Ci voleva questa deliziosa pellicola per rituffarmi con
veemenza e disarmante esattezza tra le memorie del mio amato teatro
- seppur amatoriale - .
Un estratto di vita di Pirandello (impersonato da un misuratissimo Toni Servillo), famoso fino al 1921 soprattutto per la sua letteratura e perseguitato da un immaginario teatrale che lo renderà immortale.
Il suo ritorno in Sicilia per la morte della sua vecchia balia, favorirà l’incontro con due cassamortari che si dilettano in recitazione, coinvolgendo l’intera comunità con le loro tragicommedie, sia sul palco che nelle trame di vita reale.
Uno spirito metateatrale che coinvolge a differenti livelli, e Roberto Andò
lascia con maestria che il cinema partecipi attivamente alla moltiplicazione dei piani di lettura.
Il teatro non si ferma sulle scricchiolanti tavole di palcoscenico, respira
altri copioni anche dietro le quinte, evoca storie appese nel foyer, abbatte la
quarta parete sfaldando ogni immaginario divisorio, la platea finisce col
possedere il palco e respirare gli attori, e i tormenti del Pirandello, rivoluzionario
drammaturgo, sembrano attingere proprio da questo verista e pulsante teatro
amatoriale, dove anche i catalogati Ficarra e Picone si esaltano in irrequietezza
e improvvisazioni, offrendosi come spaccato di sofferenza reale mista alla catarsi
recitativa, sovrapponendo riso e meditazione, sfogando le rabbie, gli insuccessi,
le angosce ma cullando al contempo sogni e ambizioni.
Linee narrative che si intersecano negli occhi e nella mente di Pirandello, nobilitando un diritto d’autore sconosciuto, traendo spunto e linfa dalle vicende del piccolo microcosmo siciliano, rimanendo così affascinato dalle sue sensazioni da portarsele dietro, invitando i deus ex machina magari ad assistere alla sua prima, in un crescendo di sorpresa che lascia libera interpretazione a diverse chiavi di lettura, come si conviene a questo nuovo teatro che macina evoluzione.
E l'apparato cinema si riserva anche ulteriori soddisfazioni, miscelando
con sapiente perizia luci, costumi e atmosfere, sospendendo lo spettatore tra
sipari e controcampi, ma anche un particolare spaccato di società dell'epoca.
Forse la stranezza de La stranezza, è che non ne ho trovata affatto.