrima di diamante ad illuminare,

animo curioso

a demolire silenzio 

torbido fluido

a recuperare sogni rottamati.

 

Vite interrotte senza anestesia.

 

Ombra dilungata oltre un tramonto

a tenerti per mano,

a tradurti uno scricchiolio,

a carezzarti durante un’assenza.

 

C’è un cucciolo d’ombra

a vestirti di respiro

e sistemarti

il lenzuolo

sgusciante 

ogni notte.

 

 

venerdì 14 luglio 2023

IL SOGNO NON RICORDATO


 A tanti piace ricordare i propri sogni, a volte delicati, sfumati o inquietanti, spiazzanti.

Io voglio andare oltre il convenzionale.

Vi racconterò un sogno che non ricordo.
Ovvio qualcosa in mente è rimasta, ma ne scrivo forse per venire a capo di quella gran parte che, invece, è come svanita riacquisendo la coscienza della veglia.

Ero (per chiarezza mi definirò A) con amici o conoscenti o forse qualche parente, chissà. Gente comunque. Ci si lascia e si va a cena fuori, io con una donna (A Z).
E a cena incontro due coppie (YK - HW) e mi scoccia trovarli nello stesso ristorante perché verso una delle donne (K) di questo altro tavolo nutro evidentemente dell'interesse. Trascuro la mia commensale diretta (Z), le chiedo anche di spostarci di tavolo perché non voglio avere le due coppie a portata di vista, o almeno credo, mangio pasta con le telline, e all'altro tavolo, comunque rimasto a vista, arriva un pescione enorme, questo un ricordo nitido, chissà perché.
Qualcuno da quel tavolo si alza (W) e viene verso di me, o noi comunque, che nel frattempo mi trovo in piedi a non so cosa fare, e non so cosa mi venga a chiedere, non ricordo neanche se la persona che è con me sia in piedi anche lei.. e se sia donna o uomo (Z o diciamo J), e se la persona alzatasi dall'altro tavolo (W) stia parlando con me (A) o con lei (Z) o lui (J).
Credo però stiano tramando e comunque mi sveglio ma di veramente nitido resta solo il pescione arrosto dell'altro tavolo.

Ma 'sta cosa dovrei raccontarla ad uno psicoterapeuta o meglio al pescivendolo di fiducia sotto casa? 


lunedì 8 maggio 2023

LULU'

 


E’ vero. Nonostante tanta vita esposta, sul blog non racconto come ci siamo conosciuti mia moglie ed io. Me lo ha fatto notare Valeria, carissima amica e blogger.

Sul blog poesie tante, riferimenti infiniti, viaggi e avventure insieme sì, ma non dove e come visti la prima volta.
Oltretutto un luogo ideale  che vive e palpita di sogno: il teatro.

E’ opinione comune che cimentarsi col teatro amatoriale  rappresenti un bel risparmio rispetto alla psicoterapia (divertendosi anche di più e, aggiungo io..  trovando magari anche la compagna di vita).

Venivamo entrambi da parentesi di vita difficile, Lulù ed io, e l’improvvisa e comune passione per il teatro ha cementato ancor di più questo idillio; alla base bisogno di stabilità, considerazione, voglia di custodire ed essere custoditi.

Troppe traversie fino ad allora, troppi compromessi.
E contemporaneamente il teatro a metterci a nudo, a creare consapevolezza, plasmare gioco, a disposizione ognuno dell’altro su un palcoscenico e di riflesso nella vita reale, un incredibile collante a costruire gruppo, intesa, empatia.. si lotta insieme per un risultato comune, un fronte unitario e cosciente da cui una nuova prospettiva di vita assieme, anche oltre quelle magiche tavole, prende tangibile esempio e motivazione.

Allora facile che all’incontro col teatro segua - davvero - l’Incontro con la Persona della tua Vita, che non potevi scorgere fuori da quel meccanismo di tavole di palcoscenico, copioni spiegazzati, camerini indecenti, perché ogni nuova storia ha bisogno di una scintilla; 
un “dietro le quinte” da mondo delle fiabe,
dove l’unica fiaba era, ed è, Lulù.

 

giovedì 8 dicembre 2022

IL VANGELO NASCOSTO

 


Notizia fragorosa, tenuta ovviamente custodita dalla Chiesa per centinaia d’anni. Trapelata solo ora, nell’ambito di quella sensibile e coerente riconversione cui Papa Francesco sembra voler, finalmente, dare corso.

