Oggi parlo di due film, entrambi con il “man” nel
titolo: The gray man e The man from Toronto.
In comune hanno anche la definizione "thriller" sulle piattaforme specializzate; poi c’è l’azione, l’avventura, gli inseguimenti, le
sparatorie, i morti.. la differenza è che uno ci crede davvero, e l’altro se la diverte.
Uno ha il
piglio serioso, l’altro si prende allegramente in giro, uno è convinto di
stupirvi, l’altro vuole solo farvi rilassare.
Quale preferite?
Un po' una scelta tipo tra Diabolik o Paperinik.
Io decisamente il
secondo.
Farmi prendere in giro ok, ma consapevolmente.
The
gray man
Ennesima johwicckata. Ammantata di zerozerosettismo
e strizzate d’occhio alle altre infinite mission impossible sul mercato. Direi
anche basta però. Ogni dieci film fotocopia, se ne salva giusto uno, quello che
cerca almeno di auto percularsi strappando più di una risata, anche se alla
fine utilizza gli stessi mezzi, i medesimi inseguimenti, le solite sparatorie..
ma sfottendosi in leggerezza, senza fartici credere per forza..
Qui Ryan Gosling (perché l'hai fatto?) ruba lo scettro all’altro Ryan
(Reynolds) e si infila tutto serioso in questo carosello forsennato di
sparatorie e inseguimenti dove non riescono a scalfirlo mai, addirittura in
campo scoperto in piazza, tant’è che
anche il cattivo di turno, un ridicolo Chris Evans (perché l'hai fatto?), sforna comunque la battuta
clou del film: “Ma non c’è uno che riesca a sparare ad un uomo ammanettato?”. Che indica come gli stessi
protagonisti si rendano conto dell'assurdo entrapment dove registi e
sceneggiatori li incastrano per un paio d'ore.
E
potremmo farla finita qui, ma urge sottolineare come ormai questo filone del
“più le spariamo grosse più strappiamo stupore” sembra prendere piede, perché
il fruitore ultimo, spettatore o lettore, entra come in trance e riesce a bersi
di tutto di più.
Un andazzo sdoganato, tra l’altro, dalle saghe degli più
svariati supereroi, che hanno ormai annichilito la capacità di scindere la
balla dal possibile, rendendola seriosamente consuetudinaria anche dove, in realtà,
potremmo - e dovremmo - farne a meno.
The
man from Toronto
Perché non trascorrere, invece, due orette davanti
ad un film che se la ride tremendamente sul serio? Che anzi prende a sberle
tutti le fatal missionimpossible che traboccano di ego surreale? Questa
pellicola divertente sbaraglia e sovverte tutti gli stereotipi con due soggetti
straordinari che si integrano alla perfezione. Certo la formula non è affatto
una novità: killer glaciale (Woody Harrelson in gran spolvero) e omino
imbranato (Kevin Hart pienamente in parte) costretti a collaborare per salvare la vita e
il mondo.. ma come in Boss Level, assistiamo finalmente a qualcosa di davvero
acchiappante e ridanciana che non fa per nulla finta di crederci. Farsa melodrammatica
e dramma burlesco si intersecano a
ripetizione dando vita a infiniti siparietti. Il regista Patrick Hughes del
resto aveva già promesso e mantenuto cose molto buone in Come ti ammazzo il
boyguard (anche se l’1 decisamente meglio del 2).
Capisco che c’è ancora chi voglia immergersi realmente nel dramma/azione, ma se
poi, come ad esempio con l’ultimo Gosling di The grey man, il paradosso finisce
per essere assai più ridicolo del tentativo, perché allora non prenderla
direttamente sul ridere, creando comunque uguali e godibilissimi presupposti di
azione ed adrenalina? Non prendiamoci in giro con roba così seria che in
realtà sfora nel ridicolo molto più spesso di quanto non vorrebbe.
Poi sia chiaro: ad ognuno il suo. ;)