Per
quanto il film non mi sia dispiaciuto, sono rimasto tuttavia
vagamente deluso per l'assenza di quella determinazione che avrei voluto
fino alla fine.
La
storia è presto inquadrata: Mildred Hayes (Frances McDormand) ha
perso la figlia, violentata e barbaramente uccisa.
Dopo
sette mesi decide di scuotere l'attenzione della comunità attraverso
dei messaggi esposti appunto sui tre manifesti del titolo. La polizia
ha brancolato, forse anche svogliatamente, nel buio, e le indagini
sono ad un nulla di fatto.
Questi
richiami smuovono le sonnecchiose coscienze di una tipica terra del
sud, indolente, razzista, litigiosa, cinica e frustrata.
Dove
il politicamente scorretto è fondante e inevitabile.
Lo
sceriffo del paese (Woody Harrelson), affetto da cancro e con pochi
mesi di vita, chiamato direttamente in causa sui manifesti, cerca di
giustificarsi prima di togliersi la vita, stremato dal tumore,
lasciando anche lettere postume un po' a tutti, dove tracima fin
troppo miele.
Questo
suicidio è imputato dai più alla provocazione della denuncia di
Mildred, che deve anche badare da sola all'unico figlio rimasto, dopo
che il marito l'ha mollata per una pupazzetta diciannovenne. Ma il
suo carattere burbero e determinato sembra non lasciare scampo a
niente e nessuno.
Ci
sarà da far fronte soprattutto ad un problematico collega dello
sceriffo (un monumentale Sam Rockwell), sadico, ritardato, razzista,
violento e attaccato alla mamma.
Insomma
tutti gli ingredienti per un dramma venato di humour nero, una
classica commedia dagli archetipi coeniani, che a lungo andare però
vira eccessivamente alla ricerca della redenzione proprio per tutti
(tranne l'ex marito che si tiene stretta la diciannovenne tontolina),
dove ognuno riscopre un lato buono, fino al finale dove i vendicatori
si rivelano reciproci dubbi proprio alla vigilia della missione
definitiva...