Ne offre autorevole ragguaglio la Biblioteca Universitaria di Bologna presso la quale è custodito l’inedito Vangelo di Tirtullinea, rinvenuto in Algeria prima della II Guerra Mondiale, prezioso papiro rilegato in cuoio e miracolosamente illeso.

Sembra riportare notizie sconvolgenti per gli ortodossi di allora e gli oscurantisti odierni, a cominciare dal clamoroso annuncio di una sorella di Gesù, scesa in terra assieme a Lui, a nome Cristina - inviati da due ovvie quanto naturali e paritarie Divinità Padre e Madre - per manifestare Amore e Misericordia con una sequela di miracoli, incontri, avvenimenti che ricompongono una linea matura anche se rivoluzionaria rispetto all’attuale bigottismo.
Solo in  seguito l’ortodossia organizzata relegò il ruolo di Madre di Dio a via di mezzo, tramite, accessorio; spodestandola dallo scranno più alto con un demansionamento in piena regola, ecco il ruolo della Madonna da allora, Madre di Dio ma esautorata da ruoli decisionali.

In attesa di una puntuale e certificata propagazione del testo, accenniamo giusto qualche anticipazione di profondo significato, ad esempio sulla storia terrena di fratello e sorella e sull’attribuzione di svariati miracoli: 

Gli apostoli erano sempre dodici, come canonicamente risaputo, ma sei uomini e sei donne, anche se alla fine, a tradire, fu ovviamente uno degli uomini.

Alla sorella di Gesù è ad esempio attribuita la trasformazione dell’acqua, ma non in vino, bensì in tisana.

Molti miracoli se li divisero serenamente.. ad esempio a camminare sulle acque fu Cristina, grazie anche al suo fisico minuto.  

Il fico fu seccato sempre da  Cristina, non da Gesù,  indispettita perché non aveva prodotto fiori di pesco.

A Lazzaro pensò sempre lei, pare avesse solo un po’ di febbre, evento saputamente catastrofico e quasi mortale per ogni maschio fin dagli albori.

Ad accogliere di nuovo il figliol prodigo fu ovviamente la madre, perché il padre era fuori a bere con gli amici.

Come si può notare una serie di puntualizzazioni che rendono giustizia alla successiva ondata di maschilismo e prevaricazione con la quale ancora oggi dobbiamo fare i conti.

Ma come vediamo, gli archivi e le segrete si stanno pian piano aprendo, disvelando scenari di luce.

Ovviamente si gioca, ma la speranza rimane quella che l'apertuta mentale e di cuore si faccia davvero strada, prima o poi.

Ben venga l’evoluzione.

venerdì 21 ottobre 2022

QUEL FANTASMA

Quel fantasma lo era a tutti gli effetti, sempre ammesso sia possibile individuarlo certificandone la natura; il problema era che recava la sua condanna di vita da vivere, in mezzo ad altri corpi decisamente esistenti, friabili, cagionevoli, destinati all'inevitabile guasto definitivo.

Lui no, ma non era percepito alla stregua di un highlander, eterno nel suo fulgore.

Lui era invisibile, vagava alla ricerca di chi lo avesse nominato invocandolo,  e qui dobbiamo ammettere che anche all'Ufficio Evocazoni cominciavano a perdere colpi, non avevno fornito indicazioni abbastanza precise, erano stati superficiali e vacui, lasciando che si arrangiasse in autonomia. 

La sua discrezione non gli rese il compito agevole. Intanto la tendenza umana a scorgere fantasmi dappertutto, ma difficilmente quelli reali, dall'altra quel suo vagare ma sempre col timore di infastidire, inquietare, mettere ansia.

Non era il suo intento, rifuggiva i vecchi stereotipi, anzi, il sogno era di abbandonare le sue vesti per tornare a respirare aria, anche se avrebbe significato iniziare a deteriorarsi come tutti, ma godendosi una felicità tangibile giorno per giorno, per quanto a termine.

Quando incontrò l'altro fantasma, in ascensore, non ci fece caso al momento, ma il saluto cordiale dell'altro lo rese cosciente, di più, vivo. 
Si specchiò e scorse una ruga mai vista prima.

Era stato esaudito.

mercoledì 4 maggio 2022

IMMAGINA

 


Immagina che il sogno finisca per svegliarti.
Apri gli occhi ma non capisci subito dove e come stai.
Immagina che questo stato, comune ad innumerevoli risvegli, si protragga più del solito, stavolta, nel farti percepire ancora sveglio, in catatonica attesa di riguadagnare sensibilità.

Immagina poi di rimanere vagante tra questi embrioni di riflessione che non ti portano da nessuna parte, anzi, ti incastrano in uno stato gassoso di palpabile indefinitezza, e immagina non se ne venga fuori.

