Apparsi d’improvviso.
Forse mentre giocavano a carte, e non erano certo abituati perché solitamente
accadeva il contrario
- erano loro, i fantasmi,
a calare nel mondo
umano a lasciarlo basito -.
Ora questa inversione di tendenza ne destabilizzava
ruolo e compiti, e li lasciava soprattutto interdetti sul significato, il senso
più recondito.
Tornare in un mondo stato loro era sensato,
per quanto soprannaturale, c’era
una logica.
Sono stato, vado via, ritorno.
Ma essere invasi era un campo illogico, sconosciuto, una
sensazione profondamente ignota, non agognata e probabilmente neanche ambita;
sparigliava le carte, ben oltre quelle stesse con cui stavano giocando quei
fantasmi, rendendoli taciturni.
Ed erano in parte i medesimi pensieri miei.
Che ci faccio qui? Non sono più in vita? Sto solo sognando?
Scorgo figure indefinite come sospeso nei vapori di un bagno turco,
E mi guardano sorpresi.
Cerco di esprimere un suono, ma non si muove un muscolo. Immobile.
Stavo violando la loro confort zone, un compito da secoli designato per loro, un loro spazio e un loro tempo ad illudere qualche umano su mirabolanti
vite extraterrene.
Ma ognuno era già una proiezione umana, un esistere su
commissione, un apparire a desiderio.
Oggi toccava a me, un di più, stavo entrando
nell’immaginario collettivo mettendone a fuoco i disagi ma anche evidenziando
la sorpresa, scartabellavo sogni altrui, derubricatore di fantasie.
Li spiai per un po’,
a capire cosa facessi lì, sospeso in un tempo non mio, a narrarmi di
strane storie, fino a che ci salutammo tutti, fantasmi e apparizioni,
addirittura uno si alzò stringendomi la mano - o perlomeno tentando - con quel
suo esalare viscido:
“Come
continua poi?!.. siamo curiosi”
"Non saprei, mi sono apparso appena oggi.."