Di più: ci si senta come prigionieri, senza comprendere, tuttavia, quale via d’uscita tentare, e se esistano forze diverse cui attingere,
e immagina, alla fine, di scorgerla una vaga, seppur flebile, luce, dove non appariva che buio.

Ma tutto io devo fare? Sto immaginando mondi da quando ti sei svegliato.. tocca a te direi: immagina tu! 
E togliti d’impaccio, se trovi tutto così scomodo.
A me anche piacerebbe, in fondo, qualcuno che immaginasse in mia vece, vorrei escogitare vie alternative, a questo mio continuo, inevitabile arrovellarmi a creare storie, ritrovandomi - ogni mattina - ospite estraneo di altrui dormiveglia.

 

domenica 24 aprile 2022

CHIESA DELL'ASCENSIONE


La chiesa dell'Ascensione a Gerusalemme credo sia l'unica dove officiano, anche se alternativamente, sia cristiani che musulmani. 

Un esempio di eccellenza morale lontana millenni da usi e costumi del resto del mondo.

Oggi ci si ammazza per una linea di confine o una fornitura di gas. 

Quella in foto è una piccola chiesa, a corpo cristiano e cupola musulmana, dove nonostante le immense barbarie nel corso dei tempi, menti e cuori illuminati hanno compreso che amarsi poteva anche concepire il convivere sereno nel rispetto e nella pace.

Potremo arrivarci anche noi, un giorno? 

domenica 20 marzo 2022

LA SINUOSA DUBAI

Passeggiamo con la sabbia tra i piedi. E' sabbia desertica, calda, leggera, impalpabile: una polvere dai granelli impercettibili. Levigata da millenni  di mare asiatico, che giunge ad ogni crepuscolo arabeggiante di Golfo Persico. 

Tutto attorno si ergono grattacieli pazzeschi, ampissime strade a quattro corsie, circondate da fiori colorati costantemente curati e annaffiati nonostante temperature già proibitive a marzo. 
Soldi e spazio. 
Ecco il trucco.
A differenza di New York, dove per costruire nuovamente si devono sacrificare anche costruzioni prestigiose, qui a Dubai c'è spazio infinito, quasi quanto il denaro.

La ricchezza degli Emirati Arabi si staglia arrampicandosi in cielo, ma quella sabbia ingovernabile la ritrovi di continuo ad ogni modernissimo svincolo, a ricordare che prima degli anni cinquanta, prima dei giacimenti di petrolio, la vita era ben altra, ma non è stata affatto cancellata dall'opulenza manifesta.
C'è sempre sospetto quando si pensa a città artificiali, che manipolano passato e futuro, ma credo necessiti interpretare.

Esisteva solo un crocevia, ma già prestigioso, tra Asia e Africa, mercato incredibile di ori, spezie, tappeti, profumi, sogni e incanti.
Mancava solo un'impronta propria, che diverrà quella di esaltarle, le impronte.
 









C'eravamo già stati in rapida toccata e fuga, ora volevamo carpire qualcosa che andasse oltre il colpo d'occhio. La Dubai pazzesca continua a crescere: quella dell'ingegneria futuristica, dei grattacieli arditi, delle soluzioni architettoniche sfidanti, abbinate ad una efficienza unica, un'ode all'invito, all'accoglienza, alla multietnicità.
Nulla di falso, solo lontano dalla nostra bradicipità, dalla nostra fatica a combinare passato e futuro, a miscelare Storia e divenire. 



Punto di incontro dove le fronde dell'islamismo vanno levigandosi lasciando sempre più spazio all'evoluzione, pur nell'eco di un muezzin che ovatta l'aria mentre attendi il verde al semaforo pedonale ammirando uno dei tanti azzardi stilistici. 





Eppoi l'Expo, la scusa per tornarci, a Dubai, noi che comunque l'avevamo "lambita" in crociera, in tempi ancora.. normali.
E devo dire che quella di Milano, nel 2015, ci impressionò di più, forse anche perché la prima. Ma sempre di spettacolo incredibile trattasi, un mini giro del mondo che ubriaca di sensazioni...






Insomma Emirati Arabi come frontiera del futuro, come vorremmo che siano le nostre città: ordinate, pulite, efficienti, vivibili.
Ma anche rispettose di tradizioni e passato, capaci di integrarsi e crescere insieme, senza rinnegare nulla. Tesori od errori che siano. 



Vista dal 155 piano del Burj Khalifa, il grattacielo più alto del mondo






Colazione  al rooftopt







Innamorato al volo.. ;)